Il gesuita Spadaro esorta i vescovi statunitensi a non negare la comunione all’abortista Joe Biden

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La Santa Sede, secondo The New York Times, avrebbe ammonito i vescovi statunitensi a frenare le loro pressioni per negare la Santa Eucaristia – che è il principale sacramento della religione cristiana che, per mezzo della transustanziazione del pane e del vino (materia del sacramento) e tramite le parole del sacerdote “questo è il mio corpo” e “questo è il mio sangue” (forma del sacramento), continua l’incarnazione del Verbo e attua la comunione dei fedeli con il Redentore – ai politici cattolici, tra cui il Presidente Joe Biden (si dichiara personalmente contrario all’aborto, ma sostiene le leggi a favore della libertà di scelta) e il Presidente della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi, che sostengono i diritti all’aborto. La questione avrebbe provocato meno polemiche se tra questi politici non ci fosse stato anche Biden, che nella storia statunitense è il secondo inquilino della Casa Bianca ad essere un cattolico praticante, dopo il presbiteriano Trump e l’evangelico Obama. Ma, nonostante ciò, la stragrande maggioranza dei vescovi statunitense insiste ed è previsto che inizierà il dibattito che potrebbe portare ad un voto in materia in un’assemblea generale virtuale che inizierà domani, mercoledì 16 giugno.

Fallito il tentativo di una minoranza di vescovi statunitensi di bloccare la discussione sulla “coerenza eucaristica” dei cattolici pro-aborto [QUI], è stato mandato il gesuita Antonio Spadaro – figura di spicco del “cerchio magico” di Papa Bergoglio – ad esortare i vescovi statunitensi dalla colonne del The New York Times a “non usare l’Eucarestia come arma politica”.

Infatti, il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il Cardinale Luis Ladaria, ha inviato una lettera al Presidente della Conferenza Episcopale Statunitense, l’Arcivescovo metropolita di Los Angeles, Mons. José Horacio Gómez sulla questione della Santa Comunione e dei politici cattolici che sostengono la legislazione permissiva sui mali gravi. Poi, è fallito il tentativo di un gruppo di 67 vescovi statunitensi (tra cui molti vescovi ausiliari degli iniziatori della mossa) a fermare loro fratelli nell’episcopato di discutere il caso della coerenza eucaristica di alcuni esponenti politici di spicco, quali il Presidente Joe Biden e il Presidente della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi, che si presentano a ricevere la Santa Comunione nonostante la loro posizione pubblica pro-aborto. Quindi, la Conferenza Episcopale degli Stati Uniti (USCCB) procederà secondo i piani con la discussione della “coerenza eucaristica”.

Le regole generali della Chiesa Cattolica Romana sul ricevimento della Santa Eucaristia sono stabilite nei canoni 912 e 915 del Codice di diritto canonico. Come principio, “ogni battezzato, il quale non ne abbia la proibizione dal diritto, può e deve essere ammesso alla sacra comunione”. Non sono invece ammessi “gli scomunicati e gli interdetti, dopo l’irrogazione o la dichiarazione della pena” e coloro che “ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto”, una formulazione sufficientemente elastica da consentire interpretazioni differenti.

Ricordiamo al riguarda la Nota riservata dell’allora Cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, quando si discuteva dello stesso argomento nel caso del candidato democratico alla Casa Bianca John Kerry: dove si legge che aborto e eutanasia sono “peccati gravi” e un vescovo dovrebbe incontrare chi vota e sostiene “leggi permissive” per informarlo che “non si deve presentare per la Santa Comunione fino a che non avrà posto termine all’oggettiva situazione di peccato, e avvertirlo che altrimenti gli sarà negata l’eucaristia”. Allora, sotto spinta dell’allora Cardinale Eugene McCarrick, la Conferenza Episcopale Americana decise di ignorare la lettera del Cardinal Ratzinger e di affidare la decisione ad ogni singolo vescovo per la sua sua diocesi.

All’argomento della “coerenza eucaristica” e del dibattito sul tema nell’episcopato degli Stati Uniti d’America abbiamo dedicato diversi articoli:

Con la sua esternazione dalle colonne di The New York Times, Spadaro si è messo in piena contrapposizione alla maggioranza dei vescovi statunitensi, che sono determinati a ribadire l’opposizione all’aborto come un principio non negoziabile nella fede cattolica, dettando una linea di coerenza tra comportamenti e dottrina cattolica. Tra loro, l’Arcivescovo metropolita di Los Angeles, Mons. José Gomez, Presidente della Conferenza Episcopale Statunitense (non promosso al rango di cardinale da Papa Francesco e questo vorrà pur dire qualcosa). ”La preoccupazione in Vaticano è di non usare l’accesso all’Eucarestia come arma politica”, ha spiegato a The New York Times Padre Antonio Spadaro, S.I., Direttore di Civiltà cattolica, gesuita definito “molto vicino al pontefice” (anche se è molto di più). Va anche ricordato che Papa Francesco ha detto all’Angelus del 6 giugno scorso – come al solito in modo equivoco -, che la comunione “non è la ricompensa dei santi ma il pane dei peccatori”. Non abbiamo sempre pensato, con l’insegnamento della Chiesa, che la Santa Eucaristia non era né una ricompensa dei santi, né pane dei peccatori, ma il corpo e il sangue di Cristo.

L’inflazionata accusa pretestuosa dell’uso dell’Eucaristia come “arma politica” è stata rispinta con forza da diversi vescovi, tra cui con la voce autorevole dell’Arcivescovo metropolita di San Francisco, Mons. Salvatore Cordileone, che unendosi al dibattito che ha sconvolto la gerarchia della Chiesa Cattolica Romana negli USA per anni, e che quest’anno è giunto al culmine con l’elezione del Presidente Joe Biden, un altro cattolico che su richiesta promuove in modo aggressivo l’aborto senza restrizioni, ha ribadito: “Il nostro obiettivo deve essere sempre la salvezza delle anime, sia quella della persona errante che della più ampia comunità cattolica”.

L’Arcivescovo metropolita di Denver, Mons. Samuel Aquila ha affrontato la questione sulla rivista dei gesuiti America, sostenendo che la Chiesa “deve essere disposta a sfidare i cattolici che persistono nel peccato grave”. Quell’articolo ha suscitato una protesta immediata – ti pareva – dall’Arcivescovo metropolita di Chicago, il Cardinale Blase Cupich, che ha chiesto un “chiarimento pubblico”. Si è così rinnovato un vecchio dibattito, tra i gerarchi statunitensi, che desiderano adempiere al loro dovere di proteggere la santità dell’Eucaristia e la coerenza dell’insegnamento della Chiesa, e coloro che suggeriscono che qualsiasi azione disciplinare “politicizzerebbe” l’Eucaristia.

Il punto, come ha osservato Padre Thomas G. Weinandy, OFM Cap, è che l’Eucaristia è già stata politicizzata, dai personaggi pubblici che professano il loro cattolicesimo “devoto” mentre difendono e promuovono il massacro dei bambini non nati. I leader della Chiesa Cattolica Romana non possono eludere la sfida dicendo che nessun politico è perfetto. Come afferma l’Arcivescovo Cordileone, “tutti falliamo in vari modi, ma c’è una grande differenza tra lottare per vivere secondo gli insegnamenti della Chiesa e rifiutare quegli insegnamenti”.

A Padre Spadaro possiamo soltanto ricordare quanto stabilisce il Catechismo della Chiesa Cattolica:

2270 – La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l’essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita.

2272 – La cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana. «Chi procura l’aborto, se ne consegue l’effetto, incorre nella scomunica latae sententiae », « per il fatto stesso d’aver commesso il delitto » e alle condizioni previste dal diritto. La Chiesa non intende in tal modo restringere il campo della misericordia. Essa mette in evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato all’innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società.

2273 – Il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano innocente rappresenta un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione:
«I diritti inalienabili della persona dovranno essere riconosciuti e rispettati da parte della società civile e dell’autorità politica; tali diritti dell’uomo non dipendono né dai singoli individui, né dai genitori e neppure rappresentano una concessione della società e dello Stato: appartengono alla natura umana e sono inerenti alla persona in forza dell’atto creativo da cui ha preso origine. Tra questi diritti fondamentali bisogna, a questo proposito, ricordare: il diritto alla vita e all’integrità fisica di ogni essere umano dal concepimento alla morte».
«Nel momento in cui una legge positiva priva una categoria di esseri umani della protezione che la legislazione civile deve loro accordare, lo Stato viene a negare l’uguaglianza di tutti davanti alla legge. Quando lo Stato non pone la sua forza al servizio dei diritti di ciascun cittadino, e in particolare di chi è più debole, vengono minati i fondamenti stessi di uno Stato di diritto. […] Come conseguenza del rispetto e della protezione che vanno accordati al nascituro, a partire dal momento del suo concepimento, la legge dovrà prevedere appropriate sanzioni penali per ogni deliberata violazione dei suoi diritti».

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