Per il Censis l’immobilità crea insicurezza
Nel giorni scorsi è stato presentato il 50° Rapporto sulla situazione sociale dell’Italia, in cui è emerso che i giovani hanno redditi più bassi del 15% rispetto alla media, e del 26,5% rispetto ai loro coetanei di 25 anni fa. Inoltre le aspettative degli italiani continuano a essere negative o piatte: il 61,4% è convinto che il proprio reddito non aumenterà nei prossimi anni; il 57% ritiene che i figli e i nipoti non vivranno meglio di loro (e lo pensa anche il 60,2% dei benestanti, impauriti dal ‘downsizing’ generazionale atteso).
Il 63,7% crede che, dopo anni di consumi contratti e accumulo di nuovo risparmio cautelativo, l’esito inevitabile sarà una riduzione del tenore di vita. Fare investimenti di lungo periodo è una opzione per una quota di persone (il 22,1%) molto inferiore a quella di chi vuole potenziare i propri risparmi (il 56,7%) e tagliare ancora le spese ordinarie per la casa e l’alimentazione (il 51,7%).
Però rispetto al 2007, dall’inizio della crisi gli italiani hanno accumulato liquidità aggiuntiva per € 114.300.000.000, un valore superiore al Pil di un Paese intero come l’Ungheria. Quindi quasi il 36% degli italiani tiene regolarmente contante in casa per le emergenze o per sentirsi più sicuro e, se potessero disporre di risorse aggiuntive, il 34,2% degli italiani le terrebbe ferme sui conti correnti o nelle cassette di sicurezza.
Così, con una incidenza degli investimenti sul Pil pari al 16,6% nel 2015, l’Italia si colloca non solo a grande distanza dalla media europea (19,5%), da Francia (21,5%), Germania (19,9%), Spagna (19,7%) e Regno Unito (16,9%), ma è tornata ai livelli minimi dal dopoguerra. Per il Censis sono evidenti gli esiti di un ‘inedito e perverso gioco intertemporale di trasferimento di risorse che ha letteralmente messo ko economicamente i millennial’.
Rispetto alla media della popolazione, oggi le famiglie dei giovani con meno di 35 anni hanno un reddito più basso del 15,1% e una ricchezza inferiore del 41,1%, mentre per gli over 65 anni è invece aumentato del 24,3%. La ricchezza degli attuali millennial è inferiore del 4,3% rispetto a quella dei loro coetanei del 1991, mentre per gli italiani nell’insieme il valore attuale è maggiore del 32,3% rispetto ad allora e per gli anziani è maggiore addirittura dell’84,7%.
Per quanto riguarda l’occupazione tra il 2013 e il 2015 c’è stato il recupero di 274.000 occupati. Nel primo semestre del 2016 l’andamento dell’occupazione è ancora positivo, con una variazione pari a +1,5% rispetto allo stesso semestre del 2015. Nel periodo gennaio-agosto 2016, inoltre, il contratto a tempo indeterminato è stato utilizzato nel 21,3% dei rapporti di lavoro attivati (nel 2015 la quota era molto più alta: 32,4%). I contratti a termine sono il 63,1% del totale.
L’innovazione normativa (decontribuzione e Jobs Act con i contratti a tutele crescenti) ha quindi fatto fibrillare il mercato del lavoro. Boom dei voucher: 277.000.000 contratti stipulati tra il 2008 e il 2015 (1.380.000 lavoratori coinvolti, con una media di 83 contratti per persona nel 2015) e 70.000.000 nuovi voucher emessi nei primi sei mesi del 2016.
Inoltre all’interno del mercato del lavoro è anche avvenuta una ricomposizione tra le diverse categorie professionali, che ha portato a una crescita del peso delle professioni non qualificate (+9,6% nel periodo 2011-2015) e degli addetti alle vendite e ai servizi personali (+7,5%), a uno svuotamento di figure intermedie esecutive, attive principalmente in ambito impiegatizio (-5,1%), a una drastica riduzione della componente operaia, degli artigiani e degli agricoltori (-14,2%).
Per quanto riguarda il turismo tra il 2008 e il 2015 gli arrivi di turisti stranieri in Italia sono aumentati del 31,2% e sono cresciute del 18,8% anche le presenze, ovvero i giorni di permanenza. Nell’ospitalità alberghiera va bene l’alta gamma: +50,3% di arrivi dal 2008 a oggi negli hotel a cinque stelle e +38,2% in quelli a quattro stelle, mentre crollano gli arrivi negli alberghi a una o due stelle (rispettivamente, -33,1% e -22,4%).
Il vero boom ha riguardato gli esercizi extralberghieri, con arrivi aumentati nello stesso periodo del 32,5%: alloggi in affitto +58,6%, bed and breakfast +31,8%, agriturismi +48,1%. Nel caso degli stranieri, le opzioni per l’ospitalità alberghiera di lusso (alberghi a cinque stelle +71,4%, a quattro stelle +40,9%) e per quella extralberghiera (alloggi in affitto +79,7%, bed and breakfast +70,5%, agriturismi +74,5%) sono cresciute a ritmi simili.
Nel caso degli italiani, sale l’extralberghiero (alloggi in affitto +37,3%, bed and breakfast +44,5%, agriturismi +32,2%) molto più dell’alberghiero (alberghi a cinque stelle +13,2%, a quattro stelle +24,9%). A fronte di un incremento tra il 2008 e il 2015 dei posti letto negli alberghi del 2,2%, esclusivamente concentrato nelle fasce di offerta superiori, si riscontra un aumento di posti letto nel settore extralberghiero del 7,4%, spinto da un ampliamento dell’ospitalità di bed and breakfast (+67,7%) e agriturismi (+31,4%).
Per quanto riguarda la migrazione al 30 novembre di questo anno sono arrivati 173.017 migranti e l’Italia è alla 34ª posizione nel mondo per numero di rifugiati: 118.047, pari allo 0,7% del totale. Invece i minori non accompagnati raggiungono sempre più numerosi il nostro territorio: fino a fine di novembre sono stati 24.235, il 14,1% del totale degli sbarcati, con una crescita del 363,2% rispetto al 2013, quando erano stati 5.232.
Però gli italiani sono generosi ed i fondi raccolti da molte associazioni non profit e organizzazioni umanitarie sono aumentati in modo considerevole. Tra il 2007 e il 2015 Save the Children Italia è passata da 15,2 a 80,4 milioni di euro (+428,9%), con il numero di sottoscrittori aumentato da 137.328 a 408.500 (+197,5%), Emergency da 23,3 a 51,9 milioni (+123,3%), Medici senza frontiere da 35,9 a 52,3 milioni (+45,9%).
Le raccolte tramite sms in occasione degli ultimi terremoti evidenziano una crescita dell’impegno economico delle famiglie: 2 milioni di euro per il terremoto del Molise (2002), 5 milioni per quello dell’Abruzzo (2009), 14 milioni per quello dell’Emilia Romagna (2012), 15 milioni per il sisma del Lazio, Umbria e Marche di quest’anno.