“I cinque rimpianti di una vita” di Alessandro D’Avenia
Testo tratto da “Ciò che inferno non è” (Mondadori 2014). Il libro con il titolo che riprende una frase dal romanzo di Italo Calvino “Le città invisibili”, racconta la storia di Federico, un giovane diciassettenne che cerca tantissime risposte alle domande che la vita non gli sa dare. Dopo aver finito la scuola, Federico si appresta a dover trascorrere l’estate nella sua Palermo, città siciliana avvolta nel mistero e splendente.
Cinque sono le cose che un uomo rimpiange…
E non sono mai quelle che consideriamo importanti durante la vita
1) La prima sarà non aver vissuto secondo le nostre inclinazioni ma prigionieri delle aspettative degli altri. Cadrà la maschera di pelle con la quale ci siamo resi amabili, o abbiamo creduto di farlo. Ed era la maschera creata dalla moda, dalle false attese nostre, per curare magari il risentimento di ferite mai affrontate. La maschera di chi si accontenta di essere amabile. Non amato.
2) Il secondo rimpianto sarà aver lavorato troppo duramente, lasciandoci prendere dalla competizione, dai risultati, dalla rincorsa di qualcosa che non è mai arrivato perché non esisteva se non nella nostra testa, trascurando legami e relazioni. Vorremmo chiedere scusa a tutti, ma non c’è più tempo.
3) Per terzo rimpiangeremo di non aver trovato il coraggio di dire la verità. Rimpiangeremo di non aver detto abbastanza “ti amo” a chi avevamo accanto, “sono fiero di te” ai figli, “scusa” quando avevamo torto, o anche quando avevamo ragione. Abbiamo preferito alla verità rancori incancreniti e lunghissimi silenzi.
4) Poi rimpiangeremo di non aver trascorso tempo con chi amavamo. Non abbiamo badato a chi avevamo sempre lì, proprio perché era sempre lì. Eppure il dolore a volte ce lo aveva ricordato che nulla resta per sempre, ma noi lo avevamo sottovalutato come se fossimo immortali, rimandando a oltranza, dando la precedenza a ciò che era urgente anziché a ciò che era importante. E come abbiamo fatto a sopportare quella solitudine in vita? L’abbiamo tollerata perché era centellinata, come un veleno che abitua a sopportare dosi letali. E abbiamo soffocato il dolore con piccolissimi e dolcissimi surrogati, incapaci di fare anche solo una telefonata e chiedere come stai.
5) Per ultimo rimpiangeremo di non essere stati più felici. Eppure sarebbe bastato far fiorire ciò che avevamo dentro e attorno, ma ci siamo lasciati schiacciare dall’abitudine, dall’accidia, dall’egoismo, invece di amare come i poeti, invece di conoscere come gli scienziati. Invece di scoprire nel mondo quello che il bambino vede nelle mappe della sua infanzia: tesori. Quello che l’adolescente scorge nell’addensarsi del suo corpo: promesse. Quello che il giovane spera nell’affermarsi della sua vita: amori.
Commenti
da Libriantichionline.com
“1) Ho vissuto secondo le mie inclinazioni: ho dipinto, ho scritto di poesia, ho amato gli animali, ho scelto io di chi circondarmi… pochi!
2) Non mi è mai fregato delle competenze e aspettative altrui, figuriamoci delle mie! Ho preso i miei spazi… sempre.
3) La verità? Boccaccia mia stai zitta!!! Anche troppe volte ho denunciato la “mia” verità… e lo rifarei sempre, non mi preoccupano le conseguenze… sono libera!!!
4) Il tempo ha deciso per me… se non ho trascorso quanto tempo volevo e speravo con chi amavo è solo perché non c’è più. Per quanto mi concerne sono attenta a chi amo… gli sono accanto, sempre.
5) Ringraziando sempre chi me lo ha permesso sono stata e sono felice, ho la felicità dentro e me la godo perché mi conosco profondamente e capisco i miei bisogni, li assecondo… il rimpianti uccidono!!!! Ecco, non sono ALIENA! Vivo secondo il mio cuore, il mio cervello, la mia anima… amo” (Francesca Santoro).
“Io credo che per non aver rimpianti bisogna imparare ad amare. Seriamente però” (Luciana Stefanello).
Foto di copertina tratta da Libriantichionline.com.