I laici possono combattere per la Chiesa meglio dei chierici. Allora…
Come scrive il caro amico e collega di lunga corsa Marco Tosatti, introducendo la pubblicazione su Stilum Curiae di ieri la breve riflessione del Maestro Aurelio Porfiri in tema di Chiesa Cattolica, cultura e ruolo dei laici – “proclamato a parole, e disatteso nei fatti troppe volte. Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti” – si tratta di un contributo “molto interessante, e sicuramente degno di attenzione”. Di seguito condividiamo l’intervento, con il titolo sopra, preso in prestito da Stilum Curiae.
Manifesto per un nuovo primato culturale della Chiesa
di Aurelio Porfiri
Stilum Curiae, 13 giugno 2021
Non credo di essere il solo ad osservare come negli ultimi decenni la Chiesa cattolica abbia perso terreno, e di conseguenza la portata del suo influsso culturale sia scemata in modo considerevole. Quindi non credo peregrino poter presentare alcuni punti che potrebbero far ripensare il modo che la Chiesa interagisce e crea cultura, una sorta di manifesto per un nuovo primato culturale della Chiesa.
La cultura ci identifica per quello che siamo, e in essa ha grande importanza l’arte. Ecco perché non è solo importante, ma fondamentale che la Chiesa riconquisti una posizione di forza nell’ambito culturale, una posizione che le permetta, come nel passato, di plasmare e formare le coscienze affinché i fedeli possano orientarsi ad una vita spirituale più intensa. Questa è una battaglia che si deve combattere ad ogni costo.
La posizione di forza non si conquista corteggiando la cultura mondana, che certamente va compresa ma verso cui bisogna mantenere un sano distacco. Troppi chierici si sono arresi al mondo scodinzolando dietro a questa e quella moda, senza aver nessuna formazione nella cultura e nell’arte tradizionale della Chiesa. Troppi hanno cercato cose nuove al di fuori senza conoscere quello che avevano già dentro, creando brutte copie spesso del peggio dell’arte figurativa, della musica, della letteratura mondane e via dicendo.
Un nuovo primato non si consolida riempiendo le istituzioni ecclesiastiche di coloro che come unico merito hanno quello di atteggiarsi a “moderni”. La modernità va plasmata, non subita. Se non siamo stati capaci fino ad oggi a reggere all’urto del mondo, dovremmo capire che la nostra reazione non sarà efficace spingendo nella sua stessa direzione, in quanto così precipiteremo ancora più velocemente. Dovremmo ritornare a considerare l’opposizione fra lo spirito del mondo e lo spirito di Dio.
Il primato culturale non si vince difendendo la cittadella assediata con il clericalismo. Quante posizioni nell’ambito culturale ed artistico della Chiesa sono occupate da persone scelte solo in base alla loro appartenenza al clero? E che ne è di tutto quel parlare sul coinvolgimento dei laici? In passato artisti laici hanno contribuito alla grandezza culturale della Chiesa, come tutti sappiamo. Ma oggi sembra che quei bastioni di cui parlava Hans Urs von Balthasar proprio non si vogliano abbattere. Ma così non si difende la Chiesa, il tanto strombazzato popolo di Dio, ma un sistema di potere che mostra tutte le sue evidenti crepe. Se si cerca soltanto di portare avanti una strategia di contenimento clericale (o servendosi di laici asserviti al clericalismo, i peggiori) mentre le file del clero si assottigliano, ci si condanna a sicura sconfitta. La Chiesa non abbia paura degli artisti che preferiscono essere cattolici, piuttosto che “moderni”. Forse possono creare qualche problema in più di gestione, ma senz’altro possono fare, come in passato, tanto bene.
Se ha ancora un senso oggi parlare oggi di “civiltà cristiana”, bisogna capire che essa passa attraverso uno sforzo culturale imponente, uno sforzo culturale che dovrebbe vedere la Chiesa contendere per i migliori artisti, e non elemosinare continuamente attenzioni da atei, agnostici e appartenenti ad ogni credo religioso meno quello cattolico. Bisogna investire risorse e tempo altrimenti ci si condanna ad essere sopportati o, nei casi migliori, ignorati.
Foto di copertina: Statua di San Michele Arcangelo, principe delle milizie celesti e vincitore dei demoni, di recente collocazione all’esterno del Santuario Santa Maria del Castello a Castrovillari (CS).