Simone Riccioni si racconta in ‘Tiro libero’

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Dario è un giovane di buonissima famiglia dal roseo futuro nel basket e di successo con le donne, che però tratta da vero stronzo, oltretutto compiaciuto di esserlo. Quando però ha un crollo durante una partita e gli viene diagnosticata una malattia incurabile e degenerativa, Dario è costretto a cambiare vita. O meglio lo sarebbe se non fosse così testardo ed egocentrico ad andare in chiesa e parlare direttamente con Dio pretendendo la guarigione.

Non basta a fargli cambiare atteggiamento nemmeno una sentenza ai lavori sociali, per via di un incidente che ha causato. Ma quel che non può la legge può l’amore e per conquistare Isabella, che fa la volontaria in un centro per anziani e ragazzi disabili in un istituto, Dario dovrà finalmente far emergere il lato migliore di sé, come allenatore di una squadra di ragazzini in sedia a rotelle.

A fianco di Simone Riccioni ci sono Nancy Brilli, Antonio Catania, Paolo Conticini e Maria Chiara Centorami, oltre al tredicenne Michele, che sulla sua sedia a rotelle ha dato con naturalezza il meglio di sé, con le ‘perle’ di Myers e Recalcati, sotto la sapiente regia di Alessandro Valori. Molto belli gli squarci filmici sul territorio maceratese.

Perché hai raccontato questa storia?
“Il tutto è nato da una storia vera, da qualcosa che è veramente accaduto. Un mio carissimo amico, infatti, mi ha raccontato di essere affetto da una malattia, la sclerosi multipla, che nel film però è stata ‘cambiata’ con la distrofia muscolare, e mi ha parlato del suo dissenso nei confronti di Dio perché pensava che questa malattia gli fosse stata donata da proprio da Lui.

Abbiamo quindi deciso insieme al regista di integrare questa storia e arricchirla andando ad analizzare il mondo dello sport e quello della disabilità. Abbiamo pensato di creare il personaggio di Dario non pensando ad un ragazzo ammalato, ma ad uno di noi.

Così è ‘nato’ il ragazzo arrogante, egocentrico ed un pochino nichilista sulle sue cose, ma in grado di andare a trovare chi sono i veri vincenti nella vita e rinascere. Nel film il momento più forte corrisponde proprio alla scoperta del protagonista di chi sono i veri vincenti nella vita e di cosa conti realmente”.

Ma forse hai qualcosa in comune con il protagonista Dario: la racconti?
“Il mio personaggio è un giovane venticinquenne, arrogante, sbruffone, campione di pallacanestro di un piccolo centro di quindicimila abitanti. E’ un giovane ricco, viziato che ad un certo punto deve fare i conti con una vera e propria ‘sciagura’. Qualcuno gli manda questa malattia che gli sconvolge la vita.

Io sono, sulla seconda parte, quella legata al momento del cambiamento, abbastanza simile a Dario. Nasco, infatti, come attore pagliaccio per i ragazzi disabili e con la sindrome di down e pertanto mi ritrovo molto in quel che il mio personaggio fa dopo essere cambiato. Nella prima parte, invece, mi rivedo un pochino nel suo essere arrogante, ma non con le persone.

Quando sei da solo ti capita di essere molto critico, di sentirti importante… o almeno a me è capitato. Possiamo dire che il bel cambiamento narrato nel film è quello che è capitato a me nella vita. Prima ero molto pieno di quello che facevo, mi sentivo molto importante, forse troppo. Poi la vita mi ha portato a fare delle tappe che mi hanno fatto cambiare.

Ora sono sicuro: la vita è veramente bella e va vissuta in ogni istante. Insomma negli anni sono cambiato molto. Per girare questo film ho preso ciò che ero quando avevo diciotto anni, quando, cioè, giocavo a basket con la serie A e mi sentivo un divo. Nella seconda parte, invece, mi sono basato sulle mie sensazioni riguardanti il cambiamento perché la vita mi ha fatto capire invece che non ero nessuno”.

Al termine ha lanciato uno ‘spot’ per invogliare ad andare a vedere il film: “Se volete vedere una storia bella, che vi faccia commuovere, una storia dove l’amore e il coraggio la fanno da padrone e che finisce con la speranza che le cose possano migliorare, allora ‘Tiro Libero’ è il vostro film di quest’anno”.

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