Una riflessione sulla questione dei “due papi in Vaticano”
Condivo una riflessione di Sergio Russo – “particolarmente interessante e stimolante sulla strana situazione che stiamo vivendo”, di cui si è discusso nei giorni scorsi su Stilum Curiae – pubblicata ieri da Marco Tosatti, su due domandi impellenti, riguardanti i “due papi che coabitano in Vaticano”. Sergio Russo fa anche riferimento a un recente testo del Vescovo Atanasio Schneider, che confuta le tesi secondo cui Francesco non sarebbe papa e che Benedetto XVI lo sarebbe ancora.
Due impellenti interrogativi che necessitano una risposta urgente
di Sergio Russo
Stilum Curiae, 6 marzo 2020
Il primo è: «Papa Francesco è un papa a tutti gli effetti, oppure no?».
Il secondo, che ne deriva di conseguenza, è invece: «Papa Benedetto XVI è sempre papa, oppure no?».
Offro questo mio personale contributo al presente dibattito, prendendo anche occasione da un recente intervento di mons. Athanasius Schneider (in data 28.02.2020) pubblicato nell’originale inglese sul sito “lifesitenews.com”, ed anche in traduzione francese sul blog “leblogdejeannesmits”.
Io dunque elencherò qui semplicemente una serie di fatti, e non di argomentazioni, lasciando poi al Lettore di farsi una sua propria opinione in proposito, ben sapendo però che “contra factum non valet argumentum” (contro i fatti non valgono i ragionamenti):
– Sia studiosi ed esperti di cose teologiche, che semplici fedeli, hanno preso atto di come, a partire dalla data del 13 marzo 2013, perdurando sino ad oggi, si è creata una situazione inedita, mai accaduta nella storia bimillenaria della Chiesa: la coesistenza e coabitazione in Vaticano di due papi…
– Tutti costoro sanno altresì che l’espressione “papa emerito” gioca sulla congruenza/assonanza di “vescovo emerito” e “cardinale emerito”, e che tuttavia essa non è disciplinata da alcun canone di diritto canonico, né passato né presente…
Da notare comunque – e qui alla base ritorna la medesima univocità che risiede in effetti alla sommità – come non vi sia quindi il “sacerdote emerito”, poiché o si è sacerdoti, o non lo si è: «Tu sei sacerdote per sempre…», perciò tanto, sia lo studioso che il fedele hanno sempre saputo (ma forse oggi è cambiato il senso di intendere le cose?…) che non esistono assolutamente altri papi, né emeriti né insigni, o quant’altro, e questo per “una contraddizione, che nol consente…”, come direbbe Dante, poiché – e tutti i credenti cattolici lo hanno sempre ritenuto per valido – il papa è simbolo e garante di unità nella Chiesa Cattolica, e questa è un Corpo (sebbene mistico, comunque un vero corpo), che non può che avere un solo Capo!
Pertanto non un corpo bicefalo, che sarebbe una mostruosità, e nemmeno un corpo acefalo, che sarebbe invece una deficienza: difatti uno solo è il Cristo, una sola è la Chiesa, una sola Fede, un solo Vicario di Cristo ed un solo Capo nella Chiesa… e ciò lo ha sempre affermato il Magistero bimillenario della Chiesa, senza il minimo tentennamento!
– Papa Francesco, da una parte sarebbe papa a tutti gli effetti, poiché è stato lecitamente eletto da tutti i cardinali, riuniti in regolare conclave (e ciò risulta indubitabile)…
– Come d’altra parte vi è da sapere che l’elezione di papa Francesco (e ciò è altrettanto indubitabile) egualmente non sarebbe valida, poiché secondo una dichiarazione – mai smentita – del cardinale belga Godfried Danneels, oggi scomparso, presente nel suo libro-biografia, che riporta le confidenze del prelato fatte ai giornalisti J. Mettepenningen e K. Schelkens, il suddetto cardinale rivelò loro che un gruppo di cardinali e vescovi (di cui anch’egli faceva parte) avrebbero lavorato per anni a preparare l’elezione di J.M. Bergoglio, essendo tutti costoro dei porporati che si opponevano a Joseph Ratzinger: era infatti un gruppo tenuto segreto, che lo stesso cardinale Danneels ha definito «un club mafia, che portava il nome di San Gallo».
E questo tipo di accordi, secondo la Costituzione Apostolica di san Giovanni Paolo II Universi Dominici Gregis, che regolamenta la “vacanza della Sede Apostolica e l’elezione del Romano Pontefice” ricadono sotto la scomunica latae sententiae, come viene chiaramente affermato ai nn. 79, 81 e 82:
«Confermando pure le prescrizioni dei Predecessori, proibisco a chiunque, anche se insignito della dignità del Cardinalato, di contrattare, mentre il Pontefice è in vita e senza averlo consultato, circa l’elezione del suo Successore, o promettere voti, o prendere decisioni a questo riguardo in conventicole private.» (n.79);
«I Cardinali elettori si astengano, inoltre, da ogni forma di patteggiamenti, accordi, promesse od altri impegni di qualsiasi genere, che li possano costringere a dare o a negare il voto ad uno o ad alcuni. Se ciò in realtà fosse fatto, sia pure sotto giuramento, decreto che tale impegno sia nullo e invalido e che nessuno sia tenuto ad osservarlo; e fin d’ora commino la scomunica latae sententiae ai trasgressori di tale divieto.» (n.81);
«Parimenti, vieto ai Cardinali di fare, prima dell’elezione, capitolazioni, ossia di prendere impegni di comune accordo, obbligandosi ad attuarli nel caso che uno di loro sia elevato al Pontificato. Anche queste promesse, qualora in realtà fossero fatte, sia pure sotto giuramento, le dichiaro nulle e invalide.» (n.82).
– È bene ribadire che la “rinuncia” di Benedetto XVI (secondo sua stessa ammissione) davvero è stata fatta in piena coscienza e senza costrizione alcuna… e tuttavia tale “rinuncia” non la si può ritenere veramente tale, poiché (ed essa è la settima, avvenuta nell’arco dei duemila anni di storia della Chiesa) tutti coloro che hanno rinunciato al papato sono poi ritornati al loro precedente status di prima dell’elezione: e dunque chi era vescovo o cardinale, è ritornato vescovo e cardinale… chi prima era eremita, è ritornato a fare l’eremita… (si ricordi la vicenda di Celestino V/Pietro da Morrone!), e quindi nessuno è rimasto papa (sebbene “emerito”, o quant’altro), continuando ad indossare la bianca talare, mantenendo il suo stemma papale, firmandosi col nome di pontefice, ecc.
– Come dunque, si deve credere che Benedetto XVI abbia compiuto la sua “rinuncia” in totale autonomia e indipendenza… altrettanto ed egualmente si deve credere a ciò che egli stesso ha dichiarato: «… Quando, il 19 aprile di quasi otto anni fa, ho accettato di assumere il ministero petrino… da quel momento in poi ero impegnato sempre e per sempre dal Signore… Il “sempre” è anche un “per sempre”, non c’è più un ritornare nel privato: la mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo». (BENEDETTO XVI, Udienza generale in Piazza San Pietro, Mercoledì 27 febbraio 2013).
E quindi, per sua stessa ammissione, Benedetto XVI è sempre e comunque papa, checché altri ne dicano…
Ergo, in questo caso più che mai, è richiesta a tutti una salda coerenza intellettuale: se dobbiamo credere e ritenere per vere le parole del Santo Padre sulla sua rinuncia, altrettanto ed egualmente, dobbiamo credere e ritenere vere le suddette parole pronunciate da Benedetto XVI, il quale afferma di essere rimasto ancora e tuttora papa!
– In conclusione, come spiegare allora tale apparente ed insolubile situazione odierna nella Chiesa… cosa, in sostanza, dobbiamo ritenere per avere le idee chiare e non lasciarci travolgere, anche noi, da tale “confusione” contemporanea?
La soluzione ce la forniscono sia il Catechismo della Chiesa Cattolica che la Vergine Maria, Madre della Chiesa, richiedendo a noi fedeli però, una somma vigilanza ed un corretto discernimento…
È la Madonna stessa infatti, a chiederci di porre attenzione alle sue parole, lasciate in questi nostri giorni a Fatima, in cui Ella parla, sia del Santo Padre, come pure di un Vescovo vestito di bianco…
La divina provvidenza ha inoltre disposto, sempre ai nostri giorni, che papa Giovanni Paolo II elevasse agli onori dell’altare la beata Anna Caterina Emmerich, portando così a conoscenza di tutti i credenti le sue singolari visioni, specialmente quelle in cui lei vede “la Chiesa dei due papi”: la Chiesa di sempre, fedele al Magistero, alla cui testa vi è il Santo Padre, ed un’altra “nuova” chiesa: grande, strana e stravagante… (e comunque gli avvertimenti, da parte della Madre di Dio sono veramente tanti: la Medaglia Miracolosa, La Salette, Fatima appunto, Garabandal, il Movimento Sacerdotale Mariano e molti, molti altri…).
Ed infine, il Catechismo della Chiesa Cattolica (ai nn. 675-677), in cui ci avvisa che ai nostri giorni tutti i fedeli saranno chiamati a confrontarsi con una “prova finale”, in grado di scuotere la fede di molti credenti, poiché qui si svelerà il “mistero d’iniquità”, capace di fornire una soluzione apparente agli uomini contemporanei, sotto la forma però di una impostura religiosa, ed è proprio allora che dovremmo schierarci da quale parte stare: se con l’anticristo (l’antichiesa e l’antivangelo, come ebbe a dire Giovanni Paolo II), questo però al prezzo dell’apostasia dalla Verità, aderendo in tal modo alla “nuova chiesa”, grande… ben voluta ed osannata dal mondo, ecologista ed ecumenica, che si occupa prevalentemente dei poveri… oppure se vogliamo rimanere con la Chiesa di sempre, pur se oggi è mal vista dal mondo, che la reputa integralista e fondamentalista, restare col santo Magistero, ritenuto oggigiorno antiquato, e fedeli al Vangelo di Cristo, unico e vero Dio, Salvatore e Redentore nostro: “ciò che abbiamo di più caro”!
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Catechismo della Chiesa cattolica
L’ultima prova della Chiesa
675 Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti [Cf Lc 18,8; Mt 24,12]. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra [Cf Lc 21,12; Gv 15,19-20] svelerà il “Mistero di iniquità” sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne [Cf 2Ts 2,4-12; 1Ts 5,2-3; 2Gv 1,7; 1Gv 2,18; 1Gv 2,22].
676 Questa impostura anti-cristica si delinea già nel mondo ogniqualvolta si pretende di realizzare nella storia la speranza messianica che non può esser portata a compimento che al di là di essa, attraverso il giudizio escatologico; anche sotto la sua forma mitigata, la Chiesa ha rigettato questa falsificazione del Regno futuro sotto il nome di “millenarismo”, [Cf Congregazione per la Dottrina della Fede, Decreto del 19 luglio 1944, De Millenarismo: Denz.-Schönm., 3839] soprattutto sotto la forma politica di un messianismo secolarizzato “intrinsecamente perverso” [Cf Pio XI, Lett. enc. Divini Redemptoris, che condanna il “falso misticismo” di questa “contraffazione della redenzione degli umili”; Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 20-21. [Cf Ap 19,1-9 ] Cf Ap 19, 1-9].
677 La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest’ultima Pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e Risurrezione [Cf Ap 13,8 ]. Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa [Cf Ap 20,7-10 ] secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male [Cf Ap 21,2-4 ] che farà discendere dal cielo la sua Sposa [ Cf Ap 20,12 ]. Il trionfo di Dio sulla rivolta del male prenderà la forma dell’ultimo Giudizio [Cf 2Pt 3,12-13 ] dopo l’ultimo sommovimento cosmico di questo mondo che passa [Cf Dn 7,10; Gl 3-4; 677; Ml 3,19 ].