Papa Francesco al Te Deum: Gesù libera dalla schiavitù
‘Rendiamo grazie a Dio per l’anno che volge al termine, riconoscendo che tutto il bene è dono suo’: con questo tweet papa Francesco ha iniziato l’ultimo giorno dell’anno conclusosi nella basilica vaticana con i vespri della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio ed il tradizionale canto dell’inno ‘Te Deum’, a conclusione dell’anno civile, e la Benedizione Eucaristica:
“Vincitore della morte, hai aperto ai credenti il regno dei cieli. Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi. Soccorri i tuoi figli, Signore, che hai redento col tuo sangue prezioso. Accoglici nella tua gloria nell’assemblea dei santi. Salva il tuo popolo, Signore, guida e proteggi i tuoi figli. Ogni giorno ti benediciamo, lodiamo il tuo nome per sempre. Degnati oggi, Signore, di custodirci senza peccato. Sia sempre con noi la tua misericordia: in te abbiamo sperato”.
Partendo dalla lettera di san Paolo ai Galati papa Francesco ha sottolineato il passaggio alla ‘pienezza dei tempi’: “Essa assume una risonanza particolare in queste ore finali di un anno solare, in cui ancora di più sentiamo il bisogno di qualcosa che riempia di significato lo scorrere del tempo. Qualcosa o, meglio, qualcuno. E questo ‘qualcuno’ è venuto, Dio lo ha mandato: è ‘il suo Figlio’, Gesù. Abbiamo celebrato da poco la sua nascita: è nato da una donna, la Vergine Maria; è nato sotto la Legge, un bimbo ebreo, sottomesso alla Legge del Signore. Ma come è possibile? Come può essere questo il segno della ‘pienezza del tempo’?
Certo, per il momento è quasi invisibile e insignificante, ma nel giro di poco più di trent’anni, quel Gesù sprigionerà una forza inaudita, che dura ancora e durerà per tutta la storia. Questa forza si chiama Amore. E’ l’amore che dà pienezza a tutto, anche al tempo; e Gesù è il ‘concentrato’ di tutto l’amore di Dio in un essere umano”.
La seconda parola sottolineata è quella del ‘riscatto’ per dare una dignità al popolo: “La schiavitù che l’apostolo ha in mente è quella della ‘Legge’, intesa come insieme di precetti da osservare, una Legge che certo educa l’uomo, è pedagogica, ma non lo libera dalla sua condizione di peccatore, anzi, per così dire lo ‘inchioda’ a questa condizione, impedendogli di raggiungere la libertà del figlio. Dio Padre ha mandato nel mondo il suo Figlio Unigenito per sradicare dal cuore dell’uomo la schiavitù antica del peccato e così restituirgli la sua dignità. Dal cuore umano infatti, come insegna Gesù nel Vangelo, escono tutte le intenzioni malvagie, le iniquità che corrompono la vita e le relazioni”.
Ed ha invitato ad una pausa di riflessione nell’anno trascorso per le volte che non si è agito per la libertà: “E qui dobbiamo fermarci, fermarci a riflettere con dolore e pentimento perché, anche durante quest’anno che volge al termine, tanti uomini e donne hanno vissuto e vivono in condizioni di schiavitù, indegne di persone umane. Anche nella nostra città di Roma ci sono fratelli e sorelle che, per diversi motivi, si trovano in questo stato. Penso, in particolare, a quanti vivono senza una dimora. Sono più di 10.000”.
Davanti a tale situazione c’è l’invito a ‘seguire’ Gesù, che è nato povero per redimere il mondo: “D’inverno la loro situazione è particolarmente dura. Sono tutti figli e figlie di Dio, ma diverse forme di schiavitù, a volte molto complesse, li hanno portati a vivere al limite della dignità umana. Anche Gesù è nato in una condizione simile, ma non per caso, o per un incidente: ha voluto nascere così, per manifestare l’amore di Dio per i piccoli e i poveri, e così gettare nel mondo il seme del Regno di Dio, Regno di giustizia, di amore e di pace, dove nessuno è schiavo, ma tutti sono fratelli, figli dell’unico Padre”.
Davanti a tali situazioni il papa ha invitato la Chiesa di Roma a prendersi cura della fragilità delle persone: “La Chiesa che è a Roma non vuole essere indifferente alle schiavitù del nostro tempo, e nemmeno semplicemente osservarle e assisterle, ma vuole essere dentro questa realtà, vicina a queste persone e a queste situazioni.
Questa forma della maternità della Chiesa mi piace incoraggiarla mentre celebriamo la divina maternità della Vergine Maria. Contemplando questo mistero, noi riconosciamo che Dio è ‘nato da donna’ perché noi potessimo ricevere la pienezza della nostra umanità, ‘l’adozione a figli’. Dal suo abbassamento siamo stati risollevati”.
Ed ha concluso che la ‘grandezza’ dell’uomo è dovuta alla ‘piccolezza’ di Dio: “Dalla sua piccolezza è venuta la nostra grandezza. Dalla sua fragilità, la nostra forza. Dal suo farsi servo, la nostra libertà. Che nome dare a tutto questo, se non Amore? Amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, a cui questa sera la santa madre Chiesa eleva in tutto il mondo il suo inno di lode e di ringraziamento”.