Andando verso il 25 aprile. Uomini e donne della Resistenza cattolica e liberazione a Legnano: “Noi vogliam Dio, Vergin Maria”

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La Resistenza d’impronta cattolica a Legnano ruotava attorno agli oratori, in particolare l’oratorio di San Magno (con regolari riunioni tenute da Monsignor Virgilio Cappelletti), l’oratorio di San Bernardino, l’oratorio dei Santi Martiri (con il coadiutore Don Francesco Cavallini, che pagherà con il carcere a San Vittore a Milano l’essersi imposto per celebrare il funerale a due giovani partigiani uccisi in uno scontro a fuoco) e soprattutto attorno all’oratorio di San Domenico (con il coadiutore Don Carlo Riva che rappresentava la Democrazia Cristiana nel Comitato di Liberazione Nazionale-CLN di Legnano).

Ricorda Achille Carnevali nella videointervista contenuta nel DVD del 2009 Marciavamo con l’anima in spalla. I partigiani legnanesi raccontano, parlando del suo maestro, «che era il don Carlo Riva, allora coadiutore della Parrocchia di San Domenico. Io son cresciuto tutta la mia giovinezza con lui ed ero anche allora il presidente dei giovani di Azione Cattolica. A quell’epoca noi ci trovavamo tutte le sere. Non si potevano fare in quel momento pubblicazioni antifasciste, ma ci preparavamo già a quello che doveva essere un prossimo futuro. Prima del 1929 le associazioni cattoliche erano state malmenate, picchiate, poi ci fu il Concordato con la Santa Sede, per cui era tollerato che noi potessimo ancora riunirci nei nostri oratori. Il partito fascista diceva “credere, obbedire, combattere”. Noi avevamo il nostro detto: “preghiera, azione e sacrificio”».

La Resistenza cattolica e le Brigate Garibaldi a Legnano hanno collaborato fin dall’inizio. E hanno continuato insieme fino alle giornate del 24-25 e 26 aprile, con le rosse Brigate Garibaldi di impronta comunista e l’azzurra Brigata Carroccio di imprenta cattolica, comandata da Alberto Tagliaferri e dal Tenente Angelo, a combattere insieme fianco a fianco. I partigiani convenzionalmente avevano scelto come “divisa” di battaglia un fazzoletto al collo, di colore rosso per le Brigate Garibaldi, di colore azzurro per le formazioni cattoliche.

La Resistenza cattolica a Legnano aveva un approccio diverso rispetto alla Resistenza comunista delle Brigate Garibaldi, escludendo l’uso delle armi e gli attentati. Tendeva ad evitare scontri a fuoco e si occupava di far fuggire gli ebrei. A Legnano le suore canossiane della Barbara Melzi o Casa Amigazzi, hanno contribuito nascondendone parecchi. Indirizzava i renitenti alla leva verso le formazioni partigiane cattoliche di montagna. Giuseppe Bollini, che aveva perso l’aggancio con i cattolici per la presenza dei tedeschi ed era stato accolto in una formazione garibaldina comunista, dove lo avevano soprannominato “il clericale”, non è stato fortunato: fu catturato con altri e fucilato per rappresaglia a Traffiume di Cannobio.

La Resistenza cattolica legnanese comprava armi e viveri per i partigiani di montagna. Le armi le nascondeva anche nel sottotetto della cappellina dell’oratorio di San Domenico, in attesa di usarle nell’insurrezione finale. Una prova dell’esistenza delle armi si ha nella dedica che Don Carlo Riva ha scritto sul messale regalato dopo la guerra alla cappellina: “Alla chiesetta dell’oratorio maschile nell’annuale ricorrenza dell’insurrezione del 25 aprile, ricordando le trepide giornate della vigilia e i primi inizi che essa vide e protesse col suo religioso silenzio”.

Foto di Sempionenews.it.

Don Carlo Riva, coadiutore dell’Oratorio di San Domenico è uno dei tanti sacerdoti che nel Legnanese hanno svolto un ruolo attivo come membri della Resistenza. Di radicate convinzioni antifasciste, Don Carlo si trova ad operare a due livelli diversi, come componente del Comitato di Liberazione Nazionale della zona e come ispiratore delle formazioni partigiane cattoliche. L’Oratorio maschile di San Domenico divenne perciò luogo di riunioni clandestine e poi anche centro di raccolta e di smistamento di armi e di viveri.

Dopo l’8 settembre 1943 don Carlo si trova ad assumere un ruolo di eccezionale delicatezza e rilevanza per l’intera città ed anzi tutta l’area dell’Alto Milanese: diventa il fulcro di attività di sostegno alla Resistenza, seppure in forme che ripudiano gesti gratuiti di violenza e che, dalla pianura, tendono a sostenere con l’invio di uomini e di mezzi le formazioni “bianche” che operano in montagna, a cominciare dal Raggruppamento Divisioni Patrioti “Alfredo Di Dio” attiva nell’Ossola e nella valli circostanti.

Don Carlo e i suoi confratelli di altri paesi sono però molto di più che meri organizzatori: di volta in volta essi divengono operatori di solidarietà, consiglieri dei giovani, sollecitatori di vocazioni partigiane, punti di raccolta e di smistamento delle informazioni, custodi di segreti militari e talvolta perfino di documenti e di armi, diffusori della stampa clandestina e altro ancora.

Don Carlo fa anche politica, fino a rappresentare la neonata DC nel CLN di Legnano. È in casa di Don Carlo che ha luogo l’incontro decisivo per la costituzione della Brigata “Carroccio” con la partecipazione di Anacleto Tenconi (Pacelli), Neutralio Frascoli (Temistocle), Elio Strobino (Sigma), Giovanni Parolo (Santamaria) e prende contatto con i capi partigiani della zona come Alberto Tagliaferri e Bruno Meraviglia (Tenente Angelo).

L’oratorio di San Domenico funge anche da nascondiglio per le armi. Il luogo più sicuro che viene individuato e che non sarà mai scoperto è il sottotetto della cappella, a cui si accede in modo un po’ rocambolesco partendo dal sottotetto dell’attiguo salone destinato al cinema e al teatro [QUI].

Il video del 2009 Marciavamo con l’anima in spalla. I partigiani legnanesi raccontano.

Fonte: Verso il 25 aprile: donne e uomini di Resistenza e Liberazione nei racconti di Renata Pasquetto, Sempionenews.it.

Postscriptum

Anche noi, oggi, siamo in marcia anima in spalla e “vogliam Dio, Vergin Maria”, facciamo resistenza con “preghiera, azione e sacrificio” e ci prepariamo già alla liberazione. A quello che deve essere un prossimo futuro, veramente cattolico.

“Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?». Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero” (Gv 8,31-36).

Foto di copertina di Sempionenews.it.

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