La Santa Sede diffonde il Rapporto McCarrick. National Review: “Insabbiamento con un meschino racconto burocratico”. Arcivescovo Viganò: “Mistificazioni e falsità. La fiction continua”

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Dopo lunghissima attesa (durato troppo, per non destare sospetti) la Sala Stampa della Santa Sede ha diffuso ieri 10 novembre in inglese e in italiano il “Rapporto sulla conoscenza istituzionale e il processo decisionale della Santa Sede riguardante l’ex Cardinale Theodore Edgar McCarrick”, insieme ad una Dichiarazione del Cardinale Pietro Parolin, del Segretario di Stato di Sua Santità, che il rapporto l’ha partorito.

Più di due anni sono trascorsi dall’annuncio il 20 giugno 2018 dalla sospensione dal ministero sacerdotale del Cardinale Theodore McCarrick, accusato di aver compiuto per lungo tempo abusi omosessuali sia su adulti, sia su minori.

Più di due anni sono trascorsi dalla dimissioni di McCarrick da cardinale e della sua sospensione dall’esercizio di qualsiasi ministero pubblico il 27 luglio 2018.

Più di due anni sono trascorsi dalla promessa della Santa Sede il 6 ottobre 2018 di una spiegazione completa, con la pubblicazione “a tempo debito” di un Rapporto su questo predatore omosessuale.

Più di un anno è trascorso dalla dimissione dallo stato clericale del ex Cardinale McCarrick il 15 febbraio 2019.

Sette mesi sono trascorsi dalla dichiarazione del Cardinal Segretario di Stato Pietro Parolin a febbraio 2020, che “la pubblicazione dipende dal Papa”: “Il lavoro svolto è fatto, ma il Papa deve dare l’ultima parola”. Quindi, i documenti erano disponibili e il rapporto era pronto. Più di sette mesi trascorsi da quell’annuncio – in attesa dell’ultima parola del Papa – sono più che sospetti.

Un’inchiesta del The New York Times aveva messo in luce come molti nella Chiesa sapessero da decenni che l’ex cardinale era stato accusato da svariate persone di molestie sessuali. In particolare tra il 1994 e il 2008, i vescovi statunitensi avevano ricevuto numerosi rapporti sulle trasgressioni del cardinale con giovani studenti del seminario.

Il 20 giugno 2018 l’Arcivescovo di New York, Cardinale Timothy Dolan rese noto con un Comunicato, che il Cardinale Theodore McCarrick era stato sospeso dal ministero sacerdotale. Il Segretario di Stato di Sua Santità Cardinale Pietro Parolin, su indicazione di Papa Francesco, aveva dato istruzioni affinché il Cardinale Theodore McCarrick, Arcivescovo emerito di Washington, non esercitasse più pubblicamente il suo ministero sacerdotale. In base alle accuse e alle segnalazioni pervenute, le forze dell’ordine statunitensi avevano avviato le indagini. I risultati – si ricordava nel comunicato – “sono stati forniti all’Arcidiocesan Review Board, un gruppo di professionisti tra giuristi, esperti di forze dell’ordine, genitori, psicologi, un prete e una religiosa. (…) Il comitato di revisione ha ritenuto le affermazioni credibili e fondate”.

Il 27 luglio 2018 il Cardinale Theodore McCarrick presentò la rinuncia da membro del Collegio cardinalizio a Papa Francesco, il quale “ne ha accettato le dimissioni da Cardinale ed ha disposto la sua sospensione dall’esercizio di qualsiasi ministero pubblico, insieme all’obbligo di restare in una casa che gli verrà indicata, per una vita di preghiera e di penitenza, fino a quando le accuse che gli vengono rivolte siano chiarite dal regolare processo canonico” (Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, 28 luglio 2018).

McCarrick diventa così il primo cardinale ad essersi dimesso durante il pontificato di Papa Francesco. Prima di lui, nel 2015, il Cardinale scozzese Keith Michael Patrick O’Brien aveva rinunciato soltanto alle prerogative del cardinalato, mantenendo tuttavia il titolo cardinalizio (come nel caso recente del Cardinale di curia Angelo Becciu). L’ultimo precedente in età contemporanea era stato quello del Cardinale francese Louis Billot dimessosi nel 1927 per dissidi con Papa Pio XI.

L’inchiesta nei fatti contestati a McCarrick era stata annunciata dalla Santa Sede il 6 ottobre 2018, con il “Comunicato della Santa Sede” pubblicato sul Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede, N. 731:
«Dopo la pubblicazione delle accuse riguardanti la condotta dell’Arcivescovo Theodore Edgar McCarrick, il Santo Padre Francesco, consapevole e preoccupato per lo smarrimento che esse stanno causando nella coscienza dei fedeli, ha disposto che venga comunicato quanto segue:
Nel settembre 2017, l’Arcidiocesi di New York ha segnalato alla Santa Sede che un uomo accusava l’allora Cardinale McCarrick di aver abusato di lui negli anni Settanta. Il Santo Padre ha disposto in merito un’indagine previa approfondita, che è stata svolta dall’Arcidiocesi di New York e alla conclusione della quale la relativa documentazione è stata trasmessa alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Nel frattempo, poiché nel corso dell’indagine sono emersi gravi indizi, il Santo Padre ha accettato le dimissioni dell’’Arcivescovo McCarrick dal Collegio cardinalizio, ordinandogli la proibizione dell’esercizio del ministero pubblico e l’obbligo di condurre una vita di preghiera e di penitenza.
La Santa Sede non mancherà, a tempo debito, di rendere note le conclusioni del caso che coinvolge l’Arcivescovo McCarrick. Anche in riferimento ad altre accuse portate contro l’ecclesiastico, il Santo Padre ha disposto di integrare le informazioni raccolte tramite l’investigazione previa con un ulteriore accurato studio dell’intera documentazione presente negli Archivi dei Dicasteri e Uffici della Santa Sede riguardanti l’allora Cardinale McCarrick, allo scopo di appurare tutti i fatti rilevanti, situandoli nel loro contesto storico e valutandoli con obiettività.
La Santa Sede è consapevole che dall’esame dei fatti e delle circostanze potrebbero emergere delle scelte che non sarebbero coerenti con l’approccio odierno a tali questioni. Tuttavia, come ha detto Papa Francesco, “seguiremo la strada della verità, ovunque possa portarci” (Filadelfia, 27 settembre 2015). Sia gli abusi sia la loro copertura non possono essere più tollerati e un diverso trattamento per i Vescovi che li hanno commessi o li hanno coperti rappresenta infatti una forma di clericalismo mai più accettabile.
Il Santo Padre Francesco rinnova il pressante invito ad unire le forze per combattere la grave piaga degli abusi dentro e fuori la Chiesa e per prevenire che tali crimini vengano ulteriormente perpetrati ai danni dei più innocenti e dei più vulnerabili della società. Egli, come annunciato, ha convocato i Presidenti delle Conferenze Episcopali di tutto il mondo per il prossimo mese di febbraio, mentre risuonano ancora le parole della Sua recente Lettera al Popolo di Dio: “L’unico modo che abbiamo per rispondere a questo male che si è preso tante vite è viverlo come un compito che ci coinvolge e ci riguarda tutti come Popolo di Dio. Questa consapevolezza di sentirci parte di un popolo e di una storia comune ci consentirà di riconoscere i nostri peccati e gli errori del passato con un’apertura penitenziale capace di lasciarsi rinnovare da dentro” (20 agosto 2018)».

Il 16 febbraio 2019 la Congregazione per la Dottrina della Fede ha reso noto con un Comunicato che «in data 11 gennaio 2019, il Congresso della Congregazione per la Dottrina della Fede ha emanato il decreto conclusivo del processo penale a carico di Theodore Edgar McCarrick, Arcivescovo emerito di Washington, D.C., con il quale l’accusato è stato dichiarato colpevole dei seguenti delitti perpetrati da chierico: sollecitazione in Confessione e violazioni del Sesto Comandamento del Decalogo con minori e adulti, con l’aggravante dell’abuso di potere, pertanto gli è stata imposta la pena della dimissione dallo stato clericale. Il 13 febbraio 2019 la Sessione Ordinaria (Feria IV) della Congregazione per la Dottrina della Fede ha esaminato gli argomenti presentati nel ricorso del ricorrente e ha deciso di confermare il decreto del Congresso. Questa decisione è stata notificata a Theodore McCarrick in data 15 febbraio 2019. Il Santo Padre ha riconosciuto la natura definitiva, a norma di legge, di questa decisione, la quale rende il caso res iudicata, cioè non soggetta ad ulteriore ricorso».

Con 29 capitoli più le conclusioni per più di 400 pagine, il Rapporto McCarrick presenta un ampio ritratto dell’accesa e della caduta di questo potentissimo cardinale statunitense nella gerarchia della Chiesa Cattolica Romana. E documento soprattutto come le accuse di abusi sessuali e di una pratica costante di sodomia lo abbiano accompagnato per tutta la sua carriera ecclesiastica, ma che non l’hanno fatto deragliare. Evidenzia anche con fu ingannato San Giovanni Paolo II. Comunque, il Rapport provoca molte più domande che offrire delle risposte e un fiume di commenti. In modo non esaustivo, a titolo d’esempio:

“Ci sono leader influenti e potenti nella Chiesa negli Stati Uniti e nella Curia romana, che hanno le loro posizioni, almeno in parte, dovute all’influenza di Theodore McCarrick? Loro chi sono?”.

“Verità e trasparenza sono passi necessari per guarire quelle ferite e riparare la fiducia che è stata infranta”, ha affermato Stephen White, Direttore esecutivo del The Catholic Project presso la Catholic University of America”. QUI.

Dove viveva McCarrick in pensione dopo le presunte sanzioni della Santa Sede? QUI.
McCarrick, 2009: “Il mio trasferimento alla parrocchia… è quasi completo. Wuerl [Cardinale e Arcivescovo metropolita di Washington] è stato molto gentile nell’organizzare alloggi lì”.
Arcidiocesi di Washington, 2018: “McCarrick tipicamente si occupava personalmente della sistemazione degli alloggi e non coinvolgeva direttamente l’Arcidiocesi di Washington”.

“La Chiesa cattolica ha un problema di soldi, un problema clericale, un problema di sesso e un problema di potere” (David Inczauskis SJ @LibTheoJesuit [Gesuita Reggente della Xavier University di Cincinnati (Ohio), si descrive come “Catholic social revolutionary”] – Twitter, 10 novembre 2020).

Oggi, l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò ha scritto – pubblicato dall’amico e collega Aldo Maria Valli sul suo blog Duc in altum – un primo commento a caldo, che – per ora – non entra nel merito dei contenuti del documento, ma denuncia una “operazione di mistificazione” circa le responsabilità degli insabbiamenti ed esprime “sdegno” per le accuse rivolte nei suoi confronti.

Del Caso McCarrick, l’Arcivescovo Viganò si è occupato ampiamente nel suo libro “Nell’ora della prova” (edito da Chorabooks), uscito pochi giorni fa e presentato il 4 novembre in una diretta su YouTube, che sta riscuotendo ampio interesse (con la partecipazione del giornalista Marco Tosatti, dello storico Massimo Viglione, dell’economista Ettore Gotti Tedeschi, del curatore del libro Aldo Maria Valli e dell’editore Aurelio Porfiri).

Quella lettera di Mons. Carlo Maria Viganò al Papa, mai spedita: “Grande è la sofferenza, grave lo sconcerto tra i fedeli” – 8 novembre 2020

Facciamo seguire la breve Dichiarazione sul Rapporto McCarrick di Mons. Viganò da due articoli:

– Il primo dal National Review, a firma di Michael Brendan Dougherty, che definisce il Rapporto McCarrick un “whitewash” ( “un deliberato occultamento degli errori o dei difetti di qualcuno al fine di pulire il loro nome”, che abbiamo tradotto con “insabbiamento”): “L’insabbiamento McCarrick. Il Rapporto della Santa Sede è una sorta di profilattico contro una vera inchiesta”, in una nostra traduzione italiana dall’inglese.

– Il secondo dell’amico e collega Andrea Gagliarducci per Aci Stampa: “Il rapporto McCarrick, tra errori di valutazione e necessità di difendere la Chiesa”, che nell’annunciarlo su Twitter scrive: “La pubblicazione del rapporto avviene in un momento in cui la Chiesa è anche attaccata per presunte coperture di abusi in Polonia e Inghilterra. Sarà un boomerang o aiuterà la trasparenza?”.

Dichiarazione dell’Arcivescovo Carlo Maria Viganò

È stato reso noto ieri, 10 novembre, il Rapporto ufficiale della Santa Sede relativo al caso McCarrick: prima di esprimermi in merito, mi riservo di analizzarne il contenuto.
Non posso tuttavia non rilevare la surreale operazione di mistificazione nei riguardi delle responsabilità nell’insabbiare gli scandali del deposto cardinale americano, e allo stesso tempo non posso esimermi dall’esprimere il mio sdegno nel vedere rivolte contro di me le medesime accuse di insabbiamento, quando ho più e più volte denunciato l’inazione della Santa Sede dinanzi alla gravità delle accuse concernenti la condotta di McCarrick.
Un commentatore scevro da pregiudizi potrebbe notare i tempi più che sospetti della pubblicazione, così come il tentativo di gettare discredito sulla mia persona, accusata di disobbedienza e di negligenza da coloro che hanno tutto l’interesse di delegittimare chi ha portato alla luce una rete di corruzione e immoralità senza pari. La sfrontatezza e l’indole fraudolenta dimostrate in questa occasione avrebbero chiesto, a questo punto, di chiamare questa suggestiva ricostruzione dei fatti «Rapporto Viganò», risparmiando al lettore la spiacevole sorpresa di veder ancora una volta adulterata la realtà. Ma questo avrebbe richiesto onestà intellettuale, prima ancora che amore per la giustizia e per la verità.
A differenza di molti personaggi coinvolti in questa vicenda, non ho alcun motivo di temere che la verità possa contraddire le mie denunce, né sono in alcun modo ricattabile. Chi lancia accuse prive di fondamento con il solo scopo di distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica avrà l’amara sorpresa di constatare che l’operazione condotta contro di me non sortirà alcun effetto, se non dar prova ulteriore della corruzione e della malafede di chi per troppo tempo ha taciuto, ha negato, ha volto lo sguardo altrove e oggi deve renderne conto. La fiction vaticana continua.
+ Carlo Maria Viganò, arcivescovo

“Ma se Viganò realmente non aia riuscito a indagare a fondo, si è unito a una lunga lista di altri prelati che avevano lasciato cadere la palla nel caso McCarrick. Ciò che rende Viganò diverso è che alla fine si è scusato per il suo fallimento. La copertura continua” (Philip Lawler).

L’insabbiamento McCarrick
Il Rapporto della Santa Sede è una sorta di profilattico contro una vera inchiesta
di Michael Brendan Dougherty
National Review, 11 novembre 2020

La Santa Sede ha finalmente divulgato il tanto atteso e rimandato Rapporto McCarrick. Il documento pretende di essere un esame approfondito di come un uomo che era ampiamente conosciuto per essere un parassita del sesso e molestatore sessuale seriale, Theodore McCarrick, è stato elevato a diventare un potente e influente cardinale arcivescovo della diocesi di Washington, DC, e la figura di spicco nelle riforme post-abuso sessuale della Chiesa americana. McCarrick è stato privato del titolo di cardinale e ridotto allo stato laicale più di due anni fa. Molti laici cattolici avevano sperato che il rapporto avrebbe completamente smascherato le marce reti di influenza che lo proteggevano, portando forse alla caduta di altri ecclesiastici di alto rango che erano i suoi protetti e che dovevano essere a conoscenza delle sue malefatte. Traccerebbe esattamente come ha usato le sue prodigiose capacità di raccolta fondi per proteggersi dal controllo. Smaschererebbe la cospirazione in corso di silenziosa complicità con il male.

Ahimè.

Il Segretario di Stato di Sua Santità ha pubblicato un Rapporto McCarrick che trabocca di coperture burocratici dalla voce passiva di un’annata così vecchia e aspra che farebbe arrabbiare i Borgia e il Partito comunista cinese. Alla fine incolpa una manciata di barboni nel New Jersey, per lo più deceduti, e metà incolpa e metà scagiona il defunto e Santo Papa Giovanni Paolo II. Si scaglia anche contro l’ex Nuncio Apostolico negli Stati Uniti, l’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, che negli ultimi anni ha svolto il ruolo di denunciatore e mistico politico un po’ scardinato. La conclusione finale è che McCarrick era un bugiardo molto convincente e sicuramente lanciava soldi ovunque, ma non era un grosso problema, nossignore.

Si può vedere la radice del problema nel titolo stesso: “Rapporto sulla conoscenza istituzionale e il processo decisionale della Santa Sede relativi all’ex cardinale Theodore Edgar McCarrick”. Ma ci arriveremo.

Lo scopo del rapporto è piuttosto limitato e può essere ridotto alla risposta a tre domande:

(1) Perché Giovanni Paolo II ha nominato McCarrick arcivescovo quando il Cardinale John O’Connor di New York aveva messo il Papa in guardia contro questo con una lettera, affermando che McCarrick era un violentatore sessuale? E perché continuava a salire?

(2) Che cosa ha fatto esattamente Benedetto XVI con McCarrick?

(3) Francesco sapeva?

Tutti e tre mirano a contrastare, spiegare o annegare nel contesto storie esistenti nei media che sono scomode per l’attuale Papa. Vale a dire, che non c’erano solo voci, ma avvertimenti documentati a Giovanni Paolo II che alla fine ha ignorato. Quel Papa Benedetto sembrava aver portato McCarrick al pensionamento e si diceva che avesse posto una sorta di restrizioni – spesso ignorate – alla sua vita pubblica in pensione. E terzo, che Papa Francesco è stato informato dei crimini morali commessi da McCarrick dal Nunzio Apostolico negli Stati Uniti, e li ha ignorati. Evidentemente irrisolta è l’accusa che McCarrick aveva, sotto Papa Francesco, riguadagnato influenza nella selezione dei vescovi, vale a dire il Cardinale Kevin Joseph Farrell e il Vescovo Robert McElroy di San Diego.

La conclusione del rapporto è che le accuse del Cardinale John O’Connor contro McCarrick non erano ben documentate. E che Giovanni Paolo II era predisposto dalla sua educazione nella Polonia dell’era comunista a credere che le accuse di pederastia e devianza sessuale fossero dannose diffamazioni anticattoliche, e così scelse di credere alla testimonianza dei Vescovi del New Jersey che probabilmente mentirono nel loro tentativo di chiaro il nome di McCarrick. Che Papa Benedetto XVI alla fine abbia esitato su cosa fare riguardo al pensionato McCarrick e che l’affermazione dell’Arcivescovo Viganò di aver avvertito Francesco non può essere dimostrata.

Ovviamente è molto diverso dal dire che era credibile. Ogni altra questione relativa a McCarrick è intatta. La cosa più preoccupante di tutte è che il rapporto insiste incautamente sul fatto che i soldi che McCarrick notoriamente raccoglieva e “donava” in tutta la Chiesa non hanno avuto alcun effetto.

Un assaggio del riepilogo del rapporto del problema:
Nel complesso, la documentazione sembra mostrare che, sebbene le capacità di raccolta di fondi di McCarrick siano state valutate come pesanti, non erano determinanti rispetto alle principali decisioni prese in relazione a McCarrick, inclusa la sua nomina a Washington nel 2000. Inoltre, l’esame non ha rivelato prove che la consuetudine di McCarrick di elargire donazioni hanno influenzato decisioni significative prese dalla Santa Sede riguardo a McCarrick in qualsiasi periodo.

Anche quando si discute da sé, il rapporto del Santa Sede al riguardo è contraddittorio. Il denaro contava – pesava molto – ma non ha ottenuto nulla. L’idea che McCarrick stesse semplicemente facendo piovere tutto il tempo soldi nella Chiesa come un rapper che mostra la sua stanza boom-boom su MTV Cribs apparentemente non turbava nessuno.

Centinaia di altre piccole tracce rimangono inesplorati. Com’è possibile che gli esperti di abusi sessuali da parte del clero sapessero e parlassero apertamente della reputazione di McCarrick come inquietante “Zio Teddy” nel 2006, e McCarrick si stava difendendo in cause legali per tutto quel decennio, ma il futuro cardinale [Kevin Joseph Farrell, n.d.t.] che vive con lui ha affermato, incredibilmente, di non avere conoscenza di qualcosa al di là di ciò che lui definisce sordide voci? L’idea è ridicola per chiunque abbia la più passeggera familiarità con la cultura del gossip tra i preti cattolici. Eppure, quello stesso cardinale dovrebbe essere responsabile del prossimo conclave [essendo Camerlengo di Santa Romana Chiese gestisce la Sede vacante, n.d.t.]? Di cosa si trattava con Giovanni Paolo II e personaggi come McCarrick e Marcial Maciel, entrambi prodigiosi raccoglitori di fondi ed evidenti bugiardi?

Perché McCarrick – con la sua così notoria reputazione – viveva in un seminario quando era in pensione? Perché un giorno fu trasferito frettolosamente in una canonica parrocchiale? Cosa sapeva esattamente il Cardinale Donald Wuerl, allora Arcivescovo di Washington, DC? E le molteplici case sulla costa del Jersey? Perché le indagini del Vaticano sui seminari durante questi decenni non hanno portato alla luce la diffusa cultura della licenza sessuale e degli abusi sessuali in molti di questi, che chiunque degli ecclesiastici con cui parli conosce, che è oggetto di libri salaci, che il motivo sanguinante e ovvio per l’abbandono di tanti candidati al sacerdozio?

Come ha funzionato tutto?

Ma questo porta all’errore dietro il rapporto. Cosa sono la “conoscenza istituzionale” e il “processo decisionale”? La relazione è una sorta di profilattico contro una vera inchiesta. Invece di confessare alla Chiesa i peccati della sua gerarchia, con un certo grado di franchezza e umiliazione, il rapporto dice agli estranei: se guardassi questi documenti selezionati, questo è il massimo che potresti provare contro di noi. In definitiva, il rapporto stesso è una sorta di eresia morale.

Invece di affrontare il Caso McCarrick in modo forense, sì, inquisitorio, giudicando i vescovi della Chiesa come uomini che hanno doveri verso la Chiesa e Dio per affrontare il male, abbiamo – in base a ciò che sappiamo – questo meschino racconto burocratico.

Dio, salva la Tua Chiesa da questi lupi.

Il rapporto McCarrick, tra errori di valutazione e necessità di difendere la Chiesa
Pubblicato il rapporto della Santa Sede che ricostruisce cosa si sapeva delle accuse all’ex cardinale McCarrick, cosa è stato fatto e cosa no, e perché
di Andrea Gagliarducci
CITTÀ DEL VATICANO , 10 novembre, 2020 / 6:00 PM (ACI Stampa).-
C’è un momento, nel rapporto McCarrick, che è rivelatore. È il 1999, e l’allora arcivescovo di Newark viene incluso nella terna da cui deve scaturire la scelta dell’arcivescovo di Washington, tra l’altro sede cardinalizia. È a quel punto che arrivano accuse, non circostanziate, sulla condotta morale di McCarrick, sul fatto che avesse in passato condiviso il letto con giovani adulti. Viene chiesto al nunzio di investigare, e non arrivano prove concrete. Comunque, Giovanni Paolo II decide di lasciar cadere la candidatura. È lo stesso McCarrick a scrivere all’allora monsignor Dziwisz, segretario del Papa, rispondendo punto per punto alle accuse. E il Papa si convince che l’ex cardinale è sincero. In fondo, ne ha visti tanti di casi del genere in Polonia, con sacerdoti accusati falsamente. E c’è anche stato, negli Stati Uniti, il caso del Cardinale Joseph Bernardin, arcivescovo di Chicago, anche lui finito ingiustamente accusato. Così, Giovanni Paolo II fa reintrodurre McCarrick nella terna, e viene infine scelto come arcivescovo di Washington.

È il momento decisivo della storia, ma racconta anche molto del clima che si respirava in quegli anni. Non ci sono solo le informazioni parziali, le dicerie non confermate, la mancanza di prove, le inchieste fatte in maniera superficiale. C’è, per la Chiesa, la necessità di fare giustizia, proteggere i piccoli, ma anche difendere i propri pastori dalle accuse ingiuste. E sono molte. Da qui, la decisione di Giovanni Paolo II di ignorare le accuse, di fidarsi di McCarrick. Giovanni Paolo II sarà poi quello, con il Cardinale Joseph Ratzinger prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, ad affrontare con forza lo scandalo degli abusi, e a ricalibrare un sistema che lasciava tutte le decisioni a livello locale, senza che Roma poi potesse intervenire.

Se la chiave di lettura del caso McCarrick sta in quell’episodio, c’è comunque bisogno di andarsi a leggere tutte le 461 pagine del Rapporto sulla conoscenza istituzionale e il processo decisionale della Santa Sede riguardante l’ex cardinale Theodor Edgar McCarrick (dal 1930 al 2017) per comprendere i dettagli. E questi dettagli vanno visti senza pregiudizio: non tutto viene fatto in malafede, anzi, in molti casi prevale la superficialità, un po’ guidata dall’idea che in fondo la Chiesa vada sempre difesa, un po’ influenzati dall’idea che più che la pena aiuta la misericordia – e che l’idea di giustizia fosse stata messa un po’ da parte dopo il Concilio Vaticano II era stato magistralmente spiegato da Benedetto XVI nella lettera ai cattolici di Irlanda del 2010.

La storia è presto detta: il Cardinale McCarrick, dal 2006 in pensione dall’incarico di Washington, era persona molto in vista, conosciuta e attiva in viaggi internazionali in vari luoghi, come la Cina, e per la sua straordinaria capacità di intessere relazioni e raccogliere fondi. Nel 2017 arrivano accuse circostanziate di abusi su minori, che aprono il “vaso di Pandora”: mentre subito viene fatta partire una indagine canonica, e si chiede al cardinale di evitare di esercitare il ministero episcopale in pubblico, continuano le testimonianze di rapporti perlomeno inopportuni con vari seminaristi, nonché di altri abusi su minori. McCarrick rinuncia al cardinalato nel 2018, quindi viene addirittura ridotto allo stato laicale nel 2019.

Il rapporto rappresenta invece una risposta alle accuse, rivolte anche direttamente a Papa Francesco, di aver sempre saputo della condotta del Cardinale, ma di non aver mai considerato le accuse. La storia, in realtà, nasce da molto lontano. E c’è da dire che davvero Benedetto XVI fu il primo a prendere provvedimenti, in maniera decisa, e cercando anche lui di salvaguardare l’immagine di una Chiesa scossa e messa sotto attacco.

Il rapporto nota che, fino al 2017, non c’erano mai state accuse circostanziate di abusi su minori operate da McCarrick, mentre non erano circostanziate le varie denunce anonime sulla condotta morale dell’ex arcivescovo di Washington arrivate a cardinali e alla nunziatura della Santa Sede negli Anni Novanta, considerate per questo non credibili.

Non c’erano state, invece, segnalazioni di una condotta impropria di McCarrick né durante l’indagine previa alla sua prima candidatura all’episcopato, per cui era stato considerato nel 1968, nel 1972 e nel 1977, quando viene nominato ausiliare di New York. E non ci sono segnalazioni nemmeno nelle indagini che precedono la sua nomina a vescovo di Metuchen nel 1981 e a Newark nel 1986.

Nel 1995, quando McCarrick è arcivescovo di Newark, si decide di includere una tappa nella città nell’ambito di uno dei grandi viaggio di San Giovanni Paolo II. E per questo si fa una prima indagine, guidata dal Cardinale John O’Connor, allora arcivescovo di New York. Alla fine, il Cardinale O’Connor conclude che non ci sono impedimenti alla visita.

Ma sarà proprio il Cardinale O’Connor ha dare parere negativo alla candidatura di McCarrick come arcivescovo di Washington. In una lettera del 28 ottobre 1999 indirizzata all’arcivescovo Gabriel Montalvo Rivera, allora nunzio apostolico presso gli Stati Uniti, il Cardinale O’Connor sottolinea che scegliere McCarrick per la prestigiosa sede nella capitale degli Stati Uniti sarebbe un errore. Tra l’altro, McCarrick era già stato bocciato, negli anni precedenti, sia nella corsa per il posto di arcivescovo di Chicago, sia per quello di arcivescovo di New York.

Eppure, arrivano anche pareri positivi, sostegni alla candidatura di McCarrick a Washington. Tra queste una lettera dell’arcivescovo James Michael Harvey, oggi cardinale e arciprete di San Paolo Fuori Le Mura e allora prefetto della Casa Pontificia.

Giovanni Paolo II prima dà parere negativo, anche sulla base di un memorandum inviatogli dall’arcivescovo Giovan Battista Re (oggi cardinale e decano del Collegio Cardinalizio, allora sostituto della Segreteria di Stato) in cui questi sottolinea che è sua “convinzione personale” che non sia opportuno McCarrick venga trasferito a Washington.

A quel punto, McCarrick prende carta e penna e, il 6 agosto 2000, scrive al segretario di Giovanni Paolo II, Stanislao Dziwisz. Dalla lettera si evince confidenza personale, ma anche il fatto che McCarrick abbia già scritto al segretario del Papa polacco tempo prima, quando si cominciò a parlare di una sua promozione. E A Dziwisz confuta tutte le accuse, dice che già queste sono state presentate tempo prima e che lui le ha condivise sempre con il nunzio e con il suo consiglio presbiterale. In particolare, McCarrick fa sapere di conoscere le accuse a lui rivolte dal Cardinale O’Connor. Resta la domanda: chi lo aveva informato?

Fatto sta che Giovanni Paolo II si convince a riconsiderarlo nella terna dei possibili candidati. Ed è così che McCarrick diventa arcivescovo di Washington. Ci sono molte dicerie, una denuncia specifica su di lui viene ponderata ma ignorata, perché lo stesso sacerdote che denuncia è colpevole di abusi, e nel frattempo è già montato un clima di caccia alle streghe contro la Chiesa, che è sfociato nello scandalo degli abusi negli Stati Uniti nel 2002. McCarrick, tra l’altro, si è sempre schierato per la tolleranza zero.

Quando Benedetto XVI diventa Papa, nel 2005, i rumors si moltiplicano. Benedetto XVI – si legge nei verbali della Congregazione dei Vescovi aveva accordato al Cardinale McCarrick di rimanere altri due anni alla guida dell’arcidiocesi di Washington, ma, di fronte alle nuove accuse, ne chiede rapidamente la rinuncia, che avviene nel 2006.

In questo periodo, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò è delegato per le rappresentanze pontificie, ed ha segnalato ai superiori le “gravi” informazioni sul conto di McCarrick, sempre sottolineando, però, che non ci si trovava di fronte ad accuse provate. Benedetto XVI decide di non aprire un processo canonico perché il cardinale è già dimesso dall’incarico, perché non c’erano vittime minorenni, perché lo stesso cardinale dichiara, “sul suo giuramento di vescovo”, che non ha commesso i fatti, perché le accuse si riferiscono agli anni Ottanta e non ci sono casi recenti. Si chiede, piuttosto, a McCarrick di vivere una vita ritirata. Non sono sanzioni, sono raccomandazioni che vengono date nel 2006 e nel 2008, sia oralmente che per iscritto, e che sono prontamente disattese da McCarrick. Non solo. Ad ogni sollecitudine di evitare viaggi, l’allora porporato risponde con una serie di lettere che parlano di impegni già presi, di volontà di onorarli, di voler andare a Roma perlomeno per salutare il Papa. Addirittura, McCarrick invia una lettera lamentandosi delle richieste vaticane al compianto cardinale Francis George, arcivescovo di Chicago.

Nel 2012, l’arcivescovo Viganò, ormai nunzio negli Stati Uniti, si trova a fronteggiare un’altra denuncia, e il Cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione dei Vescovi, gli chiede di indagare. Dal rapporto emerge che il nunzio non compie tutti gli accertamenti richiesti.

Il rapporto appare essere necessario per difendere Papa Francesco, accusato dallo stesso arcivescovo Viganò di sapere e di non aver fatto nulla contro McCarrick. Di certo, McCarrick continua a viaggiare, mette in atto quella che nel rapporto viene definita “diplomazia soft”, ma senza però essere mai un diplomatico nella Santa Sede, rappresenta il Catholic Relief Service (la Caritas USA) e persino il Dipartimento di Stato USA. È ritenuto comunque latore di “informazioni utili”, apprezzato fundraiser e tenuto in alta considerazione. In effetti – gli eventi precipitano solo quando viene fuori la prima, circostanziata, denuncia di abuso su un minore, nel 2017, abuso avvenuto negli anni Settanta.

Ed è questa la prima volta che Papa Francesco viene in contatto con il caso McCarrick, in quanto non ne aveva mai ricevuto documentazione prima, ma solo voci, e riteneva che comunque la questione si fosse esaurita negli Anni Novanta.

Il rapporto mette insieme testimonianze, denunce, materiale di archivio. È un grande affresco su come vengano prese le decisioni nella Santa Sede.

La tentazione è di pensare che con Papa Francesco, le nuove norme con il motu proprio Vos Estis, le ulteriori chiarificazioni procedurali della Congregazione della Dottrina della Fede, la abolizione del segreto pontificio per i reati di abusosi sia fatto un passo decisivo. La realtà è che questo passo era cominciato già da tempo, da quando Giovanni Paolo II, su suggerimento di Joseph Ratzinger, centralizza la gestione dei delicta graviora nella Congregazione della Dottrina della Fede, e poi con Benedetto XVI e con le sue nuove norme che permettono di meglio affrontare le denunce e ampliano i limiti della prescrizione. Tra l’altro, Papa Francesco ha sempre detto di aver seguito la strada tracciata da Benedetto XVI

Il punto è, ora, di trovare un bilanciamento tra la necessaria giustizia e la necessità di proteggere la Chiesa da attacchi ingiusti. È la ricerca di questo punto di equilibrio che ha portato anche ad alcuni errori di valutazione. La pubblicazione del rapporto, mentre dalla Polonia all’Inghilterra sono ripresi attacchi sulle colpe vere e presunte della Chiesa per aver coperto gli abusi, può rivelarsi un positivo atto di trasparenza o un boomerang per la Chiesa.

Per il Cardinale Parolin non c’era scelta. “Come traspare dalla mole del rapporto e dalla quantità di documenti e di informazioni contenuti – scrive in una dichiarazione diffusa dalla Sala Stampa della Santa Sede – ci si è mossi alla ricerca della verità”. Ma ci tiene anche a sottolineare che “dalla lettura del documento tutte le procedure, compresa quella della nomina dei vescovi, dipendono dall’impegno e dall’onestà delle persone interessate”, perché “nessuna procedura, anche la più perfezionata, è esente da errori”.

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