Papa ai giovani: portare a tutti Gesù

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Ricevendo i partecipanti al Forum Internazionale dei Giovani, promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, papa Francesco ha ‘svelato’ il tema della prossima edizione internazionale della GMG a Lisbona nel 2022: ‘Maria si alzò e andò in fretta’. Il forum era stato aperto da p. Alexandre Awi Mello, segretario del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, che ha sviluppato il tema ‘Verso una pastorale giovanile sinodale, popolare e missionaria’:

“Abbiamo l’immagine della comunione come un frullato, dove tutto viene amalgamato in un unico gusto: no, piuttosto è una macedonia dove ogni frutto mantiene il suo sapore e si armonizza con gli altri”. Molto importante, nelle conclusioni di P. Alexandre e di P. João Chagas, responsabile dell’Ufficio Giovani del Dicastero, l’annuncio che il Dicastero, seguendo le indicazioni del Sinodo dei Vescovi, istituirà una Consulta dei giovani, allo scopo di far crescere l’ascolto reciproco e la corresponsabilità dei giovani nella Chiesa.

Nell’incontro con i giovani papa Francesco ha ricordato l’esperienza di Emmaus: “L’esperienza che i discepoli di Emmaus avevano vissuto li spinse irresistibilmente a mettersi di nuovo in cammino, nonostante avessero già percorso undici chilometri. Si stava facendo buio, ma non hanno più paura di camminare nella notte, poiché è Cristo che illumina la loro vita.

Anche noi, un giorno, abbiamo incontrato il Signore sulla strada della nostra vita. E, come i discepoli di Emmaus, siamo chiamati a portare la luce di Cristo nella notte del mondo. Voi, cari giovani, siete chiamati ad essere la luce nella notte di tanti vostri coetanei che ancora non conoscono la gioia della vita nuova in Gesù”.

Nel salutare i giovani il papa ha raccomandato di annunciare Gesù agli altri: “Gesù lo incontriamo, soprattutto, nella comunità e per le strade del mondo. Quanto più lo portiamo agli altri, tanto più lo sentiremo presente nelle nostre vite. E sono sicuro che voi lo farete, quando ritornerete nei vostri luoghi di origine. Il testo di Emmaus dice che Gesù ha acceso un fuoco nei cuori dei discepoli. Come sapete, il fuoco, per non spegnersi, deve espandersi, per non diventare cenere, deve propagarsi. Perciò alimentate e diffondete il fuoco di Cristo che è in voi!”

Quindi li ha invitati ad essere protagonisti nella Chiesa: “Cari giovani, lo ripeto ancora una volta: voi siete l’oggi di Dio, l’oggi della Chiesa! Non solamente il futuro, no, l’oggi. O ve la giocate oggi, o perderete la partita. Oggi. La Chiesa ha bisogno di voi per essere pienamente sé stessa. Come Chiesa, voi siete il Corpo del Signore Risorto presente nel mondo.

Vi chiedo di ricordare sempre che siete membra di un unico corpo, di questa comunità. Siete legati gli uni agli altri e da soli non sopravvivrete. Avete bisogno gli uni degli altri per segnare veramente la differenza in un mondo sempre più tentato dalle divisioni.

Considerate questo: in un mondo in cui sono sempre di più le divisioni e le divisioni portano con sé conflitti e inimicizie, voi dovete essere il messaggio dell’unità, che vale la pena di seguire questo cammino. Solo camminando insieme saremo veramente forti. Con Cristo, Pane di Vita che ci dà forza per il cammino, portiamo la luce del suo fuoco nelle notti di questo mondo!”

Ed infine l’annuncio del tema della prossima Giornata Mondiale della Gioventù: “La prossima edizione internazionale della GMG sarà a Lisbona nel 2022. Per questa tappa del pellegrinaggio intercontinentale dei giovani ho scelto come tema: ‘Maria si alzò e andò in fretta’.

Per i due anni precedenti vi invito a meditare sui brani: ‘Giovane, dico a te, alzati!’ e ‘Alzati! Ti costituisco testimone delle cose che hai visto!’ Con ciò, desidero anche questa volta che ci sia una grande sintonia tra il percorso verso la GMG di Lisbona e il cammino post-sinodale. Non ignorate la voce di Dio che vi spinge ad alzarvi e seguire le strade che Lui ha preparato per voi.

Come Maria ed insieme a lei, siate ogni giorno i portatori della Sua gioia e del suo amore. Maria si alzò e andò in fretta e di fretta andò a visitare sua cugina. Sempre pronti, sempre di fretta, ma non ansiosi”.

Prima dell’incontro con i giovani papa Francesco aveva incontrato i medici cattolici: “Per Gesù, curare vuol dire avvicinarsi alla persona, anche se a volte ci sono alcuni che vorrebbero impedirlo, come nel caso del cieco Bartimeo, a Gerico… Può sorprendere che il ‘medico’ chieda alla persona sofferente che cosa si aspetta da lui. Ma questo mette in luce il valore della parola e del dialogo nel rapporto di cura. Curare, per Gesù, significa entrare in dialogo per far emergere il desiderio dell’essere umano e la dolce potenza dell’Amore di Dio, operante nel suo Figlio”.

Ed ha sottolineato il significato di cura per Gesù: “Perché curare vuol dire dare inizio a un cammino: un cammino di sollievo, di consolazione, di riconciliazione e di guarigione… Infine, la cura di Gesù coincide con il rialzare la persona e inviare colui o colei che ha avvicinato e curato. Sono numerosi i malati che, dopo essere stati guariti da Cristo, diventano suoi discepoli e seguaci.

Dunque, Gesù si avvicina, si prende cura, guarisce, riconcilia, chiama e invia: come si vede, quella con le persone oppresse da malattie e infermità è per Lui una relazione personale, ricca, non meccanica, non a distanza. Ed è a questa scuola di Gesù medico e fratello dei sofferenti che siete chiamati voi medici credenti in Lui, membri della sua Chiesa. Chiamati a farvi vicini a coloro che attraversano momenti di prova a causa della malattia”.

E li ha invitati a rispettare il dono della vita: “Siete chiamati a dare le cure con delicatezza e rispetto della dignità e dell’integrità fisica e psichica delle persone. Siete chiamati ad ascoltare con attenzione, per rispondere con parole adeguate, che accompagnino i gesti di cura rendendoli più umani e quindi anche più efficaci.

Siete chiamati a incoraggiare, a consolare, a rialzare, a dare speranza. Non si può curare ed essere curati senza speranza; in questo siamo tutti bisognosi e riconoscenti a Dio, che ci dona la speranza. Ma anche riconoscenti verso quanti lavorano nella ricerca medica”.

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