Libano: cresce l’attesa per il Papa

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Nei giorni scorsi la papamobile è arrivata presso il Palazzo presidenziale del Libano, a Baabda, secondo quanto conferma la National News Agency (NNA – Libano). Baabda, la ‘città presidenziale’, si trova su una collina a circa 9 km in direzione sud-est da Beirut. E’ una cittadina di circa 2500 abitanti, capoluogo del Governatorato del Monte Libano e insieme con porzioni dei Distretti di Metn, Shuf e Aley forma il cosiddetto agglomerato urbano di Beirut.

 

Gli abitanti del Libano, secondo la stima dell’Onu (1° luglio 2010) sono 4.227.597. Altre fonti parlano di 4.039.000. L’ufficio Statistico del Governo libanese parla di 3.759.100 (stima del 2007). Queste variazioni rendono difficile la possibilità di avere, con precisione, dati statistici sulle confessioni religiose. In generale, in assenza di un censimento (l’ultimo è del 1932), studiosi e osservatori ritengono che da alcuni decenni i musulmani siano diventati maggioranza (50/65%). I cristiani dovrebbero essere tra il 35/40% e tra loro la presenza cattolica è fortemente maggioritaria. La legge riconosce ufficialmente 18 confessioni: fra i Cristiani, quelle (1) maronita, (2) greco-ortodossa, (3) greco-cattolica (melchita), (4) armena apostolica, (5) armeno-cattolica, (6) siriaco-ortodossa, (7) siriaco-cattolica, (8) protestante, (9) copta, (10) assira, (11) caldea, e la (12) cattolica di rito latino. Fra i Musulmani, le comunità (13) sunnita, (14) sciita, (15) ismailita, e poi le (16) comunità alawita e quella (17) drusa. Infine, (18) la comunità Ebraica. Il sito ufficiale libanese www.lbpapalvisit.com, per la visita di Benedetto XVI, ha inserito nuovi contenuti nelle sue diverse pagine e tra questi ci sono diversi Messaggi di Benvenuto al Papa firmati dai Capi religiosi delle diverse Chiese (Riti) presenti in Medio Oriente alle quali sarà indirizzata l’Esortazione apostolica postsinodale che il Santo Padre firmerà, il 14 settembre, ad Harissa nella Chiesa St Paul. Ne riportiamo alcuni stralci.

 

Il Patriarca Cattolico della Cilicia degli Armeni, Nersès Bébros XIX, dà il benvenuto al Papa “a nome del Patriarcato Latino di Gerusalemme, dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa e della Conferenza dei Vescovi Latini della Regione Araba (C.E.I.R.A), le esprimo sin d’ora la nostra gioia e la accompagnino con la nostra preghiera prima durante e dopo la sue visita, perché porti in abbondanza frutti e benedizioni per gli abitanti di questa terra… La nostre regione vive attualmente in condizioni difficili e avvertiamo il bisogno di ascoltare la Sua voce, di insegnamento, di preghiera e di condivisione con quanti soffrono. Questa terra, dal Sinodo in poi, ha vissuto cambiamenti radicali che stanno segnando la vita e le opera in una prospettiva nuova di libertà e di dignità, spesso pero accompagnate dall’aumento della violenza. Auspichiamo che la Sua Visita in Libano e le parole che rivolgerà al Medio Oriente e alla Comunità internazionale rafforzino la speranza del cristiani, il dialogo islamo-cristiano ed i valori della giustizia e della pace”.

Anche Sua Beatitudine, Ignace Youssef III Younan, Patriarca di Antiochia, dà il benvenuto al Papa nell’antica lingua liturgica siro-aramaico, ‘w-Shlomo Hubo’: “Con questa salvezza di ‘pace e amore’ è il mio privilegio, a nome di tutti i miei colleghi, capi delle Chiese orientali e dei loro rappresentanti qui, per esprimere a Vostra Santità la mia più profonda gratitudine per la vostra visita storica in Libano, questo piccolo paese geograficamente e così simbolico in merito alla sua posizione socio-culturale… Questa visita storica dimostra la cura paterna che ci conforta e ci incoraggia a rimanere radicato nella nostra terra. Nella persona di Sua Santità, noi riconosciamo Simon Pietro, al quale Gesù ha dato l’ultima cena una missione specifica: ‘E quando tu una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli’… La nostra chiesa, anche se numericamente piccola, ha dimostrato la sua lealtà al Salvatore, il Verbo incarnato. La carneficina nella nostra cattedrale di Baghdad, ormai sono trascorsi quasi due anni, ci ricorda che l’annuncio del Vangelo è testimonianza e martirio, perché nella nostra lingua siriaca, questo spettacolo è anche la sofferenza del martire! Una vocazione che la nostra Chiesa condivide, oggi come in passato, con chiese, sorelle, visto la situazione in Siria, che ricorda il rischio di ripetere la tragedia dell’Iraq.

Sua Santità ha invitato le Chiese orientali a vivere la comunione ecclesiale, per un autentico testimone del Vangelo. Questo dimostra l’affetto speciale che Lei, Padre Santo, ha per i popoli d’Oriente, la culla di tre religioni che sostengono Abramo: ebraica, cristiana e islamica. Nonostante le delusioni e le lacune, il movimento ecumenico dal Concilio Vaticano II è stato senza dubbio un progresso. La nostra testimonianza di fede nello spirito della nuova evangelizzazione, richiede una rinnovata energia per il rischio di essere ostacolato dalla diffidenza e ostilità anche da parte di più religioso tra i quali viviamo”. Infine il Patriarca della Chiesa cattolica di Antiochia, di tutto l’Oriente, di Alessandria e di Gerusalemme dei Melchiti,  Gregorio III Laham, ha ringraziato il Papa per la consegna dell’Esortazione post sinodale ‘La Chiesa cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza’: “Oggi, voi portate la luce d’Oriente, Orientale lumen, contenute in questo post-sinodale… Da parte nostra, accogliamo questa esortazione post-sinodale con affetto e gratitudine. Così, ci alleniamo insieme, Oriente e Occidente, una, santa, cattolica e apostolica, che presiede nella carità, come pastore della Chiesa di Roma, e così si sta confermando la nostra fede, la nostra amicizia e la nostra testimonianza…

Si tratta di un documento che aiuta a chiarire il significato della loro esistenza, il loro ruolo, la loro missione, il loro servizio, la loro testimonianza in questo mondo arabo a maggioranza musulmana. Questa missione è riassunta nella chiamata ad essere luce, sale e lievito, e sanno di essere il piccolo gregge che non ha paura. L’essenza di questa esortazione post-sinodale è nel suo titolo, la comunione e testimonianza, vale a dire l’unità all’interno di una testimonianza verso l’esterno (ad intra e ad extra)… Mettere in pratica le linee guida dell’esortazione post-sinodale sarà un fattore positivo per rimuovere la paura di ciò che è chiamato ‘islamofobia’ e ‘cristianofobia’. Inoltre, può rafforzare il valore della libertà religiosa, di religione e di coscienza, di cittadinanza, ed il dialogo islamo-cristiano… Il mondo ha bisogno di una chiesa che respira con due polmoni, con tutta la sua vitalità, in modo che la fede rimane pura, serena, bella e rinnovare il mondo, che il mondo creda, a ciò che il regno della civiltà fede, speranza e carità: la civiltà di Dio sugli uomini della terra”.

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