Numeri ufficiali Covid-19 del 9 aprile 2021. Non proteggere le fasce più anziane, significa permettere al virus di alimentare il numero dei deceduti

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I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi venerdì 9 aprile 2021

Ricoverati con sintomi: 28.146 (-705) (-2,44%) [Superata soglia del 40% di allarme, al 42%]
In terapia intensiva: 3.603 (-60) (-1,64%) [con 192 nuovi ingressi del giorno] [*] [Superata la prima soglia di allarme del 30% e raggiunta la soglia del 40% di allarme, al 40%]
Deceduti: 113.579 (+718) (+0,64%)
Vaccinati [**] e percentuale sulla popolazione (aggiornato al 9 aprile 2021 ore 20:06): 3.780.696 (6,34% di una platea di 50.773.718 persone da vaccinare)

Dati aggiornati al 9 aprile 2021 ore 18:35 – Fonte Agenas.

La soglia del 30% per le terapie intensive e del 40% per le aree non critiche è individuata dal decreto del Ministro della Salute del 30 aprile 2020. Per area non critica si intendono i posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia.
[*]
Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
[**] Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose). Vaccinazione in tempo reale: QUI.

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 274 (+1).

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.

Il punto della situazione a cura di Lab24

Torniamo oggi a sottolineare l’importanza di procedere con una campagna vaccinale impostata sul criterio dell’età, escludendo qualsiasi categoria tranne quelle degli operatori sanitari, delle forze dell’ordine e forze armate, dei soggetti “deboli” (come immunodepressi, pazienti oncologici, cardiopatici).
Deviare dal criterio dell’età, da applicare in ordine decrescente, significa ignorare del tutto una delle poche certezze che abbiamo a proposito della Covid-19: ovvero che si tratta di una malattia i cui effetti diventano progressivamente più gravi al crescere dell’età dei soggetti colpiti.
Per trovarne l’ennesima dimostrazione, dopo tutti i dati che abbiamo esaminato da inizio epidemia e in particolare relativamente a questo tema nelle ultime settimane, ci viene in aiuto l’ultimo Report dell’Iss sulle “Caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione da Sars-CoV-2 in Italia”, aggiornato al 30 marzo 2021.
Grazie ai dati contenuti nell’analisi, condotta su 106.789 decessi ufficiali comunicati alla Sorveglianza integrata Covid-19, abbiamo calcolato come la popolazione italiana sia di fatto da dividere in due grandi gruppi: sopra i 50 anni, e al sotto di questo valore soglia. I decessi al di sopra dei 50 anni sono stati 105.598, il 98,8% del totale. Anche considerando solo i decessi al di sopra dei 60 anni si arriva a un numero impressionante: 102.095, il 95,6% del totale.
Non è difficile capire come la messa in protezione della popolazione sopra i 50 anni, o almeno sopra i 60, riduca di fatto l’impatto negativo dell’epidemia a valori molto bassi, per quanto qualsiasi decesso sia dal punto di vista medico ed etico una sconfitta da evitare a ogni costo.
Se per ipotesi nel corso di questa emergenza fossimo riusciti a proteggere tutti gli over 50, alla fine di marzo 2021 avremmo contato, invece dei 106.789 decessi considerati dall’Iss su 3.584.899 positivi individuati, solo 1.188 morti. Un numero, per offrire un termine di paragone intuitivo, che è poco più di un terzo dei 3.173 che l’Istat ha certificato per il 2019 (ultimo dato disponibile) a seguito di incidenti stradali.
Da quando sono disponibili i vaccini, efficaci fino al 100% nel proteggere contro le forme gravi della malattia e quindi nell’evitare i decessi, abbiamo a disposizione un’arma straordinaria che ci porta proprio in questa direzione: la salvezza dei soggetti più a rischio.
Non proteggere le fasce più anziane della popolazione, continuando a somministrare il vaccino a persone giovani e con rischio bassissimo di sviluppare forme gravi della malattia, significa permettere al virus di alimentare senza sosta il numero dei deceduti: che invece, come abbiamo visto, avrebbe potuto essere abbattuto in modo drastico già in questi primi mesi dell’anno. Si tratta di una responsabilità precisa e che non trova giustificazione nei dati scientifici: guardando i quali, al contrario, vediamo come strada maestra una campagna impostata a partire dai soggetti più anziani per procedere scalando in ordine di età. Frasi come “stiamo correggendo”, o peggio ancora “correggeremo nelle prossime settimane”, non eliminano purtroppo il disastro compiuto. Domani, a chiusura della nostra settimana epidemiologica, vedremo in dettaglio l’andamento del contagio anche considerando gli effetti sui numeri della doppia festività pasquale (Fonte Lab24.ilsole24ore.com/coronavirus).

I morti nell’ultimo mese sono calati in tutte i principali stati europei, tranne che in Italia. L’Italia sta dando una dimostrazione perfetta, anche se triste, di ciò che accade quando i Paesi non vaccinano per età e quindi per rischio reale, e consentono ai gruppi di pressione più giovani di saltare la fila.

Sebastiani (Cnr): a metà marzo -40% morti grazie ai vaccini

I decessi per Covid-19 in Italia si sono ridotti del 40% a metà marzo 2021 rispetto al periodo compreso da ottobre 2020 al 31 gennaio 2021: lo indica il confronto fra la curva dell’incidenza dei decessi e quella del numero di pazienti Covid-19 ricoverati nei reparti di terapia intensiva. Potrebbe essere molto probabilmente un primo effetto della vaccinazione degli over 80, osserva il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac). L’analisi indica che nel periodo fra il primo ottobre 2020 e il 31 gennaio 2021 c’è “un ottimo accordo tra i dati delle due curve e il modello matematico che le lega, in prima approssimazione di tipo lineare con ritardo”. Da ottobre dello scorso anno, il numero dei decessi in ciascun giorno può essere stimato calcolando il 20% del numero di pazienti in terapia intensiva relativo ad alcuni giorni prima. Dal febbraio scorso si assiste a una “riduzione progressiva della costante di proporzionalità del modello”, ossia dal 10 febbraio a metà marzo il valore dei decessi in ciascun giorno in percentuale rispetto al numero dei ricoveri in terapia intensiva alcuni giorni prima, calcolato ogni dieci giorni, è passato dal 19% al 13%, quindi all’11% e al 12%. “Osserviamo quindi che la mortalità a metà marzo si è ridotta di circa il 40% rispetto al valore iniziale (20%). Non essendoci altre cause apparenti, ritengo – osserva Sebastiani – che questo sia l’effetto della vaccinazione degli over 80 e delle categorie fragili” (Fonte SkyTG24).

Giacca: risposta ricerca italiana è stata un disastro

La risposta dell’Italia al virus tramite la ricerca scientifica è stata un “disastro”. Lo ha detto oggi il genetista Mauro Giacca, professore al King’s College London che ha recentemente isolato un farmaco potenzialmente in grado di rivoluzionare le cure contro il Covid, ospite di un incontro online dell’associazione Punto Franco del consigliere regionale del Fvg Francesco Russo (Pd). Giacca ha spiegato che “in Inghilterra a marzo c’erano 13 bandi di finanziamenti aperti per ricercatori che volessero lavorare sul covid, tutti valutati nello spazio di poche settimane e fondi assegnati su base meritocratica”, mentre “in Italia è uscito un bando del ministero della Ricerca a luglio, siamo arrivati ad aprile e non c’è stata ancora l’assegnazione dei fondi”. “Cnr ha chiuso completamente i laboratori – ha aggiunto – e nelle università non c’erano fondi per lavorare”. In merito a Trieste, dove è nato ed è stato per anni direttore di Icgeb, ha sottolineato che si tratta di “un posto felice dove fare scienza, ma manca l’applicazione e la possibilità di passare dal laboratorio all’impresa”. Secondo Giacca, quindi, non serve “potenziare la scienza ma trasferirla al territorio” (Fonte SkyTG24).

Riaprire Italia, ma in sicurezza

Nella conferenza stampa di ieri, il premier Mario Draghi ha ribadito una cosa che aveva già fatto intendere: c’è la volontà di “riaprire” l’Italia, ma lo si dovrà fare in sicurezza. Perciò saranno i dati — sui contagi, ma anche sulle vaccinazioni — a decidere la data (ministro Mariastella Gelmini, nell’intervista a Monica Guerzoni, entra un po’ più nel dettaglio: “Il via a parrucchieri ed estetiste ad aprile, il resto fra un mese”). Draghi ha anche fatto suo lo sdegno del generale Figliuolo per chi “salta la fila” per vaccinarsi, invitando ancora una volta a dare la precedenza ai “fragili” e promettendo che entro fine mese tutti gli ultraottantenni avranno ricevuto una dose. E ha detto che, nel faccia a faccia di ieri, ha spiegato a Matteo Salvini di aver voluto nel suo governo Roberto Speranza perché lo stima, e molto.
Draghi ha anche mantenuto fermo l’obiettivo delle 500 mila vaccinazioni al giorno (con il lapsus freudiano di 700 mila, subito corretto…) entro l’ultima settimana di aprile. Intanto, però, la “raccomandazione” ad utilizzare il vaccino AstraZeneca soltanto per gli over 60 (qui le regole adottate nei diversi Paesi) sta facendo crescere, in varie regioni d’Italia, il numero di chi quel vaccino non lo vuole più fare. Anche se gli converrebbe di brutto: non farlo, come spiega Giuseppe Ippolito dello «Spallanzani» di Roma, per un ultra sessantenne moltiplica di 640 volte il rischio Covid.
Peraltro, anche se, nelle ultime 24 ore, i nuovi contagi sono stati più di 17 mila e i morti 487, la cartina d’Italia sta per colorarsi quasi tutta di arancione: da lunedì, in zona “rossa” potrebbero rimanere soltanto Puglia, Campania e Valle d’Aosta. La decisione sarà presa oggi. Di sicuro, se altre scuole potranno ricominciare le lezioni in presenza sarà un bene perché, come dimostra l’inchiesta di Federico Fubini e Simona Ravizza, un anno di didattica a distanza si è rivelato patogeno per molti ragazzi: crescono i casi di ansia e depressione ed è boom di richieste di aiuto ai servizi psichiatrici (Fonte Luca Angelini, editorialista redazione Digital – Il Punto | la newsletter del Corriere della Sera, 9 aprile 2021).

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