Papa Francesco: il ‘potere’ del pastore è il servizio
Nella messa mattutina di oggi in streaming da Santa Marta papa Francesco ha pregato per gli insegnanti e gli studenti, che in questo periodo conclusivo dell’anno scolastico devono affrontare alcuni disagi per continuare a studiare: “Preghiamo oggi per gli insegnanti che devono lavorare tanto per fare lezioni via internet e altre vie mediatiche e preghiamo anche per gli studenti che devono fare gli esami in un modo nel quale non sono abituati. Accompagniamoli con la preghiera”.
Nell’omelia, il papa ha commentato il Vangelo odierno, tratto da quello dell’apostolo Giovanni, che racconta la moltiplicazione dei pani e dei pesci, mettendo alla prova gli apostoli che non sanno come sfamare la grande folla che li segue: “Ma lo diceva per metterlo alla prova. Lui sapeva. Qui si vede l’atteggiamento di Gesù con gli apostoli. Continuamente li metteva alla prova per insegnargli e, quando loro erano fuori limite e fuori da quella funzione che dovevano fare, li fermava e gli insegnava.
Il Vangelo è pieno di questi gesti di Gesù per far crescere i suoi discepoli per diventare pastori del popolo di Dio, in questo caso vescovi, pastori del popolo di Dio. E una delle cose che Gesù amava di più era essere con la folla perché anche questo è un simbolo dell’universalità della redenzione.
E una delle cose che più non piaceva agli apostoli era la folla perché a loro piaceva stare vicino al Signore, sentire il Signore, sentire tutto quello che il Signore diceva. Quest’oggi sono andati lì a fare una giornata di riposo…
E sono andati lì e la gente se ne accorse dove andavano per il mare, hanno fatto il cerchio e li hanno aspettati lì. E i discepoli non erano felici perché la gente aveva rovinato la ‘pasquetta’, non potevano fare questa festa con il Signore. Malgrado (ciò), Gesù incominciava a insegnare, loro ascoltavano, poi parlavano fra loro e passavano le ore, le ore, le ore, Gesù parlava e la gente felice”.
Inoltre il papa ha sottolineato il ‘piacere’ di Gesù di stare con la gente: “Ma il Signore cercava la vicinanza con la gente e cercava di formare il cuore dei pastori alla vicinanza con il popolo di Dio per servirli. E loro, si capisce questo, sono stati eletti e si sentivano un po’ una cerchia privilegiata, un ceto privilegiato, ‘un’aristocrazia’, diciamo così, vicini al Signore, e tante volte il Signore faceva gesti per correggerli… E così gli insegnava quella vicinanza al popolo di Dio.
E’ vero che il popolo di Dio stanca il pastore, stanca: quando c’è un buon pastore si moltiplicano le cose, perché la gente va sempre dal buon pastore per un motivo, per l’altro. Una volta, un grande parroco di un quartiere semplice, umile, della diocesi … aveva la canonica come una casa normale e la gente bussava alla porta o bussava alla finestra, perché a ogni ora … e una volta mi disse: ‘Ma io avrei voglia di murare la porta e la finestra perché mi lascino riposare’. Ma lui se ne accorgeva che era pastore e doveva essere con la gente. E Gesù forma, insegna ai discepoli, agli apostoli questo atteggiamento pastorale che è la vicinanza al popolo di Dio”.
Inoltre ha anche sottolineato la necessità degli apostoli di stare con Gesù e la sua risposta a loro: “E il popolo di Dio stanca, perché sempre ci chiede cose concrete, sempre ti chiede qualcosa concreta, forse sbagliata ma ti chiede cose concrete. E il pastore deve accudire a queste cose…
Ma cosa avevano loro in mente? Almeno fare un po’ di festa fra loro, quell’egoismo non cattivo, ma si capisce, di stare col pastore, stare con Gesù che è il gran pastore, e Gesù risponde, per metterli alla prova: ‘Dategli voi da mangiare’…
Dopo questo, congeda gli apostoli e va a pregare, dal Padre, dalla preghiera. Questa doppia vicinanza del pastore è quello che Gesù cerca di aiutare a capire gli apostoli perché diventino grandi pastori. Ma tante volte la folla sbaglia e qui ha sbagliato… Il potere del pastore è il servizio, non ha un altro potere e quando sbaglia su un altro potere si rovina la vocazione e diventano, non so, gestori di imprese pastorali ma non pastore.
La struttura non fa pastorale: il cuore del pastore è quello che fa la pastorale. E il cuore del pastore è quello che Gesù ci insegna adesso. Chiediamo oggi al Signore per i pastori della Chiesa perché il Signore gli parli sempre, perché li ama tanto: ci parli sempre, ci dica come sono le cose, ci spieghi e soprattutto ci insegni a non avere paura del popolo di Dio, a non avere paura di essere vicini”.
Il Papa ha terminato la celebrazione con l’adorazione e la benedizione eucaristica, invitando a fare la Comunione spirituale: “Gesù mio, credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’altare. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io ti abbraccio e tutto mi unisco a Te. Non permettere che mi abbia mai a separare da Te”.