Scatti di ira… e “altissime” pressioni per depotenziare il Responsum sull’illegittimità e impossibilità di benedire unioni omosessuali
Scrive il sito Messainlatino.it, a proposito di insistenti voci di una presa di distanze di Papa dal Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede (su una prassi che alcuni sacerdoti in giro per il mondo hanno da tempo fatto propria) di cui era informato e di cui ha approvato la pubblicazione: «Con riferimento al Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede (sull’illegittimità e impossibilità di benedire le coppie omosessuali) nostre fonti, in altissimo loco, confermano quanto già parzialmente riportato da altri organi di stampa, che cioè il “procedimento” di approvazione del documento è stato tutt’altro che facile.
Fortissime pressioni, infatti, sono giunte affinché fosse firmato solamente dal Cardinale Prefetto e dall’Arcivescovo Segretario MA senza l’approvazione nominatim del Santo Padre.
Ci riferiscono anche di fortissime lamentele, post pubblicazione, giunte dai Dicasteri per i Laici, la Famiglia e la Vita [*] e dalla Pontificia Accademia per la Vita, oltre che da numerosi, purtroppo, Vescovi stranieri».
Tra i “numerosi, purtroppo, Vescovi stranieri” si è particolarmente distinto il Vescovo di Anwerpen, Mons. Johan Bonny ha detto che è arrabbiato, che si vergogna e che si scusa con le coppie gay per il Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ha affidato la sua rabbia, la sua rabbia e le sue scuse ad un articolo sul quotidiano De Standaard del 17 marzo 2021: “Provo una vergogna indiretta per la mia Chiesa. Le relazioni gay non possono ancora essere benedette. Johan Bonny simpatizza con le coppie gay religiose che sono deluse”. Che la Chiesa cattolica etichetti l’omosessualità come “assurdità” è difficile per Bonny. “Vorrei chiedere scusa a tutti coloro per i quali questo è doloroso e incomprensibile: coppie gay fedeli e cattoliche impegnate, genitori e nonni di coppie gay, operatori pastorali e consiglieri di coppie gay”. Bonny è chiaro nel suo articolo sul quotidiano De Standaard: “Il loro dolore per la Chiesa è il mio oggi”. Bonny non manda giù il no della Congregazione per la Dottrina della Fede alla benedizione delle coppie omosessuali, “con argomenti che per me non hanno senso”, aggiunge. “Sono arrabbiato e mi vergogno”, dice Bonny nel programma “De ochtend” (Il mattino) su Radio 1: “Il contrasto con il Sinodo a cui ho partecipato è molto grande. C’era chiaramente una tendenza diversa tra la maggioranza. Vale a dire che dovremmo partire dal positivo nelle persone, e non dal negativo. Fissare una vita su un aspetto e poi dire se quell’unica cosa non è giusta, è tutto sbagliato?”.
Quello che è sbagliato, è che ci sono troppi, purtroppo, Vescovi cattolici romani per la pederastia, contrari alla dottrina cattolica, che non fanno mistero della loro rabbia.
Johan Bonny – già Direttore spirituale del Seminario di Brugge, Ufficiale del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità Cristiana e Rettore del Pontificio Collegio a Rome – da anni raggiunge i titoli nei media, spingendo per il riconoscimento ecclesiastico e la benedizione delle relazioni tra omosessuali. Con la sua chiamata a dare alle relazioni omosessuali un posto strutturale all’interno della Chiesa Cattolica Romana, Bonny da anni sposta una nuova frontiera, non per la decenza, ma per la dottrina e la morale cattolica. In primo luogo, crea l’immagine che gli omosessuali non hanno un posto nella Chiesa Cattolica Romana. Ciò è manifestamente errato. Dopo tutto, ogni persona è chiamata da Cristo a diventare un membro della sua Chiesa universale. Questa Chiesa ha le sue regole, strutture e tradizioni, uguali per tutti e, contrariamente a quanto si sospetta, ancora molto conosciute. L’orientamento sessuale non è affatto un criterio per essere cattolici o meno. La Chiesa di Cristo, unica via per la salvezza per la Vita eterna, è aperta ad ogni persona, indipendentemente dalle sue origini, dai suoi talenti, dal suo orientamento sessuale, dai suoi problemi. Anche per gli omosessuali, come se fosse ancora necessario dirlo. Tutti sono benvenuti. Ma le regole della moralità si applicano universalmente, ad ogni cattolico, in ogni luogo e in ogni momento. Questo è cattolicità. Un vescovo che si dice “arrabbiato” perché il Papa ripete la sacrosanta verità cattolica, che la Chiesa benedice i peccatori ma non può benedire il peccato, non è più un vescovo cattolico.
La coppia di vaticanisti Gerard O’Connell (giornalista irlandese, America Magazine, rivista dei gesuiti USA) [Vatican sources suspect Pope Francis was distancing himself from CDF statement on same-sex unions in address] e Elisabetta Piqué (giornalista argentina, La Nación) [El Papa criticó el documento que rechazó las bendiciones a parejas del mismo sexo] riferiscono di aver saputo da fonti vaticane autorevoli, ma che vogliono restare anonime, quando il papa ieri all’Angelus ha chiesto “vicinanza, compassione, tenerezza” e si è opposto alle “condanne teoriche” e alle “pretese di legalismi o moralismi clericali” le sue parole sarebbero state ispirate dalla necessità di prendere distanza dal Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Marco Tosatti commenta sul suo blog Stilum Curiae: «Nozze omosessuali. C’è chi vuol far apparire il Papa persona di scarso equilibrio. Il Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede in materia di benedizione di coppie dello stesso sesso continua a bruciare sulla pelle di molti. Fuori del Vaticano, dove addirittura il National Catholic Reporter in preda a una crisi di nervi è arrivato a dare dell’ipocrita al Pontefice. E ieri si è diffusa l’anonima lettura, diffusa dalla coppia O’Connell-Piqué (loro sono regolarmente e felicemente coniugati) che secondo fonti anonime il Pontefice nel suo Angelus avrebbe voluto riferirsi al Responsum criticando i legalismi clericali. Così, a occhio, ci sembra un po’ improbabile. E temo che le fonti forse si siano sbagliate. D’altronde il Responsum ha bruciato anche sulla pelle di non pochi ecclesiastici di alto livello che appartengono alla nota lobby, e che forse vedrebbero con favore un’apertura ai confratelli laici, per diminuire in maniera consistente eventuali sensi di colpa e imbarazzi…Ma chi diffonde queste notizie non si rende conto di rendere un pessimo servizio al Pontefice. Lo fa passare per uno che approva e conferma ufficialmente una posizione netta e definita, e solo qualche giorno dopo la rinnegherebbe! Che immagine di umana stabilità e di equilibrio diffondono queste posizioni? Ben se ne è reso conto Il Sismografo, come potete vedere qua sotto».
Sulla dottrina cattolica la gerarchia deve essere chiarissima, trasparente e veritiera. Non deve farsi trascinare dalle logiche mediatiche
Il Sismografo, 21 marzo 2021
(L.B., R.C. – a cura “Il sismografo”) Il famoso documento, del 15 marzo scorso, della Congregazione per la Dottrina della fede (Responsum della CDF ad un dubium circa la benedizione delle unioni di persone dello stesso sesso – testo in 7 lingue) nella sua parte più rilevante dice: “Inoltre, poiché le benedizioni sulle persone sono in relazione con i sacramenti, la benedizione delle unioni omosessuali non può essere considerata lecita, in quanto costituirebbe in certo qual modo una imitazione o un rimando di analogia con la benedizione nuziale [7], invocata sull’uomo e la donna che si uniscono nel sacramento del Matrimonio, dato che «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppur remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia»[8]”.
Alla fine del Responsum si legge: “Il Sommo Pontefice Francesco, nel corso di un’Udienza concessa al sottoscritto Segretario di questa Congregazione, è stato informato e ha dato il suo assenso alla pubblicazione del suddetto Responsum ad dubium, con annessa Nota esplicativa”.
Subito dopo la pubblicazione, nel mondo intero è partita un’ondata di critiche e disaccordi, alcuni molto duri, che hanno coinvolto direttamente la suddetta Congregazione e la persona del Papa poiché, come abbiamo riportato, Francesco in persona ha autorizzato questa presa di posizione dottrinale.
Da subito, una certa stampa ha fatto capire che Papa Francesco sarebbe stato “usato” e il documento vaticano attribuirebbe al Pontefice responsabilità inesistenti. Oggi, domenica 21 marzo, il giornalista irlandese Gerard O’Connell (America Magazine, rivista dei gesuiti USA) e la giornalista argentina Elisabetta Piqué (La Nación) sottolineano di aver saputo da fonti vaticane autorevoli, ma che vogliono restare anonime, che alcune passaggi pronunciati oggi da Papa Francesco durante l’Angelus sarebbero un riferimento a questo documento sulle benedizioni e che in questo modo forse il Pontefice vuole prendere le distanze dal Responsum.
Oggi Francesco ha detto durante l’Angelus: “Si tratta di seminare semi di amore non con parole che volano via, ma con esempi concreti, semplici e coraggiosi, non con condanne teoriche, ma con gesti di amore. Allora il Signore, con la sua grazia, ci fa portare frutto, anche quando il terreno è arido a causa di incomprensioni, difficoltà o persecuzioni, o pretese di legalismi o moralismi clericali”.
O’Connell e Piqué ipotizzano, in conformità con quanto ha detto la fonte anonima vaticana, che sarebbe “molto possibile” che il Papa abbia voluto con la dicitura “pretese di legalismi o moralismi clericali” fare riferimento al Responsum di lunedì scorso della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Come accade molto spesso negli ultimi tempi in delicate questioni vaticane nessun giornalista ha accesso alla verità.
Le speculazioni in materie politiche, geopolitiche, o temi dell’Agenda ONU non sono preoccupanti quando al centro c’è la Sede Apostolica o il Papa stesso. Fanno parte del modo di fare giornalismo.
Invece queste speculazioni sono allarmanti e vanno prese molto sul serio le ambiguità, le opacità e i giochi di parole in materia dottrinale. La confusione che si sta creando in queste ore tramite le solite “fonti anonime” complica tutto, in particolare in un momento di travaglio e sofferenza per gran parte dei cattolici che discutono sui contenuti del Responsum.
Non è possibile contrapporre il Pontefice alla Congregazione per la Dottrina della Fede.
Noi siamo tra quelli che hanno fiducia e perciò pensiamo che la Santa Sede chiarirà il senso vero di quanto ha detto oggi Papa Francesco all’ora dell’antifona mariana e che “fonti anonime vaticane” vorrebbero presentare come uno scontro interno».
[*] Dal 15 agosto 2016 Prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita è il Cardinale Kevin Joseph Farrell (Dublino, 2 settembre 1947), dal 14 febbraio 2019 Camerlengo di Santa Romana Chiesa e dal 29 settembre 2020 Presidente della Commissione di materie riservate. Ma soprattutto, da sempre è l’uomo che non vede mai niente, anche se presente. Nel 1966 entra nella Congregazione dei Legionari di Cristo. Viene ordinato sacerdote dei Legionari di Cristo il 24 dicembre 1978. Nel 1984 esce dalla Congregazione dei Legionari di Cristo e si incardina nell’Arcidiocesi di Washington.
Come Legionario di Cristo era vicino al defunto Padre Marcial Maciel Degollado (Cotija, 10 marzo 1920 – Jacksonville, 30 gennaio 2008), il fondatore dei Legionari di Cristo caduto in disgrazia. Ma Farrell dice di non sapere nulla del comportamento vergognoso di Maciel. Poi, il 28 dicembre 2001 è nominato Vescovo ausiliare di Washington e riceve la consacrazione episcopale l’11 febbraio successivo dall’allora Arcivescovo metropolita di Washington, il Cardinale Theodore Edgar McCarrick, di cui diviene Vicario generale e Moderatore della Curia. Quindi, ha lavorato a stretto contatto con McCarrick, con cui ha condiviso la casa. Però, Farrell dice di non sapere nulla del comportamento vergognoso di Ted McCarrick. I cinici potrebbero chiedersi se Farrell sia stato scelto dal Pontefice per diversi altissimi e delicati incarichi perché ci si può fidare di lui di mai notare questioni e comportamenti scorretti.