Echi dal Congresso Eucaristico di Budapest

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Qualche spunto offerto da quanto accaduto durante i lavori di un evento spesso un po’ sottovalutato da media e opinione pubblica e che invece stavolta ha riscosso un interesse maggiore del solito. Le ragioni sono note

La processione dal Parlamento a Piazza degli Eroi
11 settembre 2021

Del 52.mo Congresso Eucaristico ci sono immagini “forti”, che ci hanno (positivamente) impressionato. Più di tutte quelle della processione che si è snodata la sera di sabato 11 settembre per le vie di Budapest, da Piazza Kossuth (a conclusione della Messa presieduta dal Cardinale Erdö  davanti al Parlamento) a Piazza degli Eroi (dove il Papa avrebbe celebrato la Messa la mattina seguente). Nel 1938 – in occasione del 34.mo Congresso che si era svolto sempre a Budapest – la processione era stata così descritta da Giovanni Battista Montini (poi Paolo VI) , membro della delegazione vaticana guidata dal Legato pontificio Eugenio Pacelli (di lì a poco Pio XII): “Ieri sera meravigliosa processione sul Danubio durata fin verso la mezzanotte in mezzo a fantastiche miriadi di luci e di canti, e a una folla raccolta e tranquilla”.

E stavolta? La testa della processione (i ministranti precedevano il Santissimo Sacramento) era già giunta a Piazza degli Eroi, ma la coda di popolo stava ancora lasciando Piazza Kossuth, 4,5 chilometri più indietro. La processione, illuminata da migliaia di fiaccole, si è ingrossata man mano che procedeva, tra due ali di folla spesso inginocchiata. Oltre duecentomila i partecipanti, tra preghiere e canti; decine di migliaia i giovani. Domanda: in quale altra parte d’Europa oggi ci si potrebbe attendere una simile testimonianza di fede così fervente e raccolta nel contempo?

Dall’omelia del Cardinale Erdö in Piazza Kossuth, davanti al Parlamento (Santa Messa celebrata prima della processione)
11 settembre 2021

Sul Patriarca Bartolomeo e sul Re santo Stefano. “È un dono speciale della Provvidenza che oggi, prima della conclusione del Congresso Eucaristico, possiamo celebrare l’Eucarestia qui insieme nella piazza principale della nazione.
Nell’edificio del Parlamento, sono presenti contemporaneamente la Sacra Corona e la nostra reliquia più preziosa, la Santa Destra. Prima dell’inizio della celebrazione eucaristica, abbiamo potuto ascoltare le parole di Sua Santità Bartolomeo, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli (NdR: alla Messa inaugurale del Congresso era invece presente il Metropolita Hilarion, per la Chiesa Ortodossa Russa. Ambedue le anime principali dell’ortodossia hanno dunque voluto onorare il Congresso Eucaristico di Budapest). Lo vorrei ringraziare ancora una volta, per il suo gesto prezioso, simbolico e significativo per essere venuto in mezzo a noi e per aver pronunciato il suo discorso. È stato lui stesso a canonizzare, qui a Budapest, nel 2000, per la Chiesa ortodossa il nostro primo re, Santo Stefano. Questo avvenimento ci ricorda che alla morte del re, nel 1038, la chiesa orientale e occidentale erano ancora unite. E questa unità è la volontà di Cristo stesso, perché ha pregato che i suoi discepoli siano tutti uno, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato (cfr. Gv 17,21). Il mondo di oggi ha un disperato bisogno di una testimonianza di unità del cristianesimo”.

Ungheria e cristianesimo indissolubilmente uniti nella storia. ”Prima della morte il re santo Stefano ha offerto alla Vergine Maria la sua corona, ovvero la sua nazione e tutto il suo popolo. Non lo ha portato davanti alla Beata Vergine Maria come un dono, ma con una supplica commovente che implora la sua protezione e difesa, dato che, egli non ebbe più nessun erede. Poteva prevedere che la cristianità così giovane, e gli ungheresi che si erano a malapena integrati nella comunità dei popoli d’Europa, erano in pericolo imminente in questa regione battuta dal vento, che molti consideravano la traversata dei popoli.
La Madonna ha accettato quest’offerta e da allora, ormai da mille anni or sono, l’Ungheria e il cristianesimo hanno percorso insieme il cammino della storia attraverso tutte le tentazioni e le difficoltà, rinnovandosi e rinascendo sempre, anche in situazioni in cui non vi era nessuna umana speranza” (NdR: l’esperienza storica mostra chiaramente che, senza il cristianesimo, l’Ungheria non esisterebbe. E lo Stato, se vuole il bene dei cittadini, ne deve naturalmente tener conto).

Erdö: un congresso di enorme importanza per la Chiesa in Ungheria e per la Chiesa Universale

Da un’intervista del 12 settembre 2021 al Magyar Kurír, media cattolico ungherese: “Il Congresso eucaristico penso sia stato di enorme importanza per la Chiesa ungherese, ma anche nella storia dei Congressi eucaristici, poiché il papa è da ventun anni che non era più presente alla Messa conclusiva. (…) È stato un evento di dimensioni grandiose. Si pensi al fatto che il tempo stesso della preparazione è stato accompagnato da tutta una serie di missioni: programmi di adorazione sacramentale, preghiere, intense catechesi che prima non c’erano. Pensi, per esempio, che l’adorazione sacramentale giovanile è iniziata con poche migliaia di giovani e venerdì sera ne ha contati quindicimila. Consideri che giovedì sera i fedeli non hanno potuto entrare nella Basilica di Santo Stefano per la liturgia perché c’era una tale folla da riempire anche il piazzale antistante. C’erano anche molti eventi culturali, una cantata eucaristica scritta per questa occasione, molte mostre, pubblicazioni… penso che un Congresso di tanto grande valore sarà ricordato a lungo nella memoria”.

Il Presidente della Conferenza Episcopale Andras Veris su Vatican News e su Avvenire (ohhhh… sorpresa!)

Critiche dure e ingiuste. Da Vatican News (intervista di Agnes Gedo): “Sicuramente l’Ungheria, anche la Chiesa ungherese si trovano in un momento molto difficile, vedendo la politica e la situazione sociale dell’Europa. Tante volte sentiamo critiche dure, non vere. Così quanti hanno avuto la possibilità di essere presenti, di sentire e di vedere cosa succede in Ungheria, nella Chiesa, nella città di Budapest, possono vedere personalmente che la verità è molto diversa. I mass media non danno un’informazione giusta, vera dell’Ungheria e della vita ecclesiale in Ungheria. Speriamo che la nostra testimonianza di tenere fortemente ai valori cristiani, ai bambini, alla famiglia, al matrimonio, nella concretezza e non soltanto nelle parole, faccia capire che noi difendiamo anche oggi la Chiesa, i valori cristiani evangelici”.

Informazione distorta. Da Avvenire (intervista dell’intrepido Andrea Galli, domenica 12 settembre 2021): “Il grande Congresso eucaristico internazionale che si tenne a Budapest nel maggio del 1938 lasciò una traccia profonda nel nostro Paese. (…) ricordo che ne sentivo parlare da bambino da chi c’era stato. Sarebbe bello se anche questo Congresso lasciasse nei fedeli un segno così duraturo. Spero poi che i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e tutti coloro che sono venuti da fuori abbiano potuto conoscere meglio la vitalità della Chiesa ungherese e del nostro Paese, dei quali spesso i mezzi di informazione all’estero danno una rappresentazione distorta” (NdR: Da notare anche il sommario dell’intervista, in cui si evidenziano le ultime righe a proposito di mass media. Il che è curioso appaia in una pagina del ferocemente anti-“sovranista” Avvenire: eccezione felice, che  rende omaggio alla verità dei fatti. Galli del resto due giorni prima aveva già intervistato l’ambasciatore d’Ungheria presso la Santa Sede Edouard Habsburg-Lothringen. Che qualcuno dalle parti dell’editore abbia fatto capire che era il caso di dismettere per l’occasione la consueta divisa da pretoriani del noto speculatore e ‘filantropo’ Soros?).

Cardinale e Patriarca Bechara Rai: gli Ungheresi? Un popolo pieno di fede. Lo Stato difende i valori cristiani

Da un’intervista dell’11 settembre al Magyar Kurír, media cattolico ungherese.  “Molte sono le Chiese orientali presenti al Congresso, la maronita, la sira, la caldea ad esempio, e questa diversità significa ricchezza della Chiesa. Siamo stati arricchiti dalla celebrazione congiunta della catechesi e della Messa, così torniamo nei nostri Paesi più ricchi, sia teologicamente che liturgicamente. (…) Negli ungheresi abbiamo scoperto un popolo pieno di fede, gente di preghiera disciplinata. Ho visto un popolo che ama la religione, la Chiesa, perseverare nella preghiera. Erano presenti ai riti ogni giorno, hanno preso parte attiva, non sono entrati e usciti, e questo è promettente per il futuro. Ho visto che lo Stato sostiene la Chiesa, difende questi valori. (…) È stato commovente che anche il presidente della Repubblica abbia testimoniato la sua fede, cosa non ordinaria. Anch’io sono stato toccato. Era molto importante per papa Giovanni Paolo II che gli europei riconoscessero le proprie radici cristiane: l’Ungheria le ha introdotte nella sua costituzione. Mando un messaggio al popolo ungherese perché continui nel cammino della cultura cristiana (…)” .

“La famiglia è padre, madre e figli, Punto!”. Lo conferma Papa Francesco al Governo ungherese
12 settembre 2021

Molto atteso – e non privo di spunti interessanti – l’incontro del 12 settembre 2021 tra il Papa e la delegazione governativa ungherese.

Non è stata un’udienza privata come quelle consuete concesse alle autorità del Paese che si visita. In effetti Jorge Mario Bergoglio ha più volte evidenziato che sarebbe andato a Budapest solo per la Messa conclusiva del Congresso Eucaristico. È stata un’udienza ibrida, a sei (più interpreti vari): tre da parte vaticana (il Papa, il Cardinale Parolin, l’Arcivescovo Gallagher), tre da parte ungherese (il Presidente della Repubblica Janos Ader, Viktor Orbán e il Vice-primo ministro Zsolt Semjén). L’incontro è durato 40 minuti, dieci più del previsto. E non si è svolto nel Palazzo presidenziale, ma nel Museo delle Belle Arti.

Quando il Papa è arrivato nella sala del Museo (che si affaccia su Piazza degli Eroi) ha salutato con molto e prolungato calore il Presidente Ader (con cui c’è una collaudata amicizia personale) e con cordialità misurata Viktor Orbán.

Gli argomenti trattati nell’incontro? Nel comunicato della Sala Stampa della Santa Sede si citano “il ruolo della Chiesa nel Paese, l’impegno per la salvaguardia dell’ambiente, la difesa e la promozione della famiglia”. Non si è dunque toccato il tema dei migranti (incisivo il lavoro delle due diplomazie), su cui come è noto Orbán, buona parte dei vescovi e dei fedeli ungheresi (suoi elettori) non la pensano come il Papa o come quello che comunque lo stesso Papa con una serie di esternazioni fa credere. Non si può dimenticare che durante l’udienza concessa ai vescovi ungheresi il 20 novembre 2017, in Vaticano per la visita ad limina, Papa Francesco lasciò stupefatti gli astanti quando li esortò con vigore a continuare la loro lotta per la difesa dell’identità cristiana dell’Ungheria.

In tale contesto va citato il regalo di Orbán al Papa: la copia di una lettera che il re ungherese Bela IV scrisse nel 1250 a Papa Innocenzo IV chiedendogli che l’Occidente difendesse l’Ungheria cristiana. Non a caso lo stesso Primo ministro ha chiesto domenica a Francesco di “non lasciar perire il cristianesimo in Ungheria”, tanto più se si pensa che nel contempo in Occidente tante nazioni stanno perdendo i connotati di tale originaria identità.

Per quanto riguarda un altro tema delicato, la delegazione ungherese ha illustrato al Papa gli effetti positivi delle leggi approvate a difesa e promozione della famiglia, evidenziando in particolare l’inversione del calo demografico. Da parte ungherese si è poi accennato al fatto che l’Ungheria è sotto tiro per la legge sulla protezione dei minori, che contiene anche norme limitative della propaganda LGBT.

Il Papa, che ascoltava con interesse, ha allora puntualizzato con forza: “La famiglia è padre, madre, figli, punto!”. Tale esternazione, che non fa che ricalcare quanto suggerisce la natura, riflette il vero pensiero del gesuita Jorge Mario Bergoglio in materia, nonostante certe dichiarazioni pubbliche ondeggianti? Difficile sapere che cosa pensi Jorge Mario Bergoglio nel suo intimo. In ogni caso la puntualizzazione di Budapest non susciterà grandi entusiasmi nella nota lobby arcobaleno: in effetti dalla considerazione papale si evince che per Jorge Mario Bergoglio la pretesa e cosiddetta “famiglia arcobaleno” non esiste. Con buona pace dei non pochi cattofluidi laici o in veste talare, anche purpurea.

Papa Francesco: le parole in ungherese all’Angelus di Budapest
12 settembre 2021

In Piazza degli Eroi il Papa è stato molto applaudito soprattutto quando ha parlato brevemente in ungherese in occasione dell’Angelus. In una piazza (vie limitrofe comprese) gremita da circa 250mila persone (moltissime non pre-registrate).  Un dato apparentemente banale, ma non tanto, considerato come il primo giugno 2019, celebrando nel santuario mariano di Sumuleu-Ciuc (cuore ungherese della Romania), Bergoglio non aveva utilizzato tale possibilità. A Budapest (anche forse per ragioni di captatio benevolentiae) un Papa in gran forma l’ha invece fatto prima dell’Angelus in tre occasioni.

La prima: Nel rinnovare la gratitudine alle Autorità civili e religiose che mi hanno accolto, vorrei dire köszönöm (grazie): grazie a te, popolo di Ungheria.

La seconda: Isten éltessen! (nel senso di: Dio vi benedica!)

La terza: Con voi e per voi dico: Isten, áldd meg a magyart! (Dio benedica gliungheresi! Incipit dell’inno nazionale ungherese).

E ha anche citato un passo dell’Inno del Congresso (lo stesso inno del 1938): Per mille anni la Croce fu colonna della tua salvezza, anche ora il segno di Cristo sia per te la promessa di un futuro migliore”.

Molto si potrebbe ancora dire sulle sette ore del Papa a Budapest, in particolare riguardo ai contenuti dei discorsi fatti anche ai vescovi e ai rappresentanti del Consiglio Ecumenico delle Chiese e di alcune comunità ebraiche dell’Ungheria. Ma ci sarà modo di tornarci.

EWTN – 52nd International Eucharistic Congress – 2021-09-11 – Holy Mass & Eucharisic Candelight Procession.

Questo articolo è stato pubblicato oggi dall’autore sul suo blog Rossoporpora.org.

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