Termina l’assemblea generale della Cei. E i vescovi puntano alla fede.

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Da una parte, il sostegno al governo Monti, perché “siamo in mezzo a un guado: che si fa? Si procede o si intende tornare indietro?”. Dall’altra, quasi una volontà di sfilarsi dalla questione politica, tanto che “non so se parteciperò ad una Todi bis”. Nel mezzo, le linee guida per la lotta alla pedofilia, definitivamente approvate; il nuovo vicepresidente per il Sud, individuato nel vescovo di Aversa Spinillo; il bilancio annuale dell’8 per mille, che riscontra un incremento di firme a favore della Chiesa Cattolica. Angelo Bagnasco chiude la 64esima Assemblea generale dei vescovi italiani, e la sensazione che se ne ha è che la voglia, per i vescovi, è di voltare pagina. Si punta alla fede, come ha detto Benedetto XVI. E pazienza se l’idea di un partito di cattolici è viva e presente in molti. Si va avanti con il governo Monti, e per il futuro ci si penserà. Per i cattolici italiani oggi è tempo piuttosto di lavorare come seme della terra, per cercare di far fronte all’emergenza sociale.

 

“Lavoro, lavoro, lavoro” è il grido che ha scandito la prolusione di Angelo Bagnasco a questa assemblea generale. Ma è stato l’unico picco di una prolusione in cui di certo non mancavano i contenuti politici, ma in cui il “contributo” dei vescovi era tratteggiato piuttosto come un ritorno alla parrocchia. Ripartire dalle micro cellule sociali, dai parroci che da sempre sono il collante sociale dell’Italia, dalla piccola industria, dalle banche ancorate sul territorio il cui sviluppo fu una intuizione di Luigi Sturzo. Ripartire dalla fede, che è poi la linea indicata da Benedetto XVI. Il quale, incontrando i vescovi italiani giovedì, ha ribadito poi il concetto, chiedendo ai preti di essere i primi fedeli. Un discorso i cui punti principali erano stati concordati in gran parte con Angelo Bagnasco.

Non è stata un’assemblea generale delle grandi nomine – solo il vicepresidente per il Sud, andato stavolta alla Campania, per la gioia del cardinal Sepe, arcivescovo di Napoli – ma è stata un’assemblea per imprimere una direzione. Tra un anno, i vescovi si ritroveranno a discutere nel pieno di un anno delle Fede, magari tutti pronti a prepare quel Credo che Benedetto XVI auspica si pronunci in tutte le parrocchie come climax di questo speciale anno.

Un anno di purificazione, pensato da Benedetto XVI anche dopo che l’ondata di scandali della pedofilia del 2010. Per rispondere a quelli scandali, le conferenze episcopali di tutto il mondo erano state invitate a dotarsi di linee guida. La Cei lo ha fatto, ma il documento è stato oggetto di diverse critiche. Critiche non condivise da Bagnasco: “Le linee guida non sono inadeguate, come è stato criticato. Vero, nelle linee guida non c’è l’obbligatorietà delle denunce degli abusi alla magistratura, ma in questo si segue il codice italiano, che la prevede solo per i pubblici ufficiali”, ma anzi “la Chiesa precede la legge, perché i vescovi sono tenuti a intervenire non appena hanno notizia, in vista di misure preventive. E precede la legge perché fissa la prescrizione a 20 anni dopo la maggiore età dell’abusato”.

E poi, l’attualità entra di prepotenza nella conferenza stampa finale. A Bagnasco viene chiesto un parere sulla sfiducia a Gotti Tedeschi e sulla questione della trasparenza finanziaria, sulla “talpa” di Vatileaks – e pochi minuti dopo la Sala Stampa della Santa Sede comunicherà che un uomo in possesso di documenti riservati è in stato di fermo -, su come da vescovo reagisce alle preoccupazioni dei fedeli riguardo la lotta tra cardinali. Bagnasco risponde con una lunga riflessione sulla finanza, che “è un elemento del vivere sociale, ma deve essere in rapporto equilibrato alla economia, alla industria, ci deve essere armonia, altrimenti nascono i mostri”; riprende le parole che ha già speso nella prolusione sullo scandalismo dell’informazione; e sottolinea la risposta del Papa. Che trovandosi a pranzo con i cardinali per festeggiare le ricorrenze del compleanno e dell’anniversario di Pontificato, ha detto di “trovarsi tra amici”, tagliando di fatto la testa alle polemiche. “Il male nelle sue diverse forme – dice Bagnasco – è presente in tutti, anche nella Chiesa”. E per questo – raccomanda Bagnasco – “dobbiamo stare attenti a non enfatizzare, a non costruire, come a volte accade, le cose, vedendo quello che a volte c’è e a volte non c’è”.

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