Papa Francesco: “La Chiesa del Mozambico è invitata a essere la Chiesa della Visitazione”
Per Papa Francesco a Maputo è il momento di incontrare la comunità religiosa. L’incontro con i vescovi, i sacerdoti, i religiosi, i consacrati, i seminaristi, i catechisti e gli animatori avviene nella Cattedrale dell’Immacolata Concezione.
Nel settembre 1988 la cattedrale è stata sede dell’incontro dei giovani con San Giovanni Paolo II durante il suo 39esimo viaggio apostolico internazionale. Il Papa depone dei fiori davanti all’immagine della Madonna nella chiesa e subito è accolto dal saluto di benvenuto di Monsignor Hilario da Cruz Massinga, Vescovo di Quelimane e Presidente della Commissione per il Clero e la Vita Consacrata.
Francesco, dopo essere stato accolto anche da un colorato e festoso ballo tradizionale, esordisce: “Ci piaccia o no, siamo chiamati ad affrontare la realtà così com’è. I tempi cambiano e dobbiamo riconoscere che spesso non sappiamo come inserirci nei nuovi scenari”.
Prima di lasciare la Nunziatura Apostolica per recarsi alla Cattedrale dell’Immacolata Concezione per l’Incontro con i Vescovi, Papa Francesco incontra in privato i membri della Comunità di Xai-Xai, una città portuale dell’Oceano Indiano situata nei pressi della foce del fiume Limpopo, che fu sommersa completamente dalla grave alluvione che colpì il Mozambico meridionale nel febbraio del 2000. Con una delegazione della Diocesi di Xai Xai, il Papa aveva avviato un gemellaggio tra diocesi al tempo in cui era Arcivescovo di Buenos Aires. La delegazione era guidata dal Vescovo Monsignor Lucio Andrice Muandula e accompagnata dal Vescovo emerito, il Cardinale Julio Duarte Langa.
Dopo un breve saluto di Monsignor Muandula, Papa Francesco ha ricordato le origini del rapporto tra le diocesi e come lo scambio tra le due abbia rafforzato i preti, i religiosi e i seminaristi nella loro missione, aprendo loro ad una prospettiva apostolica. Ha poi sottolineato l’importanza della preghiera gli uni per gli altri e il valore dei bambini, ricchezza di una nazione, e degli anziani: “I bambini e gli anziani sono il tesoro di un popolo e il modo in cui ci si prende cura di loro misura la grandezza di un popolo”.
Francesco ascolta anche le testimonianze della comunità religiosa di Maputo: sono un sacerdote, una religiosa e un catechista. Parlano dei momenti difficili e delle gravi sfide del loro Paese, ma ammirano sempre la misericordia di Dio. E raccontano al Papa il problema della crisi dell’identità sacerdotale.
A tal proposito, il Papa risponde: “Di fronte alla crisi dell’identità sacerdotale, forse dobbiamo uscire dai luoghi importanti e solenni; dobbiamo tornare ai luoghi in cui siamo stati chiamati, dove era evidente che l’iniziativa e il potere erano di Dio. A volte senza volerlo, senza colpa morale, ci abituiamo a identificare la nostra attività quotidiana di sacerdoti con determinati riti, con riunioni e colloqui, dove il posto che occupiamo nella riunione, alla mensa o in aula è gerarchico”. Per Francesco bisogna assomigliare più a Maria che a Zaccaria.
“Voi stessi parlavate di una certa esagerazione nel preoccuparsi di produrre risorse per il benessere personale – dice il Papa – attraverso percorsi tortuosi che spesso finiscono per privilegiare tempi e compiti pagati dallo Stato e creano resistenze a dedicare la vita alla pastorale quotidiana. L’immagine di questa fanciulla semplice nella sua casa, in contrasto con tutta la struttura del tempio e di Gerusalemme, può essere lo specchio in cui vediamo le nostre complicazioni e preoccupazioni che oscurano e corrodono la generosità del nostro sì”.
Il Papa spiega ancora: “Maria non dubita, non pensa a sé stessa: si abbandona, si fida. È estenuante vivere il rapporto con Dio come fa Zaccaria, come un dottore della Legge: sempre eseguendo regole, sempre considerando che lo stipendio è proporzionato allo sforzo compiuto, che è merito mio se Dio mi benedice”.
Papa Francesco nel suo discorso ai religiosi di Maputo è chiaro: “Per noi sacerdoti le storie della nostra gente non sono un notiziario: noi conosciamo la nostra gente, possiamo indovinare ciò che sta passando nel loro cuore; e il nostro, nel patire con loro, ci si va sfilacciando, ci si divide in mille pezzetti, ed è commosso e sembra perfino mangiato dalla gente: prendete, mangiate. Questa è la parola che sussurra costantemente il sacerdote di Gesù quando si sta prendendo cura del suo popolo fedele: prendete e mangiate, prendete e bevete…”
Per il Papa la “distanza” tra Nazareth e Gerusalemme è accorciata, diventa inesistente per quel “sì” di Maria. “Perché le distanze, i regionalismi e i particolarismi, la continua costruzione di muri, minano la dinamica dell’incarnazione, che ha abbattuto il muro che ci separava – continua il Papa – la Chiesa del Mozambico è invitata a essere la Chiesa della Visitazione; non può far parte del problema delle competenze, del disprezzo e delle divisioni degli uni contro gli altri, ma porta di soluzione, spazio in cui siano possibili il rispetto, l’interscambio e il dialogo”.
La Conferenza episcopale del Mozambico riunisce i presuli delle tre arcidiocesi metropolitane e nove diocesi in cui è divisa la Chiesa nel Paese. E’ membro del SECAM, il Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar e dell’Imbisa, l’Assemblea interregionale dei Vescovi dell’Africa del Sud.
Fonte: www.acistampa.com