Dalla Genesi a Kyoto, da Sydney a Durban. Il Papa verde e l’ecologia dell’uomo

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La tradizione racconta che fu sotto un albero di noce che Gesù fu battezzato. E nella tradizione contadina italiana, un noce veniva piantato dal nonno alla nascita di ogni nipote. Il 29 ottobre, Giornata per la Custodia del Creato, la Fondazione Sorella Natura invita a fare altrettanto ai Comuni e alle scuole italiane. Come esempio di saggia ecologia. Intanto, celebrano la Giornata con una udienza speciale da Benedetto XVI. Che non a caso è stato definito il Papa verde.

All’Angelus di domenica, Benedetto XVI è tornato a chiedere soluzioni per il cambiamento climatico. Alle porte c’è la conferenza di Durban, allo studio l’attuazione dei protocolli di Kyoto. Nei corridoi diplomatici della Santa Sede, si lavora alacremente per trovare una soluzione che vada al di là degli interessi nazionali. Non è piaciuto l’escamotage – voluto soprattutto dai Paesi più industrializzati – di delineare i pacchetti di inquinamento possibili. Succede così che se – ad esempio – il Ghana può inquinare 4, ma inquina solo 2, le altre due quote possono essere spartite da Paesi a più alta densità industriale. Ritardando così le necessarie contromisure ecologiche.

Per questo, il Papa – pesando bene le parole – all’Angelus di domenica si è rivolto “a tutti i membri della comunità internazionale” chiedendo loro “una risposta responsabile, credibile e solidale” al “preoccupante e complesso fenomeno” dei cambiamenti climatici, “tenendo conto delle esigenze delle popolazioni più povere e delle generazioni future”.

È uno di quei discorsi che hanno fatto guadagnare a Benedetto XVI l’appellativo di “Papa Verde”. Alla Gmg di Sidney – in un’Australia messa a dura prova dalla desertificazione – sostenne già in aereo con i giornalisti che “la creazione è affidata a noi e tocca a noi trovare la capacità etica per un nuovo stile di vita, se vogliamo davvero svegliare le coscienze e arrivare a soluzioni positive”. “La creazione è già una rivelazione e già una salvezza”, disse poi ai giovani. Al tema ecologico è stata dedicata una parte dell’enciclica Caritas in veritate, il testo di un messaggio della  Giornata Mondiale della Pace e il successivo discorso di inizio anno. Tanto che il Foreign Policy, rivista statunitense di grande diffusione, ha inserito Benedetto XVI tra i primi 100 pensatori globali, anche perché “ha posizionato la Chiesa prominentemente e inaspettatamente come avvocato dell’ambiente e ha avvisato riguardo i pericoli del cambiamento climatico”.

Anche il Vaticano è considerato il più verde Stato del mondo. Sono stati impiantati pannelli solari sull’aula Paolo VI, ed è stata ri-forestata l’Ungheria per bilanciare le emissioni di Co2 di Città del Vaticano. L’impegno per il rispetto del creato, per Benedetto XVI, è però qualcosa di ancora pià profondo. Il Papa ha cura del creato, e non del clima in quanto tale. E avere cura del creato presuppone che ci sia un rapporto tra creato e creatore. È un approccio prudente: si abbia cura del creato, ma senza considerare né l’uomo come un intruso, senza cadere in teorie maltusiana. Il pianeta è però quello in cui l’essere umano vive. Si parte dalla Genesi e si arriva ai protocolli di Tokyo. Tutto ha una consequenzialità, tanto è vero che anche i precedenti Papi avevano riservato alle tematiche ambientali le stesse attenzioni di Benedetto XVI.

Che lega indissolubilmente la cura del creato con la cura dell’uomo. Basterebbe andarsi a rivedere i temi scelti per la Giornata Mondiale della Pace sotto il Pontificato di Benedetto XVI: verità (“Nella verità, la pace”, 2006), dignità della persona umana (“La persona umana, cuore della pace”, 2007), unità della famiglia umana (“Famiglia umana, comunità di pace”, 2008), lotta contro la povertà (“Combattere la povertà, costruire la pace”, 2009) e infine custodia del creato (“Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”, 2010). Un percorso, insomma, che parte dall’uomo, dal suo essere comunità e dalla sua dignità, passa alla cura che l’uomo deve avere per l’ambiente che lo circonda e si conclude, nel 2011, con la cura che l’uomo deve avere per la libertà dell’altro. Dalla Genesi a Kyoyo, e quindi a Durban, l’attenzione della Chiesa è sempre verso l’uomo.

È una ecologia dell’uomo, quella predicata più volte da Benedetto XVI. Anche nel discorso al Bundestag, il Parlamento tedesco, dove il Papa ha plaudito al movimento verde  e ha sottolineato come l’attenzione per l’ecologia deve essere accompagnata all’ecologia dell’uomo. Forse è proprio lì che si può trovare un punto di convergenza tra culture differenti. Il percorso che ha portato ad una recente sentenza della Corte Europea  che ha stabilito che non si può brevettare nessuna procedura che comporti la distruzione di un embrione umano (mentre è invece possibile brevettare procedimenti che coinvolgono embrioni umani se risultano di una qualche utilità per l’embrione stesso). Una sentenza partita da una denuncia di Green Peace. Il che dimostra che la convergenza sulla non brevettabilità della vita unisce ambienti pro-life con ambienti che tradizionalmente non lo sono.

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