Sotto la nostra lente la televisione e l’usa che se ne fa. Dal caso Botteri (2016) al caso Mentana (2020)

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“Esistono giornalisti onesti come politici onesti: una volta che si sono lasciati comperare, restano comperati” (Bill Moyers, ex portavoce della Casa Bianca).

Questa mattina, la colazione – che è un momento “sacro” all’inizio delle mie giornate, isolamento sì o no – mi è andata attraverso. La colpa è dell’ascolto di un breve spezzone di Uno Mattino. Quindi, alle ore ore 08.03 – prima di iniziare con il programma di questo Sabato Santo in isolamento – ho postato sul mio diario Facebook lo “sfogo” che segue.

Per quanto riguarda me, di persona personalmente, con la pandemia non ho dovuto cambiare fondamentalmente le mie abitudini quotidiane (a parte degli affetti che mancano, visto l’isolamento). Da tempo vedo pochissimo la televisione (per giusta causa, perché oltre i talk show, anche i telegiornali sono kafkiani o orwelliani, a voi la scelta). Praticamente, accendo la TV soltanto quando mangio, da solo (quindi, dal 10 marzo sempre). Ecco, sentendo oggi il giornalista di Uno Mattina dire: “Nel nuovo Dpcm c’è tanta roba, se volete saperne di più leggete la Gazzetta Ufficiale”. Ma, a cosa serve un giornalista se non a informarci su cosa c’è scritto? Questa dichiarazione di incompetenza (che non è un insulto, ma la costatazione di mancanza di competenza) è seguita da domande sconvolgenti a degli ospiti “da casa”, che in sostanza confermavano quello che sappiamo già: siamo fregati con un governo che è una fregatura. Ecco, da questo momento in poi non guarderò più la televisione mentre faccio colazione, pranzo e cena, per motivo di salute (mentale, fisiologica e psico-somatica). Serviva il virus per questo? Sì, #servivailvirus. Buon Sabato Santo (Vik van Brantegem).

Non potevo seguire, con la dovuta attenzione, la #disputagentile che è seguita, visto che ero occupato con la pubblicazione e la diffusione del Messaggio per la Pasqua 2020 del Capo della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie, il Duca di Calabria S.A.R. il Principe Don Pedro, programmato per le ore 09.00; la pubblicazione di un articolo sulle attività da “cappellano on-line” del mio amico Padre Jarek Cielecki; e la pubblicazione di un articolo sulla Via Crucis presieduta da Papa Francesco sul Sagrato della Basiliza di San Pietro ieri sera, Venerdì Santo.

Comunque, con l’aiuto del mio staff, ci sono riuscito abbastanza (qui siamo in multi-tasking, non solo in home-working, collegati con i mezzi elettronici).

In risposta ad un commento, Valentina Villano ha osservato che “il problema non è la televisione piuttosto l ‘uso proprio o improprio di essa come di tante altre tecnologie. Tra l altro possiamo sempre scegliere di guardare ciò che sia più confacente con la nostra lunghezza d’onda di pensiero e mi creda in tempi come questi, di pandemia, queste tecnologie servono, eccome se servono. (…) Dunque tutto può essere seguito purché con spirito critico questo è il senso del mio messaggio”.

Ho risposto: “Forte e chiaro. Il senso era questo. Avevo detto: di persona personalmente. Perciò, ho voluto specificare, visto che io m’informa e anche abbastanza bene, ma non con i talk show e i telegiornali. Sono d’accordo con te e lo ripeto sempre: i mezzi sono neutrali. Etico e morale e pratico è uso che se ne fa. Non è il coltello che è colpevole di un omicidio, ma la persona che lo usa per commettere il crimine. Uso il coltello per tagliare pane, frutta, carne,… ed è utile. Ma senza la mia mano e la mia volontà, il coltello è inerte. Idem il TV (l’apparecchio) con cui si fa televisione. (…) Non è perché alcuni usano un coltello per ammazzare il prossimo, dobbiamo rinunciare ad usare il coltello. Come comunicatore mi adopera da 50 anni a comunicare, cercando il bene e la verità. Quindi, uso i mezzi che conosco. La Televisione so benissimo come funziona ma la la conosco. Ma non diamo la colpa al TV, che come strumento non ha colpa. (…) Vorrei solo togliere un equivoco: non guarderò più talk show e telegiornali. Era quello che intendevo. Ogni tanto vedo un documentario su arte o animali o la natura, insomma, programmi informativi che informano, documentari che documentano. Per il resto ho miei canali di informazione e non avverto la mancanza della televisione per la ‘cronaca’”.

Quindi, mentre la #disputafelice proseguiva, volevo postare un commento, intervenendo su alcuni argomenti trattati, che segue.

Anche se sono molto occupato con altro, provo a seguire le reazioni ai miei post, in generale. Quello che noto e vorrei rilevare, che ho colto il significato ironico di quanto detto da Valentina Villano su Conte, conoscendo il suo pensiero. Forse non tutti hanno seguito il consueto balconazo di ieri sera. Nemmeno io l’ho fatto, perché di questo si occupa – fortunatamente per me – il mio staff del”Blog dell’Editore” su Korazym, che mi tiene informato per la copertura.
Mio staff mi ha spiegato, che ieri il Presidente del Consiglio dei ministri ha attaccato l’opposizione, come risposta agli innumerevoli attacchi subiti. Allora Valentina Villano ha commentato che il Premier è pacato, controllato, misurato. In realtà, lei lo pensa davvero seppur ironico. Mio staff ritiene che comunque sia stato composto nella sua replica. Non togliendo niente alle severe critiche che si possono rivolgere all’operato governativo (come abbiamo sempre fatto nella nostra copertura sul “Blog dell’Editore” su Korazym), per quanto riguarda l’opposizione, Conte dovrebbe assumere schiaffeggiatori seriali per contrastare un’opposizione ipocrita e compulsiva (non dimentichiamo gli spritz da esponenti politici da Salvini fino a Zingaretti, passando per i sindaci di Milano e Bergamo, trasmettendo al Paese l’idea sbagliata che nel caso del nuovo Coronavirus si trattasse solo di un’innocua influenza, con le conseguenze disastrose che viviamo oggi). Dovrebbero tutti osservare un rigoroso silenzio invece di pontificare nella televisione. E questa osservazione, da parte del mio staff del “Blog dell’Editore” non penso che è ironico. Di nuovo una buon Sabato Santo. Pace e serenità (Vik van Brantegem).

Però, mentre stavo per pubblicarlo, leggo un commento di Valentina Villano: “Credo, ex professo, che le persone che evitano le cose, sono persone che non hanno controllo di loro stessi. Anche io ieri ho assistito al declino giornalistico in TV di un noto ‘giornalista’ e non per questo spengo la TV e la lancio dal balcone anzi ,considero quel debacle uno spunto per far uscire la verità”.

Contemporaneamente mio staff mi avvisa che si tratta del Direttore del TgLa7 Enrico Mentana, a cui non era piaciuto il discorso che il Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte aveva tenuto in Conferenza stampa ieri sera, in particolare quando ha detto: “Il Mes esiste dal 2012, non è stato istituito oggi, approvato o attivato la scorsa notte, come falsamente e irresponsabilmente è stato dichiarato da – questa volta devo fare nomi e cognomi – Matteo Salvini e Giorgia Meloni”. Per il leader della Lega un “attacco alla democrazia”. Mentana in diretta bacchetta Giuseppe Conte: “Se possiamo dire, l’avremmo francamente evitato. Se l’avessimo saputo, non avremmo mandato in onda quella parte della conferenza stampa”.

Quindi alle ore 09.57 segue l’aggiornamento: due minuti prima Enrico Mentana era intervenuto, a seguito della polemica scatenata dalle sue dichiarazione nel telegiornale, con un post sulla sua pagina Facebook.

A questo punto era chiaro che un mio commento nella #disputafelice sul mio diario Facebook non era più sufficiente e che era necessario un articolo sul “Blog dell’Editore”, dedicato all’ammissione in diretta di Mentana che applica la CENSURA PREVENTIVA.

Un fattto gravissimo. Quindi, non solo per dovere di cronaca, ma per capire bene di cosa si tratta, riporto testualmente quanto pubblicato da Enrico Mentana sulla sua Pagina Facebook allore ore 09.55 di oggi:

Visto che molti me lo chiedono, molti ne parlano, molti hanno messo in campo un vero e proprio shitstorm, ma molti altri hanno avanzato legittime critiche, parliamo di quel che ho detto ieri al tg.
Come si sa già dal primo pomeriggio era stata anticipato un probabile intervento televisivo a reti unificate del premier Conte. Il motivo era noto: il nuovo decreto che prolunga le misure drastiche che la difesa dal contagio rendono indispensabili. Per far spazio alle comunicazioni di Conte il commissario Borrelli aveva limitato a pochi secondi la lettura del bollettino quotidiano della Protezione Civile. Come tutte le emittenti anche la7 ha interrotto la programmazione per trasmettere la diretta da Palazzo Chigi: in un momento grave come quello che stiamo attraversando è vitale dare immediato rilievo a provvedimenti che riguardano la vita di tutti noi. Il potersi rivolgere a reti unificate a tutti i cittadini è prerogativa del presidente del consiglio e del capo dello stato, e sempre vi è stato fatto ricorso, come è giusto, solo in circostanze eccezionali. E lo è sicuramente l’emergenza attuale. Il premier ha ben illustrato la situazione e i provvedimenti che ci terranno ancora vincolati fino al 3 maggio. Poi però, passando alla materia degli aiuti europei, si è lasciato andare a una dura polemica con i suoi avversari politici. E questo – lo penso, l’ho detto a caldo in sede di commento ieri e lo ribadisco oggi – non si può proprio fare. Non quando utiilizzi un privilegio assoluto come è quello di parlare direttamente a decine di milioni di italiani, in un frangente drammatico, da una sede istituzionale, illustrando un decreto che riguarda la salute e la vita di tutti. Il politico Conte aveva mille strumenti per rispondere agli attacchi (sgradevoli, strumentali, elettoralistici quanto si vuole) di Salvini e Meloni: attraverso i social, con in comunicato, con dichiarazioni o interviste. Tutti i mezzi di comunicazione, e ovviamente anche il giornale che dirigo, gli avrebbero dato un ampio spazio (e peraltro è quello che abbiamo fatto anche ieri sera). Ma parlando al paese il premier Conte doveva conservare il profilo per il quale gli veniva consentito di usare quel canale privilegiato. Se voleva spiegare la situazione dopo l’Eurogruppo, come ha fatto, gli bastava ricordare che il governo italiano non ha chiesto di accedere al Mes e nel prossimo vertice europeo tornerà a chiedere gli Eurobond, con buona pace di chi sostiene il contrario. Punto. Agli attacchi, che ripeto sono forse sgradevoli, falsi, elettoralistici o strumentali, ma che fanno parte dell’armamentario di ogni opposizione, possono e devono replicare i loro pari grado della maggioranza, non il capo del governo mentre parla al paese.
Per questo ho detto che avrei espunto quella parte del suo discorso, altro che censura.
In passato ho mosso critiche dello stesso tenore, e più sferzanti, a molti predecessori di Conte, come lui nel momento di massimo consenso, da Berlusconi a Renzi, e più volte allo stesso Salvini quando era al governo, in tv e qui. Sempre sine ira et studio. E sempre con lo stesso metro di distanza giornalistica. Non pretendo di avere il consenso di tutti, né di avere ragione a prescindere; ma che si rispettino buona fede, indipendenza e passione professionale sì. La logica dei fanatici “se critichi Tizio sei al soldo di Caio” mi ripugna. So che da sempre infesta i social e la combatto. E non rinuncio a dire la mia quando lo ritengo giusto. Si può perdere un follower o uno spettatore, non la coerenza (Enrico Mentana).

Un giornalista serio dovrebbe limitarsi a trasmettere una notizia in maniera completa, soprattutto se della notizia in questione ne fa parte anche un “commento” su materia europea, come dice Mentana, che è sempre nella “competenza” di un Presidente del Consiglio dei ministri, che commenta sulla scorrettezza dell’opposizione. Questa notizia va data nella sua interezza, perché eventualmente fosse “fuori dalle proprie competenze”, Conte ne risponderebbe in prima persona. Nessun giornalista può tagliare omettere, ma soprattutto censurare il Presidente del consiglio che sta fornendo un messaggio alla nazione a reti unificate (La7 compresa), in un momento critico dove gli Italiani hanno il diritto di sapere chi sta operando per il bene comune e chi sta remando contro gli interessi di noi italiani. È opportuno essere trasparenti, facendo luce sulle zone opache.
Nessun giornalista può decidere di dare una notizia in modo soggettivo. Altrimenti ci troveremmo in una situazione di semilibertà dell’informazione o addirittura di faziosità dell’informazione e questo sarebbe grave, soprattutto in un tempo delicato come il nostro.

Per un fatto del genere Enrico Mentana dovrebbe dimettersi da La7 o, meglio, abbandonare il mestiere di giornalista.

In questo mondo che si è capovolta, “giornalisti” invece di pensare a fare bene il loro lavoro – di ricerca della verità e di INFORMARE – pensano che la loro missione sia quello di INFLUENZARE – e non si tratta di trasmettere il virus dell’influenza o quello più mortale coronavirus che provoca il Covid-19 – diventando “propagandisti”. Nel confronto di questo tipo di “giornalisti” in realtà “propagandisti”, pipistrelli e serpenti sono molto meno nocivi.

A noi piacciono i termini di paragone, perché aiutano a comprendere meglio la gravità di un comportamento che ė equiparabile.

Innanzitutto è istruttivo ricordare un caso simile, che per censura dell’informazione ha portato alle dimissioni del responsabile che ha adottato il metodo della censura mediatica.
In questo caso come termine di paragone citiamo le famose “Note a margine” del Papa emerito Benedetto XVI. Mons. Dario Viganò, l’allora Prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, aveva pensato bene di censurare parte dello scritto del Papa emerito per la presentazione di una collana di libri sulla teologia. Ma in quel caso il Papa emerito non stava comunicando alla Nazione a reti unificate in merito alle misure da adottare per contrastare la dilagante pandemia globale. Yutto ciò – come ė noto – ha portato alle dimissioni di Mons. Dario Viganò, a conferma che la censura ė un fatto grave. E per ricordarlo, oggi è ricordato per poco altro, come “lo Sbianchettatore”.
Un giornalista che distingue il vero dal falso e pubblica il falso, rappresenta l’antitesi del giornalismo. Enrico Mentana dovrebbe dimettersi da La7 o, meglio ancora, abbandonare il mestiere di giornalista. Ma la faccia di bronzo Mentana non lo farà, con tutta la sua cazzimma.

Un altro caso è quello della strapagata “autorevole inviato RAI” Giovanna Botteri. Era il 12 novembre 2016, quando – rossa non solo dalla rabbia – si dimostrò per quello che è: una politicante con il cervello annebbiato dalla sconfitta di Hilary Clinton (di cui aveva dato per scontato la vittoria) e l’elezione di Donald Trump a Presidente USA.
Confessò in diretta quale è la sua vera occupazione e come “i grandi media” cercano di plagiare la gente, non riuscendoci, rosicando:

«Che cosa succederà a noi giornalisti? Non si è mai vista come in queste elezioni una stampa così compatta ed unita contro un candidato… che cosa succederà ora che la stampa non ha più forza e peso nella società americana? Le cose che sono state scritte, le cose che sono state dette evidentemente non hanno influito su questo risultato e sull’elettorato che ha creduto a Trump e non alla stampa!».

Invece di dimettersi dalla RAI o, meglio, di abbandonare il mestiere di giornalista, dopo gli elogi sperticati su Michelle Obama che fa l’orto alla Casa Bianca e il culto della personalità al suo marito, le lacrime per la mancata vittoria di Hillary Clinton e la demonizzazione di Trump, fu spedita il primo agosto 2019 da New York a Pechino, da faccia di bronzo con tutta la sua cazzimma.

È esilarante osservare burattini che giocano a fare i burattinai, prendendosi per seri . È preoccupante ascoltare una tale serie impressionante di farneticazioni e imbecillità in diretta. Quando Beppe Grillo disse “voi giornalisti siete morti” (intellettualmente), aveva ragione. Aveva ragione Gaber su questi “giornalisti”… non si salvano. Lenti e arroganti non influenzano più, perché sono distaccati dalla realtà. Non hanno capito Trump e con la loro arroganza pretendono pure a spiegarcelo, mentre la gente non gli crede più.

Nel 1787, nella Camera dei comuni del Parlamento del Regno Unito, il deputato Edmund Burke esclamò, rivolgendosi ai cronisti seduti nella tribuna riservata alla stampa: “Voi siete il quarto potere!”. Burke si ispirava alla teoria della separazione dei poteri enunciata pochi decenni prima da Montesquieu: legislativo (capacità di creare leggi), esecutivo (capacità di applicare le leggi) e giudiziario (capacità di far rispettare le leggi). Il quarto potere in una democrazia dovrebbe essere un libero e indipendente strumento di ricerca della verità e dell’informazione. Ma nell’oligarchia dominante viene usato per convincere “il popolo” a fargli chiedere determinate leggi, ad eleggere candidati, ed a dare elementi utili affini a chi detiene lo status quo. Ci pisciano addosso e ci dicono che piove. I teorici della Scuola di Francoforte, così come alcuni intellettuali contemporanei come Edward S. Herman e Noam Chomsky, hanno parlato dei mass media come “una fabbrica di consenso”. Essi sono lo strumento attraverso il quale chi detiene il potere politico tiene sottomessi la gente e le nazioni.

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