“Il progetto del demonio”. Un libro molto importante e attuale

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Riportiamo di seguito uno stralcio dall’incipit del libro Il progetto del demonio. La prospettiva di Satana e quella di Gesù Cristo del teologo domenicano, Padre Giovanni Cavalcoli [*] (edito da Chorabooks 2021, 68 pagine) [QUI]. Nel suo nuovo saggio, l’autore spiega che il cristiano è chiamato a scegliere di stare da una parte e non dall’altra. Serve il discernimento, non il compromesso, per poter comprendere quali sono i due lati tra cui scegliere. Infatti, Satana è il gran bugiardo e l’ingannatore, maestro nel mimetismo, nel trasformismo, nel lavaggio del cervello, del compromesso. Nelle religioni abramitiche derivate da quella ebraica, Satana diventa l’incarnazione e agente del male, in contrapposizione a Dio, considerato principio del bene. Nei racconti evangelici gli vengono attribuiti da Gesù di Nazareth vari nominativi, tra cui Principe delle Tenebre e Principe di questo Mondo.

L’ebraico Śāṭān fu tradotto nella Septuaginta in Διάβολος (Diábolos), da cui derivò il termine tardo latino diabŏlus, cioè diavolo, che significa “colui che divide”. Il Satana ebraico, cristiano e islamico presente nei testi sacri di queste tre religioni presenta delle analogie con l’antico spirito persiano Ahreman, principio malvagio e portatore di distruzione. Ahreman è metafora e simbolo di male, di dolore, di perversione e di disperazione che gli esseri umani provocano tra di loro, contrapposto al Dio buono della luce Ahura Mazdā. Nei tempi recenti del Romanticismo europeo Satana viene identificato con il personaggio letterario di Mefistofele, antagonista del celebre Faust di Goethe: per lui i rivoluzionari francesi erano figli di Satana.

Nel contesto cristiano Satana, iconograficamente designato come Arcangelo del male, è la figura in netta contrapposizione con Dio. La storia riportata dalla Bibbia cristiana e dagli scritti dei Padri della Chiesa lo identifica con Lucifero, ossia il serafino più bello, più splendente e più vicino a Dio, perciò chiamato Lucifero (“portatore di luce”), che però, proprio per questa sua vicinanza, credette d’essere non solo come Dio, ma più potente dell’Onnipotente stesso, peccando così di blasfema superbia e ribellandosi al volere di Dio.

La concezione dualistica tra bene e male del paleocristianesimo venne influenzata anche dal contrasto tra materia e spirito dell’orfismo e platonismo greci. Già dal 94-97 i cristiani del Mediterraneo concepivano Satana come un antagonista il cui obbiettivo è di condurre la cristianità alla dannazione. Ignazio di Antiochia affermava nelle sue lettere che Satana regna sul mondo da quando quest’ultimo è nato e che, grazie all’incarnazione di Gesù e all’imminente parousia, la fine del suo dominio sarebbe arrivata molto presto.

Sant’Agostino si interrogò a lungo sul problema del male, sulla natura del male. Per quel che riguarda il male morale: non si tratta di scegliere tra un bene e un male, bensì di decidersi tra un bene inferiore e uno superiore, in quanto nulla di ciò che è stato creato da Dio può essere detto cattivo, a meno che non ci si voglia assurgere a giudici della creazione. Non si può scegliere il male: si può solo scegliere male. Il peccato è un disordine dell’anima che invece di rivolgersi a ciò che è migliore, più elevato, si abbassa.

Nella Bibbia e nel simbolismo satanico, il demonio è rappresentato dal numero 666. Nella Bibbia 3 è il numero perfetto che rappresenta la Trinità nei suoi vari aspetti. Il 333, indicato una volta, cioè per 1, esprime il mistero dell’unità di Dio; il 333, indicato due volte, indica le due nature, quella divina e quella umana, unite nella Persona divina di Gesù Cristo; il 333, indicato tre volte, cioè per 3 (come 999), indica il mistero delle Tre Persone divine, distinte e una sola. 999 è il numero più sacro (3 x 3 scritto per tre volte), mentre 666 è il rovesciamento del più sacro dei numeri. Nell’Apocalisse di San Giovanni (13,18): Qui sta la sapienza. Chi ha intendimento conti il numero della bestia, poiché è numero d’uomo; e il suo numero è 666.

L’illustrazione di copertina – Gesù Cristo tentato sul monte dal diavolo – è uno scomparto di predella, eseguito tra il 1308 e il 1311, a tempera su tavola, da Duccio di Buoninsegna, proveniente dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta di Siena ed ora conservato presso la Frick Collection di New York.

Estratto dal libro Il progetto del demonio. La prospettiva di Satana e quella di Gesù Cristo di Padre Giovanni Cavalcoli, O.P.

Ognuno di noi, come ci rivela la Bibbia e possiamo farne esperienza noi stessi, siamo per tutta la vita e in ogni momento della nostra giornata, oggetto di attenzione e d’interesse, destinatari di messaggi, di proposte, istruzioni,  suggerimenti, sollecitazioni, esortazioni, inviti, consigli, comandi, lodi, rimproveri, minacce e promesse da parte di due persone invisibili, la cui presenza viva ed operante avvertiamo nell’intimo della nostra coscienza.

Si tratta della presenza sottile, non sempre facilmente percettibile, ma  costante di due misteriose persone invisibili al senso ma non all’intelletto e alla coscienza, che hanno libero accesso alla nostra coscienza, persone che ci interpellano e cercano di persuaderci argomentando oppure chiedono che crediamo in loro, esibendo prove di credibilità, persone che a volte ci piacciono ma a volte  ci infastidiscono, persone che a volte ci attirano, ma a volte ci ripugnano, persone che ci chiedono a volte con insistenza di essere ascoltate, restando a noi la possibilità di ascoltarle o non ascoltarle;  due persone che si contendono senza sosta il nostro plauso e il nostro destino, persone che ci assicurano di guidarci alla nostra felicità, l’una in competizione con l’altra, e ci obbligano a prender posizione, a vagliare, discernere, esaminare e valutare, a fare scelte precise, ad accettare o rifiutare, ad acconsentire o a dissentire. Una è Gesù Cristo, l’altra è il demonio.

È dunque chiaro che tutto questo mio discorso presuppone l’esistenza del demonio come persona, con la quale posso interloquire. Il demonio, quindi, non è, come alcuni credono, un’immagine mitologica della potenza del male, ma, come tutte le religioni sanno, ed è confermato dal dogma cristiano (Concilio Lateranense IV del 1215, Denz.1000), un soggetto spirituale che spinge l’uomo al male o lo tormenta; è una vera e propria persona puramente spirituale senza corpo, a somiglianza di come l’uomo e Dio sono persone. Chi non crede all’esistenza del diavolo è proprio colui che è maggiormente soggetto ai suoi danni e al suo influsso, come il Don Ferrante di manzoniana memoria, il quale, non credendo al contagio della peste, non prese precauzioni e morì «maledicendo le stelle», con la differenza che nel primo caso il povero Don Ferrante perdette solo la vita fisica, ma chi non si difende contro Satana è condotto da lui all’inferno. Libri utili sull’argomento: R.Talmelli-L.Regolo, Il diavolo. Riconoscere la sua seduzione, difendersi dai suoi attacchi, Mondadori, Milano 2014; Corrado Balducci, Il diavolo. Esiste e lo si può riconoscere, Piemme, 1988.

A noi la scelta di seguire o l’una o l’altra di queste due persone.

Dopo aver vagliato gli argomenti dell’una o dell’altra, ognuno di noi è libero di sceglierne definitivamente una, respingendo l’altra, dopo avere valutato le conseguenze e i vantaggi dell’l’una e dell’altra. Ma nel corso della vita ci è possibile cambiare direzione e passare dall’una all’altra, per il fatto che ci facciamo l’idea di aver preso la strada sbagliata.

L’una e l’altra ci attrae e capita che non sappiamo quale scegliere. Vorremmo un po’ dell’una e un po’ dell’altra. Ma non è possibile, perché in realtà, nonostante certe somiglianze, non è possibile seguirle entrambe, perché dirigono in due direzioni oppose, sebbene entrambe appaiano come vie di felicità. Ma una conduce in paradiso, l’altra all’inferno. Chi sono dunque i due personaggi che ce le indicano? Avete già capito.

La via del paradiso è la via accidentata, scomoda e stretta di Gesù Cristo: l’altra è quella larga e piacevole, con ottimo asfalto, che però conduce all’inferno. È la via del demonio. Coloro che scelgono Cristo sono i figli di Dio; gli altri sono i figli del diavolo. Ma uno forse potrebbe dire: ma non siamo tutti fratelli? E come mai queste differenze? È possibile? Sì, certo, siamo tutti fratelli, ma non tutti amano tutti gli altri e purtroppo esiste l’odio anche tra fratelli.  Cristo stimola all’amore, Satana all’odio. A ciascuno la scelta.

Come Cristo ha i suoi collaboratori, così il diavolo ha i suoi. Collaboratori speciali del diavolo sono i maghi. Costoro sono persone perverse le quali, a somiglianza del sacerdote di Cristo, i quali operano col potere di Cristo, compiono opere prodigiose e malefici [Cf Catechismo della Chiesa Cattolica, n.395] mediante patti col diavolo. Per togliere i malefici occorrono santi sacerdoti dotati di un apposito carisma riparatorio molto raro. Ma, grazie a Dio, anche i malefici sono molto rari.

Considerando la nostra persona attualmente esistente su questa terra e riflettendo su quello che può essere l’esito finale della nostra esistenza terrena, possiamo fare due ipotesi e soltanto due ipotesi, perché esse si oppongono non per diversità ma per contraddizione e quindi per esclusione di altre possibili ipotesi.

O sosteniamo che la persona è un semplice composto di sostanze chimiche, le quali, dopo essersi radunate assieme a costituire il nostro io, al momento della nostra morte, tornano a separarsi tra loro, per cui la nostra identità ovvero la nostra persona si dissolve.

Oppure  sosteniamo che la persona possiede una sua propria identità ed unità, per cui i suoi componenti chimici sono tenuti assieme in una meravigliosa armonia e reciprocità, in forza un principio interno ed immanente che fa sì che noi viviamo, ci muoviamo, agiamo, pensiamo e vogliamo, un principio di vita, le cui prestazioni superano le semplici forze delle sostanze chimiche, delle quali siamo composti, un principio quindi immateriale, pervadente tutto il corpo, sussistente da sé, indipendentemente dal corpo, anche dopo che con la morte il nostro corpo si è dissolto, ossia dopo che gli elementi chimici riprendono la loro autonomia e tornano a riprendere il loro posto e la loro attività nel mondo della natura e in questa terra.

Se è vero che noi siamo solo materia organizzata, al momento della morte il nostro io si dissolve nel nulla o negli elementi chimici che lo compongono. Nel secondo caso, invece, del nostro io resta in vita il principio animatore, resta in vita e di una vita immortale, il nostro principio formatore del nostro corpo, il principio organizzatore degli elementi chimici che lo compongono. Resta in vita per sempre la nostra anima. Anche senza il corpo. Ma in che modo? Come immaginare una cosa del genere? Per qual fine? A che pro? Per quale destino? A far che cosa? Con quali prospettive? In altre parole, l’alternativa ineludibile ed inevitabile concernente il senso e la prospettiva di fondo della nostra esistenza è la seguente: o la nostra anima esiste in forza del nostro corpo o il nostro corpo esiste in forza della nostra anima. In parole più brevi, le possibilità sono due:

  • Una di tipo materialistico (che dice: perché ci sia lo spirito ci dev’essere anche la materia): senza la materia lo spirito non esiste.
  • L’altra è quella spiritualistica (di origini antichissime, soprattutto in Oriente, propria di ristretti gruppi elitari non senza influsso sul popolo, secondo la quale conta solo lo spirito puro, senza la materia, perché essa è cosa spregevole e dannosa).

[*] Padre Giovanni Cavalcoli, O.P. è nato a Ravenna il 9 agosto 1941. Si è laureato in filosofia a Bologna nel 1970 sotto la guida di Gianfranco Morra con una tesi dal titolo “La crisi dell’intellettuale nella società moderna”. Entrato nell’Ordine Domenicano nel 1971, è stato ordinato sacerdote nel 1976. Ha insegnato teologia dal 1979 al 1982 presso l’allora Studio Teologico Accademico Bolognese (STAB). Nell’A.A. 1980-1981 tenne un corso sul linguaggio teologico presso lo Studio Teologico “Antoniano” di Bologna. Dal 1980 al 1982 ha insegnato psicologia e metafisica presso il Seminario di Ravenna. Ha conseguito la licenza in filosofia nel 1981 e il dottorato in teologia presso la Facoltà Teologica Pontificia “S. Tommaso d’Aquino” di Roma nel l984 sotto la guida di P. Alvaro Huerga, OP, con una tesi dal titolo “Il giudizio per affinità nel dono della sapienza”. Dal 1988 al 1989 ha tenuto corsi sulla Sapienza presso l’Istituto di Magistero “Maria Assunta” di Roma. Ha ripreso l’insegnamento insieme con quello di Metafisica al ritorno da Roma nello STAB, elevato a Facoltà Teologica nel 2004. Dal 1992 è socio della Pontificia Accademia Teologica Romana. Dal 2011 è docente emerito di Teologia Dogmatica nella Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna e di Metafisica nello Studio Filosofico Domenicano di Bologna.
A fine novembre 2016 è stato sospeso parzialmente a divinis, secondo il Canone 1333 del Codice di diritto canonico, ma tre mesi dopo il provvedimento di sospensione è stato revocato. Era stato suo malgrado protagonista di una polemica sul tema terremoto-castigo di Dio, a seguito di una sua dichiarazione, mal interpretata e utilizzata contro di lui. Cavalcoli in varie interviste successive sostenne di non doversi scusare e che le sue parole erano state forse fraintese o mal interpretate. La revoca della sospensione il 3 febbraio 2017 è stato motivato probabilmente perché ci si è resi conto della sua buona fede e di una decisione probabilmente sbagliata.

Foto di copertina: Padre Marko Ivan Rupnik, S.I., Satana tenta Cristo nel deserto, mosaico, giugno 2009, Chiesa Inferiore di San Pio da Pietralcina, San Giovanni Rotondo.
“Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 1Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano” (Mt 4,1-11).

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