Mons. Pennacchio ai fermani: c’è bisogno di testimoni autentici
Da sabato 2 dicembre anche l’archidiocesi di Fermo ha un nuovo vescovo, mons. Rocco Pennacchio, che ha salutato la città nel Teatro dell’Aquila, succedendo a mons. Luigi Conti: “Oggi entro nel vostro cuore e nella vostra vita come uno di voi e per voi guida e pastore”. Dopo l’incontro con le autorità il neo vescovo si è recato nella cattedrale, riaperta per l’occasione e non ancora completamente agibile, ad un anno dal terremoto che ha devastato anche moltissimi edifici di culto.
Quindi è stata una festa con un sapore particolare, che può segnare una ‘rinascita’ post sisma. Alla città mons. Pennacchio ha chiesto di stargli vicino e di riservare un’attenzione particolare ai giovani: “Se la comunità riesce a mettere i ragazzi, fin dall’esperienza familiare e scolastica, a contatto con testimonianze autentiche, positive, non si lasceranno distrarre da altri orizzonti”.
Dopo i saluti di benvenuto delle autorità cittadine mons. Pennacchio ha citato le parole di papa Paolo VI in cui analizzava la figura dell’uomo con i suoi difetti e le sue debolezze per poi parlare del ruolo di un fedele nella società: “I cristiani non sono indifferenti alla vita della città, al contesto socio culturale in cui vivono. Ci sono, innanzitutto, per accogliere, per dare risposte agli interrogativi più profondi che gli uomini, le donne e i giovani soprattutto oggi si pongono.
Il cristiano è invitato a vivere una passione per la politica nel suo senso originario, come amore per la città, e a partecipare responsabilmente ai diversi ambiti del vivere sociale. La costruzione del bene comune, la scelta di un’economia che metta al centro l’uomo, la cura di una giustizia sociale che garantisca i diritti fondamentali di ogni persona. La promozione di un’idea di sviluppo attenta alla dignità dal creato”.
L’arcivescovo ha affermato che il compito che lo attende non è facile, perché ‘la complessità della situazione richiede risposte adeguate’, ma è consapevole del sostegno della città: “Anche io, come i discepoli di Giovanni, sono in modo nuovo oggi chiamato a seguire Gesù, e a farlo insieme a voi, Chiesa di Fermo, sostenendoci reciprocamente nel cammino della vita.
Mi rincuora la consapevolezza di essere accolto con gioia e amicizia in questa diocesi, in mezzo a voi, nel cammino pastorale tracciato dai vescovi che mi hanno preceduto. In particolare ai presbiteri chiedo di aiutarmi a far crescere la comunione tra noi, tra i presbiteri e i laici, tra le aggregazioni ecclesiali, perché siamo tutti testimoni veri del Signore Gesù”.
Ed ha ringraziato i presenti per l’accoglienza riservata: “Grazie per i sentimenti bene auguranti nei miei confronti nel giorno in cui assumo il servizio di Vescovo. Non ha da fare discorsi particolari o enunciare programmi. Mi preme solo ricordare a tutti voi che la chiesa ha la missione di annunciare il Vangelo di Cristo rivelatosi a noi come uomo crocifisso e risorto”.
Dopo l’accoglienza delle autorità civili il neo arcivescovo ha raggiunto la cattedrale, accolto dal segretario generale, don Giordano Trapasso, che ha ringraziato la città: “Il nostro ringraziamento alle forze dell’ordine che vegliano su noi in questo giorno speciale, grazie al sindaco e al Comune per il teatro e per l’organizzazione.
Grazie a tutti coloro che hanno reso possibile la riapertura della Cattedrale e un grazie speciale al gruppo di rifugiati ospitati al seminario di Fermo che hanno lavorato con imbianchini e manovali per questo momento così importante per la nostra comunità. Riprendiamo il cammino con mons. Rocco Pennacchio nell’annunciare il Vangelo in questa Diocesi a servizio degli uomini”.
Durante l’omelia il nuovo vescovo ha spiegato quello che sarà il suo impegno alla guida dell’Arcidiocesi: “Sappiamo bene nella vita di tutti i giorni che, quando si attende il ritorno di una persona cara, l’incertezza dell’ora in cui verrà non genera paura o timore, semmai spinge ad essere più attenti, a non distrarsi; in una parola ad essere vigilanti e questa è la virtù che il Vangelo di oggi suggerisce ai Cristiani.
L’Avvento quindi non si può vivere passivamente. Gesù ci invita ad essere scrupolosi, a non lasciarci andare. A cercare il senso profondo di ciò che ci accade intorno, ad esercitare la virtù del discernimento. Ci è chiesto di meditare, di collegare ciò che accade con la parola che ascoltiamo, solo così possiamo scorgere la presenza di Dio nella nostra vita e intuire dove egli vuole condurci”.
Partendo dalle letture della prima domenica d’Avvento mons. Pennacchio ha affermato che la storia della Salvezza non esclude nessuno: “La nostra storia è storia di salvezza, perciò ogni accadimento ci parla di Cristo e ci orienta a lui. Non lasciamo che passi inosservato. Il cristiano non evade dal presente. Non cerca distrazioni o sballi per non pensarci. Anzi considera la quotidianità che, a volte, può essere ripetitiva e monotona, come il luogo ordinario in cui il Signore ci rende Santi.
Sarebbe un’offesa alla nostra dignità di persone umane, create a immagine di Dio, non esercitare il dono dell’intelligenza e lasciarci andare vivendo incoscientemente. Un altro rischio è una sorta di fatalismo narcotizzato che ci fa subire ciò che accade, puntualmente contrapposto al fanatismo di chi vede sistematicamente addensarsi all’orizzonte un futuro apocalittico. Entrambi questi atteggiamenti non sono produttivi, perché non si cimentano con la bellezza e la fatica del vivere qui e ora, in questo tempo, che è tempo di grazia”.
Infine ha inviato un messaggio di speranza ai fedeli: “Non camminiamo nel buio, non attendiamo uno sconosciuto. Gesù è venuto ed è rimasto in mezzo a noi. Perciò abbiamo bisogno di approssimarci a lui continuamente, di attendere lui, di fuggire la tentazione dell’autosufficienza, di scoprire quanto sia bello vivere in comunione con lui.
Sbaglia chi è nostalgico dei tempi andati come se oggi il Signore fosse assente. Gesù ci chiede di non lasciarci sfuggire la vita, di non perdere di vista le tante occasioni che abbiamo per incontrarlo in ciò che facciamo e per farlo sempre meglio. L’Avvento è un tempo propizio per chiederci, con un esame di coscienza, come abbiamo trascorso e valorizzato il tempo che Dio ci ha donato.
Non siamo quindi spaventati, non siamo pessimisti, di fronte a quello che accade nel mondo e nella storia, ma attenti e impegnati per il regno che avanza e ci prepara all’incontro con il Signore. Gioioso perché a lungo desiderato. Sia questo il nostro impegno in questo nuovo inizio del mio ministero qui a Fermo”.
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