Una notifica al Papa in riferimento alle accuse di molestie sessuali sui seminaristi da parte del defunto Arcivescovo di Poznań

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Papa Francesco ha ricevuto una notifica inviata tramite il Nunzio Apostolico in Polonia, con l’accusa che l’attuale Arcivescovo metropolita di Cracovia, Mons. Marek Jędraszewski, mentre era Vescovo ausiliare di Poznań, fosse stato a conoscenza delle molestie sui seminaristi da parte dell’Arcivescovo metropolita di Poznań, Mons. Juliusz Paetz [*], deceduto il 15 novembre 2019 all’età di 84 anni, e che le avrebbe insabbiato. “Non commenta le notizie dei media in merito alla notifica”, ha fatto sapere il suo portavoce.

Il Presidente della Fondazione Fratel Albert, Don Tadeusz Isakowicz-Zaleski ieri sera 29 settembre 2021 alle ore 19.23 sulla sua pagina Facebook [QUI] ha pubblicato “su richiesta delle vittime”, “la prima pagina di una copia della notifica al Vaticano relativa alle molestie commesse da J. Paetz dell’Arcidiocesi di Poznań, e insabbiate dal Vescovo M. Jędraszewski, oggi metropolita della Arcidiocesi di Cracovia”. Tadeusz Isakowicz-Zaleski prosegue: “Non pubblico ancora altre pagine, perché contengono dati riservati”.

Arcivescovo Marek Jędraszewski.

Nella notifica recapitata a Papa Francesco è scritto che “Jędraszewski, allora Vescovo ausiliare di Poznań, almeno dal 1999 aveva informazioni attendibili sugli abusi contro i chierici del seminario arcivescovile di Poznań da parte dell’Arcivescovo Juliusz Paetz, l’allora metropolita di Poznań”. Come è sottolineato nella notifica, “questi abusi erano oggetto di indagine da parte della Santa Sede”.

Don Tadeusz Isakowicz-Zaleski.

Don Isakowicz-Zaleski ha spiegato che l’autore della notifica, di cui aveva ricevuto una copia al suo indirizzo di casa, era una donna che “si batté per i seminaristi maltrattati”. Questa lettera di quattro pagine elenca vari fatti, nomi e indirizzi. È stata anche inviata una richiesta per ascoltare i testimoni, nonché un elenco di persone con conoscenze in materia, ha spiegato.

Don Isakowicz-Zaleski ha indicato, che l’autore della notifica ritiene che “questa faccenda non è stata chiarita da 22 anni, e vuole che lo faccia il Papa ora, quando i vescovi faranno la cosiddetta “visita ad limina” in Vaticano. “Quando ho ricevuto questa notifica, sono stato contattato da una delle vittime dell’Arcivescovo Paetz, ora un laico, ma all’epoca un chierico. Gli ho chiesto come ha giudicato la lettera e ha pensato che fosse vera. Mi ha chiesto di divulgare il suo contenuto al pubblico, perché ha paura che prima o poi la finisca nella spazzatura”, ha detto Don Isakowicz-Zaleski.

Copie della notifica sono pervenute, oltre al sacerdote di Radwanowice, al Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Cardinale Luis Ladaria Ferrer; al Primate della Polonia, Mons. Wojciech Polak, Arcivescovo metropolita di Gniezno, e al Presidente della Conferenza Episcopale Polacca, Mons. Stanisław Gądecki, attuale Arcivescovo metropolita di Poznań.

La notifica è un avviso ufficiale scritto in linguaggio legale, riferito a documenti ecclesiastici, ha spiegato Don Isakowicz-Zaleski. Dopo essersi consultato con un avvocato, ha deciso di pubblicare solo la prima pagina della lettera, perché le pagine successive contengono dati riservati, indirizzi e altre informazioni.

A suo avviso, uno dei motivi per cui la notifica è stata inviata ora, è l’istituzione di una commissione indipendente in Francia, guidata dall’Avvocato Jean-Marc Sauve. Il suo compito è spiegare “tutti gli scandali morali di molestie sessuali commesse dal clero – non solo bambini, ma anche adulti – negli ultimi 70 anni”. Il rapporto dovrebbe essere pubblicato all’inizio di ottobre.

Secondo il Presidente della Fondazione Fratel Albert, la Chiesa Cattolica Romana in Polonia dovrebbe seguire lo stesso percorso, a cominciare dal Caso Paetz, che è molto scandaloso, perché la vita di molti giovani è stata spezzata dal suo insabbiamento. Inoltre, l’Episcopato polacco non si è mai impegnato a spiegarlo, non c’è stato alcun risarcimento per le vittime, ha sottolineato Don Isakowicz-Zaleski.

Il sacerdote, che da anni aiuta le vittime di abusi sessuali, ha valutato che molti di loro sono stati “doppiamente traumatizzati”, anche per il fatto che “sono stati lasciati soli con il caso”. A suo avviso, la situazione sarebbe diversa se i vescovi ascoltassero le vittime e cercassero di risarcirle, non necessariamente in forma finanziaria. “E fa male che i colpevoli siano spesso completamente impuniti, trasferiti di parrocchia in parrocchia”, ha ribadito il sacerdote di Radwanowice.

Le vittime chiedono aiuto al clero

Don Isakowicz-Zaleski ha indicato, tuttavia, che le vittime stavano ancora cercando aiuto dal clero e dai gerarchi della Chiesa Cattolica Romana e che sono in arrivo nuovi messaggi. “Non so come andrà la visita ad limina, ma questa è l’ultima possibilità per la Chiesa in Polonia di purificarsi. L’intervento del Papa va realizzato, perché non saranno loro stessi a purificare la Chiesa”, ha valutato il Presidente della Fondazione Fratel Albert. Altrimenti, ha aggiunto, “molte persone la lasceranno perché non credono più a questa istituzione”.

La curia metropolitana di Cracovia non vuole commentare la vicenda

“L’Arcivescovo [Jędraszewski] non commenta le notizie dei media in merito alla notifica alla Nunziatura”, ha dichiarato il portavoce della curia metropolitana di Cracovia, Don Łukasz Michalczewski. Allo stesso tempo, ha fornito all’agenzia PAP una scansione della pagina 240 dal libro dell’Arcivescovo, che all’epoca era Vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Poznań, dimostrando che il Vescovo Jędraszewski scrisse all’Arcivescovo Józef Kowalczyk, il Nunzio Apostolico in Polonia dal 1989 al 2010, informandolo sul caso dell’Arcivescovo Paetz. “Dopo diversi anni di lavoro dell’Arcivescovo Paetz nell’Arcidiocesi di Poznań, il Vescovo Marek Jędraszewski e il Parroco – ora Vescovo – Grzegorz Balcerek, mi hanno fatto visita alla Nunziatura Apostolica a Varsavia, il quale ha presentato alcune opinioni espresse oralmente nell’ambiente del clero di Poznań, che ha suscitato la loro preoccupazione, riguardo all’Arcivescovo metropolita di Poznań. Li ho ringraziati per la loro visita e per la loro cura per la Chiesa di Poznań, chiedendo loro di documentare per iscritto le loro opinioni credibili su questo argomento”, ha scritto l’Arcivescovo. Kowalczyk. “Dopo una decina di giorni, ho ricevuto le lettere previste insieme a una lettera del Rettore del seminario di Poznań. Ho subito inviato tutto il materiale raccolto alla Segreteria di Stato della Santa Sede, adempiendo così al mio dovere”, assicurava il Nunzio Apostolico nel libro. Ha aggiunto di aver inviato anche una lettera al Vaticano da sacerdoti dell’Arcidiocesi di Poznań, che si sono schierati per l’Arcivescovo Paetz. Li ha firmati, tra l’altro, Marek Jędraszewski. Mons. Kowalczyk ha assicurato che “in questa difficile materia ha fatto tutto “secondo i regolamenti, gli ordini e la procedura della Santa Sede che lo vincolano come Nunzio”.

Arcivescovo Juliusz Paetz.

[*] Juliusz Paetz (Poznań, 2 febbraio 1935 – Pleszew, 15 novembre 2019) dal 1949 al 1953 studiò al seminario minore dell’Arcidiocesi di Poznań e dal 1953 al 1958 proseguì gli studi di filosofia e teologia al seminario arcivescovile. Il 28 giugno 1959 fu ordinato presbitero per l’Arcidiocesi di Poznań nella cattedrale arcidiocesana da Mons. Antoni Baraniak. Dal 1959 al 1961 fu vicario parrocchiale della parrocchia del Corpus Domini a Poznań e animatore nel centro pastorale “Madonna Regina di Polonia” di Ostrów Wielkopolski, dove fu anche cappellano dell’ospedale. Dal 1960 al 1962 studiò presso la Facoltà di teologia dell’Università Cattolica di Lublino. Nel 1962 venne inviato a Roma dove ha proseguito gli studi alla Pontificia Università Gregoriana e alla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino. Nel 1967 conseguì il dottorato in teologia con una tesi sull’ecclesiologia patristica.

Dal 1967 al 1976 ha lavorato alla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi a Roma e nel Consiglio per gli affari pubblici della Chiesa. Fece parte della delegazione vaticana dei contatti di lavoro permanenti con il governo della Repubblica Popolare di Polonia. Accompagnò diverse volte gli Arcivescovi Agostino Casaroli e Luigi Poggi nelle loro visite ufficiali in Polonia.

Dal 1976 al 1982 fu Prelato dell’anticamera papale e quindi stretto collaboratore di tre papi: Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II.

Nel 1973 venne nominato Cappellano di Sua Santità e nel 1976 Prelato d’onore di Sua Santità.

Il 20 dicembre 1981 Papa Giovanni Paolo II lo nominò Vescovo di Łomża. Ricevette l’ordinazione episcopale il 6 gennaio successivo dallo stesso pontefice, co-consacranti gli Arcivescovi Eduardo Martínez Somalo, Sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato, e Mons. Duraisamy Simon Lourdusamy, Segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Come motto episcopale scelse “In nomine Domini” (Nel nome del Signore). Il 25 gennaio 1983 prese possesso della diocesi e il 13 marzo successivo fece l’ingresso solenne. Nel 1990 fondò la scuola di catechesi diocesana a Łomża, trasformata nel 1993 nel collegio di teologia. Nel 1993 creò il settimanale diocesano Głos Katolicki e nel 1995 indisse il primo sinodo diocesano. Durante il suo episcopato istituì 34 parrocchie. Nel 1991 accolse a Łomża Papa Giovanni Paolo II nell’ambito della sua IV Visita apostolica in Polonia.

L’11 aprile 1996 Papa Giovanni Paolo II lo nominò Arcivescovo metropolita di Poznań. Il 23 aprile 1996 prese possesso e il 27 dello stesso mese fece l’ingresso solenne. Il 29 giugno 1996 Papa Giovanni Paolo II gli impose il pallio nella basilica di San Pietro in Vaticano. Durante il suo episcopato la Pontificia facoltà di teologia di Poznań fu incorporata nelle strutture dell’Università Adam Mickiewicz. Egli stesso ebbe l’incarico di Gran cancelliere della facoltà. Nel 1997 accolse a Poznań Papa Giovanni Paolo II nell’ambito della sua VI visita apostolica in Polonia.

In seno alla Conferenza Episcopale Polacca fu membro del Consiglio permanente, Presidente del Consiglio per le Comunicazioni Sociali, Membro della Commissione per gli affari pastorali del turismo, Membro del Comitato per l’Università Cattolica di Lublino e Membro del Gruppo per le relazioni permanenti con l’Episcopato lituano.

Il 23 febbraio 2002 il quotidiano polacco laico conservatore Rzeczpospolita ha riferito di un incidente scoppiato nei giorni precedenti nel seminario arcivescovile di Poznań. Il Rettore, Don Tadeusz Karkosz, avrebbe impedito l’ingresso all’Arcivescovo Paetz rinfacciandogli di aver insidiato in più occasioni alcuni seminaristi. Nel suo servizio, Rzeczpospolita metteva nero su bianco accuse sulle sue “inclinazioni omosessuali”, che aleggiavano attorno a Paetz da anni, con un crescendo dall’autunno precedente.

Il 24 febbraio 2002 il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Dott. Joaquín Navarro Valls, «in seguito a informazioni provenienti dalla Polonia che riguardano l’Arcivescovo di Poznań», ha comunicato ai giornalisti: «La Santa Sede è stata informata di queste circostanze e posso confermare che, anche in questo caso, sta seguendo il tema con grande attenzione e responsabilità, nella tutela dei diritti di tutti».

Fino a quel momento, per oltre due anni, l’ambiente cattolico locale aveva cercato di risolvere la questione senza renderla pubblica. Gli interventi del Nunzio Apostolico Józef Kowalczyk e della Santa Sede si erano però dimostrati inefficaci.

Prima del Natale 2001, la Santa Sede aveva inviato a Poznań come ispettore un giudice polacco della Rota Romana, Mons. Antoni Stankiewicz, con il compito di esaminare il caso. Ad informare il Papa delle accuse contro Paetz era stata, tra gli altri, una sua amica dalla gioventù, la psichiatra Wanda Poltawska, che criticò la gerarchia della Chiesa in Polonia per il lungo silenzio con cui ha cercato di coprire il caso. Anche la Conferenza Episcopale Polacca aveva istituita una commissione d’inchiesta. Alle notizie apparse sulla stampa, l’Arcivescovo Paetz aveva risposto con una lettera nella quale si dichiarava innocente: “Nego tutte le informazioni pubblicate dai media e vi assicuro che si tratta di un’errata interpretazione delle mie parole e del mio comportamento. […] I più grandi criminali hanno diritto all’anonimato a meno che un tribunale non decida diversamente. Sono stato privato di questo diritto. I mass media mi hanno già giudicato e condannato”. Gli avevano dato manforte trenta accademici di Poznań, con in testa il Rettore dell’Università A. Mickiewicz, Stefan Jurga. Una loro dichiarazione in difesa dell’arcivescovo Paetz è uscita il 28 febbraio 2002 sul quotidiano diretto da Adam Michnik, Gazeta Wyborcza e poi sul settimanale a larga tiratura Niedziela. Ma c’è chi temeva che la vicenda coinvolgeva anche prelati vicini a Paetz negli anni del suo lavoro in Vaticano.

Il 28 marzo 2002 Papa Giovanni Paolo II – che definì il caso un “grave scandalo” – accettò la rinuncia dell’Arcivescovo Paetz dal governo pastorale dell’Arcidiocesi di Poznań. Lo stesso anno il Cardinale Giovanni Battista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, gli impose il divieto di amministrare i sacramenti della cresima e dell’ordine sacro, di predicare, di consacrare chiese e altari, di presiedere cerimonie pubbliche e di partecipare ad esse. Paetz dichiarò: “Non tutti hanno capito il mio atteggiamento aperto nei confronti delle persone e dei loro problemi”.
Nessuna delle presunte vittime di monsignor Paetz sporse mai alcuna denuncia all’autorità giudiziaria polacca.

Nel 2010 venne riferito che Papa Benedetto XVI avrebbe revocato le disposizioni restrittive. Padre Federico Lombardi, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede negò il fatto, dicendo che la sua “riabilitazione era senza fondamento”.

Paetz continuò a partecipare alle ordinazioni episcopali e fu visto nella TV polacca mentre salutava Papa Benedetto XVI durante il suo Viaggio Apostolico in Polonia nel 2006. Nel 2013 il Cardinal Segretario di Stato Tarcisio Bertone gli rinnovò l’invito a vivere in isolamento, per rilfettere e pregare.

Nell’aprile del 2016 la Santa Sede chiese a Mons. Paetz di fermare le apparizioni pubbliche e riprendere una vita privata di “pentimento e preghiera” dopo che il presule aveva comunicato la sua intenzione di concelebrare la messa del 1050º anniversario del battesimo della Polonia. Il Nunzio Apostolico Celestino Migliore gli scrisse: “La notizia dei media sulla tua partecipazione alle celebrazioni ufficiali dell’anniversario del battesimo della Polonia ha creato una nuova situazione di trambusto inutile e dannoso per la Chiesa in Polonia e la Santa Sede. Contraddice palesemente le istruzioni che ti sono state date”. Paetz ha commentato: “Perché no? Sono qui a casa”.

Morì il 15 novembre 2019 all’età di 84 anni nella casa di cura delle Ancelle dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria a Pleszew. Le esequie si tennero in forma strettamente privata la mattina del 18 novembre 2019 nella cattedrale di Poznań. È sepolto nel cimitero della parrocchia di Sant’Antonio di Padova a Poznań.

Fonti: Wikipedia e Settimo Cielo, blog di Sandro Magister su Espresso.it.

Foto di copertina: Arcivescovo Juliusz Paetz.

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