Cardinale Ranjith chiede chiarezza sugli attentati islamici di Pasqua 2019 in Sri Lanka. Ricordiamo per rimanere umani
L’Arcivescovo metropolita di Colombo chiede di vedere il rapporto del governo sugli attentati della Domenica di Pasqua 2019 compiuti da terroristi islamici. Ci furono 8 esplosioni in tre chiese cattoliche, quattro alberghi e un complesso residenziale, 359 vittime (tra cui anche 36 stranieri), 500 feriti, identificati 8 kamikaze su 9 (molti avevano studiato all’estero e avevano legami internazionali), arrestate 70 persone sospette per questa strage di cristiani (oltre 250 cattolici tra le vittime), alti funzionari dell’intelligente srilankese avrebbero nascosto deliberatamente le informazioni sulla possibilità di un attacco terroristico islamico. Fra due mesi saranno passati due anni da quella Domenica di Pasqua, 21 aprile 2019. Non possiamo dimenticare.
“Se la Commissione presidenziale e il governo non renderanno giustizia alle vittime dell’attacco di Pasqua, mi rivolgerò alla Corte Internazionale di Giustizia”, ha detto il Cardinale Malcolm Ranjith, Arcivescovo metropolita di Colombo, in una dichiarazione rilasciata alcuni giorni fa, come riferisce l’agenzia UCA News e a cui Vatican Media oggi attira l’attenzione. Il Cardinale Ranjith ha esortato il governo a fornire una copia del Rapporto finale dell’indagine della Commissione presidenziale sugli attentati terroristici della domenica di Pasqua 2019, a tre chiese e a tre hotel di lusso, rivendicati da un gruppo estremista islamico locale National Thowheed Jamath.
Il Cardinale Ranjith si è detto insoddisfatto “per il modo in cui il Criminal Investigation Department (CID) ha condotto le indagini sugli attacchi di Pasqua e per il modo in cui il CID ha agito”. “La nostra gente non può più tollerare tutto questo”. “Se non otterremo giustizia dalla Commissione o dal governo, dovremo prendere provvedimenti”, ha aggiunto. Il Rapporto finale della Commissione presidenziale, nominata dall’ex presidente Maithripala Sirisena nel 2019, composto da 472 pagine e 215 allegati, è stato consegnato al presidente Gotabaya Rajapaksa il 1° febbraio e, secondo quanto riferito dal Ministro dei Mass Media e dell’Informazione, Keheliya Rambukwella, sarà presto discusso in sede governativa.
21 aprile 2019 – Le dichiarazioni nel giorno degli attentati
Per tutta la giornata degli attentati del 21 aprile 2019 i giornali hanno parlato di “attentati a sfondo religioso” contro “Easter worshippers” (eufemismo usato per non dire cristiani e da alcuni fu tradotto come “adoratori della Pasqua”, sic!), volendo tirare in ballo anche dei buddisti. Ma il governo dello Sri Lanka ha subito confermato ufficialmente che la strage di cristiani a Pasqua era stata compiuta da terroristi islamici locali aiutati da una rete internazionale. Si trattava di “jihadisti locali del National Thowheed Jamath, aiutati da rete internazionale”, secondo Rajitha Senaratne, sottosegretario al governo dello Sri Lanka. “Non crediamo che gli attacchi possano essere stati portati avanti solo da un gruppo di questo paese. C’è una rete internazionale senza la quale questi attacchi non sarebbero riusciti”, ha detto secondo quanto riportato da The Guardian. Il governo dello Sri Lanka aveva convocato una riunione di emergenza, che è stata presieduta dal premier Ranil Wickremesing, dopo le esplosioni che hanno colpito il paese. Il presidente dello Sri Lanka Maithripala Sirisena ha detto che le forze armate e la polizia hanno avviato delle indagini per accertare le responsabilità degli attacchi. «Stiamo cercando di individuare chi è all’origine di questi attacchi», ha detto Sirisena.
Le prime sei esplosioni simultanee si sono verificate durante la mattinata di Pasqua 2019 in 3 chiese e 3 hotel della capitale Colombo e della città di Negombo. Le tre chiese colpite sono il santuario di Sant’Antonio a Kochchikade, periferia della capitale Colombo (una delle chiese cattoliche più importanti del paese, visitata da pellegrini di diverse fedi religiose), la chiesa di San Sebastiano a Negombo (città a maggioranza cattolica a nord della capitale) e l’altra nella città orientale di Batticaloa. I tre hotel colpiti dalle esplosioni nella capitale dello Sri Lanka sono lo Shangri-La, il Kingsbury Hotel e il Cinnamon Grand. Poi, una settima e un’ottava esplosione sono avvenuta a Dehiwala e a Dematagoda, due sobborghi della capitale Colombo: all’albergo Tropical Inn, nella periferia sud, e in un complesso residenziale alla periferia est.
Le parole di vicinanza di Papa Francesco dopo il Regina Cæli di Pasqua
Dopo il Regina Cæli del 21 aprile 2019, Papa Francesco ha espresso la sua vicinanza al popolo srilankese ferito dagli attentati di Pasqua, preghiera e solidarietà per lo Sri Lanka, come ha riportato il Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede:
«Alle ore 12 di oggi, Lunedì dell’Angelo, il Santo Padre Francesco si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare il Regina Cæli con i fedeli ed i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro e, dopo le parole di ieri a Pasqua, è tornato a parlare nuovamente dello Sri Lanka colpito da drammatici attentati contro chiese e hotel che hanno causato almeno 290 morti e centinaia di feriti:
“Cari fratelli e sorelle, vorrei esprimere nuovamente la mia vicinanza spirituale e paterna al popolo dello Sri Lanka. Sono molto vicino al mio caro fratello, il cardinale Malcolm Ranjith Patabendige Don, e a tutta la Chiesa arcidiocesana di Colombo. Prego per le numerosissime vittime e feriti, e chiedo a tutti di non esitare a offrire a questa cara nazione tutto l’aiuto necessario. Auspico, altrettanto, che tutti condannino questi atti terroristici, atti disumani, mai giustificabili”».
La dichiarazione del Presidente dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti sugli attacchi terroristici
La seguente dichiarazione è stata rilasciata dal Cardinale Daniel N. DiNardo, Arcivescovo di Galveston-Houston e Presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti riguardo alle esplosioni simultanee nello Sri Lanka contro la comunità cristiana minoritaria del paese e gli hotel di lusso intorno a Colombo nella Domenica di Pasqua mattina:
“Questa mattina in Sri Lanka una serie coordinata di attentati ha ucciso centinaia di fedeli nelle chiese cattoliche e altri di tutte le fedi negli hotel vicini. Le chiese erano la chiesa di San Sebastiano a Negombo, il santuario di Sant’Antonio a Colombo e la chiesa di Sion nella città orientale di Batticaloa. Questo grande male ha preso di mira queste chiese perché erano piene di fedeli che celebravano la Pasqua, il giorno in cui i cristiani di tutto il mondo celebrano la morte del Re della Pace dai morti. Offriamo le nostre preghiere per le vittime e le loro famiglie. E ci uniamo a tutte le persone di buona volontà nel condannare questi atti di terrorismo. Questo male non può superare la speranza trovata nella risurrezione del nostro Salvatore. Possa il Dio della speranza che ha risuscitato suo Figlio, riempire tutti i cuori con il desiderio di pace”.
Il Patriarca Ecumenico Bartolomeo esprime la sua più profonda condanna per gli attentati terroristici nello stesso giorno della Pasqua cattolica
Sua Santità Bartolomeo, Arcivescovo di Costantinopoli, Patriarca Ecumenico ha condannato fermamente qualsiasi attacco terroristico e atto di odio, violenza e fondamentalismo, indipendentemente dalla sua fonte, e invita tutti a cooperare per costruire sulla coesistenza pacifica e la collaborazione attraverso il dialogo e il rispetto reciproco. La Santa Grande Chiesa di Cristo prega affinché le anime delle vittime riposino in pace, esprimendo le più sentite condoglianze alle loro famiglie e augurando a tutti i feriti coraggio e una pronta guarigione. Allo stesso tempo, trasmette la sua solidarietà e solidarietà alla Chiesa Cattolica Romana locale, al governo e al popolo dello Sri Lanka. Il Patriarca Ecumenico ha contattato il Metropolita Costantino di Singapore e gli ha chiesto di trasmettere il messaggio di cui sopra da parte del Patriarcato Ecumenico alla Chiesa Cattolica Romana, alle autorità e alla popolazione del Paese.
24 aprile 2019 – Intervista di Patrizia Caiffa per l’agenzia Sir al Card. Ranjith: “Il massacro poteva essere evitato. Troppi interessi geopolitici”
La notizia di queste ore è che alti funzionari dell’intelligente srilankese avrebbero nascosto deliberatamente le informazioni sulla possibilità di un attacco terroristico. “È un fatto gravissimo – commenta al Sir il cardinale Ranjith -, vuol dire che il massacro poteva essere evitato”. Il suo appello alla comunità internazionale: “Non venga a mescolarsi alle politiche nazionali ma rispetti il nostro Paese e le nostre scelte. E ci aiuti dove è necessario”.
Sono i giorni del dolore per la violenza insensata che ha colpito la comunità cattolica dello Sri Lanka, un milione e mezzo su circa 21 milioni abitanti. Il Cardinale Malcolm Ranjith, Arcivescovo metropolita di Colombo, sta celebrando da ieri i funerali di oltre 250 cattolici (su un totale di 359 vittime, tra cui molte decedute in ospedale per le ferite gravissime) morti durante gli attentati di Pasqua nelle due chiese cattoliche di Sant’Antonio e San Sebastiano, una chiesa protestante e tre hotel di lusso tra Negombo, Colombo e Batticaloa. Per ragioni di sicurezza è stato deciso di non fare una unica celebrazione di massa ma tanti funerali, presieduti anche dai vescovi ausiliari. “Finora abbiamo celebrato dieci funerali, saremo impegnati fino a giovedì”, dice durante gli spostamenti da una chiesa all’altra. Tra ieri e oggi sui media internazionali stanno circolando i video delle telecamere a circuito chiuso che hanno ripreso i kamikaze poco prima di farsi esplodere: nella chiesa di San Sebastiano a Negombo e nella sala per le colazioni dell’hotel Shangri-la, uno dei più lussuosi e ricercati di Colombo. Le forze dell’ordine hanno identificato 8 kamikaze su 9, molti avevano studiato all’estero e avevano legami internazionali. Sono state arrestate 60 persone sospettate di avere un ruolo nell’organizzazione degli attentati. Ma la notizia più grave, che sta trapelando in queste ore, è che alti funzionari dell’intelligente srilankese avrebbero nascosto deliberatamente le informazioni sulla possibilità di un attacco. “È un fatto gravissimo – commenta al Sir il cardinale Ranjith -, vuol dire che il massacro poteva essere evitato”.
Quindi oltre al dolore c’è anche tanta rabbia?
Sì ma cosa possiamo fare? Se le agenzie di sicurezza locali non fanno bene il loro dovere a chi dobbiamo rivolgerci?
Cosa chiedete ora al governo?
Chiediamo che siano indagati tutti i possibili fattori. E che tutti i responsabili siano arrestati e puniti secondo la legge del Paese.
Si è chiesto perché è stato colpito proprio lo Sri Lanka, un Paese in pace da 10 anni? È stata avanzata l’ipotesi di una ritorsione per il massacro nelle moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda, compiuto da un suprematista australiano.
Sono teorie. Il viceministro della Difesa lo ha detto in Parlamento ma non ci credo. Il massacro di Christchurch non ha niente a che fare con noi. Allora avrebbero dovuto fare una ritorsione nel Paese di provenienza di quell’attentatore. Lo Sri Lanka non c’entra niente. Secondo me sono le mosse di alcune agenzie internazionali interessate a mettere i piedi nel nostro Paese. Utilizzano questo gruppo terrorista per spaventarci e realizzare i loro obiettivi.
Teme che questi fatti possano mettere a rischio la convivenza pacifica tra le religioni buddista, cristiana, indù e musulmana?
No, questi non sono islamici ma terroristi che sfruttano il nome dell’Islam. Non esistono problemi tra le religioni, è una questione politica internazionale.
Pensa che potrebbero essere coinvolti altri governi?
Si, si tratta di interessi geopolitici di certi gruppi che possono essere parte di questa mossa. Lo Sri Lanka è vicino al subcontinente indiano. È un Paese situato geograficamente molto bene per gli interessi geopolitici ed economici. Forse questo gruppo di terroristi fa il mestiere per conto di qualcun altro. È terribile.
Dopo i giorni del lutto come ripartirà la comunità cattolica? Come aiuterete le famiglie delle vittime?
La comunità cattolica è distrutta, dovremo lavorare molto con loro. Cercheremo di stare vicino alle persone con la preghiera e con l’aiuto. Una volta terminate tutte le sepolture vedremo cosa fare.
Cosa chiede ora ai suoi connazionali?
Chiedo ai miei connazionali di non farsi prendere in giro, di non attaccare nessuno, rendere giustizia alle vittime, mantenere l’armonia e lavorare per una pace duratura nello Sri Lanka.
Vuole fare anche un appello alla comunità internazionale?
Non venga a mescolarsi alle politiche nazionali ma rispetti il nostro Paese e le nostre scelte. E ci aiuti dove è necessario.
Papa Francesco ha parlato di voi al Regina Cæli di domenica scorsa…
Sì abbiamo visto e sentito. Siamo molto grati al Papa per questo appello.
24 aprile 2019 – Il commento del Direttore de L’Osservatore Romano a seguito degli attentati terroristici islamici anti-cristiani in Sri Lanka la Domenica di Pasqua 2019
Rimanere umani
di Andrea Monda
L’Osservatore Romano, 24-25 aprile 2019
“E non devi recedere d’un solo
briciolo dalla tua persona umana,
ma essere vivo, nient’altro che vivo,
vivo e nient’altro sino alla fine”
(Boris Pasternak).
359 morti, oltre 500 feriti per le bombe fatte scoppiare in tre chiese e in tre alberghi in tre città diverse durante la domenica di Pasqua. Solo nella chiesa di San Sebastiano a Negombo, poco a nord della capitale Colombo, sono morte oltre 100 persone. Questi i dati, nella loro eloquente crudezza.
Il giorno della festa più importante per i cristiani, il luogo della preghiera, trasformati in un momento e in un luogo di morte e terrore. Il paradosso è atroce: nello stesso giorno in cui alcuni uomini invocano il nome di Dio per pregarlo e chiedere la pace, altri uomini usano quello stesso nome per giustificare il loro gesto omicida. Si tratta dello stesso Dio? Il verbo utilizzato svela il senso di questo contro-senso: da una parte “invocare”, dall’altra “usare”, sta qui la differenza. Dio è l’orizzonte più alto, al di là della portata delle nostre mani, un orizzonte che permette di vedere il mondo e gli uomini da un’altra luce, e non è invece un oggetto utilizzabile, manovrabile, manipolabile. Lo sguardo dalla prospettiva di Dio produce un effetto disarmante, l’illusione di possedere Dio finisce per dividere e contrapporre. La follia generata dalla paura e che genera altra paura, avvenuta domenica nello Sri Lanka è un altro passo verso la contrapposizione e la guerra tra le religioni: solo un mese fa, il 15 marzo a Christchurch in Nuova Zelanda sono morte 50 persone presso la moschea di Al Noor e presso il centro islamico di Linwood, nel giorno e nel momento della preghiera del venerdì. Sono passi che conducono all’annientamento delle stesse religioni e di ciò che resta dell’umano. Cosa fare allora per interrompere questa spirale di violenza?
Papa Francesco lunedì scorso, dopo il Regina Cæli, ha espresso l’auspicio «che tutti condannino questi atti terroristici, atti disumani, mai giustificabili». Una condanna che serve a rimanere umani. Sulla scia dei suoi predecessori il Papa da anni va ripetendo con forza che uccidere in nome di Dio è una bestemmia, è l’offesa più grande verso Dio e un tradimento della stessa religione. Essere uniti come esseri umani che vivono sotto il sole nella condanna a questi atti disumani è il nodo cruciale per la tessitura di un dialogo quanto mai essenziale per la costruzione della pace.
Il dialogo si tesse attraverso gesti concreti come quello del 4 febbraio di Abu Dhabi, la firma congiunta del Documento sulla fratellanza universale tra il Papa e il Grande Imam di Al–Azhar che invitando a riconoscersi tutti fratelli nella comune origine di Dio padre e creatore del mondo, ha ribadito con fermezza «che le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue. Queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell’uso politico delle religioni». Da qui la richiesta di «cessare di strumentalizzare le religioni per incitare all’odio, alla violenza, all’estremismo e al fanatismo cieco e di smettere di usare il nome di Dio per giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di oppressione. Lo chiediamo per la nostra fede comune in Dio, che non ha creato gli uomini per essere uccisi o per scontrarsi tra di loro e neppure per essere torturati o umiliati nella loro vita e nella loro esistenza. Infatti Dio, l’Onnipotente, non ha bisogno di essere difeso da nessuno e non vuole che il Suo nome venga usato per terrorizzare la gente».
Una delle lezioni di Benedetto XVI sulla quale è necessario riflettere è stata proprio su questo “fanatismo cieco”, frutto dello scollamento tra religione e ragione. Il rapporto tra le due è invece essenziale per la purificazione reciproca che impedisce proprio l’emergere di incrostazioni come il fondamentalismo e la violenza.
Un’altra lezione infine che ancora non è stata acquisita è sull’essenza del cristianesimo che non è una cultura e non si identifica con nessuna cultura né tantomeno con una etnia particolare. Il fanatismo fondamentalista e stragista, fingendo di dimenticare la realtà dei fatti e l’esperienza concreta dei popoli, spesso identifica il cristianesimo con l’Occidente. Ma l’equazione cristianesimo/Occidente non regge perché il cuore del cristianesimo è il messaggio spirituale del Vangelo che è rivolto a tutti gli uomini, alla luce del quale la Chiesa entra in contatto con tutte le culture e di ogni cultura valorizza il buono, l’umano.
Questa è la linea “umanista” del Papa che permette al sottile sentiero della pace di svilupparsi nonostante le reazioni violente dei fanatici ed è su questo sentiero che la Chiesa, popolo di Dio orante e operoso, deve proseguire il cammino.
26 aprile 2019 – Cristiani senza protezione nello Sri Lanka: stop alle Messe per il rischio di nuovi attentati
A pagare per gli attentati di Pasqua 2019 sono i cristiani. La clamorosa decisione del 26 aprile 2019: la domenica nello Sri Lanka non saranno più celebrate delle Sante Messe, fino a nuovo ordine, in seguito agli attentati terroristici islamici che hanno causato la morte di oltre 290 persone, nella stragrande maggioranza cristiani. Lo annunciò l’Arcivescovo metropolita di Colombo, Cardinale Malcolm Ranjith. Una decisione drammatica, che avrebbe dovuto – finalmente – dare il senso di quanto era accaduto a Pasqua, anche a chi non vuole vedere la realtà.
“Non c’è sicurezza, andare in chiesa è pericoloso ora. I nostri figli hanno paura di entrare in una chiesa”: Gration Fernando è un cattolico dello Sri Lanka, proprietario di un negozio davanti al Santuario di Sant’Antonio a Colombo, uno dei siti colpiti negli attentati di Pasqua dai terroristi islamici affiliati all’Isis. Le autorità gli hanno ordinato di chiudere il negozio, temendo nuovi attentati nel fine settimana, ha rivelato l’Associated Press.
Intanto, saltava anche il Capo della Polizia dello Sri Lanka. L’annuncio fu dato dal Presidente Maithripala Sirisena in persona. Pujith Jayasundara era il secondo alto funzionario dello Sri Lanka a dimettersi dopo il Ministro della Difesa, Hemasiri Fernando, che aveva lasciato il giorno precedente, 25 aprile 2019 il suo incarico per aver fallito nella missione di garantire la sicurezza nazionale, nonostante le informazioni cruciali sul rischio di attacchi suicidi.
Nel contempo il Presidente Maithripala Sirisena ha detto che c’erano tra 130 e 140 presunti membri del gruppo terroristico dello Stato Islamico nello Sri Lanka, precisando che 70 persone erano già state arrestate. “Metterò fine allo Stato islamico in Sri Lanka. La nostra polizia e le forze di sicurezza sono in grado di raggiungere questo obiettivo”, ha aggiunto.
Il Presidente ha anche affermato che un capo dell’intelligence ha ricevuto informazioni “altamente descrittive” il 4 aprile, che includevano gli obiettivi e i metodi dell’attacco. Tuttavia il Ministro di Difesa “non ha preso sul serio” il rapporto e “non ha agito con serietà”. Né lui, né il Capo della Polizia gli hanno parlato delle informazioni ricevute, ha insistito Sirisenae, specificando che “non lo dico per prendere le distanze, ma questo è quello che è successo”.
Foto: Il sangue dei martiri sulla statua del Cristo Risorto nella chiesa di San Sebastiano a Negombo, città a maggioranza cattolica a nord della capitale Colombo.