Esercito azero viola le linee del cessato il fuoco in Artsakh. Forze di occupazione azere impediscono l’ingresso di pellegrini armeni a Dadivank. Il parco della vergogna a Baku
Il 26 aprile l’esercito dell’Azerbajgian ha avanzato le sue posizioni per 370 metri nel villaggio Nor Ghazanchi, regione di Martakert in Artsakh/Nagorno-Karabakh, secondo le misurazioni GPS, oltre la linea di demarcazione dell’accordo di cessato il fuoco trilaterale. Gli Azeri pretendevano che due posizioni armene venissero arretrate di 300 metri, nel qual caso sarebbero tornate indietro, ha dichiarato all’Armenpress il sindaco, Ruslan Arstamyan. Poi i soldati azeri sono tornati alle loro posizioni originarie dopo i negoziati con l’Esercito di difesa dell’Artsakh e le forze di pace russe.
Oggi, l’Esercito dell’Azerbajgian ha nuovamente schierato le sue truppe in direzione del villaggio di Nor Ghazanchi in Artsakh, sulle stesse posizioni da cui si erano precedentemente ritirati: “Le truppe azere si sono mosse nuovamente verso le posizioni da cui si erano ritirate il 27 aprile. Il nostro governo e le forze di pace [russe] stanno prendendo misure”, ha detto il sindaco Arstamyan ad Armenpress.
Anche il governatore regionale di Martakert, Hayk Bakhshiyan ha confermato queste informazioni. Tuttavia, il portavoce presidenziale della Repubblica di Artsakh, Lusine Avanesyan ha rifiutato di commentare.
Le forze di occupazione azere impediscono l’ingresso di pellegrini armeni a Dadivank nel tentativo di interrompere l’ordinazione di sacerdoti
Il 25 aprile, le forze di occupazione azere hanno impedito l’ingresso di 25 pellegrini armeni al Monastero di Dadivank, dove era prevista la cerimonia di ordinazione di sacerdoti per la Diocesi di Artsakh della Chiesa Apostolica Armena, ha reso noto il Difensore dei diritti umani della Repubblica di Artsakh, Gegham Stepanyan. “Impedendo l’ingresso dei fedeli a Dadivank con pretesti ovviamente falsi e inutili, i militari azeri miravano a impedire la significativa cerimonia sacra della Chiesa Apostolica Armena”, ha detto Stepanyan in un post su Facebook. Secondo il Difensore dei diritti umani dell’Artsakh, la parte azerbajgiana ha così violato l’accordo raggiunto attraverso la mediazione dei caschi blu russi, secondo cui i fedeli armeni possono entrare liberamente ed eseguire cerimonie religiose nel Monastero di Dadivank.
“I diritti e le libertà religiose sono sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e in altri documenti internazionali fondamentali, la cui violazione è una violazione della dignità umana, dei diritti e delle libertà”, ha detto Stepanyan. “L’Azerbaigian, che si è dichiarato un paese di diversità culturale e religiosa, ignora le norme conosciute a livello internazionale, insulta, profana e distrugge i valori culturali del popolo armeno nei territori occupati, rimuove intenzionalmente le iscrizioni e le tracce armene e impedisce artificialmente l’ingresso dei fedeli armeni ai luoghi sacri”, ha aggiunto.
Il Difensore dei diritti umani della Repubblica di Artsakh informerà gli enti internazionali competenti per questo incidente, esortandoli ad attuare meccanismi chiari contro le azioni illegali dell’Azerbajgian nel Nagorno-Karabakh.
Il parco della vergogna a Baku
Il Ministero degli Esteri dell’Azerbajgian dice, in riferimento al “Parco dei Trofei di Guerra” a Baku, di cui abbiamo riferito [A Baku un “Parco dei Trofei di Guerra” con i caschi dei soldati armeni uccisi durante l’aggressione militare azera-turca contro l’Artsakh/Nagorno-Karabakh. L’abuso di una sconfitta – 16 aprile 2021]: “Questo è un luogo di educazione per le generazioni presenti e future sui pericoli di una politica di aggressione e intolleranza e fornisce il luogo per cercare la verità”, ha twittato oggi l’Iniziativa italiana per l’Artsakh. Infatti… le foto parlano in modo molto chiaro.
Foto di copertina: Monastero di Dadivank.