L’assegno tra le carte di Paolo Gabriele è una copia?
Tra le carte di Paolo Gabriele, il maggiordomo di Benedetto XVI è stato trovato – si legge nella sentenza di rinvio a giudizio del giudice istruttore vaticano Bonnet – un assegno bancario di 100 mila euro intestato a “Santidad Papa Benedicto XVI”, datato 26 marzo 2012, emesso dalla Universidad Católica San Antonio de Murcia. Un assegno che – aveva sottolineato l’avvocato Carlo Fusco, il legale di Gabriele – “era finito lì per sbaglio”. Un assegno che forse non dovrebbe nemmeno essere in circolazione. Almeno a giudicare dalle dichiarazioni rilasciate da José Luis Mendoza, presidente della Fondazione San Antonio, che gestisce economicamente l’università. Mendoza, in una intervista affidata al quotidiano della regione spagnola della Murcia “La verdad”, afferma che “abbiamo conferma che l’assegno è stato incassato”, e sostiene che probabilmente quella trovata dai magistrati in casa di Paolo Gabriele è “una copia”.
Né la sentenza di rinvio a giudizio, né la requisitoria parlano di una copia dell’assegno, ma di un vero e proprio assegno. Ma come è possibile che l’assegno fosse tra le carte di Paolo Gabriele se era già stato incassato? Mendoza racconta: “Approfittando di un viaggio a Cuba, ho consegnato l’assegno al nunzio apostolico perché lo portasse a Sua Santità. Era un assegno nominativo. Ricordo perfettamente di averlo intestato a ‘Su Santidad el Papa Benedicto XVI-Obolo de San Pedro’. E ci risulta che è stato incassato da parte del Vaticano”.
Mendoza dice di non conoscere personalmente il maggiordomo, e afferma comunque di aver avuto diversi incontri con il Santo Padre, anche perché “da tempo l’Università Cattolica di Murcia aiuta la Chiesa. Lo abbiamo fatto sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II e lo facciamo adesso con Benedetto XVI. Anche perché la nostra università non raccoglie e distribuisce dividendi, ma dedica il denaro ad aiutare i poveri, perché è nostro dovere morale, e poi alla ricerca e all’insegnamento”. Mendoza aspetta di conoscere dettagli, ma non si riesce a capacitare di come questo assegno sia apparso in casa del maggiordomo. E pensa si possa trattare di una copia. “Mi ha sorpreso – dice – e non credo che abbia potuto fare nulla di quel denaro. Abbiamo le prove certe che lo ha incassato il Vaticano”. Si tratta allora solo di una copia dell’assegno, descritta in maniera superficiale nella sentenza vaticana?