Nel Sahel si muore di fame

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E’ il momento di agire nel Sahel, la regione che si estende dal Senegal ad ovest fino a Chad in Africa centro-orientale. Più di 9 milioni di persone necessitano di assistenza alimentare. Sei milioni di persone in Niger, 2,9 milioni in Mali, 700.000 in Mauritania, sono colpite dagli effetti della siccità in corso nel Sahel. In Ciad e Mauritania, un deficit della produzioni cereali di oltre il 50% rispetto allo scorso anno sta portando a gravi livelli di malnutrizione tra le fasce vulnerabili della popolazione. Sono le stime delle Agenzie delle Nazioni Unite diffuse nelle ultime settimane. La Caritas Italiana, da anni impegnata nei Paesi colpiti dalla crisi, ha stanziato 100.000 euro a sostegno delle attività della rete Caritas nel Sahel e, unendosi all’appello, rivolto nelle scorse settimane dal papa Benedetto XVI, invita le comunità cristiane alla solidarietà verso le popolazioni del Sahel e le istituzioni governative e internazionali ad agire immediatamente per non ripetere gli errori commessi nel Corno d’Africa. Sono già 7 milioni le persone colpite dalla siccità che rischiano la malnutrizione, ma le cifre potrebbero aumentare di molto se non si interverrà in modo rapido e deciso, spiega una nota della Caritas. Alcune stime parlano addirittura di oltre 20 milioni di persone a rischio malnutrizione.

 

 

Intanto il PAM ha lanciato una risposta attraverso l’acquisto di scorte alimentari e distribuzione con squadre specializzate  per garantire disponibilità di cibo per i più vulnerabili, specialmente donne e bambini. Il costo totale della risposta per il Sahel è stimato in US $ 808.000.000. Infatti molte aree del Sahel sono attualmente alle prese con una grave siccità, con il risultato che milioni di abitanti della regione si trovano ad affrontare la fame per la terza volta negli ultimi anni. I paesi particolarmente coinvolti sono: Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad, Senegal, Mauritania. Una situazione molto simile a quella del Corno d’Africa dove l’indifferenza e la lentezza dell’intervento della comunità internazionale, denuncia l’organizzazione, ha provocato una crisi di dimensioni epocali.

Le Caritas dei paesi colpiti, sono da mesi all’opera per contrastare l’emergenza con la distribuzione gratuita e la vendita a prezzi ribassati di cereali, la distribuzione di fondi in cambio di lavoro (‘cash for work’), la distribuzione di sementi per la campagna agricola 2012-13, il sostegno all’allevamento. Stime ufficiali parlano di 11 milioni di persone che necessiteranno di assistenza nel corso dei prossimi sei mesi. La crisi che incombe nel Sahel è dovuta principalmente alle scarse piogge che hanno visto un calo del 25% della produzione cerealicola, così come i prezzi dei prodotti alimentari che sono fino al 90% superiori alla media degli ultimi cinque anni. Il Sahel è una regione cronicamente vulnerabile agli shock esterni, quali la siccità, e Oxfam chiede anche investimenti a lungo termine in modo che le comunità possano affrontare gli anni negativi, al fine di prevenire le crisi future.

Al Hassan Cissé, responsabile di Oxfam in Africa Occidentale ha dichiarato: “La dimensione potenziale della crisi incombente nel Sahel è diventata chiaro, e ora è il momento di mobilitare le risorse per proteggere le vite e il sostentamento delle famiglie nella regione, e proteggere i bambini dalla malnutrizione. Ogni mese in ritardo farà peggiorare le cose per le comunità più vulnerabili e aumentare il costo della risposta. Ci sono alcuni segnali incoraggianti di alcuni donatori che si stanno facendo avanti, anche se molto di più sarà necessario se vogliamo agire con la scala e la velocità richiesta per evitare il peggio”. Oxfam sta già fornendo un sostegno essenziale per proteggere i mezzi di sussistenza e per fornire acqua e servizi igienico-sanitari alle comunità colpite in tutto il Sahel, tra questi i profughi del Mali in Niger che sono fuggiti dai combattimenti nel corso della settimana passata.

Anche INTERSOS sta aiutando oltre 30.000 sfollati ciadiani che scappati nel 2006 a causa del conflitto al confine col Darfur, oggi sono rientrati nei loro villaggi d’origine nella regione del Dar Sila: “Con un piano di rilancio economico delle attività agricole e di pastorizia, abbiamo costruito pozzi per l’acqua potabile e per uso agro-pastorale, pompe per l’irrigazione degli orti, magazzini comunitari per le scorte di cereali, mulini e attrezzi per le lavorazioni dei prodotti agricoli. Oggi le migliaia di contadini e pastori che stiamo sostenendo si trovano in bilico: le scorte di cereali stanno finendo, la cattiva stagione agricola, la carenza di piogge, gli attacchi ai campi di insetti e uccelli, stanno mettendo in pericolo la sicurezza alimentare delle famiglie nel Dar Sila. L’autosufficienza alimentare raggiunta con sforzi e impegno delle associazioni contadine rilanciate anche grazie al nostro programma di aiuti, oggi sembra sul punto di crollare. Bisogna intervenire adesso per evitare che i ritardi negli aiuti si paghino con vite umane”, ha raccontato Alessandro Romio.

Infine secondo Olivier De Schutter, relatore speciale dell’Onu per il diritto al cibo “la stagione definita di ‘Soudure’, in cui ci si nutre dei cereali di scorta, arriverà prima e durerà più a lungo del solito. Questo lascerà il Sahel enormemente dipendente dall’importazione di cibo, che dovrà essere acquistato a prezzi alle stelle sui mercati internazionali. Questo potrebbe significare un disastro per i milioni di persone, i cui bisogni alimentari aumentano mentre il loro potere d’acquisto crolla”.

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