La nuova stagione di veleni e storie a luci rosse in Vaticano. “Piove sul bagnato: lagrime su sangue, e sangue su lagrime“
In questi giorni, tra le tante notizie che leggiamo, due stanno galleggiando sulla superficie della cloaca. Nella prima, secondo quanto scrive il Corriere della Sera online, si tratta di un dipendente della Direzione delle Telecomunicazioni del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, esperto informatico, condannato a sei anni per aver fatto drogare e prostituire per due mesi una liceale conosciuta in uno chat.
La seconda notizia, diffusa dalla Verità, riguarda un fascicoletto imbarazzante, che sta girando da qualche giorno in Vaticano, in riferimento ad un vaticanista “considerato molto vicino al Cardinale Angelo Becciu”. Il quotidiano ha deciso di non fornire informazioni dettagliate, per non consentirne l’identificazione… anche se il nome uscirà, prima o poi. Su questo non ci piove. Sarà che il tempo il gentiluomo, però talvolta è carogna e fa piovere sul bagnato.
„Chi ha toccato una volta un’ingiuria – di sangue e di morte – non cesserà mai di toccarne di nuove. Piove sul bagnato: lagrime su sangue, e sangue su lagrime“ (Giovanni Pascoli).
“E piove sul bagnato
su un mare già agitato
e sulle prime pietre già scagliate
e piove su chiunque
ma su qualcuno sempre
e piove un po’ di più
C’è chi nasce fortunato
e chi nasce così sia
tutti quanti già imputati
tutti quanti già giuria
Come va, bene
come stai, bene
c’è chi se la porta dentro la cattiva compagnia”
(Ligabue, La cattiva compagnia/Start, 2019).
L’uomo 57enne protagonista della prima notizia si faceva chiamare “Il professore” dalla ragazza 17enne, perché le impartiva “lezioni” su come intrattenere i clienti attraverso video hard.
A questa notizia diffusa dal Corriere della Sera possiamo aggiungere, che il condannato è un ex dipendente de L’Osservatore Romano, già da tempo sospeso dal servizio e va ricordato che il quotidiano della Santa Sede dipende direttamente dalla Segreteria di Stato. Il condannato era anche persona sempre privilegiata nel suo ruolo dai superiori. Piove sul bagnato, lo schifo continua e il peggio deve ancora essere divulgato, si salvi chi può.
Secondo quanto scrive il Corriere, “Il professore” si era intrattenuto numerose volte con la ragazza, pagandole ogni incontro cento euro. Le accuse contestate: prostituzione minorile, cessione di stupefacenti e tentata violenza sessuale. Reato quest’ultimo che Cardarilli avrebbe commesso quando ha provato a ricattare la ragazza, minacciandola di diffondere un loro filmino, se lei non si fosse convinta ad avere un ultimo rapporto intimo. Però, la ragazza si è ribellata al ricatto e ha denunciato l’uomo, nonostante la paura che diffondesse davvero il video hot.
L’incontro tra Cardarilli e la ragazza risale all’aprile del 2019, dopo esserci conosciuti sul sito “Bacheca incontri”. Dopo aver chattato per qualche sera l’uomo la convince a vedersi. Da quel momento, i due hanno frequenti rapporti, sempre a pagamento e lui la fornisce anche cocaina, quando si ferma a dormire a casa sua, dopo aver avuto un rapporto. Lui si premunisce persino di accompagnarla a scuola la mattina successiva.
A un certo punto c’è una “svolta”: l’uomo cerca di organizzare un’agenda d’incontri per la ragazza. Le dice che vale almeno 300 euro a incontro e poi le mostra video a luci rosse per avviarla alla prostituzione. È da quando iniziano queste “lezioni” che Cardarilli chiede di essere chiamato “Il professore”. Lui la trova pure un cliente, un certo “Luca Pezzolo”, 34enne. La ragazza però non incontra mai “Pezzolo” – che non è stato identificato –, perché decide di troncare con quel mondo creato da Cardarilli per paura della dipendenza dalla cocaina, perché una volta è stata male. Lo dice quindi a Cardarilli, che però reagisce male e dice alla ragazza che vuole un ultimo rapporto, senno utilizzerà un loro video hard per screditarla. All’inizio la ragazza ha paura. Un timore fondato perché Cardarilli ha la casa disseminata di telecamere. Tuttavia, nonostante il timore di vedere il filmino finire su internet denuncia l’uomo, che viene arrestato. Di quel video non è mai stata rinvenuta traccia.
Nel “dossier” sul vaticanista della seconda notizia, che gira nelle “sacre stanze”, secondo quanto riferisce La Verità, ci sono gli screenshot di un dialogo su Messenger tra il vaticanista e un professionista 57enne (probabilmente omosessuale), alla ricerca di una foto con Bergoglio. Alle ore 10.00 di una mattina di alcuni mesi fa, il professionista contatta il vaticanista, come racconta La Verità, per chiedergli se sia uscito di casa e lui di rimando risponde di essere ancora a casa. «Se puoi» scrive l’amico. Replica del giornalista: «Per te tutto». E allega la foto del pene in erezione di un uomo che pare in pigiama (blu) e sdraiato su un letto. Il professionista non si scompone: «Che sei carino! E visto che ci sei mi spieghi che devo fare per diventare come te». Quindi prosegue: «Comunque il mio obiettivo è avere la foto con il Papa. Cani e porci ce l’hanno. Nelle guardie svizzere ci sono molti gay, ma non sono potenti». Il vaticanista è incuriosito dall’affermazione: «In che senso non sono potenti?». L’ interlocutore: «Perché io non ho la foto con il Papa, la Guardia Svizzera non ha poteri». L’ego del vaticanista si inturgidisce: «Tu frequentami e avrai tutto. Hai foto in costume?». Obiezione dell’uomo: «Serve la Prefettura». Il vaticanista: «Taci! Certo che si può». Il professionista timidamente: «Cioè tu potresti?».
Da questo momento il dialogo prende una piega scabrosissima. Al di là delle battute triviali, l’uomo sembra interessato a capire qualcosa in più sulla “lobby gay” della Santa Sede: «No, ma seriamente come si fa ad essere così protetti. Non ci riuscirò mai». Vaticanista: «In che senso?». Amico: «Tu sei gay e in Vaticano nessuno ti dice nulla vero? Come si fa?». Vaticanista: «Sono riservatissimo». Amico: «Non è possibile». Vaticanista: «Tu non sei riservatissimo?». Evidentemente non abbastanza, dal momento che i messaggi stanno passando di mano in mano, tanto che qualcuno arriva a ipotizzare che il vaticanista abbia abboccato all’esca di un nemico. Suo o di Becciu? Non lo sappiamo, conclude La Verità.
Postscriptum
“Ci pisciano addosso e ci dicono che piove”. Un’espressione resa famosa da Marco Travaglio, basata sul detto popolare catalano “venen a pixar-nos a la cara a casa nostra i ens diuen que plou” (vengono a pisciarci in faccia a casa nostra e dicono che piove), che non sarà elegante, ma rende perfettamente il sentire generale tra i fedeli sulle notizie, che trapelano dal mondo dentro e che gira intorno alla Città del Vaticano. Insieme al detto catalano, la studentessa di Barcellona in Italia per una borsa di studio, aveva mandato a Travaglio anche uno di Paul Valéry: “C’è un solo modo per vedere realizzati i propri sogni: svegliarsi”. E c’è un altro detto di Paul Valéry: “Se non riesci a demolire il ragionamento, cerca almeno di demolire il ragionatore”. La stessa cosa avviene – osservò Travaglio – quando non si riesce a demolire i fatti, che hanno una loro forza intrinseca, si cerca almeno di demolire chi li ha raccontati. L’espressione della ragazza catalana, con cui descriveva con precisione la situazione che stava vivendo in Italia nell’anno 2008, oggi va a pennello per la narrazione sugli scandali sessuali e finanziarie, che ci vengono serviti dai media con il contagocce.