Numeri ufficiali Covid-19 del 9 febbraio 2021. Missione degli esperti OMS a Wuhan lascia irrisolte domande cruciali sull’origine della pandemia

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La missione degli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a Wuhan lascia irrisolte alcune delle domande cruciali sull’origine della pandemia della malattia Covid-19: c’è stata una fuga del nuovo coronavirus SARS-CoV-2 dal laboratorio dell’Istituto di Virologia della città cinese? Chi ha trasmesso il nuovo coronavirus agli esseri umani? Sicuramente un animale, forse un pipistrello o un pangolino. Ma “i virus riscontrati in questi animali non sono una prova sufficiente per dimostrare un collegamento con il SARS-Cov-2” dicono gli esperti.
Dal resoconto si capisce che hanno capito ancora poco o niente. Temo che non lo capiranno mai. E noi ancora meno.
Quello abbiamo capito comunque, è – com’era prevedibile – che il team OMS, dopo un tour a Wuhan organizzato dal regime comunista cinese, sposa tutte le versioni più favorevoli a Pechino. La notizia non è che ritiene “estremamente improbabile” origine da laboratorio, ma che apre alla tesi cinese della trasmissione via prodotti surgelati.

Dr. Li Wenliang 李文亮.

Riteniamo che è molto più credibile e affidabile la denuncia del medico di Wuhan, Li Wenliang 李文亮 che poi è morto, ma che è riuscito a denunciare l’origine del Sars-CoV-2 [*], che questa finto team dell’OMS in un finto sopralluogo/tour turistico, che emetterà una finta relazione tecnico-scientifica sul nulla, perché la Cina “che ha ritardato a lungo le indagini OMS” ha già chiarito ai potenti del mondo, che la verità non si deve sapere. E intanto, l’economia cinese va a gonfie vele e nelle nostre case entrano sempre più prodotti cinesi, per primis mascherine, con la vendita online e la consegna tramite corriere (attività commerciale per niente in crisi), causa Covid-19.
[*] Numeri ufficiali Covid-19 del 6 febbraio 2021. Omaggio dei cinesi sul web al medico Li Wenliang 李文亮, uno dei primi che lanciò allarme Sars-CoV-2 – 6 febbraio 2021.

Wuhan, 9 febbraio 2021. Il capo missione OMS Peter Ben Embarek stringe la mano al coordinatore dei ricercatori cinesi Liang Wannian, al termine della conferenza stampa.

Ringraziando i nostri lettori e sostenitori, ricordiamo che è possibile inviare comunicazione presso l’indirizzo di posta elettronica del “Blog dell’Editore”: QUI.

I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi martedì 9 febbraio 2021

Ricoverati con sintomi: 19.512 (-15) (-0,08%)
In terapia intensiva: 2.143 (+0) (+0,00%) [con 146 nuovi ingressi del giorno] [*]
Deceduti: 92.002 (+422) (+0,46%)
Vaccinati [**] e percentuale sulla popolazione (aggiornato al 9 febbraio 2021 Ore 18:00): 1.209.126 (2,00%)

[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
[**] Persone che hanno completato la vaccinazione (prima e seconda dose). Vaccinazione in tempo reale: QUI.

Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia

Media giornaliera dei decessi: 259 (-)

Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.

Il punto della situazione a cura di Lab24

Oggi affrontiamo brevemente due diversi temi: l’andamento recente dell’epidemia in Italia e il salto di specie uomo-animale.

1) Negli ultimi 30 giorni (periodo mobile chiuso l’8 febbraio) sulla base dei dati ricevuti dalle Regioni e Province autonome l’Istituto Superiore di Sanità riporta 325.903 nuovi casi di Covid-19. I decessi sono stati 9.669, includendo anche quelli relativi a soggetti con infezione contratta prima del periodo considerato, con un tasso di letalità del 2,9%: in crescita rispetto al 2,7% del mese mobile chiuso a metà dello scorso gennaio (3,4% da inizio epidemia). I casi tra gli operatori sanitari sono stati 8.921, il 2,7% del totale: valore sensibilmente inferiore al 4,1% calcolato da inizio emergenza, che risente dei molti casi rilevati nella prima fase dell’epidemia. I contagi relativi agli operatori sanitari, precisa l’Iss, vengono peraltro riferiti alla professione dei soggetti positivi e non al luogo dove è stata contratta l’infezione. Negli ultimi 30 giorni si è alzata, in tutte le fasce di età, la percentuale di soggetti positivi asintomatici: che si mantiene chiaramente al di sopra del 50% anche nei soggetti tra i 70 e 79 anni, che risultano quelli maggiormente colpiti da forme sintomatiche (da paucisintomatiche a critiche) della Covid-19. L’età mediana dei contagiati, nel periodo considerato, è 46 anni, al di sotto dei 48 rilevati da inizio epidemia.

2) Sempre più spesso, da qualche mese, vengono segnalati casi di animali risultati positivi al Sars-CoV-2: l’ultimo in ordine di tempo, l’8 febbraio, riguarda due tigri di Sumatra dello zoo di Fort Wayne, in Indiana. La decisione di procedere con il test è stata presa dopo che uno dei due felini aveva manifestato sintomi riconducibili alla Covid-19. Questi “passaggi” ad altre specie sono del tutto naturali e non devono necessariamente allarmare. Volendo interpretare la notizia in chiave positiva possiamo trarne due considerazioni utili:
– La prima considerazione è che il virus viaggia con efficienza anche a una certa distanza (difficile immaginare che qualcuno abbia avuto il coraggio di starnutire in faccia a una tigre, per quanto in uno zoo). E quindi si rafforza la necessità di mantenere le misure di cautela interpersonale, come il distanziamento e l’uso costante delle mascherine.
– La seconda considerazione è che, in uno di questi passaggi da una specie all’altra, il virus potrebbe trovare un ospite più comodo e accogliente di quanto non sia l’uomo: che lo combatte in tutti i modi possibili, farmaci e vaccini inclusi. Lo stesso percorso, con salto di specie uomo-animale, è stato con buona probabilità compiuto dal Coronavirus responsabile della Sars di inizio millennio, improvvisamente scomparso senza lasciare traccia. Che questo futuro ospite del Sars-CoV-2 possa essere la tigre è difficile da credere: sia perché gli esemplari di tigre sono ormai pochissimi, sia perché le occasioni di interazione con gli esseri umani sono molto ridotte. Ma con qualche specie più a stretto contatto con noi, e numericamente importante, potrebbe anche succedere: magari trovando un punto di equilibrio virus-ospite, come accade con i pipistrelli, che permette una convivenza del tutto priva di rischio. Tralasciamo per una volta i molti possibili risvolti negativi, nel caso in cui le cose non andassero nella direzione migliore, e ci regaliamo un po’ di speranza confidando in Madre Natura (Fonte Lab24.ilsole24ore.com/coronavirus).

A gennaio un nuovo calo della mortalità giornaliera

L’andamento della mortalità media giornaliera dal 20 al 26 gennaio mostra “una riduzione rispetto alla settimana precedente” e mostra “che il valore è tornato in linea con l’atteso”. È quanto emerge dall’Andamento della mortalità giornaliera (SiSMG) nelle città italiane in relazione all’epidemia di Covid-19, realizzato per il Ministero della salute dal Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio. Il monitoraggio include i dati di 33 Comuni italiani e consente di rilevare, confrontandoli con quelli dei 5 anni precedenti, il peso di fenomeni come le ondate di calore o l’evoluzione delle epidemie, da quella influenzale a quella di Covid-19. I dati hanno permesso, infatti, di evidenziare due picchi di mortalità in corrispondenza della prima fase (marzo-aprile) e della seconda fase (ottobre-dicembre) dell’epidemia Covid-19. Il forte incremento della mortalità osservata nella prima fase dell’epidemia di Covid-19, è stato seguito da una riduzione che ha riportato la mortalità in linea con i valori di riferimento a fine maggio (Fonte SkyTG24).

In un Paese serio, i virologi spiegherebbero i pro e i contro dei vaccini. In un Paese serio…

Perplessità Regioni sulle “Primule”: è spreco soldi

Durante l’incontro tra i Governatori che ha preceduto la Conferenza Stato-Regioni, secondo quanto apprende l’AGI, molti Governatori di Regione hanno espresso perplessità sulle “primule”, i padiglioni per la somministrazione dei vaccini. Il Commissario all’Emergenza, Arcuri, ha chiesto che ci sia un rappresentante della Conferenza nella commissione per le gare d’appalto. Il budget previsto è di 8,59 milioni di euro. Ma molti governatori, in primis il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ma anche Lombardia, Molise, Abruzzo e altre Regioni, hanno espresso un giudizio negativo, ritengono che siano inutili, uno spreco di soldi. Hanno sottolineato, sempre secondo quanto si apprende, che quei fondi andrebbero dati ai comuni. Magari per allestire palestre, palazzetti, ambulatori, padiglioni nelle fiere. La questione sarebbe stata rinviata a giovedì, quando i governatori torneranno a riunirsi. Durante la Conferenza Stato-Regioni il governo ha fatto un’informativa sull’adeguamento del piano vaccini. Da alcuni Governatori di regione sarebbero arrivati dei rilievi tecnici (Fonte SkyTG24).

Regioni, piano vaccini difficile realizzare: mancano le dosi

L’integrazione del Piano vaccini anti-Covid-19 proposta dal Ministero della Salute presenta “alcune criticità” e risulta “in questa fase di difficile applicazione per la carenza delle dosi di vaccino disponibili e per l’indeterminatezza di alcune indicazioni”. È questa la posizione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, che in un documento muove una serie di rilievi rispetto ai target da vaccinare, suggerisce la possibilità di usare Astrazeneca anche per gli over 55 senza patologie e di verificare la disponibilità sul mercato di ulteriori vaccini (Fonte SkyTG24).

“Dovevano esserci 90.000 morti e più per approvare l’utilizzo dei monoclonali? Approvati poco fa dall’AIFA gli anticorpi monoclonali per il trattamento precoce delle forme di Covid-19. Finalmente!!!” (Claudio Mantovani).

Il nuovo Arcivescovo metropolita di Napoli, Mons. Domenico Battaglia è positivo al Covid-19

La Curia Arcivescovile di Napoli comunica che sono sospese tutte le attività, le celebrazioni e le visite già programmate e in cui era coinvolto l’Arcivescovo. Il nuovo Arcivescovo metropolita di Napoli ha appena preso possesso della Diocesi e ha celebrato la Messa in duomo domenica per la giornata per la Vita. Battaglia aveva  fatto precedere il suo ingresso in Diocesi da un “pellegrinaggio simbolico” verso alcune periferie esistenziali della città e aveva fatto l’ingresso ufficiale il 2 febbraio.
Il Cardinale Sepe che era stato ricoverato per il Covid-19 è stato dimesso il 30 gennaio ed è andato nella sua nuova abitazione di Capodimonte. Dovendo osservare un periodo di convalescenza, non aveva potuto partecipare alla celebrazione per l’ingresso in Diocesi di Battaglia (Fonte Arcidiocesi di Napoli).

Allarme contagi in Campania. De Luca pensa alla Dad in tutte le scuole

Il Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca ritiene che la didattica in presenza vada sospesa nelle scuole, dalle elementari alle superiori, visto l’incremento del contagio scolastico. Lo apprende l’ANSA dopo la riunione dell’Unità di Crisi della Campania alla presenza del governatore campano sulla verifica della situazione Covid-19 nelle scuole. La riunione si è svolta dopo un altro tavolo con i direttori generali delle Asl che gli hanno prospettato i dati dei contagi nelle scuole.
La possibile chiusura
De Luca, a quanto si apprende, avrebbe intenzione di inviare una raccomandazione ai Sindaci e ai Prefetti della Campania per attuare la chiusura in presenza e demandare ogni ordine di scuola alla Dad. Se non ci fosse esecuzione positiva, la Regione agirebbe da sola con un’ordinanza. De Luca ha illustrato la sua idea nel corso della riunione dell’Unità di Crisi nella sede della Regione che è durata molto poco.
La riapertura delle scuole in presenza in Campania è stata accelerata nelle scorse settimane dopo una sentenza del Tar che stabiliva la ripresa della didattica in presenza accogliendo i ricorsi presentati da comitati di genitori No-Dad.
La nota dell’Unità di crisi: “Valutazione con prefetti e sindaci”
Intanto l’Unità di Crisi della Regione Campania ha diramato una nota in cui si fa sapere che, “valutato il costante e crescente aumento dei casi registrati in tutte le fasce d’età, invierà a tutti i Prefetti e ai Sindaci il grave quadro epidemiologico regionale registrato, in termini generali, nonché in ambito scolastico, affinché si valuti per ogni singola realtà locale il necessario passaggio alla didattica a distanza fino alla fine del mese di febbraio”. “Contestualmente, con l’arrivo programmato del vaccino AstraZeneca, partirà a breve la campagna di vaccinazione riservata al personale scolastico, come da protocollo attuale, per docenti e non docenti di età inferiore ai 55 anni, e progressivamente fino alla copertura totale, anche oltre i 55 anni” (Fonte SkyTG24).

Studenti in Campidoglio: “Basta bus pieni, Atac ci ascolti”

Un centinaio di studenti oggi pomeriggio hanno manifestato in Campidoglio chiedendo un incontro con le istituzioni per manifestare il loro disagio per le condizioni del trasporto pubblico in città legate alla pandemia di Covid-19. Dal presidio i presenti parlano di bus sovraffollati e corse limitate negli orari di ingresso e uscita dagli istituti scolastici. Ad organizzare la protesta la Rete degli Studenti Medi. “Nelle scorse settimane abbiamo chiesto un confronto ad Atac e Roma Mobilità per ragionare sui problemi del trasporto scolastico, volevamo portargli i dati che abbiamo elaborato mentre attendiamo in fermata per correggere alcune cose, non ci hanno risposto”, spiega uno dei manifestanti. “In Campidoglio non si sta interessando di questa situazione – incalza un altro studente – la mattina prima delle 8 e all’ora di pranzo i bus sono pochi e spesso sovraffollati, mentre le linee S pensate per la scuola passano secondo noi in orari sbagliati. Vorremmo un confronto per migliorare le cose e diminuire il rischio contagio legato alle situazioni di affollamento” (Fonte SkyTG24).

Le RSA si stanno svuotando. Anche per i casi dei decessi nelle RSA partiranno a breve dei processi penali, che forse condurranno alla verità. La strage degli anziani è un fatto sconcertante. Sta scomparendo una intera generazione di nonni e in pochi ne parlano. I danni collaterali di questa guerra avranno conseguenze catastrofiche. Quasi 100mila decessi, le mancate nascite, il crollo dei matrimoni, la generazione dei nonni cancellata, ci avviciniamo all’Apocalisse.

Le RSA vanno chiuse, lo dimostra la strage del Covid. La Santa Sede lo capisce bene, ma non ha il coraggio di chiederlo apertamente
di Sante Cavalleri
Faro di Roma, 9 febbraio 2021

Non c’è nessun modo di “salvare” le RSA: come per i manicomi e gli orfanatrofi la soluzione sono forme alternative e non gli istituti. Questa realtà emerge con chiarezza dall’analisi contenuta nel documento della Pontificia Accademia della Vita che però non ha il coraggio di affermarlo con chiarezza e preferisce una circonlocuzione: “A livello culturale e di coscienza civile e cristiana, è quanto mai opportuno un profondo ripensamento dei modelli assistenziali per gli anziani”, afferma infatti il testo della Pontificia Accademia per la Vita: “La vecchiaia: il nostro futuro. La condizione degli anziani dopo la pandemia”, diffuso oggi, in cui si sottolinea “il dovere di creare le condizioni migliori affinché gli anziani possano vivere questa particolare fase della vita, per quanto possibile, nell’ambiente a loro familiare, con le amicizie abituali”. La verità vera è che abbiamo perso migliaia di vite, nel mondo forse un milione, per questa formula dell’appalto assistenziale dei nonni.

Il documento usa termini ammorbiditi ma questo dato emerge chiaramente: “gli anziani sono stati tra i più colpiti dalla pandemia”, denuncia la Pontificia Accademia per la Vita nel documento diffuso oggi. ”Il numero di morti tra le persone oltre i 65 anni è impressionante”, si legge nel testo, che rimanda al documento che il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ha pubblicato il 7 aprile 2020, poche settimane dopo l’inizio del lockdown in alcuni paesi europei, e nel quale si afferma che “una particolare attenzione meritano coloro che vivono all’interno delle strutture residenziali: ascoltiamo ogni giorno notizie terribili sulle loro condizioni e sono già migliaia le persone che vi hanno perso la vita. La concentrazione nello stesso luogo di così tante persone fragili e la difficoltà di reperire i dispositivi di protezione hanno creato situazioni difficilissime da gestire nonostante l’abnegazione e, in alcuni casi, il sacrificio del personale dedito all’assistenza”.

“L’istituzionalizzazione degli anziani, soprattutto dei più vulnerabili e soli, proposta come unica soluzione possibile per accudirli, in molti contesti sociali rivela una mancanza di attenzione e sensibilità verso i più deboli, nei confronti dei quali sarebbe piuttosto necessario impiegare mezzi e finanziamenti atti a garantire le migliori cure possibili a chi ne ha più bisogno, in un ambiente più familiare”, avverte il dicastero pontificio, che ribadisce il ”no” alla “cultura dello scarto” pronunciato a più riprese da Papa Francesco. Negli istituti, si fa notare nel testo, “i rischi legati all’età come solitudine, disorientamento, perdita della memoria e dell’identità e decadimento cognitivo possono manifestarsi più facilmente, laddove invece la vocazione di questi istituti dovrebbe essere l’accompagnamento familiare, sociale e spirituale della persona anziana nel pieno rispetto della sua dignità, in un cammino sovente segnato dalla sofferenza”. Di qui la necessità di “avviare una riflessione attenta, lungimirante e onesta su come la società contemporanea debba farsi prossima alla popolazione anziana, soprattutto laddove sia più debole”. Quanto è accaduto durante il Covid-19, si fa notare nel documento, “impedisce di liquidare la questione della cura degli anziani con la ricerca di capri espiatori, di singoli colpevoli e, di contro, che si alzi un coro in difesa degli ottimi risultati di chi ha evitato il contagio nelle case di cura. Abbiamo bisogno di una nuova visione, di un nuovo paradigma che permetta alla società di prendersi cura degli anziani”.

“Chi non vorrebbe continuare a vivere a casa propria, circondato dai propri affetti e dalle persone più care anche quando diventa più fragile?”, si domanda il testo. “La famiglia, la casa, il proprio ambiente – sostiene giustamente – rappresentano la scelta più naturale per chiunque. Certo, non sempre tutto può rimanere invariato rispetto a quando si era più giovani; a volte sono necessarie soluzioni che rendono verosimile una cura domiciliare. Ci sono situazioni in cui la propria casa non è più sufficiente o adeguata. In questi casi è necessario non farsi irretire da una ‘cultura dello scarto’, che può manifestarsi in pigrizie e mancanza di creatività nel cercare soluzioni efficaci quando vecchiaia significa anche assenza di autonomia”. Secondo la Pav, occorre “un articolato intervento a diversi livelli, che realizzi un continuum assistenziale tra la propria casa e alcuni servizi esterni, senza cesure traumatiche, non adatte alla fragilità dell’invecchiamento”.

Ciò ammesso, il documento scende però a compromessi chiedendo ad esempio che le RSA siano “adeguate alle esigenze dell’anziano: “la presenza di barriere architettoniche o l’inadeguatezza dei presidi igienici, la mancanza di riscaldamento, la penuria di spazio devono avere delle soluzioni concrete”, perché “quando ci si ammala o si diventa deboli, qualsiasi cosa può trasformarsi in un ostacolo insormontabile”.

“L’assistenza domiciliare deve essere integrata, con la possibilità di cure mediche a domicilio e un’adeguata distribuzione di servizi sul territorio”, sottolinea però il documento, in cui si segnala la necessita urgente di “attivare una presa in carico dell’anziano laddove si svolge la sua vita”. Tutto ciò, per la Pav, “richiede un processo di conversione sociale, civile, culturale e morale”, anche incrementando le figure dei care-giver e sostenendo le famiglie.

Ed emerge la proposta di compromesso (in realtà non accettabile) di “riqualificare la casa di riposo in un ‘continuum’ socio-sanitario, per “offrire alcuni loro servizi direttamente nei domicili degli anziani: ospedalizzazione a domicilio, presa in carico della singola persona con risposte assistenziali modulate sui bisogni personali a bassa o ad alta intensità, dove l’assistenza sociosanitaria integrata e la domiciliarità rimangano il perno di un nuovo e moderno paradigma”. Per congiurare gli “abusi” che, “nei contesti istituzionalizzati, si verificano più di frequente”, è necessario “supportare le famiglie che, soprattutto se costituite da pochi figli e nipoti, non possono sostenere da sole, presso un’abitazione, la responsabilità a volte logorante di prendersi cura di una malattia esigente, costosa in termini di energie e di denaro”.

Per questo, si legge nel documento, “va reinventata una rete di solidarietà più ampia, non necessariamente ed esclusivamente fondata su vincoli di sangue, ma articolata secondo le appartenenze, le amicizie, il comune sentire, la reciproca generosità nel rispondere ai bisogni degli altri”. Il declino delle relazioni sociali, infatti, “colpisce in modo particolare gli anziani: con l’avanzare dell’età e l’emergere delle fragilità fisiche e cognitive, vengono spesso a mancare figure di riferimento, persone su cui fare affidamento per affrontare i problemi della propria vita”. Nel testo si citano “alcune storiche, grandi inchieste”, condotte ad esempio negli Stati Uniti, che rivelano che “tra il 1985 e il 2004 le reti amicali e di sostegno si sono ridotte drasticamente: nel 1985 le persone potevano contare su circa tre persone di fiducia, nel 2004 questo dato si riduce a uno”. Di qui l’importanza di “invertire il trend, anche con attenti piani che promuovano sia nel versante civile che in quello ecclesiale l’attenzione e la cura perché coloro che invecchiano non siano lasciati soli”.

Esperti OMS a Wuhan: SARS-CoV-2 nato da un animale, forse un pipistrello

In una conferenza stampa tenuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a Wuhan, il team di scienziati internazionali tende ad escludere una fuga del nuovo coronavirus SARS-CoV-2 dal laboratorio dell’Istituto di Virologia di Wuhan, raccomandando di non condurre ulteriori studi a riguardo. Team che, però, non ha fornito ulteriori elementi per comprendere l’origine del coronavirus, né quando possa essersi originato.
Secondo la teoria dell’origine zoonotica, i principali sospettati per la diffusione del coronavirus all’essere umano sono pipistrelli e pangolini, secondo quanto detto dall’epidemiologo cinese Liang Wannian. “Comunque, i virus riscontrati in questi animali non sono sufficienti per dimostrare un legame con il SARS-Cov-2”, ha aggiunto.
Secondo gli esperti OMS non ci sono prove che il virus circolasse prima di dicembre 2019
Se la circolazione del coronavirus a Wuhan a dicembre 2019 è data per assodata dalle indagini degli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, non ci sono prove di una circolazione precedente, e rimane ignoto anche il ruolo dello stesso mercato Huanan, dove venivano vendute specie selvatiche e che è stato il primo focolaio noto di Covid-19.
“Non conosciamo il ruolo esatto del mercato Huanan”, ha detto il capo della delegazione, Peter Ben Embarek, in uno dei tanti passaggi dedicati al mercato chiuso dalle autorità subito dopo i primi contagi, a inizio 2020.
“Sappiamo che c’è stata diffusione tra persone che lo hanno visitato, ma come il virus si sia introdotto e come si sia diffuso è ancora ignoto”.
Il duplice obiettivo degli scienziati internazionali era quello di capire cosa fosse accaduto all’inizio della diffusione e come il virus sia emerso. Nonostante dalle ricerche non siano scaturiti chiari segnali, non viene scartata l’ipotesi di un ruolo dei prodotti surgelati, anche se, ha precisato ancora Embarek, “molto lavoro deve essere fatto per capire meglio” l’eventuale ruolo della catena del freddo nella diffusione del coronavirus.

Il capo della delegazione OMS, Peter Ben Embarek durante la conferenza stampa dell’OMS a Wuhan (Foto di Hector Retamal/AFP).

Il SARS-CoV-2 si è diffuso altrove?
Rimane senza risposta anche un’altra domanda sospesa da mesi, quella che riguarda la possibilità che il nuovo coronavirus possa essersi diffuso altrove, anche molto lontano da Wuhan, contemporaneamente o addirittura prima del focolaio al mercato Huanan.
Per la Cina, che ha ritardato a lungo le indagini dell’Oms, le ricerche sull’origine del coronavirus devono prendere in considerazione anche altri Paesi: al momento non ci sono, però, prove chiare di una diffusione del virus altrove prima del focolaio di Wuhan, compresa l’Italia, citata espressamente dalla virologa Marion Koopmans. “È difficile da sapere”, ha scandito la scienziata neerlandese, perché “i metodi non portano conferme e chiare prove sulla circolazione” del virus. Tuttavia – ha proseguito – in base a letteratura specifica e database consultati dagli esperti, “questo tipo di informazioni sono parte di quelle che abbiamo raccolto, controllato e incluso nelle nostre raccomandazioni per il prossimo passo. Quello che vogliamo dire è che dovremmo cercare prove per una precedente circolazione ovunque ci siano indicazioni” (Fonte SkyTG24).

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