Crocifisso miracoloso di San Marcello al Corso sul Sagrato della Basilia di San Pietro danneggiato dalla pioggia ieri
L’evento storico e inedito di ieri, con il Papa solo in Piazza San Pietro, seguito da 17 milioni di telespettatori, pari al 63% di share, ha commosso il mondo. In questa occasione abbiamo potuto venerare il Crocifisso miracoloso di San Marcello al Corso e la Sacra Icona della Salus Popoli Romani, posti davanti alle colonne adiacenti il Cancello centrale sul Sagrato della Basilica di San Pietro (Statio Orbis. Momento straordinario di preghiera in tempo di pandemia con il Papa in Piazza San Pietro).
E chi l’ha seguito su TV2000, si è potuto unire in preghiera con Papa Francesco, aiutati dai silenzi, indisturbato da commenti e opinioni distraenti, come invece è successo su Rai Uno.
Purtroppo, abbiamo anche notato come le due opere, dal valore artistico e soprattutto spirituale inestimabile, si trovavano allo scoperto esposte alle intemperie.
L’Icona della Madonna – anche se si tratta di una copia – almeno stava nella sua teca.
Però, il Crocifisso miracoloso, senza alcuna copertura, si bagnava sotto l’incessante pioggia romana e sul busto erano evidenti le gocce d’acqua che scendevano e raggiungevano la base del sostegno. Spontanea era l’esclamazione: ma come si fa! Come si fa!
Come si fa, a trattare così un Crocifisso, che era scampato persino ad un incendio nel ‘500?
Come si fa, a sacrificare un Crocifisso miracoloso, che è anche una testimonianza una d’arte antica?
Anche i sorci sanno che il legno si imbarca all’umidità, figuriamoci sotto la pioggia scrosciante. E gli stucchi e della pellicola pittorica che lo riveste… Davvero avvilente tutto ciò.
Ma ci voleva molto a consultare le previsioni del tempo e a posizionare un baldacchino o a metterlo al coperto sotto il porticato?
Ah sì, non andava bene per la scenografia televisiva, eh!
Vabbeh! Non farmi dire altro.
Infatti, appena terminata la cerimonia a San Pietro, si è mosso il “Vatican Insider” – oggi molto Vatican e per nulla insider – attraverso l’house organ Vatican News, e l’ha fatto Andrea Tornielli in prima persona con una narrazione sotto forma di editoriale, provando di salvare il salvabile. Un maldestro tentativo di recuperare una situazione incresciosa in diretta mondiale.
E questo vuol dire che qualcuno l’ha fatta grossa, come confermato anche dal Messaggero (“Danneggiato il crocifisso «miracoloso»: troppo pioggia durante la preghiera del Papa”).
Il Direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede scrive romanticamente del “Crocifisso bagnato dalle lacrime del Cielo”. Ma quelle non erano lacrime, quella era pioggia che cadeva incessantemente sulle due opere. E anche altre testate giornalistiche confermano un danno procurato con grande leggerezza.
Adesso ci sorge il dubbio, che di lacrime ne stanno versando i responsabili del posizionamento delle due opere in questione. Tale responsabilità è da dividere tra la Reverenda Fabbrica di San Pietro, presieduta dal Cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica di San Pietro e l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, che fa capo al Maestro Mons. Guido Marini, peraltro unica persona presente accanto al Papa ieri sera. È a lui che spetta il compito di gestire le Cerimonie liturgiche papali, mentre il trasporto delle opere – come abbiamo visto per il Crocifisso miracoloso – è affidato alla Floreria Pontificia, che ha il compito di allestimento, trasporto e posizionamento dei materiali in uso alle Cerimonie Pontificie.
Aggiornamento
Francesco Antonio Grana scrive il 30 marzo 2020 su Ilfattoquotidiano.it, che “la scultura lignea, solitamente custodita nella chiesa di San Marcello al Corso e che si ritiene abbia salvato Roma dalla peste nel Cinquecento, ha subito seri danni e dovrà essere restaurata: legno gonfiato, stucchi saltati, tempera rovinata, la superficie lignea della parte dei capelli si è increspata e anche alcuni particolari delle braccia si sono rovinati”.
“Danni gravi e irreparabili al crocifisso ‘miracoloso’ davanti al quale Papa Francesco ha pregato chiedendo la fine della pandemia di coronavirus. Per quasi due ore, infatti, quello storico oggetto sacro è stato esposto alla pioggia che si è abbattuta su Roma mentre Bergoglio, in una piazza San Pietro deserta, invocava la fine dell’epidemia.
Il crocifisso, una scultura lignea quattrocentesca, è stato collocato sul sagrato della Basilica Vaticana senza alcuna protezione dalle intemperie durante tutto il tempo della celebrazione. Il risultato è stato davvero disastroso. L’acqua, infatti, ha gonfiato il legno secolare. In diversi punti gli stucchi sono saltati, così come alcune parti della leggera vernice antica. La tempera utilizzata per disegnare il sangue che sgorga dal costato di Gesù si è rovinata. La superficie lignea della parte dei capelli si è increspata e anche alcuni particolari delle braccia si sono rovinati.
Danni ai quali ora dovranno rimediare, in fretta, i restauratori dei Musei Vaticani. Il crocifisso che è esposto nella Chiesa di San Marcello al Corso, nel cuore di Roma, non è tornato nella sua casa. Da lì era partito due giorni prima della celebrazione del Papa. I frati dell’ordine dei Servi di Maria, a cui è affidata la chiesa, si aspettavano il suo ritorno il giorno dopo la preghiera di Francesco in piazza San Pietro. Anche per poter consentire ai fedeli che si recano lì in pellegrinaggio di pregare davanti a quell’immagine ritenuta miracolosa. Proprio come aveva fatto lo stesso Bergoglio, a sorpresa, nel pomeriggio di domenica 15 marzo, facendo perfino un tratto di strada a piedi in una Roma insolitamente deserta per arrivare nella Chiesa di San Marcello al Corso. Dal Vaticano, però, è arrivata la notizia che per il momento il crocifisso resterà nei sacri palazzi per il necessario e urgente intervento di restauro.
Non sono in pochi, dentro e fuori la Santa Sede, a esprimere incredulità e sconcerto per quanto è avvenuto. E ovviamente si è già scatenata la caccia al colpevole. Per di più l’icona della Salus populi romani, che era stata collocata poco distante dal crocifisso per la preghiera del Papa, era contenuta all’interno di una spessa teca che l’ha riparata dalla pioggia. Anche se non era nemmeno l’icona bizantina originale, esposta nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, bensì una copia. I responsabili dei Musei Vaticani, infatti, non permettono più che la Salus populi romani lasci l’edificio perché la tavola sulla quale è rappresentata è molto fragile. Esporla alle intemperie avrebbe comportato sicuramente anche per l’icona mariana danni seri e irreparabili”.