Invocando l’aiuto della Madre di Dio nelle ore difficili
Sub tuum praesidium confugimus,
Sancta Dei Genetrix.
Nostras deprecationes ne despicias
in necessitatibus,
sed a periculis cunctis
libera nos semper,
Virgo gloriosa et benedicta.
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
Santa Madre di Dio.
Non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova,
ma liberaci da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.
Ὑπὸ τὴν σὴν εὐσπλαγχνίαν
καταφεύγομεν, Θεοτόκε.
Τὰς ἡμῶν ἱκεσίας
μὴ παρίδῃς ἐν περιστάσει,
ἀλλ᾽ ἐκ κινδύνων λύτρωσαι ἡμᾶς,
μόνη Ἁγνή, μόνη εὐλογημένη.
Il Sub Tuum praesidium è il più antico τροπάριο (tropàrion), composizione poetico-musicale nella musica bizantina e nella liturgia orientale di uso liturgico devozionale cristiano a Maria, Madre di Gesù, risaliente al III secolo e ancora oggi usato in tutti i principali riti liturgici cristiani.
È un’invocazione collettiva che lascia intravedere la consuetudine, da parte della comunità cristiana, di rivolgersi direttamente alla Madonna, che fin dalla remota antichità è chiamata Teotokos, Dei Genetrix, Madre di Dio, invocando il suo aiuto nelle ore difficili.
Il testo del Sub Tuum Praesidium esprime con efficacia la fiducia nell’intercessione della Vergine.
La Madre di Dio Humilenie o Eleousa è il nome di un noto tipo iconografico della Madre di Dio, caratterizzata da un affettuoso abbraccio guancia a guancia di Maria e Gesù bambino. Ritenuto che abbia avuto origine a Bisanzio dopo il periodo iconoclastico, l’immagine unisce i temi dell’amore materno e la passione di Cristo. Profeticamente anticipando il destino che attende il suo figlio, espressione amorevole della Madre di Dio che porta un pizzico di profonda tristezza.
La parola “humilenie” viene sempre tradotto come “tenerezza”. Ma questo è il significato russo della parola. Questo termine della lingua slava ecclesiastica nella cultura russa (in greco “katanuksis”) significa “contrizione”, “pentimento istantaneo” e non “tenerezza”.
L’Icona della Madre di Dio Humilenie (che comunemente viene chiamata “della Tenerezza”), non si riferisce alla tenerezza della Vergine, ma all’acuto pentimento che quest’immagine induce nel peccatore che la guarda. Il termine è senza dubbio una traduzione del greco “eleousa”, che significa “che accarezza”, “misericordia”, ma il termine russo Умиление “humilenie”, che significa “dolorosa gioia” possiede un significato più profondo e ricco dell’originale greco.
Una delle immagini più conosciute di questo tipo è l’Icona della Madre di Dio di Vladimir del 12° secolo, custodita nella Galleria Tretyakov di Mosca.
L’Icona della Madre de Dios Humilenie mostrata nella foto – che ho esposto il 3 novembre 2017 per la prima volta sulla mia bacheca Facebook (per un’intenzione pressante e ogni volta che la espongo è per lo stesso motivo e chiedo a chi può di unirsi a me in preghiera alla Madre di Dio della Tenerezza, della Compassione, della Misericordia, della Bontà, della Dolorosa Gioia) – ho ricevuto in dono da Joaquín Navarro-Valls a conclusione del Grande Giubileo dell’Anno Santo 2000, per il mio servizio reso per la preparazione e la gestione delle attività connesse con l’Ufficio di accreditamento e il Centro Servizio Stampa temporanei. Si trovava nel mio ufficio presso la Sala Stampa della Santa Sede e lo portavo sempre con me nell’Ufficio temporaneo “del Fungo” (si chiamava così perché funzionava nel “Salone degli ambasciatori” sopra lo Studio pontificio presso l’Aula Paolo VI) per la pubblicazione e la traduzione dei testi delle Assemblee Generali del Sinodo di Vescovi. Ho esposto questa Icona anche all’ingresso dei vari Media Center installati nell’Aula Paolo VI in Vaticano dopo l’Anno 2000 in occasione dei grandi eventi (conclavi, canonizzazioni).
Oggi, l’Icona della Madre de Dios Humilenie si trova intronizzata nella mia stanza da letto. Accendo davanti a Lei ogni mattina – e secondo le necessità pressanti anche durante il giorno – tre candele. Le prime due accompagnano la mia preghiera mattutina per i miei cari (e per coloro che mi hanno chiesto di pregare per loro). Dal 14 giugno 2020 c’è una terza candela, che accompagna la mia preghiera per l’apostolato itinerante del mio carissimo amico, Padre Jarek Cielecki di San Charbel, oggi di nuovo – come un anno fa – in viaggio di missione in Italia (grato ancora per la sua visita venerdì scorso).
Invece, nel salone ho intronizzato la Parola del Signore, accanto alla gigantografia di San Giovanni Paolo II sofferente. Nello studio ho esposto una statuetta della Vergine di Almudena, un dono in occasione di un Viaggio Apostolico, mentre nel corridoio sono esposte diversi immagini della Madonna, portate da altrettanti Viaggi Apostolici.
L’Icona della Madre di Dio Humeliene è una variante della più antica e solenne Odigitria, esprime l’intensità del rapporto tenero e affettuoso tra la Madre e il Bambino. Essa abbandona l’atteggiamento statico e rigido proprio dell’Odigitria, nella quale non v’è posto per i sentimenti. Al contrario, la Humiliene lascia trasparire un innegabile senso di affettuosità e tenerezza. Il tema è soprattutto l’intimità affettuosa tra il Figlio e Sua Madre, stretti in un intenso, tenero abbraccio.
“Obiettivo del pittore è di rappresentare un’immagine spirituale e l’armonia. L’icona di scrittura richiede calma e meditazione, perché la condizione spirituale di icona-scrittore è sempre presente nell’icona completato. Pertanto, il compito principale dell’icona-scrittore sta nel raccogliere fiducia, amore, fede, speranza e energie positive. Tutto questo sarà rivelato nell’icona completato. Le icone vengono create per la contemplazione, che attiva il singolo contatto con la realtà spirituale e il Santo rappresentato nell’icona. Di conseguenza, ognuno di noi sviluppa un rapporto molto individuale a qualsiasi particolare icona” (Vadim Moroz).