Comunità per minori: un vuoto legislativo sulle terapie sanitarie
In Italia esiste un vuoto legislativo sull’accoglienza in comunità socio-educative di minori che sono sottoposti a terapia sanitaria prescritta dai presidi sanitari di provenienza.
E’ quanto denuncia il Coordinamento Nazionale Comunità per Minorenni (CNCM), organizzazione a cui aderiscono oltre 300 strutture di accoglienza residenziale per minori in difficoltà in tutta Italia, in riferimento alle indagini giudiziarie sulla Cooperativa Sociale Piccolo Carro che gestisce cinque comunità in Umbria.
“Il CNCM esprime solidarietà al Piccolo Carro”, si legge in un documento a firma del presidente Giovanni Fulvi, “in merito all’attacco mediatico e giudiziario che sta subendo su una tematica che non riguarda solo questa struttura ma decine di comunità di accoglienza su tutto il territorio nazionale”.
I responsabili della Cooperativa Sociale Piccolo Carro sono infatti indagati per frode in pubblica fornitura e truffa in danno degli Enti, mentre le cinque comunità umbre, seppur sotto sequestro preventivo, continuano ad operare regolarmente sotto la gestione e la tutela del presidente della stessa Cooperativa.
Le accuse mosse al Piccolo Carro si fondano sull’accoglienza di minori già sottoposti a terapia sanitaria dagli Enti invianti. “Su questa tipologia di accoglienza”, si legge nel documento del CNCM, “in Italia esiste un vero vuoto legislativo, solo la Regione Emilia Romagna ha normato strutture di natura psico-sociali per minorenni, mentre esistono comunità terapeutiche esclusivamente sanitarie normate dalle ASL.
La tipologia di accoglienza organizzata dal Piccolo Carro è da noi condivisa”, prosegue il documento, “in quanto molti sono i minorenni accolti nelle comunità cosiddette socio-educative che presentano disturbi di natura psicologica grave e, proprio per questo, le comunità devono integrare il loro intervento educativo con trattamenti sanitari sia farmacologici che psicoterapeutici, condivisi e prescritti dai servizi territoriali socio-sanitari che accettano di procedere all’inserimento dei minori anche con integrazioni economiche”.
Il documento del CNCM difende la Cooperativa Sociale Piccolo Carro dalle accuse. “L’invio e l’integrazione della retta da parte delle ASL”, è scritto infatti nel documento, “si basa su un’offerta di intervento educativo, e nel contratto tra le parti si presuppone l’invio dell’autorizzazione del funzionamento della struttura e la Carta dei Servizi.
Questi documenti certificano l’intervento socio-assistenziale ed educativo delle strutture accoglienti (che presentano tutte valenza terapeutica) e non accreditate sanitariamente, quindi appare infondata l’accusa di aver truffato le Amministrazioni invianti. Sicuri nell’operato della magistratura”, conclude il CNCM, “attendiamo fiduciosi la risoluzione di quanto sta accadendo al Piccolo Carro”.
Proprio nelle prossime settimane, si svolgerà a Bastia Umbra (Perugia) un importante convegno nazionale sul tema “Le comunità per minori tra intervento educativo e intervento terapeutico”, organizzato dal CNCM in collaborazione con la Cooperativa Piccolo Carro.