Paolo Gabriele ai domiciliari. L’avvocato dice: ha agito da solo per aiutare il Papa

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A Paolo Gabriele, indagato per furto aggravato delle carte private del Papa e della segreteria, sono stati concessi gli arresti domiciliari. La notizia di oggi è stata attesa per tutta la giornata da un gruppo di giornalisti che, alle sei del pomeriggio nella sede della Radio vaticana, hanno saputo la notizia da Padre Federico Lombardi e dagli stessi avvocati di Gabriele. Una notizia che è stata definita “buona” dal portavoce vaticano che ha spiegato ai giornalisti che ora si dovrà aspettare forse una diecina di giorni per conoscere la sentenza di fine istruttoria. Intanto tutto il materiale dell’indagine giudiziaria e quello raccolto dalla Commissione cardinalizia viene consegnato al Papa che lo esamina e deciderà se e come intervenire. Al di là di ogni questione giudiziaria. Da stasera quindi Paolo Gabriele è di nuovo a casa in Vaticano, con la sua famiglia. Non può avere contatti con l’ esterno se non previo permesso del giudice, gli è consentita l’assistenza spirituale e medica, di quest’ultima comunque ha detto il suo avvocato Carlo Fusco, non ha alcun bisogno. E così un’altra tappa dell’iter giudiziario è stata raggiunta, ma ancora non c’è alcuna chiarezza sugli avvenimenti che effettivamente sono accaduti.

Né si capisce se insieme a Gabriele hanno agito altre persone. L’avvocato Fusco ha ribadito che non ci sono reti, complotti o trame. Ma alla precisa domanda se ci fossero altri indagati Padre Lombardi ha risposto : “ Lui è la persona indagata su cui avremo la requisitoria e la sentenza, se i magistrati avranno da dirci altre cose ce le diranno.” Scarna la comunicazione ufficiale di Padre Lombardi: “Il Giudice Istruttore del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, prof. Piero Bonnet,- ha detto- essendo venute meno, dopo l’interrogatorio di oggi, le esigenze istruttorie per la permanenza dell’imputato in stato di arresto, ha disposto per il Signor Paolo Gabriele il beneficio della libertà provvisoria, concedendo gli arresti domiciliari, previa prestazione di idonee garanzie. Il Sig. Gabriele risiederà quindi nella sua abitazione, con la famiglia, in Vaticano, osservando quanto disposto dal Giudice per i contatti e rapporti con altre persone. I prossimi passi del procedimento, attesi nello spazio di alcuni giorni, saranno la requisitoria del Promotore di Giustizia sulla responsabilità per il reato di furto aggravato, e la seguente sentenza di rinvio a giudizio o di assoluzione da parte del Giudice Istruttore. Per quanto riguarda la Commissione cardinalizia, ha fatto avere nei giorni scorsi al Santo Padre il rapporto conclusivo dei suoi lavori.”

Ma cosa ha spinto Gabriele a trafugare carte? E oggi si è pentito, si è reso conto di aver sbagliato? A queste domande gli avvocati Fusco e Cristiana Arru hanno risposto nei limiti del possibile, per mantenere una certa riserva su quello che dovrebbe essere invece chiaro dopo la sentenza, “di rinvio a giudizio presumo” ha detto Fusco. Gabriele ha collaborato ampiamente fin dai primissimi momenti, ha detto il suo difensore, con gli inquirenti e il giudice istruttore, “questo ha permesso di fare una chiarezza abbastanza approfondita su tutti gli atti che lo hanno visto coinvolto” . Quanto alle motivazioni che lo hanno portato a compiere determinati atti sono tutte di carattere interiore, e possiamo dire con assoluta certezza che non ci sono reti o complotti interni o esterni che facciano riferimento a Paolo.”

Dunque avrebbe agito da solo e per motivi idealistici. Paolo Gabriele ha detto di essere mosso dal “desiderio di fare qualche cosa che fosse un atto di aiuto e amore nei confronti del Santo Padre. Certo le modalità con le quali ciascuno esprime la propria collaborazione ovviamente sono valutabili e stanno per essere valutate dal Giudice istruttore”. Paolo non ha preso soldi da nessuno, dicono gli avvocati, non ha avuto nessun crollo nervoso durante la detenzione,nessun atteggiamento ossessivo o compulsivo, è sereno e “ha fiducia nella Divina Provvidenza come un buon figlio della Chiesa”. Certo la difesa è pronta per il processo anche se ovviamente spera di non arrivarci. Una chiave di lettura proposta per le motivazioni: una persona che si trova sottoposta a pressioni, allo stress personale del lavoro e della famiglia, o anche che vuole aiutare a fare qualcosa perchè la Chiesa di cui si sente figlio possa essere viva. Pentito? “ In questi giorni ha potuto riflettere a lungo su questo, si sicuramente è pentito” ha detto l’avvocato. Certo ora dopo un mese e mezzo di indagini e 10 ore di interrogatorio “conosciamo le connessioni che ci sono state con altre circostanze che il giudice ha messo insieme” dice Fusco e aggiunge “quello che c’è dietro a chi ha pubblicato i documenti noi non lo sappiamo, possiamo parlare solo del nostro assistito.”

Un tempo lungo per l’istruttoria perché il giudice doveva indagare e trovare riscontrare gli elementi che aveva fornito nella sua collaborazione con gli inquirenti. Insomma tutto sembra sconcertante e semplice. Forse un po’ troppo. Nella sentenza forse ci sarà dell’altro. Gabriele chiederà (o forse ha già chiesto) il perdono del Papa, ma gli avvocati su questo non si sbilanciano, non è tema giudiziario, ma certo che in un rapporto in cui si tradisce la fiducia c’è il desiderio di chiedere perdono, e questo lo ha manifestato fin dai primi giorni. “Si tratta di capire modalità ed opportunità”, ha detto Fusco. Per il resto Paolo per ora è tornato a casa con la famiglia e del suo futuro si parlerà al momento e certo non è una questione di avvocati.

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