Giuseppe De Luca: un grande sacerdote poco conosciuto

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Giuseppe De Luca nasce a Sasso di Castalda (Potenza) il 15 settembre 1898. A tal riguardo egli ha scritto: “Io sono dell’Italia meno italiana che esista: dell’ultima Italia che si stende verso l’Africa e la Grecia, ed è stata gran tempo (sinora) l’albergo di vari signori, e mai casa nostra soltanto, sicché sembriamo, noi, senza volto, o almeno nessuno ce ne riconosce uno, solo pensando, ognuno, le successive maschere”.

Rimasto orfano dalla nascita ‒la madre muore colpita da febbre puerperale‒, si trasferisce a Brienza, piccolo borgo agricolo poco distante da Sasso, in casa della nonna materna, e lì trascorre la fanciullezza. “Mia nonna materna non sapeva leggere né scrivere. Sapeva governare una grande casa, sapeva ragionare, sapeva pregare. Io ‒ ha affermato De Luca‒ l’accompagnavo dai primissimi anni alla prima Messa avanti l’alba. Preludeva alla Messa una meditazione di quasi mezz’ora. Alla lunga, io apprendevo a memoria tutte quelle meditazioni.

Nonna le sapeva a mente tutte. Si trattava – me ne avvidi poi, in seminario – di centinaia di pagine, ed erano pagine per la massima parte di sant’Alfonso”. Nell’estate del 1909 Giuseppe parte per il piccolo seminario di Ferentino, tenuto dai Gesuiti. Vi rimane soltanto due anni; poi raggiunge Roma. Nell’autunno del 1911, con il consenso del vescovo, Giuseppe giunge a Roma come alunno del Seminario Romano.

Nel 1914 consegue gli studi liceali ed è del 1917 la maturità classica presso il Liceo Tasso. Successivamente frequenta i corsi di filosofia e di teologia. Il 30 ottobre 1921 è ordinato prete per mano del cardinal Pompilj, vicario del papa per la città di Roma, dove viene incardinato. Nel 1922 diventa dottore in Teologia.

Filologo d’eccezione ‒ pochi in Europa conoscono come lui i testi latini e greci e i documenti della pietà medievale ‒, De Luca decide di dar vita ad un’impresa editoriale originale: pubblica libri da cui né lui né la sua casa editrice traggono alcun utile economico. Libri cercati, studiati, affidati a filologi di valore e studiosi di latinità cristiana e medievale come Christine Mohrmann, o a studiosi del Rinascimento come Billanovich, a storici come Jedin.

I libri che escono dalla sua casa editrice sono sempre di alta ricerca, con documentazioni scrupolose. Si interessa di tutto: dai caratteri al formato, coadiuvato dal fratello Luigi. Attorno alla sua casa editrice di ‘Storia e Letteratura’, a Palazzo Lancillotti, ruoteranno il mondo della letteratura, dell’arte e della ricerca scientifica. Egli ha, inoltre, un’enorme cultura moderna: gli piace Bloy, Péguy, conosce Pascal, Bourdaloue, Bossuet.

Tra il 1930 ed il 1940 De Luca ha scritto su ‘Il Frontespizio’, la rivista che ha rappresentato una coraggiosa proposta in anni in cui – dominante il regime fascista in politica e l’idealismo in filosofia – i cattolici e, in particolare, gli intellettuali cattolici, comprendono di dover essere presenti nella società civile, nella cultura, nell’arte, nella letteratura, nella poesia. Della rivista fiorentina egli viene considerato, da alcuni, l’ispiratore; da altri il consigliere teologico; dai più il collaboratore prezioso (fra i più rappresentativi e operosi).

E’ un’attività importante soprattutto per il carattere dei suoi interventi, che si snodano attraverso polemiche e animosità; garbate annotazioni critiche e aperte e lucide analisi dei fenomeni connessi con la cultura, la religione, la teologia, la storia, la letteratura (che sono i settori privilegiati, da lui e dalla rivista).

Essi valgono come tanti frammenti, o pagine staccate di un diario intellettuale presentato a puntate, composto di quotidiane riflessioni su fatti, personaggi, e motivi culturali di fondo; attraverso articoli e saggi più o meno ampi; piccole o più diffuse note bibliografiche; commenti, chiose, schede di documentazione (e quasi di servizio), che prendono il nome del maggior tema trattato, e vengono presentate, pertanto, come dediche, sentenze, scarrozzate, animosità. O come prose, o miscellanee, e altro ancora.

(prosegue)

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