“Il Campo dei Santi”. Romanzo distopico che già nel 1973 descrive con lucidità profetica la catastrofe dell’immigrazione odierna
Il 26 gennaio era in edicola con La Verità e Panorama il volume “Contro l’invasione”, con il testo “Il Grande Altro” di Jean Raspail e l’introduzione di Maurizio Belpietro, Direttore di La Verità. Il grande romanziere, politico e studioso francese Jean Raspail, scomparso il 13 giugno 2020 a 94 anni, capì per primo la retroscena del fenomeno dell’immigrazione di massa, definendolo un pericolo per la stabilità europea. Inoltre, tolse anche la maschera del buonismo all’ideologia che alimenta le politiche dell’accoglienza della sinistra, sviscerando l’uso ipocrita della causa umanitaria e l’attenzione per gli immigrati come strumentale e disumana.
Jean Raspail, un non giornalista, ha compreso – molto prima e più di tanti giornalisti, politici e insigni accademici – il funzionamento dell’immigrazione di massa. Ha previsto con lucidità profetica la catastrofe dei disastri dell’immigrazione. E l’ha descritto in forma romanzesco già nel 1973, nel suo capolavoro in assoluto “Il Campo dei Santi”, con cui ha mandato su tutte le furie i fautori dell’accoglienza senza freni. Non pentito, nel 2011 fece ristampare il romanzo, con l’aggiunta di un’introduzione dal titolo “Big Other” (Il Grande Altro), con chiara allusione al “Big Brother” (Il Grande Fratello) di George Orwell.
L’opera fu esaltato da Jean Cau e Michel Déon, fu letto da Ronald Reagan e imbracciato da Marine Le Pen. Quando The Tablet lo chiamò “il mentore di Steve Bannon”, lui rispose: “Steve Bannon… chi?”. Per il resto fu chiarissimo: “Il mondo occidentale è la civiltà giudeo-cristiana… L’Europa, la vera, vecchia Europa non è la merdosa commissione di Brussel con i suoi schemi economici. L’organizzazione sociale e morale dell’Europa era il feudalesimo: onore, dedizione, lealtà, obbedienza, amore per il proprio Paese”.
Anche se fece molto discutere per le sue posizioni politicamente scorrette, Raspail era riuscito con la sua arte a piegare anche l’ostilità di tanti globalisti, che mal tolleravano le sue idee. Segnò uno dei punti più alti della letteratura francese contemporanea e con il romanzo “Il Campo dei Santi” entrò di diritto nella grande tradizione letteraria distopica [*], che ha profetizzato i cataclismi provocati dall’immigrazione di massa. In Italia, invece, è un romanzo quasi clandestino e il suo autore un emerito sconosciuto. L’unica traduzione disponibile è stata pubblicata nel 1998 da Il Cavallo Alato, una sigla riconducibile alle Edizioni di Ar di Franco Freda, piccola casa editrice padovana che da decenni svolge un encomiabile lavoro di controcultura ma di certo non può garantire grande diffusione ai suoi prodotti.
Se all’inizio degli anni ‘70 il romanzo di Raspail poteva apparire come soltanto un brillante divertimento fantapolitico della letteratura distopica, già vent’anni dopo i temi sollevati si erano rivelati profetici. E oggi, mentre il Nordafrica e il Medio Oriente sono squassati da cambiamenti epocali e milioni di diseredati del Sud del mondo traversano il Mediterraneo, “Il Campo dei Santi” non ha più l’aspetto di un romanzo fantascientifico. Da distopico è diventato cronaca, anche se non narrato da un giornalista.
Il fenomeno migratorio è uno degli eventi più complessi di questo nostro periodo storico. L’arrivo inarrestabile di uomini, donne e bambini da luoghi lontani alla disperata ricerca di rifugio, di lavoro o di protezione sta mettendo le società occidentali (in piena crisi economica, non come l’America che accolse gli immigrati italiani in ricerca di una vita migliore, quando era in pieno sviluppo economico) davanti a sfide difficili, che non coinvolgono soltanto l’economia e la politica, ma anche l’immaginazione, la narrazione giornalistica e la letteratura. Proprio la letteratura è uno strumento potente capace sia di raccontare empaticamente l’esperienza dei migranti, sia di descrivere le paure e le angosce che l’arrivo di nuova gente provoca in Occidente, in questo momento storica del disastro economico. “Il Campo dei Santi” appartiene a questa seconda categoria ed è un romanzo volutamente disturbante, che descrive in termini apocalittici e distopici l’arrivo via mare dall’India di una moltitudine affamata di migranti, determinati a invadere la Francia.
Guidata da un personaggio carismatico, soprannominato il “Coprofago”, una folla immensa di un milione di paria s’impadronisce di 99 imbarcazioni fatiscenti nel porto di Calcutta. Inizia così una massacrante odissea che si concluderà dopo due mesi, circumnavigando il continente africano, con l’approdo della flotta chiamata “Armata dell’ultima chance” sulle coste della Francia, sottomettendola e creando una falsa storia. Tutti dicevano che quella immensa folla di disgraziati del Gange aveva diritto di stabilirsi dove voleva, come previsto anche dalle norme dell’Onu. Il governo francese tentenna. Una Chiesa Cattolica Romana terzomondista e attenta all’applauso del mondo e altre confessioni cristiane sbrodolano buonismi. L’Occidente in abulia è sovvertito, divorato.
Che fare? Già, non si può sparare addosso ai bambini, i marinai francesi che prendono contatto con la flotta dei disperati si rifiutano di farlo e si ammutinano. Poi il comandante spiegherà loro che si tratta di un’esercitazione. Ma il momento essenziale, quello in cui i media giocano il loro ruolo (tra commentatori che parlano di invasione colpa dell’Occidente e blaterano di fratellanza e accoglienza condivisa), è quando il governo egiziano spedisce un cacciatorpediniere a impedire all’Armata dell’ultima chance di entrare nel Canale di Suez. E qui l’Occidente perde tutto, come spiega Raspail: “Quella folla sofferente e fetida, vista da un aereo e ritratta in fotografie abilmente commentate, commuoveva. Vista da vicino, in lenta sfilata su navi da incubo, a qualche metro dalle sponde del Canale di Suez, avrebbe di sicuro suscitato terrore”. E ancora: “Al di là di qualsiasi pregiudizio di parte e di qualsiasi moralismo, i testimoni avrebbero potuto trasmettere (…) questo salutare terrore ai nostri paesi occidentali. Sarebbe stato difficile, per loro, occultare nei resoconti questo terrore senza renderne partecipe lo stesso pubblico”.
E così, il giorno dell’invasione viene trasformato dagli storici in “Giorno della fratellanza”, la scomparsa di Benedetto XVI (nessun legame con il Papa emerito) che vive una Chiesa poverissima nella quale non ci si perita a fare accoglienza, fratellanza, investimenti che la flotta di disperati respinge con disprezzo e che viene travisato raccontando sui media che “non ci siamo capiti, è colpa nostra”.
Nel suo romanzo pubblicato nel 1973 Raspail prefigura e descrive con nettezza i fenomeni che, a ritmo sempre più incalzante, si stanno verificando da tempo. Come sempre, la letteratura ha anticipato la realtà. Tino Oldani riporta su ItaliaOggi le incredibili previsioni del Migration Compact, Minculpop per i giornali incluso, nel quale, tra l’altro, si parla di “sradicare tutte le forme di discriminazione e promuovere un discorso pubblico basato su fatti dimostrabili per modellare la percezione dell’migrazione”, ma soprattutto che “i media dovranno essere gestiti con l’obiettivo di sensibilizzare sui temi della migrazione”. Proprio come previsto da Jean Raspail in “Il Campo dei Santi”. Oldani cita il tedesco Die Welt, che analizzando il documento Onu parla dell’istituzione di “un diritto umano alla migrazione”. “I diritti della popolazione del paese di arrivo non vengono mai presi in considerazione, mentre i doveri degli immigrati non vengono mai menzionati”.
[*] La parola distopia fu inventata per esprimere un’utopia al negativo. Se l’utopia vuol descrivere un mondo perfetto e ideale, la distopia ne mette in scena uno indesiderabile e spaventoso.
Un romanzo distopico racconta una storia ambientata in una società in cui non vorremmo mai vivere. Ma proprio questo scenario rende la storia ancora più avvincente, le conferisce tensione, predice un futuro inammissibile ma spesso lo fa per aiutarci a riflettere sul presente (dietro la distopia, quasi sempre, si cela la denuncia di certi aspetti della realtà contemporanea). Alcuni romanzi distopici hanno avuto un grande successo, sono diventati dei veri classici della letteratura, sono capisaldi della fantascienza, altri ancora fanno discutere per via dei rischi, paventati attraverso l’immaginazione ma seriamente corsi dal nostro mondo.
Alcuni esempi: Hunger Games, di Suzanne Collins; Fahrenheit 451, di Ray Bradbury; Non lasciarmi, di Kazuo Ishiguro; Il Mondo Nuovo, di Aldous Huxley; Ma gli androidi sognano pecore elettriche? di Philip K. Dick; Sottomissione, di Michel Houellebecq; Divergent, di Veronica Roth; La ragazza meccanica, di Paolo Bacigalupi; La strada, di Cormac McCarthy; 1984, di George Orwell.