Per la Chiesa c’è sempre la Pentecoste

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Come la natura, anche la Chiesa ha la sua primavera con i suoi risvegli misteriosi, le sue gemme promettenti, le sue nuove esplosioni di vita che rendono magnifico il nostro mondo talvolta squallido, confuso, ombroso, litigioso. La primavera della Chiesa è lo Spirito Santo. E’ Lui che dona vita, fecondità e armonia alla storia dell’uomo e del cosmo. Questo rifiorire di vita e di giovinezza è uno dei segni più grandi che nella Chiesa vive e opera lo Spirito Santo. E’ lo Spirito che rende viva la Chiesa. (Gal 5,25). Le membra vive del corpo mistico di Cristo nascono dall’acqua e dallo Spirito (Gv 3,5). Quello stesso Spirito che Gesù rese al Padre nel momento della sua morte in croce e che ricevette di nuovo dal Padre nella Risurrezione, lo dona ai suoi discepoli nel giorno della Pentecoste per la nuova creazione. Ogni mistero di Cristo è una stella che brilla di luce propria e illumina, vivifica e infiamma l’uomo e il cosmo. Ogni evento salvifico di Cristo è sempre in intimo rapporto col mistero globale della redenzione. L’umiltà di Dio s’incarna nella povertà dell’uomo attraverso il Verbo che entra nello spazio e nel tempo della storia umana. Il Natale di Gesù è in funzione della sua passione e morte, culmine della redenzione. Grotta e Calvario dell’umiliazione sono orientati verso la piena glorificazione che si attua con la risurrezione e l’ascensione. Dopo l’ascensione, il Cristo glorificato invierà lo Spirito Santo sulla sua Chiesa. Lo Spirito Santo nella Chiesa è Autore di Santità. Dio Padre, per mezzo di Cristo e con l’opera dello Spirito, continua l’azione trasformatrice di rinascita degli uomini e del cosmo. L’opera di santificazione si realizza, sotto l’influsso dello Spirito, mediante l’azione sacramentale della Chiesa.

La divina Liturgia è, infatti, Pentecoste perenne dello Spirito “che è Signore e dà la Vita”. La piena, cosciente, attiva partecipazione alla Santa Liturgia ci fa scoprire il significato di questa presenza invisibile, di questa azione soave che penetra, consola, sazia, irriga, guarisce, lava, riscalda, guida e salva. Lo Spirito è Luce, Fuoco, Dono, è Ospite dolce, Riposo e Gioia. Egli è Preghiera: prega nell’intimo dell’uomo e intercede per noi. E noi, guidati dallo Spirito, col cuore di figli nel cuore del Figlio Gesù, possiamo rivolgerci a Dio e chiamarlo: Abbà, Padre! Nella stupenda Sequenza di Pentecoste così i redenti pregano cantando e cantano pregando con forza lirica e tono commosso. Pentecoste è il giorno dell’epifania della Chiesa. Nata dal costato di Cristo in croce, la Chiesa, con il battesimo di fuoco, esce dal Cenacolo e inizia quel processo di espansione e di evangelizzazione che si promulgherà sino al ritorno glorioso del Signore Gesù alla fine dei tempi. Assieme agli apostoli e ai discepoli c’è Lei, Maria, Madre di Gesù e Madre della Chiesa, Corpo di Gesù. Lei, nella Pentecoste, è presente come Madre e come Orante. Come Madre che ama il Figlio e che ama i fratelli del Figlio Ella li soccorre in tutti i loro bisogni. Come Orante, prega per la Chiesa intercedendo per i suoi figli, prega con la Chiesa ed è pregata dalla Chiesa: Regina caeli, laetare, alleluia…ora pro nobis Deum, alleluia.

Lo Spirito Santo nella Chiesa è operatore di unità. Se Babele è simbolo di un’umanità dispersa e disunita, discorde e guerriera, Pentecoste è segno di sinfonica concordia, di armonia, di unità nell’unico linguaggio di Cristo, pur nella diversità di lingue e di culture. Soltanto lo Spirito ci rende operatori di unità in Cristo nella Chiesa. San Paolo, nella lettera agli Efesini, ricorda che l’unità della Chiesa è minacciata da tre pericoli: la discordia tra i cristiani (4, 1-3), la diversificazione ministeriale (7-11), le dottrine eretiche (14-15). Ricordando poi che i cristiani, battezzati in un solo Spirito, formano un Corpo solo, proclama il programma dell’unità in Cristo: “Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti” (Ef 4, 4-6).

Nella Pentecoste, la lingua che lo Spirito fa parlare agli Apostoli diventa comprensibile a tutti i popoli. Lo Spirito dimostra così di essere il grande e unico artefice per il ristabilimento della perduta unità del genere umano. Egli è il principio vitale unico, il solo datore dei carismi, l’anima vivificante della Chiesa. Quell’uomo che non si lascia plasmare dallo Spirito di Cristo crea sempre babele. L’uomo “spirituale”, invece, è sempre operatore di unità d’amore, segno di apertura di mente e di cuore, non dimentico del passato, vive nel presente costantemente proteso verso quel futuro che avrà il suo pieno compimento quando parteciperemo alla liturgia della gloria eterna. Il prefazio di Pentecoste, infatti, canta: “Oggi…hai effuso lo Spirito Santo che…ha riunito i linguaggi della famiglia umana nella professione dell’unica fede”.

L’episodio di Babele è simbolo di un’umanità frantumata e dispersa su tutta la terra. L’incomprensione non è soltanto di tipo linguistico, ma fattore d’inconciliabilità di interessi, di pensiero, di religioni, di culture. Gli uomini divengono estranei gli uni gli altri perché dimentichi della comune origine, dello stesso Padre, del medesimo destino. L’evento Pentecoste fa da perfetto contrappunto a Babele. Ogni lingua che lo Spirito fa parlare agli Apostoli e il vangelo che fa annunziare, sono comprensibili a tutti i popoli. Questa unità, però, non ha carattere sociale, economico o politico, è un’unità che tende a inserire tutti nel Regno di Dio e a fare di tutti un solo corpo mistico. La Chiesa, dunque, è, per vocazione e missione “sacramento di unità” (SC 26) “segno e strumento dell’unità di tutto il genere umano” (LG 1). La Chiesa non pone la sua forza, la sua fiducia e la sua speranza nelle ricchezze terrene e nelle potenze economiche e politiche, ma nell’energia trasfigurante e vivificante dello Spirito Santo promesso e donato da Cristo alla sua Chiesa.

Quando nella vita della Chiesa viene a mancare la profezia dello Spirito, il gioco delle apparenze, che ne occultano la babele di confusione e il baccano del disorientamento, distrugge la vitalità interiore, la dinamica verso il futuro e la credibilità stessa per cui è stata invita nel Giorno radioso e splendido di Pentecoste. Lo Spirito non cessa mai di svolgere la sua azione silenziosa nel segreto delle coscienze, predisponendo gli animi ad accogliere l’annunzio della salvezza in Cristo morto e risorto; Egli saprà rendere fecondi i nostri sforzi anche là dove essi potrebbero apparire umanamente destinati al fallimento. Bisogna vivere nel coraggio della speranza perché lo Spirito soccorre e scioglie sempre ogni residua babele.

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