Al Sinodo l’esperienza del Cammino Neocatecumenale

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Al Sinodo dei vescovi, che è giunto nella fase conclusiva con la preparazione del testo finale, partecipa come uditore in rappresentanza del Cammino Neocatecumenale anche don Hilaire K. Kouaho, rettore del Seminario Diocesano Internazionale ‘Redemptoris Mater’ del Madagascar, che è intervenuto martedì 16 ottobre ringraziando il papa per il suo amore per i giovani:

“Il tema dell’ascolto è cruciale per capire i nostri giovani. In ogni situazione della loro crescita, soprattutto nei loro momenti di crisi, dobbiamo porci in loro ascolto. Bisogna altresì educarli ad ascoltare la voce di chi veramente li ama come sono: Cristo. Al centro della Rivelazione è Dio stesso che chiama il suo popolo all’ascolto”.

Ed ha raccontato l’esperienza che vivono i giovani nel Cammino fondato da Kiko: “ L’esperienza che i giovani fanno nelle comunità Neocatecumenali, è quella dell’ascolto settimanale della Parola di Dio e della possibilità in ogni Celebrazione di essere ascoltati dando la loro esperienza. Ogni cristiano è chiamato a mettere la sua vita sotto la luce della Parola di Dio.

Questa educazione ad ascoltare e ad essere ascoltati avviene prima di tutto nella famiglia attraverso una ‘Liturgia domestica’, la Domenica, dove i genitori trasmettono la fede ai figli, secondo la consuetudine del Cammino Neocatecumenale. La comunità alla quale i giovani appartengono, li aiuta a sentirsi presi sul serio. Crescere in una comunità composta di persone di ogni età, sesso e condizione sociale aiuta a distruggere le barriere generazionali e a crescere insieme nella fede”.

Quindi attraverso l’ascolto della Parola i giovani scoprono Dio: “All’interno delle comunità, giovani e adulti vivono una graduale educazione alla fede attraverso un’iniziazione cristiana che non presuppone la fede ma che in varie tappe aiuta a riscoprire tutta la ricchezza contenuta nel battesimo.

Questo processo si fa sotto la guida di un’equipe di catechisti composta da laici (uomini e donne) e da sacerdoti che accompagnano il giovane lungo il suo cammino catecumenale. In questa fase del passaggio dalla famiglia alla comunità, il Cammino ha scoperto la bellezza di una pastorale del post-cresima che aiuta i giovani a rimanere in seno alla Chiesa e sperimentare le sue ricchezze nell’età critica della pubertà e dell’adolescenza”.

Ed ha ricordato l’amore al Cammino di san PaoloVI: “San Paolo VI, attraverso l’Humanae Vitae, ha aiutato molte famiglie nella Chiesa ad essere aperte alla vita. Quest’apertura alla vita nel Cammino ha dato come frutti vocazioni alla vita consacrata, al presbiterato e al matrimonio. Molte famiglie giovani, dopo un tempo di gestazione della loro fede all’interno della loro comunità, chiamate dai vescovi e inviate dal Santo Padre, partono in missione nelle zone più secolarizzate del mondo”.

In fondo per il rettore del seminario il giovane chiede l’amore di una Chiesa in uscita: “Un giovane in fondo cerca solo una cosa, sentirsi amato e accolto. La Chiesa, che è maestra in umanità e che possiede la ricchezza del Vangelo, è l’unica a potergli offrire questa bellezza dell’amore.

Ovunque si trovi un giovane sulla terra, anche per lui Gesù Cristo ha dato la vita e ha sparso il suo Sangue, anche se non lo sa. Tutti i giovani hanno il diritto di ascoltare il lieto annunzio che è possibile essere felici, non vivendo egoisticamente per sé stessi ma per gli altri. I giovani aspettano che noi in quanto Chiesa usciamo per andarli a trovare nel profondo della loro anima dove risiedono i loro interrogativi più profondi e dove si annida l’impronta di Dio”.

Inoltre il Cammino neocatecumenale ha ringraziato il papa per aver santificato papa Paolo VI, che è stato il papa che ha incoraggiato e sostenuto gli inizi di questo carisma, riconoscendolo frutto del Concilio e segno di speranza per la Chiesa fin dal primo incontro avvenuto l’8 maggio 1974, quando disse:

“Quanta gioia e quanta speranza ci date con la vostra presenza e con la vostra attività! Sappiamo che nelle vostre comunità voi vi adoperate insieme a comprendere e a sviluppare le ricchezze del vostro Battesimo e le conseguenze della vostra appartenenza a Cristo… Vivere e promuovere questo risveglio è quanto voi chiamate una forma di ‘dopo-Battesimo’ che potrà rinnovare nelle odierne comunità cristiane quegli effetti di maturità e di approfondimento che nella Chiesa primitiva erano realizzati dal periodo di preparazione al Battesimo. Voi lo portate dopo: il prima o dopo, direi, è secondario. II fatto è che voi mirate all’autenticità, alla pienezza, alla coerenza, alla sincerità della vita cristiana”.

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