Per sant’Ambrogio il card. Scola invita a cercare il futuro dell’Europa

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“L’espressione ‘Europa famiglia di popoli’, ripetuta da papa Francesco nei discorsi rivolti all’Europa, dice bene il compito storico che la attende: non un superstato né una raffinata tecnocrazia, ma una convivenza delle diversità, capace di farle collaborare e di integrarle nell’orizzonte di senso proprio di un umanesimo personalista”: così ha affermato l’arcivescovo di Milano, card. Angelo Scola nel tradizionale ‘Discorso alla città’ nella basilica di sant’Ambrogio, di fronte alle autorità politiche, militari, religiose e del mondo economico e produttivo della Diocesi di Milano, alla vigilia della festività del Santo patrono, nella tradizionale occasione per rivolgersi alla cittadinanza, sul tema ‘Milano e il futuro dell’Europa’.

Infatti in una stagione di grande crisi per l’esperienza comunitaria europea, la voce della Chiesa ambrosiana vuole essere un contributo al dibattito, di analisi della situazione, ma soprattutto indicando la strada del recupero degli ideali fondativi, declinati con modalità nuove:

“L’intento è unicamente quello di collaborare all’edificazione di una società della vita buona, che abbia nella libertà il suo emblema. Si ha la sensazione, bisogna riconoscerlo anche se è francamente allarmante, che l’Europa, e in essa Milano, si trovi ad affrontare emergenze per le quali non sembra avere sufficiente pensiero, né forza politica. Infatti, non sembra più neppure possibile coniugare il pessimismo dell’intelligenza con l’ottimismo della volontà, visto che l’Europa sembra da troppo tempo incapace di agire, oltre che di pensare, in modo efficace”.

Ed ha elencato le quattro emergenze a cui l’Europa deve far fronte: terrorismo, migrazioni, crisi finanziaria e crisi politica. Per quanto riguarda l’ondata migratoria: “si sta rispondendo con un approccio reattivo e in ordine sparso. L’incapacità di pensare anzitutto in termini di accoglienza, papa Francesco docet, insieme alla spinta nella direzione di una Realpolitik che vorrebbe legittimare il diritto di escludere, sono sintomi di un fallimento e di un declino complessivo dell’Europa come protagonista di fronte a questa marea umana di sofferenza. L’attuale fenomeno migratorio si presenta così, secondo non pochi analisti, come il banco di prova più importante del futuro dell’Europa”.

Non da meno la crisi finanziaria, che dal 2008 colpisce pesantemente il continente, e la crisi politica: “La politica, infatti, sta vivendo una crisi storica quanto alla sua ragion d’essere. Se infatti politica è essenzialmente gestione del potere, oggi non solo le forme tradizionali di tale gestione sono divenute problematiche (in tutto l’arco del rapporto partiti-Stato), ma la stessa collocazione del potere è divenuta incerta. I luoghi del potere sono oggi più diffusivi, meno identificabili, più anonimi”.

Ed infine ha tracciato una nuova visione di Europa: “Diviene necessario domandarsi se essa sia in grado di incarnare ancora un’idea politica forte, quale è stata quella che negli anni ‘50 è riuscita ad aggregare i primi Stati membri. È necessaria una nuova visione dell’Europa che, da una parte, valorizzi quella molteplicità culturale che da sempre la caratterizza e, dall’altra, permetta agli stessi Stati di ritrovare la necessaria unità per rispondere alle sfide dei tempi, prime fra tutti l’immigrazione e la sicurezza”.

In questo contesto ha un ruolo particolare Milano, che “si è ritrovata e si ritrova, quasi suo malgrado, a guidare processi di sviluppo e di innovazione fortemente connessi con le dinamiche delle culture e delle idee europee… E’ cresciuta per il saper fare e l’ingegno dei suoi cittadini, per la capacità di attirare gente libera, gente che spesso aveva fame, gente che aveva voglia di lavorare. Gente solidale, che si mescola, si incontra e coopera”.

Ed a quale ruolo sono chiamati i cattolici? Secondo il card. Scola “i cristiani porteranno il loro contributo per ricostruire un’esperienza del bene comune che stia a fondamento dell’impegno politico e nutra un’altra idea di Europa dopo che quella burocratica e finanziaria è diventata da sola inservibile… Gli europei, oserei dire soprattutto i cristiani hanno tutti gli strumenti culturali per raccogliere la sfida della pluralità.

Si tratta di ripensare gli assiomi su cui poggiano le nostre democrazie procedurali e il principio di laicità sul quale intendono reggersi. In una società plurale, per sua natura tendenzialmente conflittuale, la laicità è tale solo se crea le condizioni per garantire la narrazione di tutti i soggetti personali e sociali che la abitano, in vista del reciproco riconoscimento. Solo così è possibile una convivenza tendenzialmente armonica che generi vita buona”.

Quindi, ha concluso il suo discorso affermando che il futuro dell’Europa dipenderà dalla disponibilità dei cattolici a collaborare secondo la logica della testimonianza: “Il futuro dell’Europa sta davanti a noi milanesi come compito affidato alla nostra libertà. Esso non potrà attuarsi se non a partire dal sano connubio tra il reale e l’ideale che caratterizza essenzialmente le terre e la Chiesa ambrosiane. Un metodo efficace per edificare una casa comune in grado di rendere l’Europa significativo attore della globalizzazione e nel contempo di preservarla dalla tentazione di fagocitare con la sua cultura altre realtà del pianeta”.

Mentre nell’omelia per la festa l’arcivescovo ha invitato i milanesi a seguirne i passi: “Dopo tanti secoli questa figura domina ancora la scena della nostra Milano amata e responsabile di un cammino futuro non solo per i suoi cittadini, ma per tutta l’Europa… In Ambrogio si vede bene che è la missione ciò che compie definitivamente i lineamenti dell’individuo, perché niente come la missione esalta la persona nelle proprie doti, nel temperamento e nella sua storia. Cosa sarebbe Ambrogio senza il suo compito civile, prima, e la sua missione ecclesiale, poi?”

Infatti, nella definizione dei ‘tratti distintivi’ del santo si rinvengono molti caratteri utili a comprendere e affrontare anche la situazione attuale: “Anzitutto il suo profondo e tenace senso della giustizia come strada per affermare la dignità inalienabile di ogni uomo e la necessità che egli viva nella giusta relazione con Dio, con se stesso e con il creato”.

Infine, il card. Scola ha ricordato la caratteristica del santo come educatore e predicatore appassionato: “Nel paziente lavoro di educazione al pensiero e ai sentimenti di Cristo che insieme stiamo facendo, riconosciamo nel nostro Padre Ambrogio un luminoso testimone dell’unità tra la fede e la vita.

Da lui vogliamo imparare un coinvolgimento carico di testimonianza nella vita di tutte le nostre comunità e nell’impegno con la nostra amata Milano. La nostra città e le nostre terre, lo diciamo in tutta umiltà, attraversano, non senza gravi contraddizioni, un tempo di rinascimento. Proprio per questo le nostre responsabilità di fedeli e di cittadini europei si è fatta più gravosa e decisiva”.

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