Aperta la Porta Santa per il Millenario della Basilica di san Miniato al Monte a Firenze

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Con la solenne apertura della Porta Santa della basilica di san Miniato, a fine aprile,si sono ufficialmente aperte le celebrazioni per il millenario dell’abbazia benedettina fondata nel 1018, con una celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori.

La Porta Santa corrisponde, nell’impianto romanico, al luogo di sepoltura del protomartire armeno Miniato e dei suoi compagni uccisi durante le persecuzioni di Decio alla metà del terzo secolo. Nell’omelia il card. Betori ha sottolineato il valore millenario della basilica per volontà del vescovo fiorentino Ildebrando:

“Con la sua ‘charta ordinationis’, egli ricostituiva una comunità monastica sotto la guida di un abate al servizio della memoria del santo martire Miniato, dotando l’abbazia dei beni materiali che ne dovevano garantire la sussistenza e indicando le sorgenti spirituali a cui attingere per il servizio ecclesiale che veniva loro affidato”.

Poi ha ricordato il martirio del Santo per non dimenticare le radici della città: “La prima radice di questo luogo è ovviamente il martirio di san Miniato, un principe armeno che, secondo la tradizione, fu decapitato nel corso della persecuzione disposta dall’imperatore Decio verso l’anno 250 e avrebbe scelto questo monte come sua ultima dimora, salendo fin qui portando in braccio il proprio capo. Il fondamento di quanto celebriamo è dunque la fede in Cristo testimoniata fino al dono della vita”.

Di seguito ha sottolineato due particolari della sua vita: “Il primo è la provenienza del martire da un lontano paese d’Oriente, come fu per non pochi tra i primi cristiani fiorentini di cui ci parlano le antiche sepolture rinvenute a santa Felicita; siamo così invitati a pensare le nostre radici cristiane nell’orizzonte dell’incontro tra i popoli e della pluralità culturale, un tema oggi così attuale e in attesa di risposte convincenti a livello ecclesiale e ancor più sociale.

L’altro elemento che si evidenzia nella leggenda martiriale è il gesto con cui il santo raccoglie il capo strappato dal corpo e attraversa la città fino a questo monte, dando forma plastica alla funzione testimoniale che sconfigge il potere della morte: il volto del martire continua a interrogare con il suo sguardo e a dire come la forza del Risorto sia principio di vita inesauribile per i suoi discepoli”.

Ripercorrendo le vicende storiche della città e della basilica il cardinale ha concluso l’omelia con la sottolineatura a non dimenticare la bellezza della cattedrale: “E l’anima di Firenze si riflette come in uno specchio nell’anima di san Miniato, luogo di bellezza, di incontro, di comunione, di apertura verso l’oltre e l’Altro. ‘Questa è la porta del cielo’, troviamo scolpito sulla soglia della Porta Santa: un luogo, san Miniato, che è una porta che conduce al mistero di Dio e dell’uomo, che ne è l’immagine.

Possa essere san Miniato per Firenze, in questo anno giubilare e sempre, una porta, una via che, con la sua luce spirituale, aiuti ogni giorno questa città a nutrire una profonda aspirazione alla verità e alla vita, per delineare le fattezze di un volto di bellezza e di unità, di carità e di speranza, di accoglienza e di pace”.

E per l’occasione il vescovo della diocesi, mons. Andrea Migliavacca, ha invitato i fedeli a mettere al centro la Parola di Dio: “Il Giubileo ha invitato ad aprire la porta, non solo per entrare nella chiesa, ma anche per uscire, per diventare Chiesa in uscita.

All’interno dei diversi itinerari di Chiesa che stiamo percorrendo vorrei collegare l’iniziativa di Giosuè del suo mettersi alla guida del popolo, del saper mettere in cammino, con l’invito che il Papa ha rivolto alle nostre Chiese in occasione del Convegno di Firenze…

Invito ciascuno a mettersi in ascolto del vangelo, leggendolo. Ciascuno potrà scegliere quello che più riterrà bene per sé: Marco, Matteo, Luca, Giovanni. Si tratta di farne una lettura orante, mettendosi in ascolto dello Spirito, con l’attenzione a farne una lettura continua, cioè leggendolo per intero, con calma, dall’inizio alla fine.

Basterà dedicare un piccolo spazio della giornata, soffermandosi su un brano anche breve delle pagine evangeliche. Accompagnare poi la lettura con un po’ di silenzio, magari soffermandosi su qualche parola letta che ci colpisce e arrivando a farci qualche domanda.

Cosa dice a me questa pagina, questa parola, questo evento? Quali emozioni suscita nel mio cuore? Cosa chiedo io a questa pagina di vangelo? Cosa chiede a me? Infine si potrà concludere la preghiera con un Padre Nostro, il ricollocarci da figli di fronte al Padre”.

Ed ha concluso con un riferimento ad ammirare la bellezza della Cattedrale: “La facciata della nostra Cattedrale ha incastonato all’interno di una costellazione una stella più grande, più luminosa, più attraente. Lasciamoci guidare da questa stella. Essa è il Vangelo e la gioia che porta con sé e che ci chiede di ‘annunciare’. Guardiamo e affidiamoci anche alla stella che è Maria, stella dell’evangelizzazione. Sia essa a indicarci la vita del vangelo, sia Lei a portarci vicino ad ogni uomo e donna della nostra terra, sia la sua luce a raccontarci la misericordia di Dio, sia il suo riflesso a comunicarci la gioia contagiosa di chi si sente amato e salvato”.

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