Umanità (Anima, Corpo e Spirito) e Mondo (Aria, Acqua, Terra e Fuoco) stanno ritrovando se stessi, nella privazione e nella sofferenza…

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… Occorreva il virus per questo? #sioccorrevailvirus.

Tempo di isolamento, tempo di riflessione, tempo di lavoro. Questa mattina sto lavorando a tre pezzi per oggi, su cui ho riflettuto molto in questo tempo di isolamento. Impegnativi e collegati tra loro, in un certo senso. Scopi e obiettivi non vanno mai in quarantena.

Ho iniziato questa giornata, come di consueto, con alcuni contatti tramite Messenger e WhatsApp. Quindi, ho pubblicato – su suggerimento del mio “staff”, che in questi giorni lavorano come dei matti – le drammatiche parole di San Giovanni Paolo II di 18 anni fa, nell’Udienza Generale dell’11 dicembre 2002: “Di fronte a guerra e fame il Signore tace, lasciandoci soli”. “Dio è in silenzio quasi disgustato dall’umanità”. Lamento del popolo in tempo di fame e di guerra. Sempre sia lodato il Signore.

Ecco il primo pezzo.

Due nuovi studi rivelano che il Coronavirus infetta il cervello. Perdita dell’olfatto è tra i sintomi e attacco al sistema nevoso. Lo sto ripetendo da tempo, e chi pensa che scherzavo, si sbaglia di grosso. Ecco, #ideepernientestrampalate.

A questa notizia di ieri, aggiungo una curiosità, che di certo diventerà oggetto di studi scientifici: ho perso l’olfatto da moltissimi anni (causa rinite cronica) e quando il 21 febbraio stavo ritornando in macchina da Roma (l’ultima volta che ci sono stato), mi è ritornato l’olfatto.

Con l’Italia ferma, nei porti italiani arrivano i delfini (senza l’inquinamento delle navi e dei barconi), nell’aria respiriamo aria pulita (dai balconi) e le strade sono puliti (come si vede affacciati dalle finestre)… #servivailvirus.
In questa Quaresima che la nostra Chiesa ci fa vivere in modo così strana, così distante, più unica che rara, tanti fedeli del gregge si trovano nell’angoscia. Ne parla Marco Tosatti sul suo blog Stilum Curiae, pubblicando una lettera che ha ricevuto da una fedele e che ha condiviso, “perché la sua voce è quella di tante persone che in questo momento difficile per il Paese hanno scoperto, con angoscia, di essere abbandonati. Nelle mani di un governo inadeguato e incapace, e che usa l’autoritarismo per nascondere la sua mancanza di autorevolezza, e che purtroppo i Pastori seguono pedissequamente, senza tutelare né le ragioni della Fede né quelle del gregge loro affidato. Nella lettera – sottolinea Tosatti -, scritta da una persona colta e professionalmente ben dotata, si elencano alcune delle ipotesi di soluzione ben fattibili che da parte della CEI si sarebbero potute percorrere, invece di adeguarsi supinamente ai diktat dell’esecutivo, e di che esecutivo…”.

Tanta gente scopre di avere un’anima tout court e non solo una pancia. Tanta gente riscopre di avere un’anima, che si era assopita e mentre gli è permessi di frequentare dei negozi di alimentari e le farmacia, per rifornirsi di cibo e medicinali, i luoghi per il nutrimento dell’anima e degli “ospedali di campo per le anime” sono senza riti. Una gregge che si sente con angoscia abbandonata dai suoi pastori.

E mentre la comunicazione della Santa Sede non comunica, anzi, comunica anche non comunicando o comunicando male, anche attraverso colui che è il Sovrano assoluto, anche del Quarto Potere nel suo Stato, quello mediatico. Colui che è anche Pastore Supremo del Popolo di Dio, “mentre noi siamo immersi nel coronavirus e nelle sue conseguenze sino al collo”, scrive Marco Tosatti, riportando – sempre su Stilum Curiae – la segnalazione da parte di “Monsignor ICS” di un’intervista del Pontefice regnante al canale televisivo spagnolo La Sesta (casualmente super laico e antireligioso). E ne ha tratto spunto per una riflessione – mesta – che faccio seguire.

Sì, #servivailvirus per tante cose… State a vedere che ha anche degli aspetti positivi.

I nostri sensi con l’andar del tempo pian piano si sono assopiti, si sono appiattiti, come lo stupore. Non c’è più stupore di nulla. Ormai nella nostre giornate si guarda a Marte, come si guarda ad uno spritz. Ma per ritrovare i valori della vita, per riscoprire l’essenziale dell’esistenza terrena, serviva il virus? Sì #servivailvirus.

Quante cose, dopo, inevitabilmente cambieranno. Oltre ogni ragionevole dubbio, nulla sarà più come prima da un punto di vista etico e morale, religioso e civile, politico ed economico, personale e sociale.

Ma ci voleva il virus per questo? Sì, #civolevailvirus.

E questo al prezzo della privazione della libertà individuale e sociale, al prezzo di tanta sofferenza, al prezzo di tanti morti. Ma perché?

Perché l’uomo dalla cervice dura non ha ascoltato Gesù. Tante volte parla della durezza del cuore nel Vangelo, rimprovera il popolo dalla cervice dura. Di fronte alla condiscendenza di Mosè e dei farisei verso l’umana debolezza. Gesù nel proporre agli uomini il progetto iniziale di Dio, in tutta la sua purezza e sublimità, si mostra esigente con noi. È venuto nel mondo proprio per risanare l’umanità malata… “ma le tenebre non l’hanno accolto”. Ce lo dice l’incipit del Vangelo secondo Giovanni: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta” (Gv 1,1-5).

Proviamo a chiederci dov’è Dio? Perché sapete, c’è una notizia: possiamo trovare Dio anche fuori dalle chiese chiuse (e non serve stiparsi in magazzini abbandonati, alla barba delle disposizioni sanitarie). In realtà è una notizia vecchissima, perché ce lo insegnava il Catechismo di San Pio X, quello del Concilio di Trento (La risposta alla domanda N. 7 “Dov’è Dio?”: “Dio è in cielo, in terra e in ogni luogo: Egli è l’Immenso”, che mi ricordo ancora, perché me lo insegnò da bambino prima della Prima Comunione, il parroco Don Frans Draulans).

Unanimità (Anima, Corpo e Spirito)

Quali sono gli atteggiamenti essenziali dello spirito umano? Di cosa si nutre lo spirito? Non solo di pane vivrà l’uomo…
Cosa è veramente destabilizzante per lo spirito umano, una chiesa chiusa o il silenzio di Dio nella propria vita spirituale?
Cerchiamo di capire tecnicamente lo svolgimento della Santa Messa, cerchiamo la tecnica e i tecnicismi ci avvicinano a Dio, come cerchiamo di capire la giusta miscela di uno spritz? La giurisdizione, la sovranità, i decreti ci aiutano ad avvicinarci spiritualmente alla Parola di Dio?
Serviva il virus per allontanarci dal tempio? #siservivailvirus.
Occorreva il virus per metterci a confronto con la nostra poca fede, con la nostra misera spiritualità, nell’intimità della nostra misera camera da letto, del nostro studio pieno di libri e ricordi, lontano dai riflettori, che fino a pochi giorni fa proiettavano nell’etere mondiale il nostro ego globale, come i farisei? #sioccorrevailvirus.
Per essere finalmente umili, #sicerabisongodelvirus.
Come cerchiamo i tecnicismi, cerchiamo con la stessa avidità il bisogno dell’amore di Dio nel nostro cuore, cerchiamo il suo perdono e la sua misericordia per la nostra anima? No, cerchiamo il perché una chiesa è chiusa e cerchiamo una motivazione per uscire dalla nostra condizione di umiliazione forzata.
Serviva il virus per allontanare i farisei con il bigottismo dal tempio e dalla nostra vicinanza? #siservivailvirus.
Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (Cf. Lc 18, 9-14). Come per un decreto scritto del governo, per farlo funzionare bisogna attuarlo sul campo questo decreto, era necessario il virus per applicare sull’essere umano l’umiltà? Serviva il virus per morire a noi stessi? Era necessario il virus per spogliarci dei nostri abiti scuri, dei nostri colletti bianchi, dei nostri mantelli e diventare umili servi, che hanno bisogno dell’amore di Dio? #sienecessarioilvirus.

Il virus sta evidenziando i setti vizi capitali e sta ponendo l’essere umano davanti alle proprie fragilità.

R sorvoliamo su “Mondo (Aria, Acqua, Terra e Fuoco)”, visto che tutti ne parlano e l’abbiamo già evidenziato nell’incipit.

UNA DONNA SCRIVE A STILUM CURIAE: DOV’È LA CHIESA? DOVE I PASTORI?
Stilum Curiae, 23 marzo 2020
Egregio Dr. Tosatti, non è l’epidemia che mi annichilisce, ma è la supina accondiscendenza da parte degli Ecclesiastici nell’assecondare i dettami dell’autorità civile in maniera ulteriormente restrittiva rispetto al dovuto, applicando le regole in modo più realista del re.
La Santa Messa è stata quindi frettolosamente equiparata al concetto di assembramento, così svilendola del suo altissimo e assoluto significato e rivestendola invece di pericolosità e fatto da evitare.
L’identificazione ideologica da parte degli Ecclesiastici fra atto pericoloso e Santa Messa, sebbene teoricamente indirizzata al “bene comune”, ha fatto immediatamente breccia nelle menti dei fedeli, bisognosi di pastori per orientarsi in questo momento di prova, creando così un’epidemia peggiore di quella che stiamo vivendo, un’epidemia che uccide lo spirito degli uomini prima che i loro corpi.
La Santa Messa non è più pericolosa o meno necessaria dell’accesso alle Farmacie o ai negozi di alimentari, tanto meno è più pericolosa o meno necessaria dell’accesso alle Poste o ai Tabaccai.
L’averla quindi frettolosamente abolita per i fedeli, quasi ad affermare incondizionatamente una cooperazione assoluta nell’evitare ogni contagio tramite la sua celebrazione, costituisce un danno inenarrabile alla fede e alla religione perpetrato proprio dalla tiepidezza dei Pastori, più preoccupati per la salute del corpo che dello spirito. La mancanza di fede dei Pastori nel mantenere fermo quello che è il caposaldo della Chiesa è, questo sì, destabilizzante per lo spirito di tutti, credenti e non, in questo momento così grave per l’umanità tutta.
Cosa avrebbe impedito, all’esito di una maggiore fede e riflessione da parte degli Ecclesiastici, di applicare tecnicamente allo svolgimento delle Sante Messe lo stesso contingentamento applicato per usufruire dei beni materiali quali medicine, alimenti, poste e tabacchi?
Sarebbe bastato che i Parroci avessero raccolto in anticipo la richiesta dei parrocchiani a partecipare alle Celebrazioni Eucaristiche, potendoli poi smistare nelle varie funzioni, eventualmente anche nei giorni successivi in caso di numerose richieste.
In questo momento così straordinario invece, gli unici che non si sono sprecati nel dispiegare energie e forze per accompagnare i fedeli, sono stati proprio gli Ecclesiastici. Cosa ha impedito loro di attivarsi oltre ogni misura così come stanno facendo i sanitari, le forze di polizia, i civili? Non sono più di loro chiamati a “inventarsi” modi per assistere i malati, i moribondi, i soli, i fedeli tutti? perchè il sopperire alla cura delle anime ha comportato la mera frettolosa abrogazione del Sacrificio Eucaristico?
Dov’è la Chiesa? Dove sono i Pastori?
Perché nelle Diocesi non si prendono provvedimenti altrettanto straordinari come negli ospedali per accompagnare i fedeli? Perché non si moltiplicano le Celebrazioni Eucaristiche?
Magari all’aperto, nelle piazze, rendendole fruibili dai balconi e finestre?
Perché non si estende agli altri giorni della settimana la possibilità di adempiere al precetto festivo, anziché dispensare tout court?
Non sono convinta che si sia tenuti all’obbedienza, perlomeno i Vescovi non sono tenuti ad un ossequio così reverenziale verso indicazioni che sono esclusivamente di carattere civile o verso indicazioni che, se religiose, non intaccano la loro responsabilità primaria di Pastori. Nè i fedeli sono tenuti in coscienza a prestare ossequio, almeno interiore, a questa resa incondizionata alle leggi degli uomini anzicchè a quelle di Dio. Sarebbe bello che fossero tante le voci che si levino con zelo, con orgoglio di una ritrovata identità cristiana, in difesa di Cristo unico Salvatore del mondo.

MONS ICS COMMENTA L’ENNESIMA INTERVISTA DEL PONTEFICE…
Stilum Curiae, 24 marzo 2020
Caro Tosatti, le allego una intervista al nostro grande pastore di anime che non perde occasione per ricordarci che siamo creature di Dio… e fare così il suo mestiere, quello per cui è stato nominato ed è pagato.
Ecco a voi Stilumcuriali l’intervista a Papa Bergoglio, super falling star, (di cui commento solo la parte scritta, non riuscendo ad ascoltare quella parlata, piena solo di pubblicità di prosciutto e pannolini) realizzata da un canale televisivo spagnolo (La Sexta) nel link qui sotto riportato.
La prima domanda (concordata prima) è se prima della situazione drammatica di oggi (il coronavirus), il papa ha avuto crisi di fede.
Mi son chiesto (ingenuamente) se si fosse fatto fare queste domande solamente per poter parlare della “notte oscura” o “buio dell’anima” da cui si esce trasformati?
E che tutti i santi hanno provato? Dalla notte oscura dell’anima di San Francesco d’Assisi (prima delle stigmate) a quella di Santa Teresa d’Avila. O quella di Madre Teresa di Calcutta e quella di Santa Teresina del Bambin Gesù (proprio prima della santa Pasqua). Che risponde invece il Papa?: – Che sebbene in questo momento no, in precedenza, si. (“Ho avuto le mie crisi di fede e le ho risolte per Grazia di Dio”).
Poi aggiunge qualcosa complesso da capire : (He tenido mis crisis de fe y las he resuelto por la gracia de Dios. Pero nadie se salva del camino común de la gente, que es el mejor camino, el más seguro, el concreto.Y eso nos hace bien a todos, desvela el pontífice) (Ma nessuno è risparmiato dal cammino comune della gente, che è il cammino migliore e più sicuro, quello concreto. E questo fa bene a tutti, rivela il pontefice. N.d.R.).
Ritengo abbia inteso dire che nessuno si salva senza questo cammino di grazia. (Almeno spero!).
Caspita, mi son detto, ha perso anche questa occasione per illuminare le menti e scaldare il cuore degli ascoltatori, cattolici o no…
Da vero pastore di anime. Mah!
Poi l’abile giornalista salta ai temi in cui il papa è molto più preparato, molto più sensibile e molto più ansioso di insegnare.
Quelli socioecomici, di cui è un esperto riconosciuto persino in Amazzonia. L’intervistatore, come d’accordo, gli dice che molti imprenditori stanno licenziando per il coronavirus.
Il papa risponde che -“il salvarsi chi può” non è una soluzione e le imprese che licenziano per salvarsi non risolvono nulla. Bisogna esser solidali, eccetera. – Sono rimasto scioccato, il suo disprezzo verso gli imprenditori “biechi capitalisti”, che non meritano aiuto e solidarietà, arriva persino a questo.
Non riesce fare a meno di riferirsi sempre alla teologia della liberazione… Pensavo che avrebbe suggerito di fare come la CEI di Bassetti in Italia che ha chiesto gli aiuti di stato per le imprese vaticane…
Ma queste sono le sue interviste? Non ha meglio da fare e da dire?
Mons ICS

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