In Europa si introducono i ‘delitti di solidarietà’
Il mensile ‘Altreconomia’ di questo mese pubblica un’inchiesta sui ‘Delitti di solidarietà’, vale a dire i casi-paradosso in cui volontari o attivisti per i diritti umani sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina o di essere causa di disordini. Così scrive Ilaria Sesana in apertura dell’articolo:
“Como, Udine, l’isola di Lesbo, Calais, Ventimiglia e, sul versante francese, la valle del Roya. La mappa dei ‘delitti di solidarietà’ si allarga su buona parte dell’Europa e, in molti casi, coincide con quella delle emergenze legate all’accoglienza o al transito dei richiedenti asilo. Crisi ignorate dai governi e dalle istituzioni locali, cui solo volontari e attivisti hanno dato una prima risposta fornendo cibo, riparo, assistenza medica, legale e informativa ai profughi”.
L’inchiesta giornalistica ha avvio da un caso avvenuto a Ventimiglia in cui la Questura di Imperia ha consegnato ‘fogli di via’ a due volontarie, alle quali è stato proibito di mettere piede nella città ligure, perché hanno prestato servizio volontario in un oratorio per dare una mano ai rifugiati ospitati. Hanno fatto ricorso e il Tar della Liguria ha dato loro ragione, condannando il Ministero dell’Interno a pagare le spese processuali (circa 800 euro).
Però in Italia ed in Europa sono decine i casi in cui volontari o attivisti per i diritti umani sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina o di essere causa di disordini. Esiste addirittura una direttiva europea che mira a punire chi osa aiutare troppo gli immigrati senza permesso di soggiorno: è la ‘Facilitation directive’ del 2002:
“Un testo stringato, una pagina e mezza appena, in cui si afferma il principio secondo cui chiunque aiuti un migrante irregolare ad entrare in Europa o durate il suo viaggio all’interno dei confini dell’Unione sta violando la legge”. E spesso in queste storie c’è un paradosso. Rischiano di finire in carcere, con l’accusa di essere dei trafficanti di uomini, volontari che si sono occupati di ‘crisi ignorate dai governi e dalle istituzioni locali’, fornendo ai profughi cibo e assistenza: “E se in un primo momento la supplenza dei volontari viene accettata, successivamente arriva un cambio di linea”.
Nell’articolo Annica Ryngbeck, policy adviser di ‘Social Platform’ ha fatto un paragone: “Durante la Seconda guerra mondiale tante persone hanno violato le leggi dei propri Paesi per mettere in salvo gli ebrei. Oggi stiamo criminalizzando le persone che aiutano i migranti, che sono invece eroi contemporanei. Per questo è importante distinguere tra chi lucra e chi agisce per salvare vite umane”. Secondo la giornalista le vicende italiane non sono casi isolati: “La vicenda di Como non è un fatto isolato.
Ai primi di giugno del 2016, un gruppo di sette persone tra volontari ed ex volontari dell’associazione “Ospiti in arrivo” sono stati indagati dalla Procura di Udine. Due i capi d’accusa: voler trarre ‘ingiusto profitto’ dalla situazione (per fatto di essersi costituiti in onlus) e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Reato che prevede fino ai quattro anni di carcere. Biechi passeur e sfruttatori? Non esattamente.
Ai volontari si contesta il fatto di aver accompagnato trenta richiedenti asilo alla Caritas, aver dato loro il proprio numero di cellulare e aver fornito ‘informazioni precise’ su come avviare l’iter per il riconoscimento dello status di rifugiato”. Quindi è una situazione paradossale e la giornalista chiude la sua inchiesta, affermando che ‘i fatti contestati paiono pretestuosi’, con una frase del giurista Fulvio Fassallo Paleologo:
“Muoversi a bordo di un’autovettura con l’intenzione di raggiungere una manifestazione composta da migranti oppure trovarsi presso l’oratorio della chiesa di San Nicola sono le accuse mosse alle due volontarie che hanno impugnato il provvedimento e che hanno poi vinto la causa. Secondo Fulvio Fassallo Paleologo, giurista, ‘si cerca di colpire soprattutto quegli operatori umanitari che non si limitano all’assistenza ma denunciano le situazioni di violazioni dei diritti cui assistono, ad esempio i trasferimenti forzati dei migranti da Como e Ventimiglia verso l’hotspot di Taranto’”.