Numeri ufficiali Covid-19 del 19 gennaio 2021. Il Sindaco di Milano Sala: “Vaccini in base al Pil? Mi cadono le braccia”. Permane ritardo consegne Pfizer
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I dati Covid-19 ufficiali del Ministero della salute di oggi martedì 19 gennaio 2021
Ricoverati con sintomi: 22.699 (-185) (-0,81%)
In terapia intensiva: 2.487 (-57) (-2,24%) [con 176 nuovi ingressi del giorno] [*]
Deceduti: 83.157 (+603) (+0,73%)
[*] Dato molto importante, perché permette di verificare al di là del saldo quante persone sono effettivamente entrate in terapia intensiva nelle ultime 24 ore oggetto della comunicazione.
Il sistema “Tutor” per verificare il “trend” dell’epidemia
Media giornaliera dei decessi: 249 (+1)
Tabella con i decessi al giorno, il totale dei decessi e la media giornaliera dei decessi [A cura dello Staff del “Blog dell’Editore”]: QUI.
Anche la prossima settimana Pfizer riduce consegne dosi vaccino. Arcuri valuta esposto alla procura: inadempimento contratto
Il Commissario per l’emergenza Covid-19 Domenico Arcuri sta valutando di presentare un esposto alla procura per “impatto sulla salute per inadempimento del contratto pubblico” nei confronti di Pfizer e una diffida all’azienda con ipotesi di danni per il rallentamento del piano dei vaccini. Lo avrebbe spiegato lo stesso Commissario, secondo quanto si apprende, nel corso della riunione con le Regioni. Arcuri ha anche sottolineato che spetta all’Ue promuovere l’azione legale e che il foro competente è quello di Brussel. In ogni caso, l’Italia chiederà che sia la Commissione Ue a promuovere un’azione civile a tutela del nostro paese.
La prossima settimana “non solo non verranno consegnate in Italia le dosi che sono state unilateralmente e senza preavviso non consegnate in questa settimana, pari al 29%, ma ci sarà una pur lieve ulteriore riduzione delle consegne”. Lo ha spiegato Arcuri alle Regioni nel corso del vertice sottolineando che la comunicazione della Pfizer è arrivata oggi e confermando le azioni legali contro l’azienda farmaceutica americana.
Si valuteranno “azioni legali concordate” nei confronti di Pfizer per il taglio e il ritardo nella consegna delle dosi dei vaccini. L’avrebbe sottolineato il Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia nella riunione con le Regioni. “Pretendiamo chiarezza e rispetto per il nostro paese sugli accordi europei presi”, avrebbe aggiunto, sottolineando la necessità che non vi siano più “riduzioni unilaterali senza preavviso” (Fonte SkyTG24).
Ma dai! Se non riescono a produrre, le dosi non arriveranno.
Ema: ritardi Pfizer per assestamenti produzione
Sono dovuti ad assestamenti nella produzione gli slittamenti nelle consegne delle dosi del vaccino anti Covid-19 prodotto da Pfizer/BioNTech, a quanto si apprende dall’Agenzia europea dei medicinali (Ema). Disguidi e ritardi si devono al fatto che l’azienda sta cercando di aumentare la produzione e, a fronte dei molti ordini ricevuti, non ha avuto la possibilità di fare scorte di materie prime (Fonte SkyTG24).
Non è per niente piacevole essere preso in giro! Mancanza di materie prime… Molti ordini ricevuti… Non erano previsti? Ma cosa c’era scritto nei contratti non lo sappiamo, perché l’Ue rifiuta a renderli pubblici, come abbiamo riferito ieri.
Il Sindaco di Milano Sala: “Vaccini in base al Pil? Mi cadono le braccia”
“Ci sono mattine in cui ti possono cadere le braccia. Il tuo Paese in preda a una crisi politica difficile da decifrare e nel momento sbagliato. La tua Regione che chiede l’assegnazione dei vaccini in base al PIL. Ma ora mangio pane e olio, bevo caffè e poi tornerò a lavorare e a cercare di essere un politico e un uomo giusto. Buona giornata” (Beppe Sala – Instagram, 19 gennaio 2021).
La lettera del Vice Governatore della Lombardia Moratti ad Arcuri: “Mai pensato di declinare vaccini e reddito”
Ieri, il Vice Governatore della Regione Lombardia, Letizia Moratti, in una lettera indirizzata al Commissario Arcuri avrebbe preso in considerazione per la ripartizione dei vaccini Covid-19. Ossia il contributo che le Regioni danno al Pil, la mobilità, la densità abitativa e zone più colpite dal virus. Ma oggi è arrivata la precisazione della Moratti: “Non ho mai pensato di declinare vaccini e reddito. Il Pil è un indicatore economico-finanziario che attesta l’attività in una Regione, che, questo sì, ho detto, è il motore dell’Italia. In questo senso questa Regione ha la necessità di essere tenuta in considerazione, non parlo di piano vaccini ma di zona rossa” (Fonte SkyTG24).
Ma se la zona lombarda è rossa ed è rossa da marzo 2020, significa che la Lombardia è la regione più indisciplinata e il dato dei decessi lo conferma. Ma da che pulpito viene la predica. Con Moratti al posto di Gallera la toppa è peggio del buco. Ma guarda tu cosa bisogna sentire dalla bocca di quella “toppona”, intesa come toppa peggio del buco che attappa e attappa pure male con questo ragionamento da razzismo produttivo e discriminazione da Pil. Tra Fontana che fa ricorso al Tar invece di muovere critiche a se stesso e Moratti che non si è neanche seduta sulla sedia di Assessore, che già ha il delirio di onnipotenza. Siamo arrivati direttamente al conto e abbiamo richiesto scontrino e fattura perché l’ammazza caffè è già passato da un pezzo.
Prossimo viaggio Senegal! Per Fontana, Gallera e Moratti biglietti di 3ª classe già prenotati.
La gaffe di Letizia Moratti e l’ansia lombarda dell’”adeguamento ai nostri numeri”: un ragionamento da fare (con amore)
di Gianluca Mercuri, editorialista
Il Punto | la newsletter del Corriere della Sera, 19 gennaio 2021
«Moratti vergognosa. Ha usato un argomento di eugenetica. Secondo il suo ragionamento i senzatetto, i poveri, i pensionati e gli invalidi non dovrebbero ricevere il vaccino, e quelli con stipendi più alti prima di tutti. Come lombardo mi vergogno di essere rappresentato da lei».
A una persona tendenzialmente mite come Tito Boeri dev’essere saltata veramente la mosca al naso per lasciarsi andare a un tweet tanto duro. D’altronde, l’ultima sortita di Letizia Moratti pone problemi non solo nel merito, ma anche perché conferma la naïveté comunicativa di un personaggio che pure occupa e rioccupa la scena da decenni in ruoli importantissimi, da presidente della Rai, da ministra dell’Istruzione, da sindaca di Milano, ora da vicepresidente e assessora al Welfare della Lombardia. In questa nuova carica, la prima mossa politica è stata una bomba: una lettera al commissario all’emergenza Arcuri per chiedere che, data la penuria di vaccini accentuata dall’arroganza della Pfizer, tra i criteri per distribuirli alle regioni si tenesse conto del Pil perché – si è giustificata dopo le prime critiche – una Lombardia che si vaccini prima può riattivarsi e rimettersi all’opera con vantaggio di tutto il Paese, e pazienza se qualche anziano meridionale nel frattempo si ammala perché non riceve la dose che gli arriverebbe con una distribuzione democraticamente proporzionale. Il ministro della Salute Speranza non ha potuto che replicarle questo concetto: si curano tutti, e non in base alla ricchezza e all’«importanza» del territorio.
Ora, il passo falso di Moratti colpisce perché avviene subito dopo il suo ripescaggio deciso da Matteo Salvini per sostituire un gaffeur seriale come Giulio Gallera (e, secondo molti, per commissariare di fatto il presidente Fontana). Un ritorno a sorpresa, esattamente dieci anni dopo un’altra gaffe colossale, che aveva dato il colpo di grazia alla sua carriera di sindaca. Era il 2011 e Moratti era clamorosamente dietro Giuliano Pisapia dopo il primo turno. Per recuperare, in un duello televisivo su Sky, Moratti accusò il rivale di essere stato condannato per una vecchia storia di vicinanza ad ambienti dell’estremismo di sinistra, storia per la quale invece Pisapia era stato pienamente assolto in secondo grado. E l’accusa arrivò nei 25 secondi finali del dibattito, in modo che l’accusato non potesse replicare. Nonostante l’unanime condanna, per Moratti risultò complicato anche scusarsi. Pochi giorni dopo perse al ballottaggio.
Poi c’è il merito della questione vaccini. Stefano Colombo scrive su The Submarine che «la regione ha ampiamente dimostrato la propria inefficienza con la partenza lentissima nella somministrazione, figurando per diversi giorni come ultima di tutta Italia – e non per dosi utilizzate in percentuale alla popolazione: per dosi somministrate in tutto – con le ridicole scuse di Gallera sulle ferie dei medici, che alla fine gli sono costate la poltrona. La Lombardia ha poi faticosamente recuperato un po’ del terreno perduto, ma è utile notare che tra le grandi regioni che hanno ricevuto più di 100 mila dosi è ancora la penultima per percentuale di vaccinati sui cittadini, davanti solo alla Sicilia».
L’incidente morattiano si innesta dunque su tre questioni, tra loro intrecciate e tutte vitali: la qualità della classe dirigente lombarda, il modello della sanità regionale e il rapporto tra Lombardia e resto d’Italia.
Quanto alla prima, c’è da chiedersi perché Salvini, per un necessario aggiustamento ai vertici della Regione, abbia rispolverato la sindaca bocciata dai milanesi dieci anni prima e non abbia trovato di meglio. C’è un evidente, e inspiegabile, problema di ricambio e di qualità nella classe dirigente della regione più ricca e avanzata, e non riguarda solo il centrodestra. Una buona parte dell’elettorato di sinistra, per esempio, non è rimasta impressionata dalla prova di leadership di Sala durante la pandemia, e dire che svettare con concorrenti come Gallera e Fontana non era particolarmente complicato. Le gaffe del sindaco e i suoi dubbi sulla ricandidatura – decisa solo quando ogni ambizione nazionale si era chiaramente dimostrata velleitaria – hanno a lungo fatto sperare che spuntasse qualche figura più giovane e dinamica. Non c’era.
E dire che parliamo di personalità – Moratti come Sala – che qualche merito nel rilancio di Milano (quello legato all’Expo) l’hanno pure avuto. Ma da vent’anni né a destra né a manca spunta una o un dirigente che ti faccia dire wow, finalmente. Com’è possibile, in una realtà così vivace e aperta al mondo? Parlarne sarebbe un esercizio fecondo.
Poi c’è la questione del modello sanitario lombardo, difeso da una parte per l’eccellenza che garantisce e criticato dall’altra per gli eccessi di privatizzazione e l’annichilimento dei medici di base. «La sanità in Lombardia resta un affare di Silvio Berlusconi e dei suoi amici», ha scritto Gianfrancesco Turano sull’Espresso, e la nomina di Moratti, afferma, serve a garantire questo sistema. Vero o non vero – ma certi intrecci non sono troppo confutabili – quel che conta è che si possa finalmente ri-discutere quel modello per verificare se vada ri-visto.
Infine, la Lombardia e l’Italia. Le parole più accorate in questi mesi le ha scritte e dette Ferruccio de Bortoli, per esempio in questa intervista: nel denunciare «l’inaccettabile spirito anti lombardo» che vedeva diffondersi nell’Italia impestata dalla pandemia, il nostro ex direttore si è chiesto con coraggio «perché siamo diventati antipatici» e si è risposto così: «Credo che, a volte, siamo stati troppo orgogliosi dei nostri primati, esaltando le nostre virtù fino a sfiorare l’arroganza. Forse, abbiamo avuto anche un atteggiamento semi-colonialista, proiettando un’immagine di noi stessi che chiedeva un adeguamento ai nostri numeri. Senz’altro, abbiamo sbagliato qualcosa anche noi».
«Adeguamento ai nostri numeri», esattamente la freddezza calcolatrice così scoperta da risultare perfino candida nelle parole sventurate di Letizia Moratti. L’importante, comunque, è sempre distinguere: criticare la Regione Lombardia – le sue scelte politiche e la sua leadership – non vuol dire non amare la regione Lombardia con la «r» minuscola, la terra e non l’ente, che è stata l’America in patria per milioni di italiani altrimenti condannati a emigrare all’estero o a soffocare. E lo stesso vale per Milano, in parte anche grazie ai suoi sindaci, in parte nonostante loro.