Padre Jarek ha pregato a Pompei per il compleanno della Madonna

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Padre Jarek Cielecki prosegue il pellegrinaggio con la statua di San Charbel e le sue reliquie verso la Polonia. In tarda serata ieri, 7 settembre è arrivato dalla Calabria nelle vicinanze di Pompei. Nel giorno della festa della Natività della Beata Vergine Maria, oggi 8 settembre non poteva che renderle la Madonna un omaggio di gratitudine.

Pertanto, prima di mezzogiorno, Padre Jarek ha guidato l’auto con la statua di San Charbel al parcheggio del santuario pompeiano, prese le sue reliquie poste in una croce di legno e una composizione floreale per Maria, e si è recato davanti all’immagine miracolosa della Regina del Santo Rosario.

Padre Jarek ha pregato a lungo, portando alla nostra Madre celeste tutte le questioni familiari in Polonia e in Italia, e ogni Casa di preghiera di San Charbel. “Vogliamo essere, Maria, per te coloro che asciugheranno le lacrime nei tuoi occhi quando piangerai, perché non c’è amore tra noi e i tuoi figli che si allontanano da tuo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo”, ha detto, aggiungendo anche una supplica: “Santo Padre Charbel, bacia le mani di Maria e i suoi piedi per tutti noi. Che i fiori che il sacerdote porta nella Basilica pompeiana siano portati da tutti noi. Ringraziamo soprattutto Dio oggi per Maria, per averci donato una Madre e mettiamo il nostro cuore nelle sue mani”.

Ricordiamo che l’immagine della Madonna del Santo Rosario di Pompei era particolarmente venerata da San Charbel e che questo dipinto si trova anche nell’eremo di Annaya.

Il video saluto di Padre Jarek da Pompei: QUI.

E mentre stai per lasciare le nostre terre duosiciliane, ti salutiamo caro Padre Jarek, con l’espressione cara ai tuoi Napoletani: “Va’, ‘a Maronna t’accumpagna!” [*].

[*] ‘A Maronna t’accumpagna: come nasce questa espressione napoletana?

Napoli è la città che più di tutte sa unire il sacro con il profano e questa duplice concezione di sacralità la ritroviamo anche nell’espressione “‘A Maronna t’accumpagna“, divenuta celebre grazie al Cardinale Crescenzio Sepe che spesso la usa per concludere le sue omelie e soprattutto grazie a Luciano De Crescenzo.
Con questo modo di dire si vuole augurare alle persone care di essere sorvegliate dalla Madonna, un saluto augurale rivolto a chi si allontana per un viaggio o per il lavoro quotidiano. L’origine di questa espressione napoletana viene raccontata in modo dettagliato proprio da Luciano De Crescenzo in “Fosse ‘a Madonna!” (2012).
Nella seconda metà del ‘700 il re Ferdinando IV per contrastare la criminalità e per combattere il buio pesto che c’era per le strade di Napoli di notte, decise di creare un’illuminazione artificiale proprio per osteggiare i banditi. Così si iniziarono ad installare alcuni lampioni nei pressi di Palazzo Reale e nelle strade più importanti della città.
Però questo non risolveva il problema della criminalità nelle altre zone. Così padre Gregorio Maria Rocco presentò al re una proposta: “Maestà, date a me la licenza dell’illuminazione della città. E state tranquillo, non farò spendere alle casse del Regno nemmeno un ducato”. Re Ferdinando gli diede il permesso.
Don Gregorio Maria Rocco prese un dipinto della Madonna trovato nei sotterranei del monastero del Santo Spirito, nella zona di piazza Plebiscito, allora chiamata Largo Palazzo e ne fece fare centinaia di copie a colori. Le fece sistemare in tante edicole votive sparse per Napoli: “O napoletani – disse – la Madonna che sta nella vostra strada è uguale a quella delle altre strade di Napoli. Ora, però, se voi volete veramente bene alla vostra, dovete tenerla sempre illuminata.”
Ogni quartiere si impegnò a tenere le lampade a olio accese sistemate ai lati delle Madonne e così si riuscì ad illuminare le strade di Napoli anche di notte. Ogni volta che qualcuno varcava la soglia della propria casa per uscire, le madri o le mogli salutavano i propri uomini con questa frase: “Va’, ‘a Maronna t’accumpagna!”.
Fonte: Claudia Ausilio, Vesuvio Live.

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