Emergenza Africa. Appello di Medici senza Frontiere

fame in Africa
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Secondo le stime Onu ad aver bisogno di aiuti di emergenza sono 10.000.000 di persone in Etiopia, 3.000.000 in Somalia, 700.000 in Uganda, 200.000 in Kenya e 115.000 a Gibuti. E in Etiopia l’organizzazione Medici senza Frontiere denuncia la grave crisi paragonabile a quella verificatasi alla fine degli anni Settanta.  Nel sud del Paese, 11.800 bambini che soffrono di malnutrizione grave sono stati ammessi nei programmi della ong nella regione dell’Oromiya e in quella nota come Nazioni, Nazionalità e Popoli del Sud (Snnpr).

In questa “emergenza nutrizionale, la priorità è valutare e salvare i bambini gravemente malnutriti che sono i più a rischio”, spiega Jean de Cambry, coordinatore dell’emergenza per Msf. “Nell’arco di una settimana, le nostre equipe hanno distribuito 25 kg di razioni alimentari per circa 12.500 bambini – dice Abdel Kader Tlidjane, cooordinatore a Siraro . In questo modo, speriamo di evitare che si ammalino di malnutrizione grave”.

Nel contempo, Msf sta continuando le sue attività in 5 centri di stabilizzazione nell’Oromiya e nel Snnpr dove le equipe mediche forniscono cure mediche 24 ore su 24 ai bambini gravemente malnutriti che soffrono di complicanze quali malaria o polmonite. Finora 10.062 bambini sono stati curati, 1.724 ricoverati nei centri di stabilizzazione di Msf; 121 sono morti dopo essere stati inseriti nel programma nutrizionale. In alcune aree “il numero di bambini gravemente malnutriti raggiunge l’11% del totale della popolazione al di sotto dei 5 anni d’età” e “le equipe hanno curato alcuni adulti malnutriti, il che – commentano da Msf – è un segnale molto allarmante”.

Inoltre, Msf rivolge un appello alle autorità keniote per “eliminare le restrizioni imposte e di permettere la ripresa dell’azione umanitaria”. Gli operatori dell’organizzazione umanitaria sono stati fermati ai blocchi stradali e le autorità locali hanno vietato loro di fornire assistenza medica alla popolazione civile del Monte Elgon. “Fino a poche settimane fa stavamo aiutando migliaia di civili e siamo molto preoccupati per loro. Ci hanno contattato alcuni di loro in uno stato disperato”, ha dichiarato David Michalski, coordinatore delle operazioni di Msf in Kenya. “Il trasferimento dei pazienti in condizioni critiche all’ospedale – continua – è stato ostacolato dalla mancanza di mezzi di trasporto che venivano abitualmente forniti da Msf e le persone più vulnerabili sono state lasciate al freddo e in dure condizioni, senza l’assistenza di base”.

Da quando Msf ha cominciato a fornire assistenza medica gratuita alle persone colpite direttamente ed indirettamente dal conflitto del Monte Elgon nell’aprile del 2007, il team medico, in collaborazione con il ministero della Sanità, ha effettuato più di 35.000 visite. Le persone, che avevano cercato rifugio sulle colline di Chebongweny, hanno riferito a Msf che dieci giorni fa alcune guardie forestali hanno bruciato le loro case, i rifugi, le riserve di cibo, le coperte nonché la struttura medica, facilmente identificabile come quella di Msf, dove molte persone avevano trascorso la notte in cerca di sicurezza e riparo. “Attaccare intenzionalmente le strutture mediche e ostacolare le organizzazioni umanitarie nel proprio lavoro, sia durante un conflitto che nei periodi di instabilità, sono gravi atti proibiti dalla Convenzione di Ginevra”, aggiunge Michalski.

“Questo attacco mostra ancora una volta come la popolazione civile del Monte Elgon sia la prima vittima di questo conflitto e abbia disperato bisogno di aiuto. Msf chiede alle autorità l’annullamento delle attuali restrizioni, in modo che possa continuare a fornire assistenza umanitaria alla popolazione del Monte Elgon, come ha sempre fatto in modo neutrale ed imparziale”.

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