Vangelo e legalità: denuncia e misericordia

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La droga è una piaga mondiale sostenuta dal crimine organizzato, ma non possiamo cadere nella ingiustizia di trattare coloro che sono stati resi schiavi come oggetti rotti; questo è il pensiero di papa Francesco, espresso all’Incontro promosso dalla Pontificia Accademia delle Scienze su ‘Narcotici: problemi e soluzioni di questa piaga mondiale’ alla Casina Pio IV:

“E’ evidente che non c’è un’unica causa che porta alla dipendenza dalla droga, ma sono molti i fattori che intervengono, tra i quali, la mancanza di una famiglia, la pressione sociale, la propaganda dei trafficanti, il desiderio di vivere nuove esperienze. Ogni tossicodipendente porta con sé una storia personale diversa, che deve essere ascoltata, compresa, amata, e per quanto possibile, guarita e purificata.

Non possiamo cadere nell’ingiustizia di catalogare il tossicodipendente come se fosse un oggetto o un meccanismo rotto; ogni persona deve essere valorizzata e apprezzata nella sua dignità per poter essere guarita. La dignità della persona è quello che siamo venuti a cercare. Continuano ad avere, più che mai, una dignità, in quanto persone che sono figli di Dio”.

Per vincere la schiavitù della droga la prima arma è educazione e sostegno della famiglie: “E’ indubbio che per frenare la domanda del consumo di droghe occorre compiere grandi sforzi e mettere in atto programmi sociali, orientati alla salute, al sostegno familiare e soprattutto all’educazione, che considero fondamentale.

La formazione umana integrale è una priorità; essa dà alle persone la possibilità di avere strumenti di discernimento, con cui possono scartare le diverse offerte e aiutare gli altri. Questa formazione è rivolta principalmente ai più vulnerabili della società, come possono essere i bambini e i giovani, ma è bene estenderla anche alle famiglie e a quanti subiscono qualche forma di emarginazione”.

E qualche settimana prima a Fondi si è svolto un convegno di approfondimenti accompagnati dall’arcivescovo di Gaeta, Luigi Vari, dall’economista Leonardo Becchetti, dalla teologa Enrichetta Cesarale, dal direttore de Il Regno, Gianfranco Brunelli, e di riflessioni su fondamentali documenti della Chiesa italiana come ‘Educare alla legalità’ (1991) e ‘Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno’ (2010), come ha ribadito don Luigi Ciotti ricordando Rosario Livatino:

“Il giudice Rosario Livatino aiutava le mogli di chi mandava in carcere. Rigido nell’applicare la legge ma pronto alla misericordia. Anche noi non abbiamo fatto sconti a nessuno ma anche immaginando percorsi di aiuto… La grande scommessa è la confisca dei loro affetti. Nel lavoro precedente abbiamo diviso buoni e cattivi, ora vanno raccontate storie di riscatto.

Conciliare la chiara scomunica dei mafiosi pronunciata da papa Francesco con la misericordia. Tra Caino e Abele non c’è soluzione di continuità. Contribuisco a mandarli in carcere ma poi da lì mi scrivono di aiutare le loro famiglie”.

Al termine è stata redatta la ‘Carta di Fondi’ in cui è ribadito l’impegno per un mondo giusto e pieno di misericordia: “Siamo sacerdoti, religiosi e religiose impegnati da anni con le nostre comunità e i nostri gruppi a far incontrare le fatiche degli uomini con la tenerezza di Dio, ci sentiamo sollecitati dal Magistero e dall’azione di Papa Francesco a favore degli ultimi e degli emarginati, ci poniamo sulla scia dell’impegno sottoscritto nel ‘Patto delle catacombe’ da numerosi vescovi partecipanti al Concilio Vaticano II, ci ritroviamo alla fine di un percorso di riflessione e di preghiera che dura da molti mesi, nel Monastero San Magno di Fondi, luogo di antica spiritualità benedettina olivetana e di un’attuale presenza di Fraternità e preghiera”.

Nella Carta è precisata l’azione della sollecitudine della Madonna verso i poveri con l’impegno: “a non tacere dinanzi alle ingiustizie e ad ogni tipo di illegalità; a camminare al fianco delle vittime innocenti delle mafie e di quanti subiscono violenze e sopraffazioni, condividendo il loro dolore e la loro richiesta di giustizia e di verità; a contrastare ogni forma di corruzione perché cancro della civiltà e della democrazia; a leggere la Storia e la strada con lo sguardo dei contemplativi;

ad evitare qualunque forma di religiosità ritualistica e alienante che deturpa il volto paterno di Dio; a vivere ogni manifestazione di pietà popolare nella logica della semplicità e della radicalità evangelica affinché non si trasformino in esaltazione di personaggi potenti e boss mafiosi, e in mortificazione di poveri ed ultimi; ad accompagnare il cammino di coloro che intendono pentirsi del male compiuto distinguendo il peccato dal peccatore;

a realizzare luoghi nei quali trovino accoglienza uomini e donne senza nessun pregiudizio di tipo religioso, etnico e sociale; a vivere la misericordia come risposta ad ogni tipo di violenza e come accoglienza agli ultimi, ai poveri, agli emarginati e ai migranti; a promuovere e ad affermare i principi di una cultura di ecologia integrale; a sentirci parte integrante dell’ambiente perché ogni aggressione ad esso venga vissuto come una ferita inferta a ciascuno di noi;

a denunciare ogni tipo di connivenza anche istituzionale che favorisce il degrado ambientale agevolando gli affari delle ecomafie; a vivere nella libertà ogni tipo di rapporto con la politica per non cadere nelle maglie di facili strumentalizzazioni; a promuovere l’affermazione di un’informazione che cerchi sempre la verità e tuteli gli ultimi; a liberarci e a liberare da una concezione economicistica della terra, dell’ambiente, del lavoro e delle relazioni umane;

a denunciare quella finanza che uccide i poveri e crea disuguaglianze sociali su scala planetaria; a lavorare nell’educazione ad una finanza etica e giusta, e ad un’economia di pace; a vivere il rapporto con il denaro nella logica della trasparenza e della competenza perché non si alimentino favoritismi né si assicurino privilegi;

ad orientare le risorse economiche sempre verso il bene comune e mai verso interessi di pochi individui o di singoli gruppi, anteponendo il primato della destinazione universale dei beni ai principi della proprietà privata; ad accompagnare i passi dei giovani scommettendo ulteriormente sulle sfide educative e sostenendo percorsi concreti che generino un lavoro che aiuti più a cooperare che a competere; a tutelare i principi costitutivi della nostra Carta costituzionale; a difendere la sacralità della laicità; a promuovere percorsi virtuosi e responsabili di cittadinanza attiva”.

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