Scultore italiano fa causa al governo francese per il danneggiamento delle sue opere d’arte

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Lo scultore Bruno Liberatore si è rivolto al Codacons dopo gli appelli inascoltati al Presidente francese Macron. Ancora una volta una diatriba in tema di opere d’arte vede la Francia contrapposta all’Italia. Al centro della vicenda la decisione delle autorità francesi di non risarcire un famoso scultore italiano, le cui opere di valore sono state danneggiate durante la ristrutturazione di alcuni immobili francesi a Roma, dove erano ospitate. I fatti risalgono al 2019, quando la Fondazione dei Pii Stabilimenti di Francia a Roma e a Loreto (Pieux Etablissements de la France à Rome et à Lorette) avviano dei lavori di ristrutturazione in uno stabile in via del Vantaggio – a due passi da Piazza del Popolo e Piazza di Spagna – dove lo scultore Bruno Liberatore tiene esposte le proprie opere d’arte sin dal 2009.

Nel corso di tali lavori, purtroppo, ben cinque capolavori dello scultore subiscono degli ingenti danni. Nonostante le reiterate richieste, lettere e diffide inviate da Liberatore e volte ad ottenere un indennizzo per il danno subito, la Pii Stabilimenti non fornisce mai una risposta. Nemmeno le autorità francesi e lo stesso Presidente Macron, cui Liberatore si è rivolto, accolgono le sue richieste. Lo scultore si è così rivolto al Codacons, al fine di citare in giudizio il governo francese e ottenere il risarcimento per la distruzione delle sue opere ospitate in un immobile di proprietà francese.

La Codacons, che sta completando le carte per una causa al governo francese, ha intanto presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma, in cui si chiede di aprire una inchiesta nei confronti dei Pii Stabilimenti e dell’Ambasciata francese presso la Santa Sede per il reato di danneggiamento aggravato di opere d’ arte di rilevante valore.

Prof. Bruno Liberatore, abruzzese, nato nel 1947 a Penne, è uno dei più importanti scultori italiani, titolare della cattedra di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Roma, quella stessa dove studiò da ragazzo, allievo di Fazzini e Mastroianni. Suo studio Universo plastico si trova in via del Vantaggio 7 a Roma.

Dall’inizio degli anni Ottanta, Liberatore si rifà, nelle sue opere, a una natura evocata quale archetipo memoriale ambientale, dapprima echeggiando nelle proprie sculture, di snodo narrativo, forme plastiche primarie suggerite da profili e corpi dei suoi monti d’Abruzzo; quindi, dai Novanta, introiettando natura e paesaggio in una sorta di cosmogonia originaria. La sua scultura va ad assumere, infatti, aspetti monumentali, diviene paesaggio e il paesaggio scultura.

Numerose sono state le sue grandi esposizioni: nel 1993 gli viene dedicata una mostra antologica al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo a Roma, nel 1999 presso il Museo Schloss Pillnitz di Dresda e sempre nel ‘99 partecipa alla Mostra “Lavori in Corso 8” presso la Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma. Del 2001 è la mostra romana “Grandi Sculture” presso il Complesso Monumentale del Vittoriano, seguita da un’esposizione al Memorial de l’America Latina di San Paolo del Brasile. Una sua recente antologica, presentata anche da Gillo Dorfles, ha campeggiato all’Ermitage di San Pietroburgo, dove enormi sculture sono state esposte nel grande Cortile di Gala del museo, affiancandosi a opere di minori dimensioni, quali modelli, gioielli e disegni, ospitate nelle contigue sale dello Stato Maggiore.

Il lavoro di Bruno Liberatore, negli ultimi decenni, ha posto reiteratamente una forte sfida alle possibilità della scultura, destinata a farsi soprattutto totalizzante immagine di memoria di paesaggio e di cosmogonia tellurica. Paesaggio e natura germinante sono immaginati, infatti, non come sfondo di un evento rappresentato, di una qualche narrazione, bensì, protagonisticamente in quanto corpo stesso della proposta plastica; insomma, come “sostanza di scultura”. Un approccio, questo, peraltro assai raro entro la scena delle ricerche degli scultori contemporanei, in Italia o all’estero.

Bruno Liberatore, Crisi di una piramide.

La Fondazione dei Pii Stabilimenti di Francia a Roma e a Loreto è proprietaria di alcuni negozi e numerosi appartamenti nella città di Roma.

La Fondazione amministra le cinque chiese nazionali di Francia a Roma e le loro dipendenze:
– il complesso conventuale della Santissima Trinità dei Monti (sui fianchi del Pincio con vista su piazza di Spagna);
– la chiesa di San Luigi dei Francesi (nell’omonima piazza tra il Panteon e piazza Navona, dedicata alla Vergine Maria, a San Dionigi l’Areopagita e a San Luigi Re di Francia), San Nicola dei Lorenesi (accanto a piazza Navona);
– Sant’Ivo dei Bretoni (nel vicolo della Campana, vicino a piazza Navona);
– San Claudio dei Francocontesi di Borgogne (in piazza San Silvestro, tra Montecitorio e piazza di Spagna);
– la Cappella nazionale di Francia a Loreto.

La Pii Stabilimenti è anche proprietaria dei locali occupati dall’Institut français-Centre Saint-Louis, il Centro culturale dell’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede, l’IF-CSL assicura una missione di diffusione linguistica e culturale nella capitale italiana in relazione diretta con l’Institut français Italia. L’IF-CSL partecipa alle grandi missioni della Pii Stabilimenti, tra cui lo sviluppo dell’influenza della cultura francese a Roma e lo sviluppo dei legami tra la Francia, Roma e la Santa Sede. L’IF-CSL collabora regolarmente anche con altre istituzioni francesi presenti a Roma, l’École française di Roma e Villa Medici.

La Fondazione Pie Istituzioni di Francia a Roma e a Loreto è un’istituzione erede delle pie fondazioni di origine francese esistenti a Roma e a Loreto sin dal Medioevo. È infatti già in epoca carolingia che si creano le prime confraternite e comunità composte da francesi, chierici o laici, residenti nella Città Eterna. Queste confraternite bretone, lorenese, francocontese o francese avevano una chiesa e avevano locali in grado di accogliere i malati e i poveri della colonia, nonché i pellegrini.

Durante l’Ancien Régime, queste confraternite nazionali e le loro chiese ebbero un’esistenza e una gestione distinte. Ma gli sconvolgimenti causati dalla Rivoluzione francese misero fine a questa autonomia. Papa Pio VI con un breve pontificio del 1793 unì in un’unica amministrazione le diverse fondazioni e istituzioni e incaricò il Cardinale de Bernis, che era stato per 25 anni Ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, di amministrare le varie fondazioni nella denominazione di “Apostolica Visitatore di tutti gli stabilimenti di Roma e dello Stato ecclesiastico”.

Dopo la campagna d’Italia, le istruzioni date da Napoleone Bonaparte al Cardinale Fesch, suo zio, Ambasciatore a Roma, includevano questa menzione: “Una delle prime cure di Sua Eminenza sarà quello di proteggere le fondamenta religiose di cui la Francia gode a Roma”.

Nel 1801, nell’ambito del Trattato di Tolentino, questi stabilimenti tornarono sotto l’autorità dell’Ambasciatore di Francia. Un’ordinanza del Duca di Blacas, Ambasciatore di Francia a Roma nel 1816 e approvata nel 1817 dal Re Luigi XVIII, stabilì l’unione di queste fondamenta in un unico corpo.

Dopo la presa di Roma nel 1870, il Re d’Italia confermò il mantenimento di questa situazione con un decreto, seguito nel 1875 da uno scambio di lettere: “Nulla è cambiato per quanto riguarda gli istituti di beneficenza a favore degli stranieri”.

Per quanto riguarda la difficile situazione della Fondazione dei Pii Stabilimenti, iniziata nel 1940 con l’entrata in guerra dell’Italia contro la Francia e la decisione del governo fascista di sequestrare i beni dei Pii Stabilimenti (sequestro revocato nel 1943, a seguito dell’intervento della Santa Sede), fino al 1945 quando la Santa Sede riconobbe il governo provvisorio della Repubblica francese e venne nominato come Ambasciatore francese presso la Santa Sede Jacques Maritain (1945-1956), va sottolineato il particolare impegno profuso da Maritain nel sottolineare il carattere francese dei Pii Stabilimenti, difendendoli sia dalle mire italiane che dai tentativi di ingerenza della Santa Sede. Per rafforzare la sua azione Maritain decise di dotare la sua ambasciata di un Centro studi e di un servizio culturale per favorire una migliore diffusione della cultura francese e del pensiero e della cultura cristiani di origine francese.

Nel 1956, l’Ambasciatore Wladimir d’Ormesson stabilì il regolamento attuale, approvato dal breve pontificio di Pio XII l’8 settembre dello stesso anno. La destinazione di alcuni dei beni dei Pii Stabilimenti – come l’intero complesso conventuale di  Trinità dei Monti – dal 1828 è oggetto di accordi internazionali bilaterali tra la Francia e la Santa Sede.

L’Ufficio tecnico francese in italia (STBI) è incaricato di seguire la gestione dei beni immobiliari e la realizzazione dei progetti sul patrimonio immobiliare della Francia sul territorio italiano. La sua competenza si estende sulle tre ambasciate presenti a Roma, sui consolati generali in Italia, sui centri culturali e istituti scolastici. Interviene ugualmente per conto del Ministero della Cultura che lo rappresenta nelle competenze dei lavori d’investimento realizzati sul patrimonio monumentale della Pii Stabilimenti. Infine, rappresenta il Ministero della Difesa in merito alla gestione dei cimiteri militari francesi e dei monumenti commemorativi. Il patrimonio francese in italia rappresenta una superfice totale edificata di circa 48.000 m² (escludendo i cimiteri). È composto per la maggior parte da palazzi monumentali, tra cui Palazzo Farnese, Villa Bonaparte, il complesso conventuale della Santissima Trinità dei Monti, la chiesa nazionale francese di San Luigi dei Francesi, il Palazzo Lenzi a Firenze, il Palazzo delle Stelline a Milano e l’Edificio Grenoble a Napoli. L’azione dell’Ufficio tecnico francese (STBI) si estende sulle città di Roma, Milano, Torino, Venezia, Firenze, Napoli e Palermo, dove il Ministero degli Affari Esteri di Francia ha delle rappresentanze diplomatiche, consolari o culturali.

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