Zanzibar: il vescovo pensa ad un rilancio dell’agricoltura e chiede aiuti per attrezzare le scuole

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Abbiamo incontrato il vescovo di Zanzibar, monsignor Ndeliakyama Shao, membro della Conferenza episcopale della Tanzania. Tratteggiando la difficile situazione di un paese che stenta ad uscire dall’estrema povertà, il prelato ha ribadito la necessità di puntare forze e risorse sull’educazione dei giovani e su un’agricoltura che coinvolga le famiglie in sistemi di cooperative.

L’isola di Zanzibar conta circa 1.000.000 di abitanti, di cui il 99% musulmani: “Il dialogo continua anche se con qualche difficoltà – spiega Shao – Ci unisce il desiderio di costruire condizioni di vita migliore”. Il vescovo illustra un progetto agricolo per reintrodurre la coltivazione del riso e formare cooperative di famiglie che siano autonome nella produzione. Non si tratta di una vera novità: nel 1978, infatti, il Giappone aveva iniziato proprio a coltivare il riso sull’isola, creando una rete di irrigazione attraverso dei canali e riuscendo così a produrre 25 quintali di riso all’anno. Il progetto aveva validità decennale; il risultato è che ora ci sono 100 ettari di terreno che hanno bisogno di essere lavorati con l’aratro e l’erpice per tornare a dare frutto.

“Il Governo è interessato a dare il via ad un nuovo progetto pilota per insegnare la coltivazione del riso alle famiglie – spiega monsignor Shao – I canali dell’acqua sono da rifare perché la nostra gente non è stata in grado di mantenerli”. Al termine di cinque anni si dovrebbe formare la prima cooperativa di famiglie che insegnerà ad altre la coltura allargando l’area di produzione. Ma il vescovo spera in una collaborazione più profonda con gli italiani per poter ampliare il mercato locale di prodotti ortofrutticoli: “Gli studenti delle vostre università possono indicare ai nostri ragazzi quali prodotti è meglio far crescere con il tipo di acqua che c’è a Zanzibar – aggiunge monsignor Shao guardando ad un possibile coinvolgimento delle facoltà universitarie di Agraria – Ora siamo in grado di produrre tutti i tipi di frutta tropicale”.

A Zanzibar, il futuro per i giovani è rappresentato dall’educazione e dalla formazione professionale, ma il Governo non riesce ad attrezzare abbastanza strutture scolastiche per tutti. La scuola cattolica della diocesi, dalle elementari alle superiori, è frequentata da circa 600 studenti. Per riuscire a stare al passo con le esigenze didattiche e la gestione dei locali, monsignor Shao è alla ricerca di computer, pannelli fotovoltaici ed un generatore per le emergenze: “Ci piacerebbe avere anche delle tende per organizzare seminari – puntualizza il vescovo – Le scuole sono punto d’incontro e di conoscenza reciproca, luogo concreto dove costruire la pace”.

Il container con gli aiuti partirà in autunno da Santena, una cittadina alle porte di Torino che da diversi anni sostiene la diocesi di Zanzibar. Ma occorre ben altro. La speranza di monsignor Shao è che ci sia qualcuno che voglia donare un po’ del proprio tempo: “I volontari devono avere alle spalle una comunità in grado di supportarli con costanza, allora la collaborazione è veramente costruttiva; noi potremmo logicamente pensare al vitto e all’alloggio ma l’impegno e la serietà da parte loro devono essere massimi – conclude il vescovo – Con un primo sopralluogo ci si può rendere conto di quali sono i mezzi a disposizione e le effettive necessità”.

Per maggiori informazioni su come contribuire, contattare Pier Domenico Ronco: pierdomenico_ronco@tin.it.

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