Il Papa: fede adulta non vuol dire emanciparsi dal Magistero, ma esser conviti e competenti

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La chiamata stessa è una speranza, un fenomeno dialogico del noi. Papa Benedetto XVI parla ai sacerdoti romani e ci regala un’altra perla si teologia e di pastorale. Indica ai sacerdoti la strada da seguire per essere degni della loro chiamata, spiega che non c’è differenza tra ministero e carisma, del celibato che è esistenza escatologica, che vivere l’umiltà è vivere la verità, parla di mitezza e fermezza, di mansuetudine e capacità di affrontare le piccole umiliazioni di ogni giorno per diventare liberi. Il Papa spiega che l’ onnipotenza di Dio non può essere discussa anche se alcuni teologi “anche buoni” la mettono in dubbio, perchè significherebbe che la potenza del male può prevalere e invece alla fine vince sempre la luce. Nell’ appuntamento consueto all’inizio della Quaresima con i sacerdoti della sua diocesi, il Papa usa ancora il metodo della Lectio divina per “fare catechesi”.

Un passo della lettera di San Paolo agli Efesini che si apre con una esortazione chiara:”Vi esorto dunque io, il prigioniero nel Signore, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto”. Solo la prima frase di un passo più lungo che il Papa commenta con la passione del vescovo più che del professore. Riemergono i temi più cari al pensiero di Joseph Ratzinger soprattutto quella centralità della fede ragionevole che è più forte se siamo convinti del nostro essere poca cosa. É lì che nasce la libertà dei figli di Dio. Lo ridice ai sacerdoti il Papa in un periodo storico che sembra mettere a nudo la fragilità del sacerdozio.

E lo fa con “mite fermezza”. Se sono arrogante, dice e cerco sempre qualcosa in più. La mia vanagloria mi rende infelice. Invece è nella umiltà che il cristiano trova la verità e la felicità. E la fede, quella vera forte è dapprima l’incontro con una persona, e poi ha bisogno del contenuto. Ecco il senso dell’ Anno della Fede, della rilettura del Concilio 50 anni dopo, perché il grande problema della Chiesa cattolica di oggi è la mancanza di conoscenza del contenuto della fede. Ecco, il mondo oggi vive una fanciullezza della fede, come dice San Paolo, che rischia di farci schiavi della dittatura dell’opinione pubblica. Il cristiano, aveva detto ai seminaristi la scorsa settimana, vive un “non conformismo”. Essere sale della terra e luce del mondo significa saper affrontare l’insuccesso umano e per questo essere liberi. E spiega che cos è la “fede adulta”.

 

“Non vivere in una fanciullezza spirituale, nella fanciullezza di fede Purtroppo vediamo in questo nostro mondo questa fanciullezza. Oltre a prima catechesi non si va avanti. Forse è rimasto questo nucleo, forse si è distrutto e sono sulle onde del mondo e nient’altro e non possono come adulti con competenza e convinzione profonda esporre, rendere presente, la filosofia della fede per così dire, la grande saggezza della fede, la razionalità della fede che apre gli occhi degli altri, che pare gli occhi per quanto è buono e vero nel mondo. Manca questo essere adulti nella fede, rimane la fanciullezza nella fede. Certo abbiamo vissuto in questi ultimi decenni anche un altro uso della parola “fede adulta”, cioè fede emancipata dal Magistero della Chiesa. Fin quando sono sotto la madre sono fanciullo, si dice, devo emanciparmi, ed emancipato dal Magistero sono finalmente adulto. Il risultato non è una fede adulta, il risultato è la dipendenza dalle onde del mondo, dalle opinioni del mondo, dalla dittatura dei mezzi di comunicazione, della opinione che tutti pensano e vogliono. Non è vera emancipazione l’emancipazione dalla comunione del corpo di Cristo, è al contrario il cadere sotto la dittatura delle onde del vento del mondo.

Vera emancipazione è propri liberarsi da questa dittatura nella libertà di figli di Dio che credono insieme nel corpo di Cristo, nel Cristo risorto e vedono così la realtà e sono capaci di rispondere alle sfide del nostro tempo. Noi dobbiamo pregare molto in Signore perché ci aiuti ad essere emancipati in questo senso, liberi in questo senso con una fede veramente adulta che vede, fa vedere e può aiutare anche gli altri ad arrivare alla vera perfezione, alla vera età adulta in comunione con Cristo… In questo contesto la frase, essere veri nella carità, vivere la carità nella verità, essere verità nella carità, i due concetti vanno insieme. Oggi il concetto di verità è a volte sospetto perché si combina verità con violenza. E purtroppo nella storia ci sono stati anche episodi nei quali si cercava di difendere la verità con la violenza. Ma le due sono contrarie. La verità non si impone con altri mezzi se non con se stessa. La verità può arrivare solo tramite se stessa, con la propria luce. Ma abbiamo bisogno della verità, senza la verità non conosciamo i veri valori, come potremmo ordinare il cosmos dei valori. Senza verità siamo ciechi nel mondo, non abbiamo strada. E il grade dono di Cristo è che vediamo il volto di Dio e anche se in modo enigmatico molto insufficiente, conosciamo in fondo l’essenziale della verità in Cristo.”

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