La Università cattolica del Perù: Pontificia?

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Quando non si è più in grado di adempiere un mandato ricevuto dalla Chiesa, e la fedeltà al magistero ecclesiale – quale autentico interprete della Sacra Scrittura e della Tradizione – viene meno, l’identità di una Università Cattolica appare significativamente priva della sua peculiarità canonica, e incorrendo nella rischiosa ipotesi di perdere la caratteristica personalità ecclesiastica (insieme ai titoli specifici di “pontificia” e “cattolica”) si pone inevitabilmente in contrasto con la Sede di Pietro. Questo, in poche battute, il motivo principale della controversia fra la Santa Sede e una delle più importanti università cattoliche di tutta l’America Latina, la Pontificia Università Cattolica del Perù (PUCP). Un contenzioso iniziato molto tempo fa e giuridicamente legato alla particolare ritrosia, da parte delle autorità accademiche, a voler accettare l’autorità della Chiesa e l’invito ad uniformare l’insegnamento teologico all’ortodossia del Magistero.

Nel dicembre 2011 – in seguito ai numerosi incontri svoltisi nell’arco di molti anni tra l’attuale Gran Cancelliere, i suoi Predecessori e l’Università – il Cardinale Peter Erdö, Arcivescovo di Esztergom-Budapest, si era recato a Lima con l’incarico di visitatore apostolico per un ulteriore approccio chiarificatore. L’esito di tale incontro non ha però prodotto i risultati sperati ma il rifiuto categorico di modificare lo statuto dell’Ateneo peruviano che rivendica, oltretutto, la propria indipendenza dalla diocesi di Lima. Da una breve nota, infatti, pubblicata nel sito internet dell’Università, si evince quanto il rapporto con l’arcivescovo di Lima, il card. Juan Luis Cipriani Thorne, risulti difficile e conflittuale : “Dal 2007 la Pucp ha una disputa con l’arcivescovo di Lima nella quale cerca di proteggersi dal rischio di ingerenza esterna che le richieste indebite dell’arcivescovo rappresentano. Nei processi che si susseguono sono in gioco non solo il rispetto della volontà espressa da José de la Riva Aguero nei suoi testamenti, ma anche il rispetto degli stessi diritti fondamentali della proprietà e della autonomia universitaria”. Recentemente, – lo riferisce una nota della Sala Stampa della Santa Sede – il Rettore della Pontificia Università Cattolica del Perù, il dott. Marcial Rubio Correa, è stato convocato in Vaticano per una importante comunicazione.

Il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, incontrando il Rettore, “ha fatto riferimento all’assiduo e dedicato impegno con cui vari esponenti dell’Università si adoperano per la qualificazione degli studenti, come pure al variegato spettro di discipline che la PUCP offre ai giovani”. “Tenuto conto, – prosegue la nota – in maniera particolare, degli esiti della Visita Apostolica e della Proposta, presentata dal Rettore, al termine della Visita stessa… il Segretario di Stato ha partecipato al Dottor Rubio Correa la richiesta della Santa Sede che gli Statuti della PUCP siano regolarizzati quanto prima, adeguandoli alla Costituzione Apostolica Ex Corde Ecclesiae, per il bene della stessa PUCP e della Chiesa in Perù”. Il termine entro il quale tali modifiche devono essere effettuate è il prossimo 8 aprile, Domenica di Pasqua. La Costituzione Apostolica “Ex Corde Ecclesiae” è un importante documento pubblicato da Giovanni Paolo II nell’agosto del 1990 che regola l’organizzazione delle università cattoliche, definita dal Wojtyla una «magna charta» “arricchita dall’esperienza tanto lunga e feconda della Chiesa nel settore universitario, e aperta alle realizzazioni promettenti dell’avvenire, che richiede coraggiosa inventiva e rigorosa fedeltà” (Ex corde ecclesiae, 8). E’ proprio attraverso la lettura di questo importante documento che è possibile riconoscere i limiti di un’amministrazione accademica che rischia di isolarsi dal contesto canonico della Chiesa. Il testo della “Ex Corde Ecclesiae” a tal proposito risulta chiaro; e tra le caratteristiche, infatti, che una Università cattolica (il cui obiettivo è “quello di garantire in forma istituzionale una presenza cristiana nel mondo universitario”) deve possedere vi è “la fedeltà al messaggio cristiano così come è presentato dalla Chiesa” (13).

Pertanto “la teologia cattolica, insegnata in piena fedeltà alla Scrittura, alla tradizione e al magistero della Chiesa, offrirà una chiara conoscenza dei principi del Vangelo, la quale arricchirà il significato della vita umana e le conferirà una nuova dignità” (20). Ogni Università cattolica è chiamata a mantenere con la Chiesa un rapporto che risulta essenziale per la propria identità istituzionale; essa“partecipa e contribuisce alla vita della Chiesa universale, assumendo pertanto uno speciale legame con la Santa Sede in ragione del servizio di unità, che è chiamata a compiere per l’intera Chiesa. Da questo suo essenziale rapporto con la Chiesa derivano quali conseguenze la fedeltà dell’Università, come istituzione, al messaggio cristiano, il riconoscimento e l’adesione all’autorità magisteriale della Chiesa in materia di fede e morale. I membri cattolici della comunità universitaria, a loro volta, sono anch’essi chiamati a una fedeltà personale alla Chiesa, con tutto quanto questo comporta” (27). Il passo appena citato possiamo considerarlo il cuore normativo che regola i rapporti giuridici ed ecclesiastici tra Santa Sede e ogni Istituzione cattolica accademica. Una Università cattolica, “ex corde ecclesiae” (nata dal cuore della Chiesa) “in quanto cattolica, ispira e svolge la sua ricerca, l’insegnamento e tutte le altre attività secondo gli ideali, i principi e gli atteggiamenti cattolici. Essa è collegata alla Chiesa o per il tramite di un formale legame costitutivo e statutario, o in forza di un impegno istituzionale assunto dai suoi responsabili” (Ex corde ecclesiae, Norme generali).

Riteniamo utile ricordare, a conclusione di questa riflessione, che l’obbedienza nella Chiesa non è un atto di mortificazione ma una scelta, precisa e responsabile, che valorizza le dinamiche della comunione ecclesiale.

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