Ritornare a Dio. Panoramica Natalizia

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Rinnovare la fede. Mantenere viva la presenza di Dio nelle proprie menti. Donald Wuerl, cardinale, arcivescovo di Washington, ha fatto di questi due punti il centro della sua omelia nella notte di Natale.

È da Washington che inizia il viaggio panoramico sulla notte di Natale. I messaggi di Natale, le omelie di vescovi e cardinali, raccontando di una Chiesa che – di fronte alle difficoltà – cerca con forza di ritornare a Dio. Lo ha chiesto Benedetto XVI, parlando prima in Germania, poi in Benin, e poi ancora più specificatamente in occasione del Natale. E poi c’è la crisi. Prima morale che economica. Prima morale che politica. La crisi nel mondo è una crisi di fede.

 

Il viaggio non può che partire da Washington. Donald Wuerl è stato nominato relatore generale del Sinodo per la Nuova Evangelizzazione. È un appuntamento importante, che segna l’inizio dell’anno della Fede. E’ un rito di passaggio verso il ritorno a Dio, dopo che Benedetto XVI ha messo la Chiesa in penitenza. Di fronte a migliaia di fedeli, Wuerl ha ricordato che “abbiamo molte responsabilità, nei confronti delle nostre spose, dei nostri bambini, delle nostre famiglie; abbiamo la responsabilità delle cose da fare, del nostro lavoro, le nostre vocazioni. Ma Natale è il tempo in cui riconosciamo che c’è qualcosa di più. C’è di più nella vita”.

È un appello costante, e non solo negli Stati Uniti della laicità positive amata da Benedetto XVI, ma dal consumismo sfrenato, da cui il Papa ha ammonito di stare in guardia. È un appello che suona forte anche in Brasile. In Brasile, in molti sono spaventati dall’erosione di cristiani operata dalle sette evangeliche. Ma l’annuncio della prossima Gmg di Rio de Janeiro ha risvegliato i cristiani. Si riparte dai giovani, come ha indicato Benedetto XVI nel suo discorso di auguri alla Curia. Il cardinale Raymundo Damasceno de Assis ammonisce affinché il Natale “non sia solo una festa commerciale”. Al contrario, “solo in Gesù troviamo la vera gioia e sperimentiamo l’amore infinito di Dio per noi. Il Natale – conclude – dovrebbe essere quindi l’occasione per convertirci a una nuova vita, il tempo per praticare più solidarietà e amore verso il prossimo”.

Salto oltre oceano. Londra, cattedrale di Westminster. Vincent Nichols tiene l’omelia della notte di Natale. E il suo sguardo va direttamente alle origini, a Betlemme. “Siamo in procinto di vedere – afferma – più chiaramente tutte quelle cose che sfigurano il nostro mondo, la presenza dei peccati di avidità e arroganza, dell’ambizione e della manipolazione degli altri, della brutale mancanza di rispetto della vita umana in tutta la sua vulnerabilità. E un’ombra cade particolarmente sulla città di Betlemme stanotte. Preghiamo per loro. E stiamo pronti a fare la nostra parte in parole ed opere”.

Più a Nord, in Irlanda, il nuovo nunzio Charles Brown ha già cominciato il suo lavoro di purificazione. Un lavoro che Benedetto XVI ha promosso e voluto fortemente, a partire dagli incontri con i vescovi irlandesi per comprendere come lo scandalo pedofilia sia potuto succedere fino alla lettera ai Cattolici di Irlanda. È una Chiesa ancora scossa dallo scandalo. Diarmuid Martin, vescovo di Dublino, è stato definito “eroe” dal New York Times per come ha fronteggiato lo scandalo degli abusi del clero. Ma nel suo messaggio di Natale, vola più alto. E punta direttamente al senso del Natale. “Il Natale – scrive – cambia il modo in cui guardiamo ai valori. È un messaggio che in tutta semplicità ci ricorda che c’è ancora nel nostro mondo qualcosa chiamato vero benessere. Il Natale ci invita a ricordare che ognuno di noi è capace di vivere questo reale benessere e che si può costruire un mondo migliore, ma solo perseguendo quel reale benessere”.

Hong Kong, Cina. Le frizioni tra il governo e la Chiesa hanno subito nell’ultimo anno una escalation. La mediazione è una via difficile da percorrere. Ma la comunità cristiana è viva. Monsignor John Tong, vescovo cattolico di Hong Kong, chiede nel suo messaggio di Natale a governo e uomini di affari di affrontare l’urgente bisogno di case nel territorio. “Il Signore Gesù – scrive – è nato in una mangiatoia perché non c’era posto per i suoi genitori nell’albergo. E oggi, molta gente di Hong Kong ha grande difficoltà a trovare un posto dove vivere”. E poi chiede più formazione per gli adulti, più conoscenza della fede. “Natale – aggiunge – è un tempo di cura per gli altri. Se attuiamo lo spirito del Natale tutto l’anno, sono sicuro che faremo ognuno la sua parte per rendere il mondo migliore e più umano”.

Canada. La revolution tranquille ha segnato profondamente, negli anni, le radici cristiane del Paese. La fede cattolica è sempre più messa ai margini. Un grande lavoro è stato fatto dal cardinal Marc Ouellet, che oggi è Prefetto della Congregazione dei Vescovi. Il suo successore come arcivescovo di Montreal, il cardinal Jean Claude Turcotte, scrive un messaggio per il Natale dedicato agli ultimi, guardando a quanti passano il Natale negli ospedali, nelle case di riposo. “Sono felici coloro – scrive – che stanotte e domain riceveranno doni pieni di amore; e saranno felici quelli che riempiono d’amore I doni che offrono. Felici quelli che gioiranno a loro volta, non solo per l’amore che ricevono, ma perché sono anche testimoni di quell’amore”.

E agli ultimi pensa anche il cardinal Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, in una Francia considerata un tempo “figlia primogenita della Chiesa”, ma che in molti oggi rivendicano come “non più cattolica”. “Come a Betlemme – dice Vingt-Trois – Gesù viene a bussare alla nostra porta. Non si tratta necessariamente di un neonato. Si può presentare di un amico, di un prossimo, di un anziano che vive isolato. Lo sapremo noi accogliere, aggiungere per lui un posto alla nostra tavola? A chi aprire rete il vostro cuore per annunciare la pace e la gioia?”

Ma il viaggio non può che concludersi a Gerusalemme, là dove tutto ebbe inizio, e là dove le grandi religioni imparano a coesistere. “Prego – dice il patriarca di Gerusalemme Fouad Twal –perché si realizzi l’annuncio di Betlemme, un annuncio di pace. Abbiamo bisogno che arrivi la pace annunciata dagli angeli, la pace nei cuori prima ancora che una pace esteriore fatta di incontri e di accordi tra i popoli. Abbiamo bisogno che ci sia la pace nei cuori della gente, nelle famiglie, soprattutto nelle famiglie divise; che vi sia la pace nei cuori della gente che soffre, della gente che si sente oppressa e sola…”

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