Dubbi sul vaccino AstraZeneca in Germania e dubbi sulle “Primule” di Arcuri in Italia

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Stasera, Il Punto | la newsletter del Corriere della Sera delle ore 20:17, a cura dell’editorialista Luca Angelini, è iniziato con il “dubbio” in Germania riguardo all’efficacia del vaccino AstraZeneca sugli over 65. L’approvazione del preparato da parte dell’agenzia europea del farmaco dovrebbe arrivare venerdì: una tappa decisiva per fare chiarezza.
Poi, qualche “dubbio” c’è anche, qui in Italia, sulla scarsità di tempo (tre giorni lavorativi) concesso alle imprese che intendono partecipare all’appalto per realizzare le “Primule”, i padiglioni temporanei per le vaccinazioni di massa, ideati dall’architetto Stefano Boeri. La struttura commissariale guidata da Domenico Arcuri assicura che i tempi concessi sono “congrui”.
Ecco, come disse Papa Pio XI – che ci vediamo dover citare spesso nei tempi che corrono – “a pensar male del prossimo si fa peccato ma si indovina”. Vedremo se i dubbiosi si sbaglino… o siamo noi che facciamo peccato.

Bild, Handelsblatt, Lancet, Spiegel
I dubbi tedeschi sull’efficacia del vaccino AstraZeneca per gli over 65
di Elena Tebano, editorialista
Il Punto | la newsletter del Corriere della Sera
26 gennaio 2021


Venerdì l’Ema, l’agenzia per il farmaco europea, dovrebbe concludere l’iter per l’approvazione del vaccino AstraZeneca. C’è grande speranza in Europa per il preparato dell’azienda britannico-svedese che, a differenza di quelli di Pfizer-BioNtech e Moderna, non ha bisogno di temperature sotto lo zero per essere conservato, costa meno ed è più facile da distribuire (l’Italia, in particolare, ne ha prenotate più dosi di quelle richieste ad altri produttori). Adesso però i media tedeschi, citando fonti anonime del governo, mettono in dubbio la sua efficacia per la categoria più a rischio, quella delle persone che hanno più di 65 anni. Dubbi che AstraZeneca smentisce seccamente. «A novembre – afferma il gruppo farmaceutico – abbiamo pubblicato dati su The Lancet che dimostrano che gli anziani hanno mostrato forti risposte immunitarie al vaccino, con il 100% che produceva anticorpi specifici» contro la proteina Spike del coronavirus Sars-CoV-2 «dopo la seconda dose».

«Secondo le informazioni degli ambienti della coalizione ottenute dall’Handelsblatt, il governo tedesco si aspetta che il vaccino sia efficace solo nell’otto per cento dei casi per gli over 65. Si temeva che questo vaccino, per il quale l’Ue potrebbe concedere l’approvazione questa settimana, non si sarebbe avvicinato all’efficacia di oltre il 90% dei vaccini basati sull’Rna» scrive Handelsblatt, il più importante quotidiano economico della Germania (qui una sintesi dell’articolo in inglese fatta da uno dei suoi autori). Una versione riportata anche dal tabloid Bild, a cui l’azienda AstraZeneca ha detto che i primi dati della sperimentazione del vaccino erano effettivamente basati «su una valutazione di partecipanti di età compresa tra 18 e 55 anni». L’azienda ha aggiunto che si aspetta però il vaccino sia efficace in tutti “in modo simile” per tutti i gruppi di età.

Si tratta in entrambi i casi di indiscrezioni raccolte in ambienti politici: il giornalista dell’Handelsblatt Gregor Waschinski, in particolare, ha spiegato che le fonti dell’articolo, «membri della coalizione di governo ed esperti», hanno perplessità su come è stata progettata la sperimentazione del vaccino per «un’apparente mancanza di partecipanti più anziani negli studi clinici» e sottolineano che Ema ha chiesto ad AstraZeneca di fornire «ulteriori dati». Waschinski aggiunge che «la valutazione all’interno del governo tedesco prende in considerazione i dati rilevanti per la decisione dell’Ema che non sono gli stessi dati che il regolatore britannico Mhra ha pubblicato quando ha concesso l’approvazione per l’uso di emergenza il 30 dicembre».

Un portavoce del Ministero della Salute tedesco questa mattina ha poi precisato che «a prima vista, sembra che gli articoli abbiano confuso due cose: circa l’otto per cento dei soggetti nello studio di efficacia di AstraZeneca aveva un’età compresa tra 56 e 69 anni, e solo il tre-quattro per cento aveva più di 70 anni» ha dichiarato al settimanale Spiegel il portavoce. «Tuttavia, da questo non si può dedurre un’efficacia di solo l’otto per cento nelle persone anziane» Sempre stamani una portavoce dell’azienda anglo-svedese ha definito «completamente errati i report secondo cui l’efficacia del vaccino AstraZeneca/Oxford» contro Covid-19 «è dell’8% negli adulti di età superiore ai 65 anni». «Nel Regno Unito, il Jcvi (Joint Committee on Vaccination and Immunisation, ndr) ha sostenuto l’uso» del vaccino «in questa popolazione – sottolinea AstraZeneca – e l’Mhra (l’agenzia del farmaco inglese, ndr) ha incluso questo gruppo senza aggiustamento della dose nell’autorizzazione per la fornitura di emergenza».

I dati di efficacia pubblicati su Lancet hanno dimostrato un’efficacia complessiva del 70,4% dopo due dosi nel prevenire la malattia COVID-19 sintomatica nelle persone di età compresa tra 18 e 55 anni: in particolare, sono stati registrati 30 casi di Covid-19 con esordio a distanza di almeno 14 giorni dalla somministrazione della seconda dose nel gruppo dei vaccinati, contro i 101 nel gruppo di controllo. L’efficacia è stata 62,1% nella coorte che ha ricevuto due dosi complete e 90% nei partecipanti che hanno ricevuto soltanto mezza dose alla prima somministrazione (e una seconda dose piena). Chi si è ammalato non ha accusato sintomi gravi.

Venerdì l’Ema dovrebbe rendere note le sue valutazioni e chiarire tutti i dubbi in proposito. Se il vaccino AstraZeneca non potesse essere usato sugli over 65 ci sarebbero enormi conseguenze sui piani di vaccinazione in tutta Europa. In molti Paesi si pensava di usare questo vaccino per immunizzare gli anziani che non possono muoversi da casa, visto che è più facile da trasportare. In ogni caso il preparato potrebbe comunque essere somministrato alle fasce di popolazione più giovani.

Il Sole 24 Ore
La fretta di Arcuri sul bando per i centri Primula (che si spera non sia cattiva consigliera)
di Luca Angelini, editorialista

Il Punto | la newsletter del Corriere della Sera
26 gennaio 2021


C’è il rischio di passare per quelli che, sulla campagna vaccinale, si lamentano quando si fanno le cose a rilento e poi si rilamentano quando si fanno in fretta. Ma forse è un rischio che vale la pena correre per riflettere su quanto segnala Ivan Cimmarusti sul Sole 24 Ore: a chi volesse partecipare al bando per i centri Primula, quelli ideati da Stefano Boeri per le vaccinazioni, sono stati concessi soltanto tre giorni lavorativi per presentare tutta la documentazione necessaria.

Una tempistica accelerata che, scrive Cimmarusti, lascia perplessi anche alla luce del fatto che il ritmo delle vaccinazioni verrà forzatamente rallentato dai noti ritardi sulle consegne delle dosi da parte delle aziende farmaceutiche produttrici, che faranno scendere a 15 milioni quelle disponibili a fine marzo, rispetto ai 28 milioni preventivati dal ministero della Salute. Ma tant’è: «Pubblicato venerdì, già entro le 10 di domani mattina (mercoledì 27 gennaio, ndr) dovranno essere depositate tutte le offerte e i progetti, con regole ingegneristiche stringenti. Senza contare che la partecipazione è limitata a chi negli esercizi 2017-2018-2019 ha concluso opere simili per un valore di 154.791.000 euro».

La struttura commissariale diretta da Domenico Arcuri ribatte che «i tempi sono congrui» (Cimmarusti peraltro ricorda che tale struttura è «già al centro dell’attenzione dopo che la Procura di Roma ha voluto vederci chiaro nella maxi commessa da 72 milioni di euro per l’acquisto di 801 milioni di mascherine dalla Cina») e aggiunge: «Avremmo potuto procedere con affidamento diretto ma abbiamo preferito, come in altre occasione, di procedere in questo modo per maggiore trasparenza».

I padiglioni temporanei da costruire, entro un mese dall’affidamento dell’incarico, sono inizialmente 21, uno per capoluogo di regione e di provincia autonoma (valore dell’appalto 8,6 milioni di euro, al lordo di ogni ulteriore spesa), ma dovrebbero poi aumentare molto di numero. Dunque, conclude Cimmarusti, «un’operazione lampo per le imprese che intendono parteciparvi, considerato il complesso disciplinare di gara in cui sono elencati tutti i criteri cui attenersi per presentare un’offerta adeguata. Se si esclude sabato e domenica scorsi, sono tre giorni scarsi per depositare un progetto con regole che – nelle intenzioni – “hanno lo scopo di garantire lo svolgimento del percorso vaccinale dei cittadini in relazione alle necessità sanitarie minime”, si legge nel disciplinare di gara. Altezze, distanze, locali vari, senza dimenticare sale d’attesa secondo la normativa vigente per la permanenza di più persone in luoghi chiusi; sale d’attesa post vaccino, con una permanenza prevista di 15 minuti per controllo su eventuali reazioni; sale d’attesa per eventuali reazioni avverse; impianto antintrusione e videosorveglianza a circuito chiuso. A ciò si aggiunga che negli stessi tempi è anche richiesto di presentare “soluzioni progettuali alternative”».

Insomma, il rischio che la fretta possa essere cattiva consigliera non sembra da escludere. Ma speriamo vivamente si dimostri una lagnanza infondata.

“Lo scandaloso bando del Governo per le primule smontato da Carlo Quintelli (Univ. Parma). Si fatica a credere che sia possibile tanta imperizia davanti alla tragedia in corso” (C.A. Carnevale-Maffè @carloalberto, Bocconi University School of Management – Twitter, 24 gennaio 2021).

Follia che gli lasciano fare. E coloro che gliela lasciano fare sono più folli di colui che la follia la compie.

Dal profilo Facebook di Carlo Quintelli, 23 gennaio 2021

Scusate la lunghezza, non ho parole ma in realtà ne avrei anche troppe di fronte al bando di gara del Commissario Arcuri, attraverso INVITALIA, per realizzare il padiglione-primula vaccinale di Boeri (pubblicato il 20 con scadenza per le offerte tecnico-economiche il 27 gennaio!!). Nonostante l’evidente velleità del progetto, i più o meno garbati inviti a lasciar perdere, le osservazioni tecniche negative che sono emerse attraverso i social non meno che in numerosi interventi sui media web e tradizionali, ebbene no, Arcuri senza risposta alcuna procede comunque. Un atteggiamento questo che preoccupa riguardo a chi riveste un ruolo di così straordinario potere decisionale, in termini di obiettivi e di spesa.

Alcune riflessioni per capire meglio dopo la lettura del bando e del materiale tecnico allegato.

1) La gara riguarda l’AFFIDAMENTO DELLA PROGETTAZIONE DI DETTAGLIO, INGEGNERIZZAZIONE, FORNITURA IN OPERA, MANUTENZIONE, SMONTAGGIO E MESSA A DIMORA DI PADIGLIONI TEMPORANEI DESTINATI ALLA SOMMINISTRAZIONE DEI VACCINI ANTI COVID-19 per un minimo di 21 padiglioni (uno per Regione penso…) da consegnare entro un mese dalla firma del contratto. Il padiglione misura 315 mq e per realizzarne, trasportarne, allestirne 21 chiavi in mano arredi compresi in diverse parti d’Italia si danno 30 gg di tempo! E dove si richiede la riparazione degli impianti con intervento entro 30 minuti dalla chiamata! (da sottoporre all’attenzione della ricerca in logistica del Pentagono o di Amazon!). Delle due l’una verrebbe da pensare: o chi ha redatto il bando è totalmente ingenuo ed estraneo al settore o qualcuno ha già pronto tutto da inizio dicembre. Oppure succede come con i banchi per le scuole che sono andati quasi tutti fuori tempo di consegna contrattuale (e le penali?).

2) Il Commissario nel bando si riserva la facoltà di richiedere la produzione di padiglioni sino a n.1.200 unità (milleduecento, avete capito bene…) non si comprende in che tempi, con quale logica, rispetto a quali condizioni (lo sa il Commissario). Il costo massimo è pari ad euro 1.300/mq + IVA ergo se Arcuri si limita ai 21 padiglioni (dimostrativi? sperimentali? promozionali? di fatto inutili ai fini della campagna vaccinale) staremo tra gli 8 e i 9 milioni di euro, ma se in un delirio di onnipotenza ne ordina 1.200 ci portiamo attorno al mezzo miliardo di euro (di soldi nostri). E suona male che il punteggio di aggiudicazione si basi al 70% sulla qualità tecnica e il 30% su quella economica delle offerte…

3) Ognuno di questi padiglioni potrà avere un costo massimo di euro 400.000 (+/- 20%) e a questa modica cifra è in grado di effettuare 6 vaccinazioni alla volta per la durata, compresa anamnesi, di 10/15 minuti a seconda dei soggetti. Ma diciamo pure 12 minuti per 6 postazioni = 30 vaccinazioni/ora per 10 ore = 300 x 90 gg (tre mesi), senza mancare un turno e con efficienza tayloristica, si vaccinano 27.000 persone, un piccolo centro da 30.000 abitanti, spendendo “solo” 10 volte tanto rispetto a un punto vaccini di analoga portata nella sala civica, in quella parrocchiale, nella palestra, sotto la tenda degli alpini e via dicendo…Per un centro da 100.000 abitanti il padiglione da quasi mezzo milione di euro li vaccina tutti ma gli ci vuole un anno (slow vaccination). La soluzione? Se ne acquistano tre, posizionati in tre diverse piazze e risolviamo spendendo la modica cifra di un milione e mezzo di euro. Ora capite perché il Commissario si riserva di ordinarne 1.200 se si pensa che abbiamo 103 città con più di 60.000 abitanti e diverse da oltre 200.000 più Roma e Milano. Che dire…capisco sempre di più le perplessità di certi paesi nel concederci il credito europeo.

4) Veniamo ora alla qualità del padiglione che il bando lascia alla libera interpretazione dei costruttori salvo “l’assoluta immodificabilità dell’estetica del progetto”. Per una struttura con finalità tecnico sanitarie non mi sarei aspettato questo primato dell’estetica e per tutto il resto “imprese fate vobis” ma, come diceva il report dell’OMS (fatto sparire in 24 ore), l’organizzazione antipandemica italiana si contraddistingue per “creatività”. In ogni caso l’architettura è un’arte (tecne) dove la ratio è messa alla prova e allora non si spiegano quelle 16 persone in un’area di attesa di circa 40mq che funge anche da ingresso/uscita (non separate!), punto reception, disimpegno ai corridoi, dove tutti incrociano tutti ecc. ecc. Uno spazio oltretutto alto solo 2.70 (di tipo domestico) con volumi d’aria limitati e che andrà fortemente depressurizzato (con quali effetti?). Speriamo bene che non faccia da area di contaminazione… è stato certificata da qualcuno? Il resto degli ambienti è da sommergibile, 2,60 mt di profondità degli spazi per anamnesi e vaccinazione (idonei si dice a 4 persone tra operatori e pazienti/accompagnatori), corridoi da 1,40 mt, “sala attrezzata per reazioni avverse” da circa 9 mq (speriamo di non averne bisogno…) e dulcis in fundo, con una media di 50 persone sempre presenti nella primula, due soli bagni per i pazienti ed uno (evidentemente unisex) per gli operatori (confidiamo nei bar dei dintorni, se in zona gialla). Non vado oltre (impianti, strutture, copertura, tamponamenti, finestrature) anche perché in gran parte affidate al “imprese fate vobis”, ma una domanda finale va fatta al Commissario Arcuri (vedasi anche mio post del 15.12.2020). È stata svolta una valutazione costi benefici tra quello che fanno tutti gli altri paesi al mondo (utilizzare spazi pubblici già disponibili) e la “strategia” dei padiglioni-primula? Se la risposta è negativa mi appello al passaggio del bando che recita “…la presentazione dell’offerta non vincola il Commissario straordinario ad affidare la realizzazione dei padiglioni…” così salvando il salvabile. Se invece il Commissario persiste senza alcuna risposta l’appello va rivolto alle Regioni che, pur nel marasma generale, potranno (forse) dissuaderlo, dimostrando meritevolmente di aver già individuato strutture pubbliche idonee con maggiore efficienza e gran risparmio di risorse. Se ancora non bastasse, dopo l’appello ultimo alla responsabilità politica di chi. consente tale potere decisionale (?), rimarrebbe il triste italico esito di una segnalazione all’Osservatorio degli appalti e alla Corte dei Conti domandandoci “perché si deve sempre arrivare a questo punto?”.

Comunque, non è che non ci sono valide alternative (Carlo Quintelli ne ha ricordate alcune: sala civica, sala parrocchiale, palestra, tenda degli alpini) … una tra altre, la proposta di Uci Cinemas.

Uci Cinemas mette a disposizione le sale per la vaccinazione

Le sale cinematografiche come centri per la vaccinazione. È quanto il circuito Uci Cinemas propone, “contattando le autorità sanitarie regionali e locali per aprire loro le porte delle multisale del Circuito, in modo che possano essere utilizzate come ulteriori sedi nella campagna di vaccinazione. Le strutture dei cinema sono spaziose, arieggiate e condizionate”, sottolineano in una nota. “Nonostante le multisale siano chiuse al momento, erano state riaperte al pubblico l’estate scorsa, con tutti gli sforzi necessari per implementare le misura di sicurezza, come il controllo dei flussi di accesso e di uscita per evitare assembramenti, il distanziamento sociale sia negli spazi comuni che negli auditorium, la presenza di dispenser di gel sanificante, ecc. Inoltre, le strutture possono essere adattate alle eventuali altre necessità specifiche che il processo di vaccinazione richiede. È importante sottolineare che i cinema dispongono della capacità elettrica necessaria per gestire la cura dei pazienti e fornire l’energia richiesta dai congelatori per il mantenimento dei vaccini”, aggiungono. Su tutto il territorio nazionale UCI Cinemas ha 42 cinema con più di 400 sale di diversa capienza (Fonte SkyTG24).

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